Wien, 28/6/1936, FK Austria vs Bologna A.G.C. Sindelar sfugge a Gasperi, Gianni in uscita. |
Il Bologna e l'Austria Vienna di Matthias Sindelar si incontrarono per la prima volta in un lontano pomeriggio di gennaio del 1925, precisamente il giorno 6, periodo della stagione che a quei tempi era riservato alle prestigiose amichevoli contro le squadre danubiane, all'epoca tra le migliori del vecchio continente. Nella stagione 1924-25 l'Austria Wien non aveva ancora cambiato denominazione sociale: a Vienna era conosciuta da tutti i tifosi con il nome di 'Wiener Amateur Sportvereine' (WAS), o più semplicemente 'Amateure', e Sindelar ne fu dagli esordi l'indiscutibile alfiere. Negli anni a seguire i rosso-blu guidati da Schiavio incontrarono altre volte sul proprio cammino il grande Sindelar e la sua Austria: nel 1935-36 e nel 1936-37, sempre in Coppa Europa, venendo eliminati in entrambe le occasioni con Sindelar grande mattatore. L'Austria Vienna fu la bestia nera di quel Bologna protagonista in Europa e per due volte vincitore della Coppa: solamente in due occasioni, con Sindelar in campo, riuscì ai rosso-blu di sconfiggere la squadra viennese: nel 1925 allo Sterlino, quando il Bologna si impose per 4-2, con reti per le 'violette' di Alfred Schaffer e del giovane Sindelar; mentre nel 1936, in Coppa Europa, vittoria bolognese al Littoriale per 2-1, con reti di Maini e Schiavio e gol della bandiera viennese di Viertl. Al Prater di Vienna invece non ci fu nulla da fare: 4-0 nel 1936, con Sindelar sugli scudi e autore di una rete, e addirittura un 5-1 nel 1937, con ancora Sindelar a segno e gol della bandiera bolognese di Angelo Schiavio, l'altro campionissimo del confronto e amico di 'papierene'. Matthias Sindelar nacque a Kozlov il 10 febbraio 1903, un piccolo paese della Moravia (nell'attuale Repubblica Ceca) che a quei tempi faceva parte di quell'immenso calderone di etnie che era l'Impero austro-ungarico. La famiglia Sindelar si trasferì a Vienna nel 1905 e Matthias crebbe nel popolarissimo quartiere di Favoriten, il 10° distretto della capitale austriaca a forte connotazione operaia, ricco di fabbriche e sovrappopolato da una forte immigrazione proveniente soprattutto da Moravia, Boemia e Ungheria (si calcola che più di 300mila immigrati si stabilirono ad inizio Novecento al Favoriten). Nelle strade polverose e sassose del Favoriten, il giovanissimo Matthias si distinse tra i suoi coetanei mettendo in luce un'innata classe nel gioco del football: ben presto la fama della sua maestria nell'arte della finta e del dribbling si diffuse in tutto il quartiere. Ma nell'agosto del 1917 la famiglia Sindelar subì un durissimo colpo: il padre di Matthias, Jan Šindelář, che di mestiere faceva il muratore, arruolato nell'esercito austro-ungarico (K.k. Landsturm Infanterieregiment, 1. reggimento, 7. feldcompagnie) cadde sull'Isonzo durante la Grande Guerra.
Gli esordi nell'Herta
Da Amateure a FK Austria
Sindelar ai tempi del Wiener Amateur contro lo SK Slovan Wien, nel 1925. |
L'epopea del Wunderteam
1908. Sindelar (al centro), con la madre Marie, il padre Jan, e le sorelle Rosa e Leopoldine. |
Sindelar e Friedrich Gschweidl tornarono in squadra: Matthias Sindelar occupò la posizione di centravanti, Gschweidl mezzala destra, Anton 'Toni' Schall mezzala sinistra, Adolf 'Adi' Vogl ala sinistra e Karl Zischek ala destra. Questo fu l'attacco del leggendario Wunderteam di Hugo Meisl che demolì la Scozia a Vienna per 5-0. Dopo questa grande vittoria sui britannici, seguirono altre partite trionfali per il Wunderteam: 6-0 a Berlino contro la Germania, 5-0 nella rivincita giocata a Vienna (3 gol di Matthias), 8-1 alla Svizzera, 4-0 alla Francia, 2-1 all'Italia, 6-1 al Belgio, 4-3 alla Svezia, e la partita capolavoro giocata a Budapest contro l'Ungheria: finì 8-2 per gli austriaci con un Sindelar strepitoso autore di 2 reti. Poi la grande delusione del Mondiale 1934, con l'Austria sconfitta in semifinale dall'Italia di Meazza e Schiavio, non senza polemiche di parte austriaca per l'arbitraggio dello svedese Eklind. Se la rinuncia da parte dell'Austria al mondiale del 1930, l'eliminazione in quello del 1934, e il rifiuto di partecipare a quello del 1938 sotto altre insegne tolsero a Sindelar e al Wunderteam la consacrazione nella coppa Rimet, le soddisfazioni europee a livello di club non mancarono: l'Austria Vienna vinse due edizioni della Coppa dell'Europa Centrale, nel 1933 e nel 1936. Nel 1933 l'Austria si sbarazzò della Juventus in semifinale con un netto 3-0 a Vienna (Sindelar autore del primo gol). Durante la partita fu espulso Monti, dopo che quest'ultimo aveva tentato di brutalizzare l'odiato Sindelar con una delle sue durissime entrate in tackle.
Campione d'Europa 1933
Sindelar in azione vs Germania nel 1931. |
l'Anschluss
Sindelar in rete contro il Rapid, il 6/9/1931. |
La Vienna dei primi anni del Novecento era una affascinante e raffinata metropoli, culla dell'arte e della cultura. Due milioni di abitanti – tra le prime quattro in Europa a livello demografico –, una città laboratorio nella quale si assistette a una fioritura artistica e creativa potentissima, senza eguali nel vecchio continente: nomi come Egon Schiele, Arnold Schönberg, Gustav Klimt, Gustav Mahler, Koloman Moser, Hugo von Hofmannsthal, ne furono la testimonianza, e menti superbe come quelle di Ludwig Wittgenstein, Sigmund Freud e Carl Jung non potevano avere altra patria di nascita o di adozione. Il football non poteva che essere lo specchio di un popolo e di una nazione culturalmente avanzata in tutte le sue manifestazioni, e Sindelar ne riassumeva le qualità e l'indole con il suo stile di gioco fantasioso e tecnicamente perfetto. Solo la follia nazista ebbe il potere di spegnere questo spettacolare scenario sociale e sportivo: di lì a poco la magnifica realtà che i viennesi avevano pazientemente costruito nei decenni svanì nel nulla: nel 1938 gli stendardi rossi con la svastica nera in campo bianco vennero appesi ovunque in città e il 12 marzo dello stesso anno fu decretato l'Anschluss, l'annessione dell'Austria alla 'Grande Germania', che di fatto divenne una provincia tedesca. Questo atto di forza e sottomissione venne vissuto come una tragica ingiustizia da tanti austriaci, da Sindelar in particolare. Era un'epoca che finiva, la caduta definitiva di una nazione che, dopo la traumatizzante sconfitta nella Grande Guerra e il crollo dell'Impero, dovette assistere anche allo sfregio di essere cancellata e relegata a ruolo di provincia. I club di matrice ebraica, tra cui l'Austria Vienna, furono costretti a chiudere (Hakoah), oppure a cambiare nome: l'Austria Vienna del presidente ebreo Michl Schwarz (che fu destituito dall'incarico, gli fu negata la frequentazione del club, e gli venne proibito qualsiasi contatto con gli appartenenti ad esso) venne rinominata SC Ostmark Wien. Sindelar non ebbe paura ad esporsi e offrì la sua solidarietà al presidente Schwarz, dichiarando pubblicamente quanto segue:"Il nuovo führer dell'Austria Vienna, ci ha proibito di salutarla, ma io vorrò sempre dirle buongiorno, signor Schwarz, ogni volta che avrò la fortuna di incontrarla". Anche la Nazionale austriaca venne praticamente sciolta, anche se già qualificata per i mondiali di Francia del 1938, ma non prima che i vertici nazisti programmassero un'amichevole tra l'Ostmark e "l'Altreich", il modo in cui i tedeschi chiamavano i territori annessi, per "festeggiare" il ritorno dell'Austria nella Germania riunificata. Sindelar e i suoi vecchi compagni del Wunderteam covavano la vendetta simbolica-sportiva. L'Austria quel giorno, abbandonata la classica divisa bianca con calzoncini neri, scese in campo con una fiammante maglia rossa con calzoncini bianchi, i colori della bandiera nazionale austriaca. Matthias, capitano in quella partita, segnò una rete, andando ad esultare sotto alla tribuna dei gerarchi nazisti e disputando una delle più belle partite della sua vita. Karl Sesta firmò il raddoppio con una punizione-bomba da 40 metri. Sindelar, dopo quella partita e nonostante le pressioni dell'allenatore Sepp Herberger, suo grande estimatore, si rifiutò di vestire la maglia della Nazionale tedesca.
