venerdì 26 settembre 2008

Bruno Maini


Bruno Maini, il "jolly", senza dubbio il giocatore più polivalente di tutta la storia del sodalizio rosso-blu, capace di giocare ala, centravanti, mezzala, mediano e anche come terzino, ruolo nel quale si rivelò spietato marcatore. Un giocatore straordinario, dalle formidabili capacità atletiche: scatto, resistenza, doti di elevazione fuori dal comune e uno spiccato fiuto del gol, che ne fanno uno dei migliori realizzatori di sempre nella storia del Bologna. Bruno Maini nacque a Bologna il 9 gennaio 1908 da una famiglia di umili origini. Da ragazzino imparò a sbarcare il lunario presso un falegname come garzone e ben presto cominciò a farsi notare nel microcosmo delle tante squadre di quartiere di Bologna, giocando nell'A.C. Bologna, club che indossava la maglia nero-azzurra e aveva come sede sociale il Bar Assisi, che si trovava in via Marsala n.31, in pieno centro storico. Il "mago" Felsner venne a sapere di questo ragazzino dallo scatto bruciante e dallo strabordante atletismo, e appena lo vide giocare lo arruolò immediatamente tra le riserve del Bologna, pagando alla squadra d'origine la bella somma di 400 lire. Bruno non tardò a farsi valere anche nelle riserve rossoblù e il 3 ottobre 1926 fece il suo esordio in prima squadra, contro il Padova, al Littoriale. L'esordio fu un trionfo: il Bologna travolse il Padova 5-1 e Maini riuscì a togliersi l'enorme soddisfazione di segnare al debutto proprio la quinta rete del Bologna, dopo che una rete di Martelli, una doppietta di Schiavio e il quarto gol di Pozzi, avevano chiuso il match. L'annata si chiuse positivamente per Maini, che da debuttante ragranellò 6 presenze con 2 reti segnate. La stagione 1927-28 non fu altrettanto fortunata per Bruno, che finì con solo 2 presenze all'attivo. Poi, nella stagione 1928-29, fu ceduto per un anno in prestito al Livorno di Mario Magnozzi (che giocava nel girone A della Divisione Nazionale, dove primeggiò il Torino poi finalista proprio contro il Bologna), squadra nella quale realizzò ben 18 reti in campionato, giocando spesso da centravanti.

Il ritorno al Bologna

Nel campionato 1929-30, il primo a girone unico, Bruno Maini fece ritorno al Bologna ed esplose in tutto il suo talento, collezionando 20 reti in 30 partite e diventando il miglior realizzatore del Bologna in quella stagione, davanti a mostri sacri come Schiavio e Della Valle. Da quel momento il "jolly" rossoblù non uscirà praticamente più di squadra, diventando un protagonista assoluto del campionato italiano. In quei primi anni Trenta, durante i quali il Bologna primeggiò a livello europeo vincendo per due volte la Coppa dell'Europa Centrale, nel 1932 e nel 1934, Bruno Maini fu un primattore della manifestazione continentale per club: con i suoi gol (soprattutto di testa, in grande elevazione) risultò spesso decisivo. Nel Bologna le sue annate migliori furono quelle giocate come ala, dove poteva sfruttare al meglio la sua grande velocità e il suo innato senso del gol. Con il ritiro di Schiavio e l'avvento di Amedeo Biavati, passò al ruolo di centravanti, alternandosi con il livornese Busoni e facendo sempre risaltare il suo opportunismo in area di rigore. Poi, dopo due scudetti vinti da attaccante, riuscì a conquistarne altri due giocando da mediano, avvicendato più spesso a Montesanto ma anche ad Andreolo e Corsi, con qualche apparizione pure da terzino. Con il Bologna ha vinto 4 scudetti, 1935-36, 1936-37, 1938-39, 1940-41, 2 Coppe Europa 1932, 1934, e un trofeo dell'Expo di Parigi 1937. Conta 315 presenze e 102 reti tra campionato e coppe. Al Bologna dal 1926-27 al 1927-28 e dal 1929-30 al 1940-41, più il torneo di guerra del 1944.

Intervista a Bruno Maini

di Giuseppe Quercioli

"Ho incontrato Bruno Maini un pomeriggio di primavera di tanti anni fa. Fu un incontro strano, nato da un uncidente fra me e lui in bicicletta. Lei è Bruno Maini ex del Bologna? Giocava ala, sulla destra? dissi io. " Iniziai attorno al 1926-27, Perin stava tirando i remi in barca ed occorreva un sostituto. Giocavo in una squadretta di ragazzi, la "Vincente", mi pare, una compagnia di squinternati ragazzi che calciavano una palla tanto per fare qualcosa. Qualcuno mi vide e mi fece firmare per il Bologna. Misi la firma sul cartellino rimanendo fattorino di bottega da un mio parente che lavorava il legno in un bugigattolo dalle parti di via Solferino. Una mattina, era venerdì e Felsner il "Mago", l'allenatore che teneva sempre la sigaretta tra le labbra, venne dentro alla bottega e senza una parola, guardandomi negli occhi disse:" Ragazzo, domenica giochi". Il mio principale, che non capiva un accidente di calcio, sbottò duro come se dovesse fare a pugni. "Domenica Bruno deve lavorare capito?!". Felsner non fece una piega, tirò una boccata dalla sigaretta e concluse. "Si gioca contro il Padova, fatti onore". Girò la schiena e se ne andò. Era il 3 ottobre del 1926, io non avevo che diciotto anni. Nelle riserve giocavo mediano, ma poiché ero veloce e scattante, Felsner che di calcio ne sapeva una più del diavolo, mi mise sulla destra, ala d'attacco, sulla sinistra vi era Muzzioli "Teresina" altro attaccante con una velocità nelle gambe da sbalordire. Giocai con con il cuore che mi saltava dalla gola alle ginocchia e riuscii anche a segnare un gol. Vincemmo 5 a 1. Segnammo subito su rigore, poi fu una scorpacciata di reti. Martelli, su rigore, poi due da parte di Schiavio, una Pozzi ed infine il sottoscritto. Segnai ancora la domenica dopo contro il Livorno, una squadra di picchiatori che non andavano tanto per il sottile. O gamba o pallone, dicevano ed era più le volte che scagliavano il pallone e prendevano la gamba. Mi feci male, rientrai e per quell'annata segnai 5 reti, non male per un debuttante. Stetti fermo quasi un anno poi il mio principale mi mise con le spalle al muro, o il lavoro o il pallone, mi piacevano tutte e due e per fortuna intervenne il Presidente che contrattò con lui. "Quello che perdete nel lavoro ve lo compensiamo noi: fu un buon contratto. Così ripresi a giocare nel campionato 1929-30, segnai la bellezza di 20 reti e superai tutti, sia Della Valle che Schiavio. Era un periodo d'oro, nel senso che mi andava tutto per il verso giusto. Segnai due doppiette, prima con la Cremonese poi contro la Pro Vercelli. Quell'anno giocammo anche contro la Pro Patria dove allora faceva da padrone un'ala sinistra veloce come una saetta: Carletto Reguzzoni. Ricordo che in cuor mio dissi che chissà cosa avrei pagato per giocare con lui e il sogno si avverò l'anno dopo. Eravamo la coppia di ali più forti del campionato anche se non ci hanno mai chiamati in nazionale. Con Reguzzoni facemmo un terzo posto nel campionato 1930-31, un secondo nell'annata dopo, ripetendo i 20 gol, fino alla conquista dello scudetto nel 1935-36". Sorride e poi continua. "Ho giocato in tutti i ruoli del calcio, fuorché in porta, se mancava uno, mi chiamavano, e senza dirmi niente mi consegnavano la maglia con il numero dietro. Un "jolly" in definitiva. Ho fatto anche l'allenatore. Fu nel periodo critico della guerra, quando si giocò quel famoso campionato sotto le bombe. In tutto ho giocato circa trecento partite, per la verità 296 con 90 reti". E' vero quello che si dice, che non ha mai smesso di piallare il legno? "Certamente, un lavoro per il domani ci vuole: sempre ebanista, non falegname". C'era anche un Maini secondo? "Vero anche questo, ma durò poco: altra minestra". Finimmo di parlare che cominciava a fare buio. Se ne andò con la bicicletta messa a posto alla meglio. E' campato, bontà sua, a lungo, fino agli ottanta: lo vedevo spesso con la pedalata agile, sulla vecchia bicicletta da viaggio e se mi vedeva non mancava un saluto. Grande giocatore. Grandissimo".

