"Scarpantibus", "avanzo di balera". A Bruno Pace piaceva prendersi non troppo sul serio. Imputava la sua cronica idiosincrasia verso il gol al suo piede n. 44, che lui giudicava troppo grande per essere da bomber di razza. Ma era un ottimo giocatore dotato di buona tecnica, estroso e imprevedibile. I più attempati se lo ricorderanno autentico trascinatore in Coppa Uefa, al Parc Astrid di Bruxelles, campo dell'Anderlecht, dal quale i rosso-blu uscirono vincitori per 0-2, vendicando la monetina del Camp Nou nel 1964. Studi classici e universitari ma personaggio scanzonato e naif, corresse nella notte una scritta su un muro di Bologna che nei '60/'70 era comune: a 'Pace in Vietnam' aggiunse sotto 'Anche Pascutti!'. Tornò poi al Bologna da allenatore, negli anni bui della serie B, lasciando comunque un buon ricordo. Fu uno dei pochi che riuscì a entrare in sintonia con 'crazy horse' Domenico Marocchino, nel quale forse rivedeva un po' se stesso da giocatore. Ciao Bruno.
giovedì 8 febbraio 2018
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