domenica 7 marzo 2010

Il Bologna e l'Austria Vienna di Matthias Sindelar


Il Bologna e l'Austria Vienna di Matthias Sindelar si incontrarono per la prima volta in un lontano pomeriggio di gennaio del 1925, precisamente il giorno 6, periodo della stagione che a quei tempi era riservato alle prestigiose amichevoli contro le squadre danubiane, all'epoca tra le migliori del vecchio continente. Nella stagione 1924-25 l'Austria Wien non aveva ancora cambiato denominazione sociale: a Vienna era conosciuta da tutti i tifosi con il nome di 'Wiener Amateur Sportvereine' (WAS), o più semplicemente 'Amateure', e Sindelar ne fu dagli esordi l'indiscutibile alfiere. Negli anni a seguire i rosso-blu guidati da Schiavio incontrarono altre volte sul proprio cammino il grande Sindelar e la sua Austria: nel 1935-36 e nel 1936-37, sempre in Coppa Europa, venendo eliminati in entrambe le occasioni con Sindelar grande mattatore. L'Austria Vienna fu la bestia nera di quel Bologna protagonista in Europa e per due volte vincitore della Coppa: solamente in due occasioni, con Sindelar in campo, riuscì ai rosso-blu di sconfiggere la squadra viennese: nel 1925 allo Sterlino, quando il Bologna si impose per 4-2, con reti per le 'violette' di Alfred Schaffer e del giovane Sindelar; mentre nel 1936, in Coppa Europa, vittoria bolognese al Littoriale per 2-1, con reti di Maini e Schiavio e gol della bandiera viennese di Viertl. Al Prater di Vienna invece non ci fu nulla da fare: 4-0 nel 1936, con Sindelar sugli scudi e autore di una rete, e addirittura un 5-1 nel 1937, con ancora Sindelar a segno e gol della bandiera bolognese di Angelo Schiavio, l'altro campionissimo del confronto e amico di 'papierene'. Matthias Sindelar nacque a Kozlov il 10 febbraio 1903, un piccolo paese della Moravia (nell'attuale Repubblica Ceca) che a quei tempi faceva parte di quell'immenso calderone di etnie che era l'Impero austro-ungarico. La famiglia Sindelar si trasferì a Vienna nel 1905 e Matthias crebbe nel popolarissimo quartiere di Favoriten, il 10° distretto della capitale austriaca a forte connotazione operaia, ricco di fabbriche e sovrappopolato da una forte immigrazione proveniente soprattutto da Moravia, Boemia e Ungheria (si calcola che più di 300mila immigrati si stabilirono ad inizio Novecento al Favoriten). Nelle strade polverose e sassose del Favoriten, il giovanissimo Matthias si distinse tra i suoi coetanei mettendo in luce un'innata classe nel gioco del football: ben presto la fama della sua maestria nell'arte della finta e del dribbling si diffuse in tutto il quartiere. Ma nell'agosto del 1917 la famiglia Sindelar subì un durissimo colpo: il padre di Matthias, Jan Šindelář, che di mestiere faceva il muratore, arruolato nell'esercito austro-ungarico (K.k. Landsturm Infanterieregiment, 1. reggimento, 7. feldcompagnie) cadde sull'Isonzo durante la Grande Guerra.