N° 3 Annagasse, Vienna 1939
Primo da destra, a Londra nel 1932. In primo piano il grande Hugo Meisl. |
Poco meno di un mese dopo, il 23 gennaio del 1939, Sindelar venne trovato morto nel suo letto al numero 3 di Annagasse (St. Annahof). Accanto a lui vi era la sua compagna, Camilla Castagnola, una donna che pare avesse conosciuto solo da poche settimane. Morì il giorno dopo, senza avere mai ripreso conoscenza. La causa ufficiale della morte di Sindelar e della Castagnola fu "avvelenamento da monossido di carbonio", dovuta a una stufa difettosa". La sede dell'Austria Vienna fu tempestata da telegrammi da ogni angolo d'Europa, oltre 15.000, e al suo funerale presenziarono più di 40.000 persone. Su Sindelar, sulle circostanze e sui motivi della sua morte misteriosa, negli anni si è speculato molto: ci fu chi parlò di suicidio o chi disse che la compagna Camilla Castagnola in realtà non era altro che una prostituta; chi azzardò addirittura di un Sindelar afflitto e infelice perchè omosessuale; si vociferò di un omicidio organizzato dalla Gestapo, venuta a conoscenza di un’agenzia ebraica che aveva il compito di arruolare Sindelar in un’organizzazione che avrebbe dovuto favorire l’espatrio degli ebrei austriaci. Anche l'origine ebrea di Sindelar viene spesso messa in dubbio: oltre al fatto accertato che Sindelar non è un cognome ebreo, si sa che i suoi genitori erano cattolici moravi e non vi è traccia di nessuna discendenza ebraica né da parte paterna che da quella materna. Anche il certificato di morte di Matthias riporta la 'k' di 'katholisch' (cattolico) alla voce religione. Matthias Sindelar è stato anche accusato di essere un membro del partito nazista e di conseguenza un "mito fasullo", di avere espropriato nel 1938, con l'appoggio dei nazisti, il caffè di proprietà di un ebreo di nome Leopold Simon Drill, pagandolo molto meno di quello che avrebbe dovuto. Sindelar non fu mai un membro del partito nazista, e si schierò contro i gerarchi nazisti quando le leggi antisemite decisero le sorti del presidente ebreo dell'Austria Vienna Michl Schwarz, ma l'episodio del caffè espropriato pare purtroppo corrispondere al vero, anche se va tutto contestualizzato a quei tempi e alle circostanze in cui avvenivano le arianizzazioni coatte nella Vienna nazista (l'arianizzazione era un processo dello Stato che prevedeva l'esproprio e il trasferimento di ditte e imprese ai tedeschi non-ebrei che le avrebbero comprate a prezzi prefissati e ben
al di sotto del loro reale valore di mercato. Dall’aprile 1933
all’aprile 1938, "l’arianizzazione" ridusse così il numero di attività
possedute da ebrei in Germania di circa due terzi). Nonostante tutto Sindelar, a più di 70 anni dalla morte, per i viennesi –e non solo– è ancora una leggenda: da allora, il 23 di gennaio, sulla tomba di Matthias Sindelar nel Cimitero Centrale di Vienna, il "Zentralfriedhof", si tiene una semplice cerimonia cui partecipano i dirigenti della Federazione austriaca di calcio e, fino ad alcuni anni fa, i compagni di squadra dei tempi dell'Austria Vienna e del 'Wunderteam'. Alla fine viene deposta una corona d’alloro e di fiori bianchi e viola, i colori dell’Austria Vienna. Matthias Sindelar, "Der Papierene","Cartavelina", il "Mozart del football" come lo definì il grande allenatore Hugo Meisl, l’uomo che disse no alla Germania.
PUNTO DI VISTA ITALIANO
Riguardo alle due ultime partite giocate in Italia dal Rapid e dagli Amateure, uno dei maggiori fogli sportivi italiani riporta quanto segue:
F.C. BOLOGNA CONTRO AMATEURE
Articolo tratto dal "Wiener Sport-Tagblatt" del gennaio 1925
Traduzione dal tedesco di Remo C.
Kálmán Konrád, ungherese, mito del vecchio Wiener Amateur. |
Da "La Stampa" del 7 gennaio 1925
Bologna batte Wiener Amateur (4-2)
Bologna, 6, notte
La squadra viennese del Wiener, benché sconfitta, ha prodotto una grande impressione. La partita ha avuto inizio alle 15. Appena un minuto dopo un fallo di Geyer provoca un calcio di rigore pei concittadini, che Della Valle tramuta in goal. Tre minuti dopo, in seguito a corner, Sindelar marca il pareggio per gli austriaci. All'undicesimo minuto gli ospiti sono in vantaggio per un tiro raso a terra di Schaffer che finisce in goal. Ancora su corner nuovo pareggio dovuto a Perin del Bologna, che segna mentre il portiere si trova fuori porta. La partita diviene emozionante. Il terzo goal dei bolognesi viene al 41.° minuto e spetta ancora a Perin il merito del successo dopo una veloce azione di Urik. Nella ripresa abbiamo il quarto goal per merito anche di Urik. Poi i viennesi attaccano decisi e battono replicatamente nella rete avversaria ma inutilmente. Il fischio finale trova cosi il Bologna vincitore per quattro a due.
Dal "Wiener Sport-Tagblatt del gennaio 1925
DELLA SCONFITTA DEGLI ‘AMATEURE’ A BOLOGNA
Dal "Wiener Sport-Tagblatt del gennaio 1925
DELLA SCONFITTA DEGLI ‘AMATEURE’ A BOLOGNA
Ora che anche gli ‘Amateure’ sono rientrati tra le mura amiche, non è stato difficile rivolgere alcune domande sull’ultima partita (e magari qualcosa di più) ad uno dei partecipanti della trasferta. Qui di seguito riportiamo le sue risposte, in un testo coerente e rispettoso del senso del discorso più che delle singole parole: In Italia gli ‘Amateure’ hanno mostrato tutto il loro stile particolare, hanno cioè giocato bene, esagerando però nel farsi troppi passaggi e stentando a tirare in porta, persino Wieser. Quelle poche volte che gli attaccanti si sono decisi a tirare…non è accaduto nulla. Era già andata così contro il Rapid e contro il Bologna non è cambiato quasi niente. Tuttavia a Bologna c’è stato da registrare la partecipazione straordinaria dell’arbitro. Pioveva leggermente quando gli ‘Amateure’ si sono schierati, lo stadio era il più bello che abbiamo incrociato in Italia e la squadra –questo va ammesso- era la più forte che abbiamo incontrato laggiù. Non ci è stato possibile imparare il nome dell’arbitro, sappiamo solamente che appartiene a qualche club della seconda divisione. Si sa che i dilettanti sono uno strumento che stona facilmente e in questo caso la stonatura avrebbe potuto iniziare per così dire sin dal fischio. Il calcio d’inizio andò al Bologna, la palla giunse all’esterno di sinistra che avanzò, centrò in mezzo…, un fischio: tutti tornarono di nuovo in centro al campo, pensando che l’arbitro avesse dato un off-side; guarda caso però, era stato decretato un rigore per un ‘mani’. Il pubblico urlò e fischiò e Geyer, colpevole del presunto ‘mani’, corse dall’arbitro mostrandogli la macchia ben visibile sui calzoncini dove era rimbalzata la palla infangata, nonché le proprie mani ‘pulite’. In questo caso, un’occhiata di controllo avrebbe davvero avuto valore di prova, in quanto lo strano rigore fu fischiato al 30° secondo, quando le divise erano ancora immacolate, mentre il pallone era naturalmente già bagnato e infangato. Ogni prova risultò vana, il rigore fu tirato e trasformato. Quattro minuti dopo, Sindelar siglò la rete del pareggio in maniera brillante. Gli ‘Amateure’ erano prevalentemento all’attacco, spesso fermati per fuorigioco inesistente; ciononostante, al 16° minuto Schaffer poté nuovamente insaccare e portare in vantaggio I viennesi, sotto un nutrito applauso. Il pareggio avvenne ancora in maniera misteriosa a causa dell’arbitro: ci fu una mischia davanti alla porta degli ‘Amateure’ e poi di nuovo un improvviso fischio.