martedì 23 settembre 2008

Alberto Pozzi


Alberto Pozzi nacque a Bologna il 21 novembre 1902. Studente e poi geometra ai tempi della sua carriera di calciatore, già da giovanissimo si affermò come ala di razza, sgusciante, veloce, imprendibile. Lo notò immediatamente la Fortitudo Calcio, una delle molte squadre della Bologna calcistica anni Dieci e Venti del Novecento (squadra nella quale militò, più o meno negli stessi anni, anche Angelo Schiavio), che lo allevò con particolare cura e attenzione, consapevole di avere tra le proprie file un giocatore dal grande futuro. Angiolino Badini, il grande centromediano dell'epoca, factotum del settore giovanile e instancabile talent scout, si accorse di questo guizzante giocatore e lo segnalò ai dirigenti del club rosso-blu. Il Bologna ingaggiò il giovane Alberto Pozzi nel 1920-21, annata in cui i bolognesi disputarono la prima finale di Lega Nord della loro storia, contro la Pro Vercelli, uscendone sconfitti immeritatamente. Pozzi fece il suo esordio in campionato con la maglia del Bologna il 31 ottobre 1920, nel derby contro la Virtus Bologna, vinto per 2 a 1. Non tardò ad affermarsi: ala aggressiva e razzente, dal dribbling rabbioso e ubriacante, in breve tempo sviluppò una magica intesa con Giuseppe Della Valle e Schiavio, che si giovavano dei suoi innumerevoli cross e assist per segnare caterve di gol. Pozzi, Della Valle, Schiavio, Perin, Muzzioli: questo era l'attacco micidiale del Bologna nella metà degli anni '20, quello del primo storico scudetto conquistato contro il Genoa e di altre grandi stagioni. Le sue prestazioni in maglia rosso-blu non passarono inosservate e il 3 dicembre 1922 Pozzi fece il suo esordio in Nazionale contro la Svizzera, sfida terminata in parità, 2 a 2. Fu la consacrazione. Ben presto divenne una delle ali più forti degli anni Venti, assieme a Migliavacca del Casale, ma soprattutto a Leopoldo Conti, formidabile ala dell'Internazionale. Pozzi fu uno dei beniamini dei tifosi dello "Sterlino", che lo battezzarono immediatamente e affettuosamente il "cinese", per il taglio dei suoi occhi, o "zinzèla", a giusta ragione, perchè Pozzi sul campo di gioco pungeva per davvero l'avversario, lo tormentava, proprio come una fastidiosa zanzara. Con il Bologna vinse anche lo scudetto del 1928-29, ma sul finire di quel campionato, durante Napoli - Bologna 0-4 del 17 marzo 1929, un intervento durissimo del giocatore in maglia azzurra Ramello gli distrusse un ginocchio di fatto stroncandogli la carriera e impedendogli di partecipare alla tournée in Sud America del Bologna, nell'estate del 1929.

Da "la montagna di tagliatelle", tratto dal libro "il mezzo secolo del Bologna".

di Bruno Roghi

"...Vince il Bologna. Un gol lo segna Pozzi, detto il "cinese" per la sua pelle olivastra e l'obliquità del suo sguardo sardonico, giocatore rude e malandrino...".

Da "incanto della città", testo del 1941.

di Francesco Arcangeli

"...e la furia selvatica, da botolo, del bolognese Pozzi...".

Ci ha lasciato nel 1966, a 64 anni. Nel Bologna ha vinto 1 scudetto nel 1924-25, con 203 presenze e 46 gol. 3 presenze anche in Nazionale A (esordio il 31-12-1922 in Italia -Svizzera 2-2).

Il resoconto di Napoli - Bologna 0-4 (0-1) del 17 marzo 1929, partita che pose fine al campionato e alla carriera di Alberto Pozzi.

Il campionato di calcio: interessanti risultati 

La Juventus arresta la ripresa del Genova — Facile vittoria del Bologna a Napoli 
La sconfitta del Brescia a Cremona ed il successo di misura del Torino a Legnano 
Match pari del Milan a Bari ed il miglior punteggio della giornata all'Ambrosiana 
Alessandria-Roma sospeso per incidenti 

Il Bologna aveva un ostacolo piuttosto difficile da superare con la partita di Napoli: lo superò con facilità vincendo per ben quattro a zero. 