Gli esordi nell'Herta


I Sindelar, dopo la drammatica perdita del capofamiglia Jan, si ritrovarono ben presto in gravi ristrettezze economiche. La madre Marie, lavandaia, a stento riusciva a far quadrare i conti di casa, tanto che il 14enne Matthias dovette cercarsi un lavoro per aiutare la madre e le sue tre sorelle. Trovò impiego presso una piccola officina meccanica e tra una chiave inglese, bulloni da stringere e ruote da riparare, riusciva a ritagliarsi il tempo per praticare il football, la sua grande passione. Nel 1918 il suo innato talento non passò inosservato: notato da Karl Weimann, un insegnante di professione, entrò nelle giovanili del club del suo quartiere, l'Herta ASV di Vienna, piccola squadra locale il cui stadio era praticamente ubicato nella via dove abitavano i Sindelar, in Quellenstraße n. 75. "Motzl", come era soprannominato da bambino, spopolò letteralmente tra i ragazzi dell'Herta e a 18 anni esordì nella massima serie. Fu a quei tempi che per il suo modo di giocare, per la sua figura esile, leggera, quasi eterea e dall'improvviso scatto felino, venne da tutti soprannominato "der papierene", o 'cartavelina', come fu ribattezzato in seguito in Italia. Ormai leader indiscusso dell'Herta, nel 1923 un episodio sfortunato mise a repentaglio la carriera del fuoriclasse austriaco: dopo una rovinosa caduta in piscina, si fece male seriamente al ginocchio destro. La diagnosi fu impietosa: rottura del menisco, infortunio che a quei tempi poteva significare la fine della carriera per un calciatore. Un famoso medico austriaco, il Dr. Hans Spitzy, intervenne chirurgicamente sul ginocchio di Sindelar e Matthias poté così tornare in azione in perfette condizioni. Di quell'infortunio conservò la paura che il ginocchio potesse nuovamente cedere, o di farsi male nella zona operata: ecco allora la famosa ginocchiera elastica sul ginocchio che l'accompagnerà per tutta la sua carriera. Nel 1924 una grave crisi finanziaria colpì l'Herta Vienna: la società, per coprire i debiti, dovette prendere in considerazione di vendere alcuni elementi della rosa, Sindelar compreso. Fu in quel periodo che il giovane Matthias pensò seriamente di trasferirsi in Italia, precisamente a Trieste. Ma arrivò per prima l'offerta del Wiener Amateure e in estate 'Sindi' si trasferì alle 'violette', squadra che si era appena laureata campione d'Austria. Sindelar divenne da subito uno degli idoli della tifoseria: il suo stile di gioco incendiò le folle viennesi con prodezze di altissima caratura tecnica. A turno, accanto a lui, evoluirono altri mostri sacri del calcio austriaco e ungherese: da Alfred Schaffer, magiaro di Pozsony – l'attuale Bratislava –, formidabile attaccante cresciuto tra le file del Tatabánya SC; a Gustav Wieser (per 3 volte capocannoniere del campionato austriaco, dal 1923-24 al 1925-26) e Viktor Hierländer, micidiale coppia offensiva dell'Amateure di quegli anni; per poi arrivare ai due fratelli Konrád, Jenő e Kálmán, ungheresi anch'essi, due calciatori che ebbero un'enorme influenza sul giovane Sindelar.

Da Amateure a FK Austria

Il 1926 segnò una svolta decisiva nella storia della società viennese: il club passò al professionismo e venne rinominato da Wiener Amateur Sportverein a Fußballklub Austria Wien. Matthias Sindelar, già talento osannato nel Wiener Amateure, divenne la stella assoluta dell'Austria Vienna e una celebrità anche fuori dal campo di gioco: le aziende se lo contendevano per fargli reclamizzare i propri prodotti, ed ebbe anche un ruolo cinematografico nel film "Roxy und ihr Wunderteam" del 1938, dove rappresentò se stesso.  Con l'Austria Vienna vinse tutto quello che era possibile vincere, comprese due Coppe dell'Europa Centrale, trofeo nato nel 1927 proprio da un'idea di Hugo Meisl, che negli anni Venti e Trenta del XX secolo era la massima competizione per club a livello internazionale. Rimase sempre fedele alle "violette" viennesi, nonostante ricevesse continuamente offerte faraoniche per andare a giocare in altri club. L'Arsenal londinese, negli anni Trenta la squadra più forte d'Inghilterra, arrivò ad offrire fino a 40.000 sterline per portare il fuoriclasse austriaco ad Highbury. Gli inglesi erano rimasti incantati dalle sue prodezze contro la Nazionale dei tre leoni: nel 1932, allo Stamford Bridge, campo del Chelsea Fc, Sindelar dribblò l'intera difesa dei bianchi e realizzò un gol favoloso che portò la Nazionale austriaca a un soffio dalla vittoria in terra d'Albione – l'Austria venne sconfitta per 4-3 dall'Inghilterra, ma giocò così bene da meritare ampiamente il pareggio, se non addirittura la vittoria. Il rapporto tra Sindelar e la Nazionale non fu solo costellato da gioie e soddisfazioni: Hugo Meisl, dopo una sconfitta bruciante per 5-0 contro una selezione della Germania del Sud – partita nella quale Sindelar, su un campo completamente innevato perse parecchi palloni preferendo come suo solito giocare tecnicamente, con corti passaggi, invece di usare un metodo più essenziale –, a partire dal 1928 escluse 'cartavelina' dal Wunderteam per ben 14 partite. La goccia che fece traboccare il vaso fu la conversazione durante il viaggio di ritorno tra Sindelar e Fritz Gschweidl (finissimo attaccante del First Vienna, la spalla preferita di Matthias in Nazionale), durante la quale, alla precisa domanda di quest'ultimo sul motivo della sconfitta, Sindelar rispose come segue: "Fritz, sai perchè non abbiamo vinto? Perchè avremmo dovuto passarci ancora di più il pallone, mantenere ancora più il possesso palla, giocare maggiormente di fino...". Tuttavia la pressione di tifosi, giornalisti e addetti ai lavori su Meisl per reinserire Sindelar andò crescendo. Nel 1931, durante una disputa verbale con alcuni rappresentanti della stampa tenutasi al Wiener Ring-Café (zona Stubenring), Meisl finì per cedere ai giornalisti sportivi ai quali gettò un foglietto con la formazione da loro auspicata per l'imminente partita contro la Scozia, con scritte le seguenti parole: 'ecco il vostro "Schmiranskiteam".'