Il Bologna vince per 4-2
Lorhmann aveva catturato una palla dietro alla linea di porta, come sostenne di aver visto l’arbitro. Ora, la palla era stata presa al volo e non era rimbalzata, sicché questa volta non c’era nemmeno l’indizio di una prova, ma le squadre andarono al riposo sul 2:2. Secondo il nostro punto di vista, il risultato avrebbe dovuto essere 2:0 per gli ‘Amateure’. Dopo la pausa e similarmente all’inizio della partita, un’ala italiana si fece tutta la corsia al galoppo, centrò e, non era passato nemmeno mezzo minuto, subimmo di nuovo una rete – questa volta indiscutibile. Gli ‘Amateure’ continuavano per lo più a fare la partita, però non tiravano, se non a lato della porta, rispettivamente il bravo portiere di casa poté sventare il pericolo. Lorhmann non ebbe molto da fare. Schaffer sciupò le più incredibili opportunità da distanza ravvicinatissima. Una volta si ritrovò da solo tre metri davanti alla porta e si perse in giochetti fino a che il portiere uscì gettandosi sul pallone, annullando l’occasione. La quarta rete degli italiani naque per modo di dire a causa di un infortunio di Lohrmann; in uscita, Lohrmann si scontrò con Urik ed entrambi caddero a terra, quando sopraggiunse un altro attaccante bolognese che tolse la palla dalle mani di Lohrmann (ferendo il viennese) e ripartì con la sfera di cuoio insaccandola nella porta: 4:2. Seguì una zuffa, nella quale Wieser in particolare diede mostra di scarsa disciplina sportiva, anche se l’eccitazione dei viennesi era ben comprensibile: a questo punto l’arbitro ebbe il vantaggio di non capire nemmeno il tedesco, oltre al gioco stesso. Dal secondo tempo in poi, quindi da quando il Bologna era andato in vantaggio grazie ad una rete corretta, anche il pubblico si era schierato in favore della squadra di casa, mentre prima aveva simpatizzato per gli ospiti. Non corrisponde a verità quanto fu scritto qui a Vienna sul fatto che abbiamo sprecato soldi a San Remo, nonostante le difficoltà fininaziarie della nostra società, pari a quelle di tutte le squadre viennesi. La permanenza a San Remo era meno costosa rispetto a Milano ed era impossibile reperire un avversario in Italia il 28 dicembre, perché in quella data si svolse una giornata del campionato nazionale.
IL FOOTBALL CLUB BOLOGNA
Dal "Wiener Sport-Tagblatt" del gennaio 1925
È appena accaduto ciò che era lecito temere alla luce dei risultati delle ultime settimane. Alla stregua del Rapid, anche gli Amateure sono stati battuti a Bologna, e questo senza che si possa invocare particolari scusanti. Certo, gli Amateure erano giunti a Bologna alla fine di una faticosa tournée italiana, però il Bologna F.C. non era rimasto al riposo durante i tanti giorni festivi che hanno preceduto l’incontro con gli Amateure: ha infatti giocato contro il Rapid e il G.A.K., oltre ad aver disputato due partite di campionato contro avversari agguerriti, vincendo tutti questi incontri. Le possibilità per entrambe le squadre erano quindi abbastanza eque, anche se i viennesi partivano da una posizione leggermente più sfavorevole a causa del viaggio, della vita e del cibo inconsueti. Perciò, questa sconfitta netta e senza scusanti dei viennesi, per di più con un arbitraggio impeccabile, dimostra quantomeno che l’F.C. Bologna è pienamente degno della nostra prima divisione e che rappresenta la miglior arma dello sport calcistico italiano nelle competizioni internazionali. Il Bologna F.C. non è una squadra sconosciuta a Vienna e se si è fatto conoscere qui, lo si deve in realtà al caso. Un uomo di sport di Graz che aveva vissuto a lungo a Vienna, il dott. Hermann Felsner del S.K. Vienna, si ritrovò ad allenare il Bologna F.C. dopo una serie di circostanze e l’ascesa della società è riconducibile a quella data (1920). Nel giro di pochissimo tempo, il dott. Felsner seppe crearsi una buona posizione in questa sua nuova avventura professionale, godendo meritatamente della massima fiducia sia da parte della squadra, che dalla dirigenza. La qualità di gioco della squadra migliorò vistosamente e sin dal 1921 l’ambizioso club poté organizzare trasferte in Austria e in Cecoslovacchia. Questa trasferta fu completata con qualche difficoltà, in quanto il Bologna F.C. si era dissociato dalla federazione italiana assieme a tutte le altre grosse società italiane, subendo una sospensione. Si dovette limitare il programma iniziale e una sola partita fu disputata a Vienna, contro l’S.K. Gli italiani giocarono in maniera contratta uscendo sconfitti per 2:7, soprattutto a causa del crollo del loro mediano Baldi, che all’epoca era un mero debuttante, anche se ultimamente ha assunto un ruolo di spicco nelle partite della sua squadra, al punto di diventare un giocatore della nazionale. Gli italiani fallirono a Vienna, ma seppero dimostrare nei due incontri successivi che avevano tratto sufficiente insegnamento dalla loro sconfitta viennese: batterono per 2:1 un Bratislava all’epoca molto forte e pareggiarono 2:2 contro l’S.K. Brno. La chiara dimostrazione che gli italiani ebbero un profitto duraturo dal loro viaggio arrivò presto. Infatti, la squadra iniziò ad assumere un ruolo completamente diverso nel proprio campionato, riuscendo nel giro di due anni a vincere il campionato regionale e a giungere in finale. Seppero stabilirsi con altrettanta potenza anche nelle competizioni internazionali. Il Rapid fu la prima squadra viennese ospite a Bologna, l’anno scorso fu la volta del S.K. Vienna e ora di nuovo il Rapid e gli Amateure. È cosa nota che l’anno scorso l’S.K. fu sconfitto e questa volta furono nuovamente sconfitti sia il Rapid che gli Amateure.
Wiener Amateur vs Bologna FCSindelar si fuma una sigaretta. |
Da "La Gazzetta dello Sport", 7 gennaio 1925
Bologna - Wiener Amateure 4-2
Gagliardetto FK Austria. |
Bologna: Gianni; Borgato, Innocenti; Giordani, Baldi, Genovesi; Martelli, Perin, Urik, Della Valle, Muzzioli. All. Hermann Felsner.