NAPOLI, 17 marzo 1929. — Bologna-Napoli: 4-0. — Il giuoco ha inizio con decise azioni del napoletani e la partita assume subito un valore passionale perdendo presto tutta la sua bellezza per il giuoco rude e strano che man mano andranno esplicando le due squadre. Al 10.o una fuga di Muzzioli culmina in un preciso centro che Della Valle devìa di testa in porta. Le azioni alterne mantengono vivo il giuoco. Al 33.o corner contro il Napoli e poi Pozzi caricato malamente da Ramello deve abbandonare. Nella ripresa il Napoli è all'attacco. Fenili cambia di posto con Buscaglia perché contuso. Gianni devo salvare in corner un forte tiro di Sallustro. Per uno scontro con Della Valle, Cassese esce dal campo.  Al 9.o una irregolare carica di Gasperi provoca un penalty che Buscaglia tira nelle braccia di Gianni. Al 13.o Della Valle segna il secondo goal. Un altro penalty a favore del Napoli tirato da Innocenti è parato da Gianni. Busini III e Muzzioli portano a quattro i punti per la loro squadra senza che il Napoli riesca a segnare.

Bologna balle Napoli: 4 a 0. 
(Andata: Bologna 5-1). 

NAPOLI; 17. Gli ottimismi un po' azzardati della vigilia hanno prodotto sui campo la più grande delusione. La giornata primaverile e il valore altissimo e notorio della squadra ospite avevano richiamato all'Ilva tutta una grande folla di appassionati. Folla immensa, entusiasta e che ha sfollato con tutta l'amarezza della delusione commentando lo svolgimento inatteso della partita. Inatteso non perché la vittoria fosse stata carpita; ma per il modo come la partita è stata condotta dagli azzurri concittadini. Non può infatti spiegarsi come una squadra che ha pure essa condotto numerosi e vivaci attacchi debba chiudere l'incontro con un così serio passivo. Tutto un cumulo di circostanze avrebbero essere considerate; ma per il campionato quello che conta è il risultato nella sua più semplice ed esplicativa espressione: il punteggio. Diremo subito però che tra le due squadre che erano oggi di fronte vi era tutta una classe di differenza. Classe che ha avuto il suo peso sullo svolgimento dell'incontro, risoltosi a favore nell'invitta squadra petroniana. Lo scarto dei goals però non è forse la esatta espressione della partita. Il Napoli ha attaccato con bella decisione, ma è stato pure abbastanza sfortunato: due penalty sbagliati, e quindi parati con facilità da Gianni; un paletto che salvava un sicuro goal di Sallustro, due fortunate, ma intempestive uscite del portiere bolognese che lasciavano la porta sguarnita: ecco quali sono state le azioni più favorevoli per gli azzurri: azioni che però non hanno fruttato. A queste disavventure aggiungete la nera giornata di Ramello e De Martino — vale a dire del blocco difensivo — la espulsione dal campo di Cassese e l'infortunio che rendeva nullo Buscaglia prima della fine del primo tempo, e vi renderete conto dall'esatta situazione degli azzurri in campo.

L'infortunio di Pozzi

Anche il Bologna ha però avuto Pozzi fuori campo al 35' di giuoco per una dura carica di Ramello, ma ha avuto nel blocco difensivo una diga meravigliosa, insormontabile, con Genovesi, Baldi, Gasperi e Gianni che nei momenti di rabbiosa offensiva napoletana, hanno saputo contenere con stile tutte le azioni, per quanto convulse, dell'attacco partenopeo. Ha diretto con energia Lenti, ma non sappiamo spiegarci perchè ha messo fuori campo cassese, mentre poi ha tollerato, pur tuttavia punendolo, il giuoco rude di qualche giocatore bolognese. Il gioco ha inizio con belle azioni napoletane e la partita assume subito un tono passionale, ma perderà presto un poco della sua bellezza per il gioco rude che man mano andranno assumendo le due squadre. Il Bologna è spesso colpito dai falli che Lenti non si lascia sfuggire. Il Napoli mantiene in prevalenza il gioco nell'area bolognese ma, caso strano, proprio durante questo periodo, al 10' una fuga Muzzioli libero, parche Ghisi è spostato al centro per aiutare Roggia, culmina in un preciso centro che Della Valle devìa di testa in goal. Azioni alterne, mantengono vivo il gioco. Sallustro con una bella azione personale saetta in porta, ma il paletto superiore respinge. Al 35' un corner contro il Napoli poi Pozzi, caricato. malamente da Ramello, deve abbandonare il campo. Nella ripresa il Napoli è ancora all'attacco. Fenili si scambia il posto con Buscaglia, perché contuso. Gianni deve salvare in corner un forte tiro di Sallustro. Poi uno scontro Della Valle Cassese fa mettere fuori il biondo puteolano. Al 9' un'irregolare carica di Gasperi Boscaglia provoca un penalty, che lo stesso Buscaglia tira nelle braccia di Gianni. Al 13' un'inspiegabile indecisione della difesa napoletana permette a Della Valle di segnare il secondo goal. Un secondo penalty a favore del Napoli, tirato da Innocenti, è parato bene da Gianni. Ormai la sfiducia pervade l'animo dei giocatori azzurri che giocano senza convinzione. Un goal di Busini, segnato senza che la difesa avesse tentato di resistere, ha finito col provocare il tracollo. Ne è venuto fuori cosi un altro goal di Muzzioli, segnato da pochi metri con un debole tiro che Valeriani non ha tentato di parare. Con un corner contro il Bologna la partita termina, mentre la folla già si è allontanata dal campo delusa e amareggiata. Calorose dimostrazioni di simpatia sono state tributate ai valorosi calciatori bolognesi. Bologna: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Genovesi, Baldi, Pitto; Pozzi, Della Valle, Schiavio, Busini Muzzioli. Napoli: Valeriani; De Martino, Ramello; Ghisi, Roggia, Cassese; Gariglio, Innocenti Il, Sallustro, Buscaglia, Fenili.

Napoli, 17 marzo 1929, Stadio Militare dell'Arenaccia
20ª giornata

Napoli - Bologna 0-4 (0-1)
NAPOLI: Valeriani; De Martino, Ramello; Ghisi II, Roggia, Cassese; Gariglio, Innocenti II, Sallustro, Buscaglia, Fenili.
BOLOGNA: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Genovesi, Baldi, Pitto; Pozzi, Della Valle, Schiavio, Busini III, Muzzioli.
Arbitro: Lenti di Genova
Reti: 10' e 58' Della Valle, 84' Busini III, 86' Muzzioli.

