lunedì 19 marzo 2018

Bologna - FK Austria 2-1, 21 giugno 1936 — Coppa dell'Europa Centrale


Bologna, giugno 1936. Angelo Schiavio accoglie alla stazione Matthias Sindelar e il suo FK Austria Wien, alla vigilia degli ottavi di finale della Coppa dell'Europa Centrale. I due grandi campioni si stimavano e rispettavano; Angiolino riteneva Sindelar il più forte giocatore d'Europa. Condividevano entrambi l'odio sportivo di Luis Monti, il fortissimo e truce centromediano della Juve, detto doble ancho (due ante, per la sua robusta taglia fisica), che più volte tentò di stroncare fisicamente la loro carriera — sia Sindelar che Schiavio uscirono portati via a braccia dal campo. I due avevano fatto conoscenza la prima volta nel gennaio del 1925, quando le amichevoli internazionali erano l'unica maniera per affrontare le squadre straniere e l'Austria portava ancora il glorioso nome di Wiener Amateur SV. Finì 4-2 per il Bologna e "cartavelina" segnò una rete per le 'violette'. L'Austria, arcirivale del Rapid in quel di Vienna, nella Coppa Europa fu per tutti gli anni 1930 l'autentica bestia nera delle squadre italiane, contro le quali Sindelar solitamente si scatenava: Juventus eliminata nel 1933; Ambrosiana-Inter battuta in finale sempre nell'edizione del 1933; Bologna eliminato per due anni di seguito, 1936 e 1937. Davvero un castigo. Ma gli austriaci erano veramente fortissimi e Angiolino non aveva torto: Sindelar era per davvero il numero uno in Europa. 

Al centro della foto, in piedi, Angelo Schiavio. Al suo fianco Matthias Sindelar. Sullo sfondo, i tram che dalla stazione portavano agli hotel cittadini, oggi entrambi scomparsi: l'Hotel Brun e la Stella d'Italia.
Al centro della foto, in piedi, Angelo Schiavio. Al suo fianco Matthias Sindelar. Sullo sfondo, i tram che
dalla stazione portavano agli hotel cittadini, oggi entrambi scomparsi: l'Hotel Brun e la Stella d'Italia.

giovedì 8 febbraio 2018

Bruno Pace


"Scarpantibus", "avanzo di balera". A Bruno Pace piaceva prendersi non troppo sul serio. Imputava la sua cronica idiosincrasia verso il gol al suo piede n. 44, che lui giudicava troppo grande per essere da bomber di razza. Ma era un ottimo giocatore dotato di buona tecnica, estroso e imprevedibile. I più attempati se lo ricorderanno autentico trascinatore in Coppa Uefa, al Parc Astrid di Bruxelles, campo dell'Anderlecht, dal quale i rosso-blu uscirono vincitori per 0-2, vendicando la monetina del Camp Nou nel 1964. Studi classici e universitari ma personaggio scanzonato e naif, corresse nella notte una scritta su un muro di Bologna che nei '60/'70 era comune: a 'Pace in Vietnam' aggiunse sotto 'Anche Pascutti!'. Tornò poi al Bologna da allenatore, negli anni bui della serie B, lasciando comunque un buon ricordo. Fu uno dei pochi che riuscì a entrare in sintonia con 'crazy horse' Domenico Marocchino, nel quale forse rivedeva un po' se stesso da giocatore. Ciao Bruno. 

Bruno Pace in azione allo stadio Comunale contro il Milan. Sulla sinistra Giovanni Trapattoni, in scivolata
Roberto Rosato. Sullo sfondo si notano Giovanni Lodetti e Giacomo Bulgarelli.