Wiener Amateure: Lohrmann; Schneider, Tandler; Geyer, Briza, Hiltl; Hierländer, Sindelar, Schaffer, Wieser, Nausch. All. Jeno Konrád
La vita e la morte misteriosa della superstar austriaca
A Stamford Bridge, nel 1932. |
Quando 20.000 persone si ritrovano ad assistere alla lenta processione funeraria attraverso il centro di una grande città, è lecito pensare che il defunto sia stato qualcuno di veramente importante. Eppure la folla schierata lungo le strade di Vienna in un freddo e triste giorno del gennaio 1939 non stava offrendo il suo silenzioso tributo ad un re, né stava marcando la morte di un esponente politico di spicco. Si trattava di qualcuno di gran lunga più importante. L’uomo che in quel giorno stava per essere portato al luogo del suo riposo definitivo nel centro di una delle città europee più eleganti era un calciatore. Era la stella di una delle migliori nazionali mai costruite, poeti ne cantavano le lodi in versi e rappresentava un simbolo di speranza per migliaia di cittadini di una nazione occupata. Gli si riconosceva altresì il fatto di essere una delle prime superstar del calcio fino alla sua prematura e misteriosa morte. Il suo nome era Matthias Sindelar. In un recente sondaggio realizzato a livello planetario, Sindelar è stato incluso fra i 100 più grandi calciatori di tutti i tempi e la considerazione della quale egli gode in Austria è tuttora immensa, al punto che ancora l’anno scorso, quindi quasi 60 anni dopo la sua morte, è stato eletto Sportivo austriaco del Secolo. Segnò 27 reti per l’Austria in 44 incontri internazionali in un’epoca nella quale il 'Wunderteam' austriaco era reputato essere il migliore al mondo. Portò il suo club, l’FK Austria, a vincere per due volte la Mitropa Cup, l’antenata della Champions League. Eppure ciò che seppe compiere va ben oltre l’elenco di questi semplici dati. Sindelar ha praticamente rappresentato Vienna negli anni ’20 e ’30. Egli giocava con una grazia, un’eleganza e un estro rari, in una città reputata per la sua eccellenza artistica era il faro della nazionalità austriaca all’interno di un paese schiacciato dall’occupazione nazista. Matthias Sindelar aveva origini umili. I suoi genitori si spostarono dalla Moravia a Vienna per permettere a suo padre (muratore) di trovare un impiego presso una fabbrica di mattoni nel quartiere industriale di Favoriten. E fu proprio nelle sudicie strade di questo quartiere che Sindelar imparò l’arte che gli avrebbe valso il soprannome di 'Uomo di Carta', a causa della sua capacità di sgattaiolare attraverso le difese e di essere apparentemente in grado di battere un giocatore dopo l’altro a proprio piacimento. Sindelar era stato notato mentre giocava in una strada con una palla fatta di pezze e aderì alla squadra locale del Hertha all’età di 15 anni, un anno dopo che suo padre fu ucciso sul fronte italiano durante la Prima Guerra Mondiale.
La sfolgorante carriera nell'Austria Vienna
Contro Faccio dell'Ambrosiana-Inter, nel 1933. |
Poco dopo si spostò al Wiener Amateure Club, che in seguito sarebbe stato ridenominato FK Austria; conquistò presto un posto in prima squadra, nonostante un persistente disturbo al ginocchio che necessitò di cure chirurgiche. Molti attribuirono il suo stile di gioco sfuggente alla paura che aveva di subire una botta tale al suo ginocchio perennemente fasciato da dover porre termine alla propria carriera. Sindelar sedusse i tifosi del FK Austria, il club tradizionale delle classi medie ebraiche. Le sue imprese venivano descritte nei caffè della Vienna bene, che erano al centro della vita culturale, con gli stessi termini usati per descrivere le grandi prestazioni canore o teatrali. Nelle sue tre prime stagioni con l’FK Austria, Sindelar guidò la squadra a tre vittorie nella Coppa d’Austria, nonché a una vittoria in campionato. Nel 1933 l’FK Austria vinse la Mitropa Cup battendo l’Ambrosiana (che in seguito diventò l’FC Internazionale). L’FK si ripeté tre anni dopo, sconfiggendo lo Sparta Praga. Sindelar era una stella a livello di club, ma si può affermare che è sul palcoscenico internazionale che fiorì realmente. Esordì per l’Austria a Praga nel 1926, segnando il gol vittoria del 2-1 contro i cechi, al che seguì una doppietta nella demolizione della Svizzera per 7-1 a Vienna. Sindelar sarebbe stato al centro della squadra meravigliosa che il dirigente Hugo Meisl e l’allenatore inglese Jimmy Hogan stavano per costruire. Già nei primi anni ’30 l’Austria era diventata con ogni probabilità la miglior squadra del mondo, guadagnandosi il soprannome di 'Wunderteam'.
Il Wunderteam
Questo nome fu coniato per la prima volta nel maggio 1931 a Vienna, dopo la distruzione per 5-0 di una Scozia forte e rispettata per il suo gioco fatto di passaggi elaborati. I movimenti e i passaggi di bella fattura messi in mostra in quella data, uniti alle conclusioni fatali, finirono per diventare il marchio inconfondibile dell’Austria, dominatrice del calcio mondiale per altri tre anni. Nel 1932 gli austriaci affrontarono il loro test più difficile – una partita allo Stamford Bridge contro un’Inghilterra mai sconfitta in casa da un’avversario straniero. L’importanza della gara era tale che 10.000 austriaci si riunirono nella piazza degli Eroi (Heldenplatz) di Vienna al fine di seguire i commenti in diretta diffusi a mezzo altoparlanti. Dopo un inizio nervoso, gli ospiti si ritrovarono già sotto di due reti alla mezz’ora, ma capirono ben presto che l’Inghilterra non era così forte come veniva descritta e gradualmente tornarono in partita, con una bella rete segnata da Sindelar. Nell’ultima mezz’ora di gioco, l’Inghilterra vide raramente la palla, ma riuscì in qualche modo a restare aggrappata alla gara per vincere finalmente 4-3. Il ‘Times’ disse di Sindelar che era ‘uno dei più grandi giocatori del mondo’, il ‘Daily Mail’ lo descrisse come ‘uno genio’, mentre il famoso arbitro belga John Langenus, che due anni prima aveva arbitrato la finale della prima Coppa del Mondo, disse che la rete di Sindelar ‘era un capolavoro che nessun altro avrebbe segnato contro una squadra come l’Inghilterra, né prima né dopo.
Sindelar stella incontestata
Vittorio Pozzo rende omaggio alla tomba di Sindelar. |
Herr Doktor
Con i compagni di squadra del "Wunderteam". |
Nella catena di eventi che alla fine avrebbero condotto all’olocausto, giocatori e dirigenti ebrei del FK furono sostituiti e molti di loro costretti all’esilio. Il presidente fu rimosso e sostituito da un successore più ‘ariano’. Infatti, il neopresidente Hermann Haldenwang proibì ogni contatto con i giocatori ebrei e mise nel suo ufficio un ritratto di Hitler al posto di quello del suo predecessore. I nazisti non amavano minimamente l’FK a causa dei suoi legami con gli ebrei, ma anche perché il suo stile di gioco pulito e basato su passaggi raffinati, umiliava quello tedesco più diretto e meno tecnico. Il calcio tentò di andare avanti con un minimo di parvenza di normalità, nonostane una differenza di peso rispetto al passato, cioè l’allontanamento forzato degli ebrei. L’FK Austria, provvisoriamente ribattezzato ‘Ostmark’ dai nazisti fino a che la pressione popolare li obbligò a ripristinare il nome tradizionale, dovette fare a meno di mezza squadra e della maggior parte dei suoi dirigenti. Ad un certo punto il suo stadio fu requisito e adibito a caserma. Ai giocatori rimasti fu ordinato di tagliare ogni rapporto con i loro ex colleghi ebrei. Sindelar disse al presidente rimosso Schwarz: ‘Il nuovo presidente ci ha proibito di rivolgerle la parola, ma io con lei parlerò sempre, Herr Doktor!’ Tuttavia, fu con i suoi piedi che Sindelar poté esprimere la propria opposizione al nazismo nella maniera più efficiente. Malgrado l’Austria si fosse qualificata per la Coppa del Mondo del 1938, dopo l’Anschluss la nazione era considerata parte della ‘Grossdeutschland’ (Grande Germania) e ufficialmente l’Austria sparì dalle cartine geografiche. I migliori giocatori austriaci dovevano essere integrati in quella che, nelle intenzioni, sarebbe dovuta diventare l’onnipotente nazionale tedesca; nel mese di aprile 1938 fu organizzata una partita della ‘riunificazione’ a Vienna, con Sindelar a fare le veci del capitano della ‘vecchia Austria’ contro la nuova formazione austro-tedesca. La sua prima mossa fu di insistere per fare indossare alla sua squadra i colori biancorossi, i medesimi della bandiera austriaca. Prima della gara, Sindelar e i suoi furono avvertiti che era sconsigliabile segnare – di provare a vincere la partita non se ne parlava proprio. Malgrado l’età di 35 anni, Sindelar risultò con facilità il miglior giocatore in campo davanti a 60.000 persone. Bucò ripetutamente la difesa tedesca con il suo stile caratteristico, prima di sbagliare appositamente un’occasione dietro l’altra, in maniera quasi comica. La folla capì in fretta ciò che stava accadendo e la partita diventò un festival dell’antinazismo. Nel secondo tempo, Sindelar, incapace di resistere ulteriormente, segnò una rete per l’Austria.