L'esordio in Nazionale di Alberto Pozzi: Italia - Svizzera 2-2 del 31 dicembre 1922, partita giocata al Motovelodromo di Bologna. 

Una vittoria perduta !

Il nuovo incontro di foot-ball tra Italia e Svizzera ci delude con una partita pari: due goals contro due - I giuocatori per vincere c'erano, ma non tutti erano in campo.
(Servizio speciale della  « Stampa »)

Bologna, 4 mattino,

Mentre s'infittivano i fischi del pubblico per la durata eccessiva della giostra della cortesia al centro del campo l'arbitro, sig. Retschury, austriaco, lanciava per aria una moneta compiendo il rito classico che precede l'inizio di ogni match, e la moneta ricadeva al suolo dando all'ltalia il privilegio di allineare colle spalle al sole Trivellini; Calligaris e De Vecchi; Barbieri, Baldi e Romano; Pozzi, Baloncieri, Moscardini, Cevenin III e Forlivesi. Ad essi la Svizzera contrapponeva Pulver; Haag e Bouvier; Fässler, Schmiedlin e Waldis; Martenet, Pache, Inaebnit, Abegglen II e Ramseyer.

La superiorità degli azzurri 


Inaebnit inizia la serie delle azioni alle 15,58. Sotto il primo urlo dei rosso-crociati le linee italiane ondeggiano un istante. Abegglen può cosi avanzare sino a che Calligaris non arriva ad impadronirsi del pallone ed a proIettarlo sino a Forlivesi che si scontra con Fässler. Baldi corre in suo aiuto, ma il suo intervento rude provoca un calcio di punizione a favore degli svizzeri: il tiro e teso lato da Ramseyer che fugge col pallone, ma la sua azione sfoga sulla linea di fondo. Cinque minuti dopo un'altra punizione colpisce gli Italiani: la palla è calciata in alio da Schmiedlin e raccolta da Pache è mandata qualche metro a lato della porta. La prevalenza è degli svizzeri e Martenet cerca di concretarla con un preciso passaggio al centro che chiama al lavoro De Vecchi, il capitano degli azzurri allontana la minaccia che incombe nuovamente poco dopo per opera di Pache e di Inaebnit, ma i due svizzeri piombano sul pallone nello stesso istante e lo calciano fuori, colpendosi a vicenda nell'azione rapidissima, sicchè gli italiani possono beneficiare della rimessa in giuoco per sferrare il loro primo attacco di cui si incarica Pozzi. Il bolognese conduce il giuoco sino all'altezza dell'area di rigore svizzera; poi passa al centro, dove Bouvier vigila ed allontana, ma Pozzi riprende ed allunga la palla a Forlivesi che è bloccato da Haag. Gli svizzeri hanno ancora una puntata offensiva su calcio di punizione, ma Calligaris riesce a rimandare, e la palla spazia di nuovo sulla area svizzera. Al 9.o minuto, dopo che Cevenini ha giuocato tre avversari, Pozzi provoca con un tiro violento un'uscita di Pulver, il quale colpisce magnificamente col pugno il pallone che ricade però davanti la rete, creando una mischia pericolosissima che ci mozza il respiro per qualche secondo, sino a che Schmiedlin giunge in aiuto di Pulver, che è premuto dai nostri, ed allontana il pallone.

I due goals italiani

Un minuto dopo gli svizzeri passano al contrattacco ed ottengono un corner. Il tiro però è infruttuso e Pozzi raccolto il pallone fugge verso la porla svizzera. Cevenini che sta per usufruire di un traversone dell'ala destra è contrastato da Haag, il quale nella foga di liberare, tocca il pallone colla mano a pochi centimetri dall'area di rigore. Il calcio di punizione concesso dall'arbitro viene tirato dal bollente giuocatore dell'Internazionale. La palla proiettata con forza verso la porta viene toccata da Pulver in modo difettoso, tanto che essa gli sfugge di mano e va a scuotere la rete. Siamo al 10.o minuto ed il primo goal italiano è segnato. Il pubblico scatta in piedi ed applaude fragorosamente. Sferzati dallo smacco gli svizzeri ripassano all'attacco ed usufruiscono di un nuovo corner che dà occasione a Ramseyer di eseguire un tiro potentissimo che finisce sopra la sbarra traversale. Il giuoco è mobilissimo per merito degli italiani che se devono cedere alla controffensiva avversaria contro la quale il centro half non si oppone, approfittano di tutti gli errori degli svizzeri per rovesciare azioni nella loro area di rigore e dare modo cosi al 12.o minuto a Pozzi di tirare di nuovo in porta senza per altro impegnare Pulver, perché la palla finisce a lato. Al 14.o minuto Forlivesi si lascia cogliere dall'arbitro in posizione di fuori giuoco e poco dopo un fallo di Cevenini consente agli svizzeri di liberarsi dalla pressione italiana. Al 18.o minuto Bouvier, premuto da Baloncieri, è costretto a liberarsi in corner ma il tiro susseguente riesce infruttuoso. I campioni azzurri insistono nell'attacco ed al 20.o minuto Forlivesi è ancora fermato per fuori giuoco. Al 21.o un fallo di Cevenini frutta un calcio di punizione contro gli italiani che fa spostare l'azione sotto la rete di Trivellini, ma Abegglen calcia fuori. Al 24.o dopo una discesa bene intessuta tra Cevenini, Moscardini e Pozzi, quest'ultimo manca da dieci metri una buona occasione per segnare. Al 26.o minuto Martenet, dall'estrema linea di fondo, con uno splendido traversone piazzato in piena velocità, veniva a sfiorare il palo superiore della porta italiana. Poco dopo è Ramseyer che costringe Trivellini a bloccare un tiro da 13 metri. Seguono altri minuti di fasi alterne che fanno stazionare il giuoco a metà campo. Al 30.o minuto gli svizzeri conducono una pericolosa azione offensiva e Ramseyer con un traversone provoca una serrata mischia davanti alla rete degli azzurri: il pallone viene disputato e calciato tra una selva di gambe, poi è raccolto da Waldis che da 5 metri calcia a lato. La rimessa in giuoco consente al quintetto di attacco azzurro di condurre una ben combinala irruzione che culmina con una cannonata di Cevenini da venti metri. La violenza del tiro trova impreparato Pulver, il quale non può fare altro che raccogliere il ball nell'angolo sinistro della rete. E' il secondo goal: Cevenini è abbracciato dai compagni, mentre il pubblico si abbandona ad una clamorosa dimostrazione di giubilo. Rimessa al centro la palla gli atleti rossi cercano la via del goal e Pozzi in uno scontro con un avversario è a terra ma si rialza presto riprendendo il suo posto. Quindi nuova azione italiana che termina con un tiro di Moscardini. Pulver salva in corner, che è seguito immediatamente da un altro corner, entrambi infruttuosi. In un contrattacco elvetico l'arbitro arresta il giuoco per un fallo di Cevenini, il quale si fa anche ammonire per un gesto di disapprovazione. Il calcio di punizione non ha esito, ma la minaccia dei rossi persiste ed ai 41.o minuto Pache piazza un ottimo tiro che esce per poco a lato della porta. Al 43.o .minuto calcio libero contro l'Italia. Lo tira Ramseyer, Inaebnit raccoglie con la testa e da una diecina di metri manda il pallone a sfiorare la sbarra traversale. Indi la fine del primo tempo è fischiata senza che le sorti si mutino.