L'epopea del Wunderteam

Sindelar e Friedrich Gschweidl tornarono in squadra: Matthias Sindelar occupò la posizione di centravanti, Gschweidl mezzala destra, Anton 'Toni' Schall mezzala sinistra, Adolf 'Adi' Vogl ala sinistra e Karl Zischek ala destra. Questo fu l'attacco del leggendario Wunderteam di Hugo Meisl che demolì la Scozia a Vienna per 5-0. Dopo questa grande vittoria sui britannici, seguirono altre partite trionfali per il Wunderteam: 6-0 a Berlino contro la Germania, 5-0 nella rivincita giocata a Vienna (3 gol di Matthias), 8-1 alla Svizzera, 4-0 alla Francia, 2-1 all'Italia, 6-1 al Belgio, 4-3 alla Svezia, e la partita capolavoro giocata a Budapest contro l'Ungheria: finì 8-2 per gli austriaci con un Sindelar strepitoso autore di 2 reti. Poi la grande delusione del Mondiale 1934, con l'Austria sconfitta in semifinale dall'Italia di Meazza e Schiavio, non senza polemiche di parte austriaca per l'arbitraggio dello svedese Eklind. Se la rinuncia da parte dell'Austria al mondiale del 1930, l'eliminazione in quello del 1934, e il rifiuto di partecipare a quello del 1938 sotto altre insegne tolsero a Sindelar e al Wunderteam la consacrazione nella coppa Rimet, le soddisfazioni europee a livello di club non mancarono: l'Austria Vienna vinse due edizioni della Coppa dell'Europa Centrale, nel 1933 e nel 1936. Nel 1933 l'Austria si sbarazzò della Juventus in semifinale con un netto 3-0 a Vienna (Sindelar autore del primo gol). Durante la partita fu espulso Monti, dopo che quest'ultimo aveva tentato di brutalizzare l'odiato Sindelar con una delle sue durissime entrate in tackle.