Era una bella persona
Da sinistra: Sindelar, Gall, Mock e Nausch. |
La folla impazzì, raggiungendo il picco al secondo gol segnato da un amico intimo di Sindelar, Sesta, con un tiro sensazionale da 40 metri. Sindelar corse davanti alla tribuna ufficiale per fare un balletto di gioia di fronte ai gerarchi nazisti rabbuiati in viso: per loro, la sconfitta 2-0 non era proprio il risultato auspicato. A dispetto degli anni, Sindelar rimaneva senza dubbio il più grande giocatore austriaco. Pur reticenti, le autorità si videro costrette ad invitarlo alle ‘sessioni di allenamento del Reich’, inviti puntualmente ignorati o respinti da Sindelar, che invocò l’età o qualche infortunio. Per nessuna ragione avrebbe giocato per la Germania nazista. Dopo la guerra, Sepp Herberger, che allenò la Germania prima del conflitto e in seguito condusse la Repubblica Federale Tedesca a vincere i mondiali del 1954, ebbe a dire che ‘Sindelar era una bella persona, la cui memoria sarà custodita per sempre negli ambienti calcistici. Ero e sono convinto che il suo rifiuto di partecipare ai nostri allenamenti sia stato motivato dallo sconforto e dal rigetto che il regime politico dell’epoca generavano in lui.’Al mattino del 29 gennaio 1939, Sindelar fu trovato morto nel suo appartamento, sopra il bar che aveva acquisito l’anno precedente; giaceva a fianco della sua nuova compagna, Camilla Castagnola. Il verdetto ufficiale fu morte incidentale per avvelenamento al monossido di carbonio. Tuttavia, lo scioglimento della squadra e della città stessa che amava, avevano gradualmente portato Sindelar alla depressione e molti si convinsero che si era tolto la vita in un patto suicidario con la sua compagna. C’è però una terza teoria: il gioco sporco. Dopo alcuni mesi l’investigazione della polizia fu cancellata su imposizione dei nazisti e le cartelle legate al caso scomparirono poco dopo: non sarebbero mai più state ritrovate in seguito. È stato tirato in ballo anche il ruolo della compagna di Sindelar. Due giorni dopo la sua morte, il giornale viennese ‘Kronen-Zeitung’ scrisse che ‘ogni prova indica che questo splendido uomo e sportivo esemplare sia stato avvelenato. Il motivo va ricercato nell’anima di quella donna, che potrebbe essere colpevole di questa morte. Ora però la bocca di Camilla Castagnola rimarrà chiusa per sempre.’ Ogni anno alla ricorrenza della morte di Sindelar, i giocatori della nazionale austriaca -attuali e del passato- si riuniscono davanti alla sua tomba per commemorare il più grande giocatore della storia del paese. Ormai sono rimasti in pochi quelli che lo hanno conosciuto personalmente, ma l’educazione di un tifoso austriaco non è completa senza una solida conoscenza delle imprese dell’ ‘Uomo di Carta.’
Mentre l'Austria si prepara a giocare in Germania domani, Robin Stummer ritorna sul mistero che circonda la morte prima della guerra di Matthias Sindelar, uno dei più grandi calciatori del mondo. Fu la Gestapo a ucciderlo, si suicidò, o fu solo un incidente?
Sindelar in azione contro la Germania, nel 1931. |
Un talento mostruoso
Il Dr Hans Spitzy, il chirurgo che operò Sindelar al menisco. |
Imbattuti per 15 partite
In Nazionale contro la Scozia, 29/11/1933, 2-2. |
1934
Bologna AGC - FK Austria 2-1, 21 giugno 1936. |
Il boato del Prater
AC Sparta Praha - FK Austria 0-1, 13 settembre 1936. Sindelar minaccia la porta boema. |
Dieci mesi dopo era morto.
Rapid Wien - Wiener Amateur 0-5, 9/5/1926. Sindelar in azione tra i difensori del Rapid. |
1938
Il precedente proprietario del bar, un conoscente ebreo di Sindelar chiamato Leopold Simon Drill, venne espropriato del locale dai nazisti - uno dei tanti furti "legalizzati" che si svolgevano in tutta la città. Il giocatore, si disse, fece un'offerta in contanti per l'impresa che era molto più generosa rispetto alla miseria offerta da burocrati di partito locali. L'affare era fatto, Sindi, capelli pettinati all'indietro, silenziosamente serviva birra e caffè ai suoi vecchi compagni. La Gestapo manteneva il caffè sotto sorveglianza, osservando che il suo nuovo proprietario era gentile con tutti i clienti, ebrei compresi. Circa la metà della clientela era di origini ebraiche, stimò la Gestapo. Sindelar era noto per essere 'non in sintonia' verso il partito, e fu segnalato. Il 23 gennaio 1939, un amico, preoccupato perché non aveva visto Sindelar da un po' di tempo, entrò nel suo appartamento sulla Annagasse, nel centro della città. Trovò Sindelar morto nel letto. Accanto a lui la sua ultima amante che, senza riprendere conoscenza, visse per alcune ore. Sindelar aveva 36 anni. L'indagine della polizia concluse che la coppia era morta per avvelenamento da monossido di carbonio. Una canna fumaria risultò essere bloccata per colpa di una scarsa manutenzione. Pochi credettero alla versione ufficiale. Più di 20.000 persone parteciparono al funerale di Sindi. Per certi versi è stato il primo, e l'ultimo, raduno di Vienna contro i nazisti. Ma, per altri versi, non era altro che un addio a un eroe locale. Tale ambiguità è al centro della storia Sindelar, un tratto peculiare viennese di allora e di oggi. Il classico film inglese The Third Man, girato in parte tra i luoghi bombardati della capitale quasi un decennio dopo la morte del giocatore, catturò brillantemente l'umore e i costumi della città: ombre, segreti e sussurri.
L'eredità di Cartavelina
I pochi fatti che circondano Sindelar si intrecciano con le voci che circolano ancora a Vienna. Prendete il rapporto della polizia sulla sua morte - perso durante la guerra, dice l'archivio nazionale austriaco. No, esiste per la lettura, ma è difficile da trovare, sostengono alcuni storici. O il cafè Sindelar - acquistato dalla stella ad un prezzo equo per dare una mano al proprietario ebreo in fuga, dicono alcuni. No, 'rubato' dall'opportunista Sindelar pagando solo una parte del suo valore reale, dicono gli altri. O la morte del giocatore - chiaramente un omicidio, credono in tanti. No, è stato un suicidio, sostengono alcuni - un atto di disperazione per la sorte dell'Austria, una teoria popolare tra gli intellettuali di sinistra delle kaffeehaus che lo idolatrano. Oppure un colpo della malavita, legata a presunti enormi debiti di gioco della stella. O omicidio per mano della sua amante, che poi si avvelenò. O ucciso dalla Gestapo per impedire che Sindelar mettesse in imbarazzo il Reich con una fuga all'estero. Oppure, sì, solo un incidente. E riguardo a Sindelar, le dicerie di Vienna continuano senza sosta. 'Era veramente ebreo, non cattolico, si sa, ma lo tenne segreto,' riporta una recente diceria. 'A dire il vero, era un nazista, ma forse lo era solo all'uno per cento - ha potuto vedere come le cose stavano andando,' riporta un'altra. L'edificio che un tempo ospitava il caffè Sindelar è stato silenziosamente demolito un paio di anni fa. Nei pochi secondi dei cinegiornali sul Sindi giocatore di calcio, è contenuto tutto ciò che non si può mettere in discussione - brevi sequenze di un raffinato, intuitivo giocatore dal viso gentile. E il volto, qualsiasi sia il motivo, è tutto ciò che sopravvive di Cartavelina.
Dal settimanale "Illustriertes Sportblatt". "Sindelar, das porträt eines klassespielers (Sindelar, ritratto di un fuoriclasse)".
Ringrazio Remo C. per la preziosa collaborazione e traduzione dal tedesco.