La riscossa svizzera

La ripresa è iniziata alle 16,2. I primi a correre all'attacco sono gli svizzeri, ma la loro azione è infranta da De Vecchi rimanda agli avanti, i quali alla loro volta conducono l'offensiva culminante in un bel tiro di Forlivesi che termina che sfiora il palo sinistro. Al 3.o minuto un calcio di punizione contro gli svizzeri impegna Pulver; quindi una nuova discesa in linea degli azzurri è fermata per fuori giuoco. I campioni elvetici sembrano però decisi a segnare, e trascorsi i primi minuti impongono il loro giuoco fatto di rapidi passaggi e velocissimi spostamenti. In una discesa dei loro è primo Martenet che da lontano impegna Trivellini, poi al 6.o minuto per un fallo di Romano gli svizzeri fruiscono di un calcio di punizione che ha per effetto di creare una pericolosa mischia dinanzi alla porta italiana. L'insidia è però sventata da De Vecchi che rimanda a Forlivesi. Questi fugge col pallone e piazza un ottimo cross che Pozzi raccoglie tirando sopra il palo superiore. Al 10.o minuto l'Italia fruisce di un calcio libero infruttuoso, seguito poco dopo da un altro. All'11.o minuto un tiro di Moscardini esce al lato sinistro della rete di Pulver. Quando il pallone è ricollocato in campo viene raccolto da Ramseyer il quale supera in velocità Barbieri e giunge sino a dieci metri dalla porta italiana che infila con un potentissimo tiro, senza che Trivellini possa nemmeno tentare la parata. Gli svizzeri ottengono così il primo punto. L'avvicinarsi dell'avversario sprona gli atleti azzurri, che appena rimessa la palla al centro sferrano tre o quattro successive discese pericolose che fruttano ancora un corner infruttuoso. Il giuoco si fa ad un tratto elettrizzante: tutta la squadra azzurra è ora protesa all'attacco ed impegna gli avversari in una difesa affannosa. Numerose e rapide azioni successive spiegano gli svizzeri tu difesa, dove eccellono in special modo Fässler e Schmiedlin. In una di queste azioni Pozzi, giunto a 10 metri dalla porta avversaria col pallone, è trattenuto da Haag con un amplesso indesiderato. L'arbitro non vede ed il pubblico protesta e fischia al suo indirizzo. Al 21.o minuto un calcio di punizione a favore degli azzurri provoca una serrata azione sotto la porta di Pulver che deve arrestare un tiro di Cevenini. Quindi gli svizzeri si liberano dall'incombente minaccia e riprendono il sopravvento.

Il pareggio

E' Martenet che impegna Trivellini. Al 26.o minuto la squadra italiana fruisce di un calcio di punizione. E' Cevenini che lo tira da 25 metri, ma il pallone saettato fortissimo passa appena a lato della porta. Nuova prevalenza elvetica ed al 32.o minuto nuovo calcio di punizione a favore degli azzurri. E' ancora Cevenini che tira ed impegna Pulver, il quale deve salvare in corner, Lo tira Pozzi, il pallone spiovente cade a pochi metri dalla rete elvetica. Haag, pressato dagli avversari, lo manda a Pulver che si salva a stento da una criticissima situazione. Velocissime, discese degli avversari impegnano ora a più riprese Calligaris e De Vecchi. Al 26.o ed al 27.o minuto Trivellini deve bloccare due palloni pericolosi. La minaccia dei rossi persiste e si svolge in parecchie consecutive discese. Al 40.o minuto un ennesimo attacco elevetico frutta il goal del pareggio. La mezza ala sinistra, giunta a venti metri dalla porta italiana, approfitta di un attimo di incertezza di Calligaris per piazzare un ottimo tiro. II pallone sfila rasente terra, verso il lato destro della rete, mentre Trivellini dalla parte opposta vista l'inutilità non tenta nemmeno la parata ed il pareggio e ottenuto. Il pubblico che vede sfuggire la vittoria 'lei propri beniamini rimane sorpreso e muto. Gli ultimi minuti vedono gli atleti azzurri buttati all'attacco, alla ricerca affannosa della via del goal mentre il pubblico li incita con grandi gridi. Ma gli svizzeri, negli ultimi istanti ripiegano in difesa e spezzano inesorabilmente tutte le azioni avversarie, cosicché la fine presto fischiata lascia le due squadre alla pari.

Perché non abbiamo vinto

La decisione della Federazione italiana di scegliere la citta emiliana per farvi disputare il primo incontro internazionale dell'annata è apparsa lodevolissima, mentre non e stata altrettanto felice l'innovazione pensata dalla Commissione tecnica di affidare il ruolo di centro half ad uno dei più signorili giuocatori bolognesi, il Baldi. Il Baldi meritava di vestire la maglia azzurra perché più volte nel corso di partite di campionato ha dimostrato di essere di pari valore, se non superiore ai centro half visto l'anno scorso. Ieri però è mancato completamente all'attesa quando più forte premeva la minaccia svizzera nel secondo tempo, insomma, quando le deficienze della sua azione sono apparse nettamente, perché nessun aiuto gli potevano dare i suoi compagni di linea. Essi erano stessati dal lavoro intenso durato tutto il primo tempo per fronteggiare le azioni velocissime di Martenet e di Ramseyer, e costretti dagli stessi giuocatori a poggiare l'opera loro scarsa di tecnica, ma di una rude continuila, provocata dalla rabbia e dal dolore, verso le linee laterali del campo, senza nessuna possibilità di spostare al centro per bloccare il trio Pache-Inaebnit-Abegglen 2.o, che aumentava in potenza man mano che scoccavano i minuti. Sino a che la nostra prima linea ha giuocato con ordine, coi cinque uomini al loro posto, liberi nel pensare il piano di attacco e pronti a svolgerlo senza esitazione alcuna, il Baldi ha potuto tentare di reagire contro l'emozione che gli martellava il cuore e gli anchilosava il corpo, vagando da un lato all'altro del campo, non per spiegare le azioni come ad un centro sostegno si conviene, ma per fermare tutti i palloni che anche per isbaglio gli pervenissero. Così in tutti i primi 45 minuti di giuoco si è potuto rimediare con l'azione generosa di Barbieri e di Romano all'assenza del perno della squadra, e cioè il capo della seconda linea, cresciuto alla scuola di Milano 2.o e di Fossati, sicuro della palla, pronto nell'intercettare i passaggi, duro abbastanza da resistere all'impeto travolgente dei forwards avversari, ma non mai violento nello spezzare di forza le combinazioni, tuttavia un giuocatore in cui si assommino le migliori qualità dei più forti componenti della squadra e che serri in pugno tutte le volontà e le possibilità dei suoi compagni per poter imprimere loro lo slancio quando bisogna serrarli a ridosso del proprio goal e poterne capeggiare l'offensiva per imporre il goal, l'unica cosa che conti nei riguardi del pubblico e degli avversari. Ma Barbieri e Romano non potevano accoppiare alla loro volontà una forza fisica tale che permettesse loro di durare in un lavoro accanito per molto tempo come schiavi legati alla catena, e quando Romano ha ceduto di schianto nella ripresa e quando Barbieri ha dovuto accontentarsi di tenere il meglio possibile il suo posto, il bisogno inderogabile di avere un centro half di alta classe ed in grande forma si è fatto terribilmente sentire, perche nessuno poteva sopperire a questa deficienza. La prima linea italiana agiva male, accentuandosi tutti i difetti riscontrati, partita per partita, nei singoli giocatori: Forlivesi si liberava volentieri della palla quando Fässler l'obbligava a giocare, fidando non solo sulla sua velocità ma sulla abilità di superare con l'astuzia l'half postogli di contro. Cevenini era portato dal suo carattere e dalla sua generosità a correre per il campo alle spalle dei compagni di linea per impadronirsi del pallone e rinviarlo nel settore svizzero, Moscardini non si preoccupava di legare il gioco al duo Baloncieri-Pozzi o a quello inesistente in pratica) della coppia Cevenini-Forlivesi, e si appostava nei pressi dell'estrema difesa elvetica pronto a utilizzare le così dette « palle morte » che gli pervenissero e fu la spada di Damocle sospesa sul capo di Pulver. Baloncieri si dimostrò notevolmente impreciso nel tiro in goal e Pozzi non riusciva a compensare lo svantaggio tutte le volte che tentava o dall'ala o spostandosi all'interno di sorprendere Pulver, perchè o Waldis o Bouvier glielo impedivano, o si dimostrava non inferiore all'inside alessandrino nel mandare la palla alta sulla rete. Quando insomma bisognava valorizzare le puntate offensive nostre e vibrare la minaccia fra costa e costa, senza pietà e senza titubanza, il quintetto attaccante italiano si dimostrava impari al suo compito di scavalcare il trio Fässler-Schmiedlin-Waldis e di piombare minaccioso nell'area di rigore degli svizzeri. Solo la difesa nostra teneva e bene. Se Trivellini non ha potuto imporsi all'ammirazione del pubblico per una azione continua che i suoi terzini non hanno permesso, le poche volte in cui è stato impegnato si dimostrò guardiano della rete sicuro e calmo. Prova fulgida del suo valore ha dato al  30.o minuto del primo tempo quando è uscito incontro al quintetto attaccante svizzero ed ha bloccato la palla buttandosi fra le gambe di Abegglen. L'insidioso attaccante svizzero gliela riprese e la passò a Inaebnit il quale non ha potuto approfittarne per l'imprecisione del tiro contro la porta vuota che Trivellini aveva già salvato e che non era pronto a nuovamente salvare tanto è stata rapida l'azione degli avversari. De Vecchi non sfigurava, ma Calligaris si imponeva nettamente con un gioco di entrate veloci e di rimandi potenti spazzando con l'accanimento dei mastini, si che a ragione la sua azione, nel crollo delle linee italiane appariva quella del legittimo erede del « figlio di Dio ». Contro una squadra che cedeva per insufficienza dei giocatori messi a sostegno delle posizioni più difficili gli svizzeri hanno ritorto l'offesa subita nel primo tempo con una tenacia da montanari e una continuità impressionante. Miglioratissima l'estrema difesa per l'unione maggiore di Haag e di Bouvier, Pulver una sola bella azione ha compiuto quando è uscito ed ha coperto il pallone col suo corpo a pochi passi da Moscardini facendo arrestare la partita, per gioco pericoloso. Sempre pari a se stessa la linea mediana. Smagliante l'azione degli avanti per la precisione del passaggio e la velocità dell'attacco. Gli svizzeri hanno tenuto il comando del gioco per tutta la ripresa ed a ragione lo svecchiamento dei loro quadri voluto dai loro dirigenti e da qualcuno dei migliori giocatori della vecchia guardia, ha servito ai rosso crociati per isveltire la loro azione al contrario degli italiani che erano più lenti del solito), ed il pareggio che essi hanno conquistato negli ultimi minuti è dovute al loro valore innegabile ed alla fede in se stessi che non hanno perduto mai. E il gesto di Fehlmann che non è partito da Berna perché già carico di anni e di gloria, ha avuto ieri a Bologna la sua consacrazione perché l'anziano capitano degli svizzeri ha saputo a tempo stracciare la pagina degli antichi annali e farne una fiaccola che ha consegnato a Schmiedlin perché con essa illumini l'avvenire del foot-ball del suo paese.