L'Austria a Glasgow contro la Scozia, nel 1933. |
Il nostro sport calcistico ha appena trant’anni di vita. Eppure, in questo lasso di tempo relativamente breve, abbiamo potuto conoscere diversi giocatori di spicco, diversi calciatori di grande bravura e dotati di caratterische interessanti. Ci vorrebbero colonne intere per elencare i nomi di tutti quelli che, dai tempi di Nicholson e Leuthe, hanno entusiasmato e trascinato un pubblico calcistico sempre più folto. Con l’evoluzione di questo sport e la sua rapida espansione sociale, il numero dei giovani talenti è naturalmente cresciuto. Ed è così che venne fuori qualche grande giocatore dal mucchio di ragazzini viennesi che, con talento e grande entusiasmo, emulavano le gesta dei fuoriclasse sui prati del Prater oppure nei fangosi campi di periferia. Qualcuno sarebbe poi diventato il perno della propria squadra come i giocatori che ammirava da bambino, acquisendo una notorietà di gran lunga superiore ai confini del proprio quartiere e addirittura della capitale. Oggi, quel gracile, biondo e, verrebbe da dire, tenero giovanotto Sindelar è considerato uno dei nostri migliori calciatori a livello di tecnica e la sua classe appare evidente anche a cento metri di distanza, persino se ha una giornata storta. Sindelar è stato scoperto piuttosto tardi ed è giunto alla notorietà con un certo ritardo. Forse anche a causa del nome di Sindelar -detto ‘Schinde’- che non sembra appropriato a qualcuno destinato a grande fama. Infatti, molti ignorano probabilmente ancora che Sindelar si chiama semplicemente Matthias, mentre i calciatori veramente famosi si chiamano Pepi, Karli o almeno Ferdl. Invece Sindelar si chiamava Matthias ed era, udite udite, un vero e proprio nanerottolo! Quando emerse nelle giovanili dell’SK Hertha, non era solo esile e leggero com’è tuttora, ma era pure molto piccolo e fu subito ribattezzato ‘Nanerottolo’.
L'infortunio al ginocchioNel 1932 a Londra (secondo da destra). |
Già all’epoca i saggi del mondo del pallone capirono che c’era del talento in quel giovanotto, riscomparso prim’ancora che qualcuno di questi esprimesse chiaramente le proprie profezie. Egli era infatti stato messo fuori uso da un grosso infortunio al ginocchio, infortunio al quale fu ovviato con un intervento chirurgico che però scombussolò Sindelar: i tempi di guarigione furono lunghi e quelli per il suo pieno recupero persino maggiori. Poi, nottetempo il nanerottolo si trasformò in uno spilungone o quasi! A Sindelar evidentemente piacciono i cambiamenti repentini ed acquisì altezza corporea e fama allo stesso modo: tutto in un botto! Oggi egli dispone di un’altezza adeguata e può pure contare su ottime disposizioni da saltatore, sicché l’avversario diretto arriva generalmente secondo nel gioco di testa contro di lui. Oggi, il mite e biondissimo Sindelar, orgoglio della sua Austria Vienna, è appena ventitreenne e il giovanotto può ancora arrivare lontano. Il suo modo di giocare è un piacere per l’occhio dell’intenditore, anzi, risulta speciale anche a chi il calcio lo segue distrattamente: perché cotanta arte e capacità nell’addomesticare il proprio corpo e l’insidioso pallone di cuoio non possono che impressionare chiunque. Si è a lungo tentato di paragonare Sindelar a qualche gloria del passato. Sicuramente Fischera è stato un grande palleggiatore davanti all’Eterno, tuttavia la sua arte era di natura differente e non avrebbe potuto fungere da esempio a Sindelar, se non altro per questioni anagrafiche, come nel caso di tanti altri grandi predecessori calcistici. Eppure egli ricordava qualcuno che era stato ammirato a lungo. Chi poteva mai essere?
Meglio di Kálmán Konrád
In maglia rossa e bianca della selezione di Vienna, contro la selezione di Praga (3-3), il 25 - 3 - 1934. |
Ed ecco che un bel giorno fu tutto chiaro: assomigliava a Kálmán Konrád! Sindelar era il Kálmán Konrád viennese, stessa magrezza, stessa agilità e purezza nei suoi movimenti. Sindelar e il grande ungherese sono identici nel modo efficace ed estetico di portare palla, nella raffinatezza del palleggio e nella grande visione di gioco. Forse ‘Schinde’ dispone addirittura di un vantaggio in più rispetto a Kálmán Konrád: il suo tiro è ancora più pericoloso e preciso di quello del magiaro. Inoltre Sindelar non si lascia mai andare a quella serie di piccoli e furbi falli con i quali Konrad allieta avversari e spettatori. ‘Schinde’ gioca in maniera assolutamente corretta ed è mite come un fifone. Forse è addirittura troppo corretto, se è vero che egli è l’oggetto preferito degli atti di violenza dei suoi avversari più robusti. Sindelar ha fatto cose eccezionali nelle ultime partite. È stimato da amici e nemici, soprattutto perché non si dà arie e si limita ad essere un fuoriclasse in campo, senza atteggiarsi nella vita. I modi di Sindelar sono tipicamente viennesi e a dispetto di quel suo nome vagamente cecoslovacco, egli è viennese fino al midollo perché ‘il decimo distretto è la sua casa e tutti gli vogliono bene’, come recita la famosa canzone popolare viennese.
L’Uomo di carta del Wunderteam. Il percorso del Re del calcio Sindelar, da Favoriten a Londra.
Traduzione dal tedesco di Remo C.
Un ragazzo alto e biondo gioca col pallone. I suoi movimenti sono artistici e eleganti come una danza. Una bella manovra, un sorprendente movimento del corpo e ll’avversario è sopraffatto! L’uomo col ciuffo biondo guadagna terreno, sfiorando appena la sfera col piede. Superato ogni avversario, corre verso la porta nemica. Un tiro per coronare il tutto, oppure ancora una finta per scartare l’ultimo ostacolo, il portiere, e la palla di cuoio rotola nella rete.
‘Bravo Sindi !’
Questa l’esultanza della folla quando il centravanti dell’Austria Vienna va di nuovo a segno, dopo essersi infilato nella difesa avversaria col suo stile inimitabile. Ma il pubblico è capace pure di critiche: attacco velocissimo, il Biondo si fa strada dentro all’area avversaria; ecco che un ruvido difensore gli si oppone con forza, il centravanti frena, forse vuole deviare la propria traiettoria per evitare il duro impatto e finisce a terra dopo aver perso la palla.
‘Insomma, quest’Uomo di carta! Anche il vento lo ribalta!’
Contro il Wiener Sportklub, nel 1931. |
‘A darci dentro e basta non si vince!’
Eppure ‘L’uomo di carta’ è diventato un grande che, dopo essersi imposto, contribuisce come pochi altri alla fama dello sport calcistico austriaco. Anche nel duro gioco del calcio si può dunque affermare che ‘la mente si costruisce il corpo’. Sindelar ha semplicemente un gioco del tutto diverso da quello degli altri. Ecco cosa rispose il centravanti al presidente della sua Austria Vienna, il ‘Wunderdoktor’ (ossia il ‘dottore dei miracoli’) Schwarz, che lo aveva invitato a ‘darci un po’ dentro pure lui’ durante una partita:
‘Alla lunga non si vince solamente dandoci dentro. Contro dei sprovveduti tanto tanto, ma contro giocatori di classe bisogna anche giocare. Sa, si tratta di dare scaccomatto all’avversario, come nel gioco degli scacchi!’
Questa è una vera dichiarazione ‘alla Sindelar’ : dare scaccomatto all’avversario con la testa e con l’ingegno, come egli sa fare benissimo sulla scacchiera. E dire che Sindelar non è per niente fragile come appare. Certo ha un viso magrissimo, ma i suoi 73 chili sono composti da ossa forti e tendini resistenti. Il nostro spilungone biondo di 1 metro e 78 centrimetri non è più un fanciullo e può incassare più di una botta. Eh sì, sono già diversi anni che si discute e si scrive di Sindelar…tanto che il buon ‘Motzl’ ha ormai raggiunto l’età di 29 anni!
In Inghilterra è valutato 20.000 sterline, ma lui è felice col suo anticipo di 20 scellini!
Prima dell’incontro internazionale Inghilterra-Austria tenutosi di recente a Londra e per quanto sentisse l’eccitazione quanto i suoi compagni, Sindelar promise di fare tutto il possibile per fare bella figura.