Dopo la vana partita

Eravamo raccolti in un ampio salone del Resto del Carlino, il quale ha voluto inchinare l'omaggio di lutti i suoi redattori ai componenti delle due squadre, ai dirigenti delle Federazioni italiana e svizzera ed ai giornalisti convenuti in grande numero a Bologna per assistere al primo match internazionale dell'annata. All'esuberanza giovanile dei meno anziani nazionali nostri faceva riscontro la pensosa attitudine di De Vecchi e la freddezza glaciale dell'arbitro Retschury e del capitano svizzero Schmiedlin, i quali si intrattenevano coi vicini sulle vicende della partita.

Le impressioni dell'arbitro


Abbiamo potuto raccogliere le loro impressioni, non senza fatica, perchè li tratteneva il timore che le loro parole potessero apparire dettate da un senso d'acredine da cui il loro pensiero rifuggiva. Complessivamente tutti erano d'accordo nell'ammettere la superiorità schiacciante italiana nel primo tempo, tanto che — aggiungeva l'arbitro — « dopo i due a zero dei primi 45 minuti di giuoco, non ho mai pensato ai risultato odierno. Gli italiani — egli ha continuato — avevano giuocato la prima ripresa molto bene. Erano sempre pronti a colpire il pallone. La squadra svizzera opponeva ad una maggiore decisione italiana, un disordine notevole, specialmente da parte degli avanti che giuocavano senza unità e lasciavano intuire facilmente agli avversari io sviluppo delle loro azioni. La grande sorpresa è avvenuta nel secondo tempo nel quale la squadra svizzera ha dimostrato di essere molto bene allenata, mentre gli italiani che avevano lavorato senza freno nei primi 45 mimiti erano rimasti vittime della loro esuberanza e del loro lavoro iniziale. Gli svizzeri si sono accorti di questa debolezza e sono riusciti con molto coraggio a pareggiare ». — Secondo lei chi è il migliore uomo in campo ? — Il migliore, senza dubbio, è stalo uno dei vostri terzini, il più giovane, Calligaris, che io non esito a qualificare come il migliore giuocatore dell'Europa meridionale. E' molto preciso nel battere la palla, ma ha un difetto, comune a molti giovani, di non preoccuparsi molto di sapere dove il pallone vada a finire. Sotto questo punto il vista il suo compagno di linea gli era leggermente superiore. Ma in complesso tutti e quattro i terzini hanno peccato oggi nello stesso modo. Dopo Calligaris, dei vostri mi hanno impressionato favorevolmente l'half sinistro nel primo tempo e la mezz'ala sinistra in tutta la partita, quest'ultima specialmente. E i goals che voi avete segnato sono dovuti non solo alla superiorità reale di attacco, ma anche a due felici intuizioni del vostro inside, il quale ha sorpreso, non solo il portiere svizzero — cosa non molto diffìcile — ma tutta la difesa degli svizzeri. Degli svizzeri invece mi sono piaciuti i tre halves ed in genere gli avanti e più di tutti l'ala destra, il più signorile dei giuocatori elvetici.

I giudizi del capitano svizzero

Mentre l'arbitro parlava, il capitano svizzero faceva segni di assenso ed alla nostra richiesta delle sue impressioni egli ci disse di non potere che completare quelle che ci aveva esposte Retschury per quanto riguardava la sua squadra. Egli ha detto che Fehlmann non ha voluto partire dalla sua città allegando la sua età avanzata. Egli dichiarò che voleva lasciare il posto ai giovani ed ha aggiunto che sarebbe stato felice di chiudere la sua carriera di internazionale col match Svizzera-Olanda dell'anno scorso, senza più essere costretto a vestire la maglia rosso-crociata. L'assenza di Fehlmann ci ha obbligato a spostare Fässler a destra della seconda linea, perchè il mediano che prima occupava il suo posto poteva giuocare soltanto quando avesse avuto dietro di sè un uomo che gli desse l'affidamento che gli poteva dare Fehlmann. Mettemmo Bouvier a sinistra e gli demmo come compagno Haag, il quale giuocava per la prima volta insieme agli altri componenti della squadra. Nel primo tempo, mentre gli italiani erano molto più svelti di noi, non potevamo opporre loro che parte dei nostri giuocatori, perché Haag e Fässler non si capivano e perché vi era molta discordanza nel duo Bouvier-Haag. Nel primo tempo poi il centro avanti ci ha fatto rimpiangere Leiber, perchè era sempre troppo indietro e non riusciva perciò a legare il giuoco del suo compagno di destra con quello del suo compagno di sinistra. Riguardo agli altri non ho nulla da dire. Vorrei fare solo un rilievo: Pulver, il quale ha manifestato oggi una debolezza impressionabile nel parare i palloni rasi a terra mentre prendeva bene quelli che gli giungevano alti. Egli poteva parare il primo goal e con un po' più di prontezza avrebbe potuto salvare in corner il secondo se non fosse stato sorpreso dalla velocità dell'azione della vostra mezza ala sinistra. Abbiamo potuto pareggiare nel secondo tempo perché abbiamo giuocato con maggiore coraggio di voi, ma dobbiamo riconoscere lealmente che tra voi vi erano degli uomini che più che una forza erano una debolezza per la squadra.

La severa critica di De Vecchi

A questo punto abbiamo voluto sentire le impressioni di De Vecchi, che non senza qualche esitazione acconsentì ad aderire alle nostre richieste. — Alla nostra squadra è mancato il centro half, ma vi sono delle spiegazioni a proposilo di Baldi, il quale è un giovane che ha dinanzi a sé un grande avvenire e che merita molte attenuanti. La Commissione tecnica ha voluto provarlo a Bologna fidandosi dell'appoggio morale che gli avrebbero dato i suoi concittadini nell'applaudirlo, ma questo per me è stato un errore. Quando si vuole provare un giocatore in un match internazionale bisogna provarlo fuori di casa, e Baldi non era adatto a giuocare il suo primo match in nazionale a Bologna davanti  un pubblico impressionante e suggestivo. Ritengo che se Baldi invece di vestire la maglia azzurra nella sua città, avesse giocato fuori del suo centro e, meglio ancora, se fosse stato nella squadra italiana che deve recarsi a Praga od a Vienna, non si sarebbe preoccupato di mantenersi all'altezza della fama quando giocava col Bologna ed avrebbe agito con più calma e molto diversamente. Un solo appunto gli si può muovere: di essere molto più lento di Burlando che oggi avrebbe tenuto il posto meglio di lui. Ad ogni modo Baldi è un giuocatore bravo che non meritava di essere mandato allo sbaraglio come è stato oggi mandato.

L'ala bolognese Pozzi


— E la nostra prima linea che impressione le ha fatto? — La nostra prima linea ha giuocato male nel secondo tempo quando non ha dato quasi nulla. Io credo debba essere rifatta. A destra, per esempio, l'ala bolognese Pozzi ha lavorato con coscienza e volontà, ma non lo credo ancora all'altezza di sostenere un match internazionale. Forse bisognerebbe spostarlo a sinistra perchè possa rendere quanto promette. Di Moscardini non posso dire niente, perché non l'ho visto quasi mai emergere in un'azione. Veramente, il posto che egli occupa è uno dei più diltlcili, però non bisogna mai dimenticare che ha al fianco Cevenini III, un giuocatore di grande classe, ma che non mi convince molto. Moscardini doveva legare il giuoco dalla parte destra dell'attacco con quello della sinistra, ma non poteva legarlo il più delle volte perché a sinistra sovente gli mancava il guiocatore con cui doveva legarlo. Non dobbiamo mai dimenticare che Cevenini ha la tendenza di lasciare il proprio posto più che non si creda, disordinando il lavoro della prima linea, perchè tra Moscardini e Forlivesi vi era tale spazio da permettere agli svizzeri di agire come meglio volessero e disordinando la parte destra della squadra che si trovava improvvisamente con un altro uomo sul quale non aveva contato e che più che di aiuto riusciva di danno. Forlivesi non è stato all'altezza del Forlivesi che abbiamo conosciuto nel Belgio ed in Olanda, ma si e saputo salvare più di una volta, da vecchia volpe qual è. Di Trivellini non posso dire molto, perché è stato poco impegnato. Romano ha giuocato un primo tempo veloce nel quale si è esaurito anche perchè aveva di contro un'ala che mi è piaciuta molto, sia per la continuità dell'azione, sia per l'astuzia con cui portava i palloni sino sono la nostra porta.  — Queste le sue impressioni sulla squadra italiana. E sulla squadra svizzera che cosa può dirci ? —  Magnifica. Ha una prima linea poderosa che dà da pensare ad ogni difesa. Non mi è piaciuta l'estrema difesa. Degli altri giuocatori ritengo sia buono il centro half che è andato molto bene, quantunque abbia calato un poco nella rimesa. Complessivamente i tre halves mi piacciono. — Alcuni spettatori che erano dietro la porta di Trivellini ci hanno detto che il secondo goal è stato favorito da uno sbaglio della difesa italiana. E' vero? -— Lealmente devo confessare di sì e devo aggiungere che lo sbaglio involontario è stato mio. Inaebnit aveva superato Baldi che non è esistito in campo nel secondo tempo. Io correvo a lato dello svizzero per cercare di fermarlo e sono riuscito anzi a sopravanzarlo nel momento stesso in cui lo svizzero tirava. Il mio piede in corsa ha battuto contro il pallone e lo ha deviato. Perciò Trivellini che era già piazzato per parare il pallone non si è potuto spostare per porre un riparo al mio errore involontario.

“ Ci è mancato il centro half ! „

Per completare la nostra inchiesta abbiamo anche voluto sentire le impressioni di Rangone, il quale ci ha detto nettamente: — Avevamo posta la nostra fiducia in alcuni e la fiducia è venuta meno, specialmente da parte di Baldi che ci è venuto a mancare sia come giuocatore che come uomo: come giuocatore perché e stato di una lentezza eccessiva come non l'ho mai visto, e come uomo perché è stato paralizzato dall'emozione. Si trovava per di più a giuocare contro una squadra svizzera molto più forte di quelle che abbiamo incontrato sinora, una squadra di cui il giuoco della prima linea si è sveltito molto, sicché la nostra, già poco allenata, è crollata nel secondo tempo, eccettuato Calligaris e Cevenini III, il quale ultimo col suo giuoco disordinato ha finito per porre in serio imbarazzo anche i compagni di linea. Complessivamente ritengo che questa squadra più allenata e tenendo fede al giuoco tradizionale italiano possa opporsi con successo alla squadra tedesca. Nel primo tembo degli svizzeri mi sono piaciuti Abegglen e Bouvier, il quale però ha avuto possibilità di giuocare troppo libero. Schmiedlin è stato ottimo nel primo tempo ed è calato un poco nel secondo. Le ali erano molto forti ed il crollo della nostra seconda linea, specialmente al centro ed a sinistra perchè Barbieri ha tenuto abbastanza bene il suo posto, è stato provocato appunto dalla velocità dei giuocatori della Svizzera francese, specialmente alle due ali.

Stagione
Squadra
Campionato
Coppe naz.
Coppe euro.
Altre coppe
Totale
Com
Pres
Reti
Com
Pres
Reti
Com
Pres
Reti
Com
Pres
Reti
Pres
Reti
1920-1921
Bologna
1C
17
3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
17
3
1921-1922
Bologna
1C
22
2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
22
2
1922-1923
Bologna
1D
21
8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
21
8
1923-1924
Bologna
1D
23
6
-
-
-
-
-
-
-
-
-
23
6
1924-1925
Bologna
1D
27
8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
27
8
1925-1926
Bologna
1D
  23
8
-
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-
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23
8
1926-1927
Bologna
DN
26
3
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-
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26
3
1927-1928
Bologna
DN
28
2
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28
2
1928-1929
Bologna
DN
16
6
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16
6


203
46


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203
46
Legenda:
1C – 1ª Categoria (massima serie).
1D – 1ª Divisione (massima serie).
DN – Divisione Nazionale (massima serie).

Alberto Pozzi (Bologna, 21 novembre 1902 – Bologna, 1966). 203 presenze nel Bologna tra 1C / 1D / DN e 46 reti; dall'esordio, 31 ottobre 1920 (Bologna – Virtus G.S. Bolognese 2-1), al ritiro, 7 luglio 1929. Per nove stagioni superba ala del Bologna, prima a sinistra, poi, con l'arrivo di Muzzioli dalla Virtus, spostato a destra, dove si disimpegnava con identica abilità. Con i rossoblù ha vinto 2 scudetti (1924-25; 1928-29). In Nazionale 3 presenze e 0 reti.