Disse ad un consigliere dell’Austria Vienna prima della gara. Poi mise in mostra le sue doti, giocandosi dei famosi difensori inglesi Blenkinsop e Goodall, al punto che persino il pubblico di casa si appassionò per Sindelar e derise i suoi beniamini. Il portiere inglese prese paura quando si vide davanti ‘Sindi’ con tanto di palla, ma purtroppo il tiro passò a fianco alla porta. Nel secondo tempo Sindelar fece anche di meglio: gli riuscì un vero numero dei suoi che entusiasmò tutti, tanto che alcuni esperti inglesi dichiararono che ‘Quell’uomo vale 20.000 sterline’, ossia più di mezzo milione di scellini. Ma nemmeno questo riuscì a turbare la serafica serenità del giocatore del quartiere Favoriten; egli è rimasto il modesto e simpatico ragazzo dei campi di periferia che non si scompone mai, se non quando gli serve del denaro. In genere si tratta di cose di poco conto e non servono le sterline inglesi. Sindelar presenta i fatti in questo modo:
‘Dottore, oggi sono di nuovo terribilmente a corto, ho esposizioni enormi. Non è che mi può anticipare qualcosa?’
A precisa domanda sull’importo necessario alla copertura delle ‘enormi esposizioni’, Sindelar risponde normalmente ’20 scellini’: questo è il ragazzo valutato 20.000 sterline dagli inglesi!
Al suo debutto con la nazionale fu fischiato.
Con Mock in una Vienna già annessa al Reich. |
Sindelar fa un ‘discorso’ al Re di Svezia.
Il nostro Sindelar è un uomo che ama il silenzio, parla poco, fa il suo dovere allenandosi due volte alla settimana con l’Austria Vienna e disputa la sua partita alla domenica, fine. Non si esprime mai sulle sue giocate, non spiega o motiva nulla, limitandosi a lamentare la scarsa tutela da parte degli arbitri, a suo avviso. Non ama affrontare ‘squadrette’ scarse che in genere gli piazzano uno sciame di giocatori alle calcagna. Preferisce decisamente giocare contro squadre di rango, composte da giocatori di ottimo livello. Sarà per questo che l’Austria Vienna ottiene risultati migliori contro i grandi club che contro quelli più deboli. Ad oggi, Sindelar ha vestito 24 volte la maglia della selezione austriaca. Ha disputato ben nove delle dieci gare del ‘Wunderteam’ quest’anno, realizzando otto delle complessive 36 reti segnate. Nonostante ciò, non ha il minimo potere decisionale, come si è visto l’11 dicembre, all’occasione dell’incontro contro la nazionale belga a Bruxelles: l’allenatore Hugo Meisl avrebbe dovuto tener fede alla parola data a ‘Sindi’ che avrebbe voluto giocare con l’Austria Vienna, impegnata lo stesso giorno ad Anversa. Invece… Sindelar è sceso in campo contro tutte le nazionali maggiori, compiendo il proprio dovere ovunque in Europa. Poco tempo fa, si vide stringere la mano dal più giovane rampollo del Re d’Inghilterra, il principe Giorgio, mentre a Stoccolma fu addirittura coinvolto in una discussione col Re di Svezia. Al quale il nostro diede una risposta in puro stile ‘Sindelar’! Il Re chiese a Sindelar se si sentiva a suo agio a Stoccolma e se gli piaceva la città; egli rispose con un timido ‘Sì.’, dopo una lunga esitazione. Ai compagni che si complimentarono con lui per l’onore ricevuto dal Re, Sindelar ribatté in modo burbero: ‘Va bene, però che dopo uno sia anche obbligato a fare un discorso…’
‘Fritzl, non abbiamo fatto abbastanza passaggi, tutto qui.’
Il civico di Annagasse n° 3^. |
‘Fritzl, sai perché abbiamo perso? Perché lì in mezzo dovevamo scambiarci di più la palla.’
Una volta l’Austria Vienna giocò una splendida partita a Colonia, segnando ben otto reti, tanto che il dott. Bauwenz, l’arbitro famoso, non finì di elogiare i viennesi. Il giorno successivo la squadra fornì una prestazione alquanto opaca, senza riuscire a segnare. Interpellato in merito dal presidente della squadra, il dott. Schwarz, Sindelar disse solamente:
Al tiro contro il First Vienna. |
Le spiegazioni di Sindelar sono queste, accontentiamocene, perché è un uomo che non si scompone facilmente. Di recente però, mentre il ‘Wunderteam’ rimpatriava, Sindelar perse un po’ le staffe, dopo essere stato tempestato di richieste di autografi in tutte le stazioni ferroviarie. Sindelar si era anche prestato di buon grado a scrivere il suo nome su foglietti di carta con una penna stilografica d’argento donatagli da un tifoso nel corso del lungo viaggio. Distratto e affaticato, quando Sindelar riconsegnò l’agenda all’ultimo cacciatore di autografi, gli diede anche la detta penna. Più tardi si accorse di averla persa e la nota ala dell’AK Vienna, Braun, disse: ‘Consolati, almeno ora quel tizio griderà ai quattro venti che sei una bella persona.’ Va bene, però era un bellissimo ricordo’, rispose Sindelar. ‘Va bene, però era un bellissimo ricordo’, rispose Sindelar. E Braun concludendo: ‘Ma infatti la penna resterà un bel ricordo, però un ricordo di te!’
È felice quando gli regalano una sigaretta.
Ceresoli anticipa Sindelar, 1933. |
Tratto da: "Ajax, the dutch, the war: football in Europe during the Second World War".
Edizione italiana: "Ajax, la squadra del ghetto".
Di Simon Kuper
Sindelar a Londra con l'Austria, nel 1932. |
La partita della riunificazione, nel marzo 1938. |
"Morte da ossido di carbonio" recitava il rapporto della polizia. La versione ufficiale era che il forno dell'appartamento si fosse ostruito e avesse riversato i fumi velenosi nella stanza. Si trattava di una morte abbastanza comune, nel quartiere, e il verdetto risultò plausibile. Eppure, pochi ci credettero. Un eroe nazionale nel fiore degli anni semplicemente non poteva morire così. Circolavano voci che non ci fosse stato alcun problema con il forno e che quando i corpi vennero ritrovati non ci fosse odore di gas. In breve, si pensava o che Sindelar e la Castagnola si erano uccisi per protesta contro il nazismo opppure che erano stati uccisi dai nazisti. Quindicimila persone presenziarono al suo funerale e, per tutta la durata della guerra, ogni anno si organizzarono dei pellegrinaggi alla sua tomba. Nessuno sa per certo come sia morto Sindelar. I documenti relativi al caso andarono apparentemente persi durante la guerra. Ma qualunque sia la verità, molti austriaci finirono per considerare il miglior calciatore del paese un martire del nazismo. Indubbiamente la sua morte influenzò negativamente l'opinione pubblica nei confronti della Germania, ma questo, non poteva ormai cambiare nulla".
Racconto tratto dal libro:
DIE BLAHA–SPORTBÜCHER: SINDELAR
(EDITORE: OESTERREICHISCHER PRESSE- UND BILDERVERLAG, WIEN)
Traduzione dal tedesco di Remo C.
Sindelar davanti al suo café in Laxenburger Strasse 16, al Favoriten. |
Gioventù nel quartiere Favoriten.
Contro l'Ungheria nel 1932: 8-2 per l'Austria ! |
Figlio del popolo, Sindelar ha conosciuto presto la dura battaglia quotidiana del lavoratore e tutto ciò che seppe conquistarsi più tardi fu unicamente frutto del suo impegno, se non addirittura della sua quasi fanatica determinazione a compiere il proprio dovere. Sindelar provveniva dalle parti di Iglau. Più precisamente, egli venne alla luce il 10 febbraio 1903 a Kozlau. Successivamente suo padre –muratore- si trasferì assieme alla sua famiglia a Vienna, nel quartiere periferico di Favoriten in quel 75 della Quellenstrasse (via della Sorgente) dove Sindelar è rimasto fino alla sua morte. All’epoca esisteva già un movimento calcistico degno di rilievo a Vienna. Certi nomi come il Vienna & Cricket, WAC e SK Vienna erano già un riferimento per la gioventù avida di sport e il virus del calcio si era già insinuato nelle scuole. Due grandi club dominavano a Favoriten, contendendosi l’egemonia del distretto: l’Hertha e il Rudolfshügel. Entrambe le società avevano divise sociali biancoblù; ciascuna poteva contare su buone infrastrutture sportive e su tifosi entusiasti, disposti a tutto per sostenere la propria squadra. Guai al mondo quando le due rivali della Quellenstrasse e di Rudolfshügel si ritrovavano di fronte, quando lottavano per la vittoria! In quelle occasioni la tensione nel 10° distretto giungeva al culmine in chiunque fosse stato anche vagamente interessato alle vicende di quello sport bellissimo che è il calcio, perché ognuno lo sapeva: qui ci si sarebbe battuti fino alla fine e con tutti i mezzi per la vittoria, qui si sarebbe assistito ad una partita bella e ricca di tensione.
I campetti del FavoritenL'Austria che vinse la Coppa Internazionale. |
Anche il piccolo Sindelar fu rapidamente preso dal virus del calcio e si ritrovò nella tifoseria dell’Hertha, cosa normale visto dove risiedeva. Francamente, il piccolo Motzl all’epoca non avrebbe ancora potuto pensare di iscriversi in una squadra regolare e di impegnarsi seriamente in uno sport. Pure Sindi, come tanti altri grandi del nostro calcio viennese, iniziò la sua carriera in uno dei numerosi ‘Gstetten’ (campetti) di Favoriten, quartiere che allora non era cementificato come oggi. Lo strumento sportivo era il cosiddetto ‘Fetzenlaberl’, un pallone di pezze fatto in casa naturalmente del tutto privo di elasticità, che però veniva adoperato con grande virtuosismo. Le aspre battaglie avevano inizio appena si era riusciti a sfuggire alla sorveglianza della mamma e finivano all’imbrunire oppure quando gli organi digestivi incominciavano a manifestarsi in maniera troppo palese. Va da se che a quel punto si sarebbe ancora disputata una gara ‘casalinga’, soprattutto per chi fosse tornato a casa con le scarpe malamente ridotte. Ma questi sono momenti spiacevoli che un giovane veramente appassionato di calcio deve prendere in conto.
Mamma Sindelar.
I prati di Steinmetz…
3 aprile 1938, la partita della riunificazione tra Austria e Germania. |
Un giovanissimo Sindelar (quinto da destra con ginocchiera) ai tempi dell'Amateur. |
L’ascesa all’Hertha.
Sindelar in borghese, 1933. |
Un brutto infortunio.
Proprio mentre Sindelar si stava accingendo a diventare il beniamino di Favoriten, un brutto infortunio minacciò di stroncare la sua nascente carriera sportiva. Sindelar tuttavia non si infortunò durante una partita, bensì in una piscina di Favoriten. Sindi, eccellente nuotatore, inciampò sopra una ringhiera, cadde e non riuscì più a muovere la gamba. Fu constatata una grave lesione del menisco che lo avrebbe previdibilmente messo fuori uso per alcuni mesi. Un intervento perfettamente riuscito del professor Spitzy salvò la carriera di Sindelar.
Sindelar approda agli Amateure (Austria Vienna).
Nella sua kaffeehaus, 1938. |
Nel Wunderteam…
Occasionalmente fu tentato di inserire Sindelar in diverse selezioni nazionali, per esempio in alcuni incontri nel 1926 contro Cecoslovacchia, Svizzera e Svezia. Tuttavia Sindelar non riuscì ad imporsi pienamente in quegli anni. Molti esperti volevano addirittura scartarlo, pur apprezzandone le brillanti doti tecniche, convinti che nel quadro della nazionale sarebbe rimasto eternamente un corpo estraneo incapace di trovare un’intesa con i suoi compagni di gran lunga più ‘primitivi’. Persino Hugo Meisl rimase a lungo su queste posizioni. Arrivò il 1931, l’anno di nascita di quella nazionale austriaca che in seguito avrebbe raggiunto i più grandi successi in tutto il mondo con la denominazione di ‘Wunderteam’ (squadra delle meraviglie). Questo nome pomposo non fu coniato a Vienna né in Austria, bensì all’estero, prima di essere importato da noi. È interessante sottolineare che la creazione del ‘Wunderteam’ fu preceduta dalla sonora sconfitta per 5:0 a Norimberga contro una selezione del sud della Germania. In quell’occasione, i grandi attaccanti Sindelar e Gschweidl non riuscirono a ‘trovarsi’. L’incantesimo fu sciolto con la decisione di provare Sindelar in centro all’attacco, spostando Gschweidl sulla destra. Alcuni mesi dopo, per l’esattezza il 16 maggio 1931, fu giocata l’oramai storica partita contro la Scozia che terminò con la vittoria per 5:0 degli austriaci. A questo successo davvero sensazionale fecero immediatamente seguito le vittorie per 6:0 e 5:0 contro la Germania, rispettivamente a Berlino e a Vienna. Era nata la ‘squadra delle meraviglie’, che era tale e che giunse alla notorietà mondiale soprattutto grazie alla sua linea d’attacco formata da Zischek, Gschweidl, Sindelar, Schall e Vogl. Le selezioni guidate da Sindelar ottennero innumerevoli trionfi, che resteranno vivi nelle memorie di tutti gli appassionati di calcio. Sindelar indossò la divisa della nazionale in 56 occasioni, quasi sempre con immenso successo e da stella polare di questa squadra coperta di gloria. Ovunque scese in campo, l’attesa fu febbrile – naturalmente in primis a causa del nostro Sindelar!
Le partite di Coppa Mitropa.
Sindelar raggiunse i suoi più grandi successi sportivi contro la più forte concorrenza calcistica mitteleuropea che l’Austria abbia mai conosciuto, ossia nella Coppa Mitropa creata dall’indimenticabile Hugo Meisl. Conducendo le Violette a numerose vittorie sensazionali, Sindelar impose il suo marchio a questa competizione. Sarebbe interessante ripercorrere i resoconti d’epoca sulle gare disputate da Sindelar per rimemorarsi le sue prestazioni, soprattutto contro lo Slavia Praga, il Ferencvaros e le squadre di punta italiane. Solo dopo ci si potrebbe veramente rendere conto dell’importanza che egli ha rivestito per l’Austria Vienna.
1938…
Con in mano il pallone che portava il suo nome. |
La tragica fine.
Fascicolo su Sindelar anni '40. |
Sindelar, l’uomo.
In Nazionale, nel 1936. Primo giocatore da destra è Karl Sesztak, Sindelar è il quinto. |
Un auspicio per concludere.
Ci sarebbe ancora molto da dire su Sindelar. Tuttavia, come rendere l’arte inimitabile del suo gioco, l’unicità della sua tecnica e del suo palleggio con delle semplici parole? Queste cose bisogna averle vissute e viste, perché non si possono descrivere. Tutti devono però avere chiara l’eccezionale importanza di Sindi per la nostra patria e per il nostro caro calcio viennese. In lui, dobbiamo vedere quell’ideale difficilmente raggiungibile al quale dovremo ugualmente sempre puntare. Più saremo in grado di riportare in alto il calcio viennese e più agiremo nel senso e nello spirito di Sindelar. L’obiettivo sportivo dei prossimi anni dovrà essere il seguente, per Vienna e per l’Austria: torniamo al Wunderteam, torniamo a Sindelar!
Matthias Sindelar
I piedi di Mozart
“Dicono che la sua modestia fosse altrettanto leggendaria della sua abilità.
Patrimonio dei Grandi.”
[Ràul Woscoff – Centro Raoul Wallemberg ]-
«Era cresciuto senza scarpe e soffrendo la fame. Kálmán Konrád lo aiutò a diventare il finissimo rapsodico del calcio. Uno stelo appeso a due occhi azzurri che saettava come una freccia verso i gol più meravigliosi».
[Vladimiro Caminiti]
«Sindelar era imprendibile. Monti non ce la faceva proprio con quel diavolo», così lo vedeva Angiolino Schiavio nella semifinale del Mondiale.
“Sindi„ il grande campione dalla tragica morte
Da "La Stampa" del 26 gennaio 1939
di VITTORIO POZZO
«Sindi», oppure «der Papierene» — traduzione libera italiana: «carta velina» — lo chiamavano a Vienna. Aveva, sì, struttura atletica, nel senso che era alto, slanciato e che i suoi lineamenti esprimevano energia e decisione. Ma era magro, secco, asciutto in modo impressionante. Di muscoli non ne aveva, di consistenza non ne mostrava. Di profilo pareva, piatto, sottile, trasparente, come se — scusate la frase alpina un po' irriverente che viene in mente — la madre ci si fosse, per errore, seduta su appena nato.
Artista della finta
In rete contro il Belgio, nel 1933. |
Credeva nel “rigore„
Durante i lavori nella sua kaffeehaus. |
Idolo delle folle
Il 'Cafe Sindelar'. |