Campione d'Europa 1933

L'epilogo dell'edizione della Coppa Europa del 1933 fu spettacolare: l'Austria Vienna, squadra fortissima e di gran classe, impose la propria forza pareggiando 1-1 nel match di ritorno a Torino e volò così in finale dove l'aspettava l'Ambrosiana-Inter di Meazza: Sindelar-Meazza si preannunciava come una sfida nella sfida tra i due "divi" calcistici dell'epoca. L'Austria fu sconfitta per 2-1 all'Arena di Milano, ma al ritorno Sindelar impose la propria legge: 3-1 per le 'violette' e tripletta di Matthias, con l'ultimo gol segnato proprio allo scadere quando l'Ambrosiana-Inter assaporava ormai lo spareggio. Nel 1936 altra vittoria in Coppa Europa e questa volta ne fece le spese il Bologna di Schiavio, eliminato dall'Austria al primo turno della competizione. In finale gli austriaci, dopo un pareggio per 0-0 al Prater di Vienna, si imposero in casa dello Sparta Praga per 0-1, con rete di Camilo Jerusalem, e la coppa prese la strada di Vienna. Sindelar era allo zenit della popolarità, nemmeno ai tempi della contrapposizione con Josef 'Pepi' Uridil, 'der tanke', il mitico centravanti 'carro armato' del Rapid Vienna, la sua stella aveva brillato tanto. Durante gli anni '20, nella cultura urbano-cosmopolita di Vienna, le celebri "kaffeehaus" divennero un punto di ritrovo non solo per l'élite culturale cittadina, ma anche per i tifosi e gli appassionati di football della capitale austriaca, all'epoca una città che esprimeva tanti club di altissimo livello, tutti con un forte radicamento territoriale al proprio quartiere e con un'identità molto differente tra loro: l'Hakoah, la squadra simbolo della comunità ebraica viennese, chiusa dai nazisti nel 1938, era ubicata nella zona del Prater; il First Vienna, il club più antico della capitale, giocava (e gioca ancora) a Döbling, all'Hohe Warte, il leggendario stadio viennese nel quale il Wunderteam faceva delirare le folle; il Rapid, squadra all'epoca a forte connotazione operaia, giocava ad Hütteldorf, nello storico stadio Pfarrwiese; il Wiener Amateur-Austria Vienna di Sindelar, squadra legata alla borghesia ebraica, era invece di casa all'Ober-St.-Veit; l'Admira Wien era di scena a Florisdorf, il Wiener Sportklub a Dornbach, ecc. Una tentacolare città del football a quei tempi seconda per importanza solo a Londra, di cui era stata fedele discepola calcistica.

l'Anschluss

La Vienna dei primi anni del Novecento era una affascinante e raffinata metropoli, culla dell'arte e della cultura. Due milioni di abitanti – tra le prime quattro in Europa a livello demografico –, una città laboratorio nella quale si assistette a una fioritura artistica e creativa potentissima, senza eguali nel vecchio continente: nomi come Egon Schiele, Arnold Schönberg, Gustav Klimt, Gustav Mahler, Koloman Moser, Hugo von Hofmannsthal, ne furono la testimonianza, e menti superbe come quelle di Ludwig Wittgenstein, Sigmund Freud e Carl Jung non potevano avere altra patria di nascita o di adozione. Il football non poteva che essere lo specchio di un popolo e di una nazione culturalmente avanzata in tutte le sue manifestazioni, e Sindelar ne riassumeva le qualità e l'indole con il suo stile di gioco fantasioso e tecnicamente perfetto. Solo la follia nazista ebbe il potere di spegnere questo spettacolare  scenario sociale e sportivo: di lì a poco la magnifica realtà che i viennesi avevano pazientemente costruito nei decenni svanì nel nulla: nel 1938 gli stendardi rossi con la svastica nera in campo bianco vennero appesi ovunque in città e il 12 marzo dello stesso anno fu decretato l'Anschluss, l'annessione dell'Austria alla 'Grande Germania', che di fatto divenne una provincia tedesca. Questo atto di forza e sottomissione venne vissuto come una tragica ingiustizia da tanti austriaci, da Sindelar in particolare. Era un'epoca che finiva, la caduta definitiva di una nazione che, dopo la traumatizzante sconfitta nella Grande Guerra e il crollo dell'Impero, dovette assistere anche allo sfregio di essere cancellata e relegata a ruolo di provincia. I club di matrice ebraica, tra cui l'Austria Vienna, furono costretti a chiudere (Hakoah), oppure a cambiare nome: l'Austria Vienna del presidente ebreo Michl Schwarz (che fu destituito dall'incarico, gli fu negata la frequentazione del club, e gli venne proibito qualsiasi contatto con gli appartenenti ad esso) venne rinominata SC Ostmark Wien. Sindelar non ebbe paura ad esporsi e offrì la sua solidarietà al presidente Schwarz, dichiarando pubblicamente quanto segue:"Il nuovo führer dell'Austria Vienna, ci ha proibito di salutarla, ma io vorrò sempre dirle buongiorno, signor Schwarz, ogni volta che avrò la fortuna di incontrarla". Anche la Nazionale austriaca venne praticamente sciolta, anche se già qualificata per i mondiali di Francia del 1938, ma non prima che i vertici nazisti programmassero un'amichevole tra l'Ostmark e "l'Altreich", il modo in cui i tedeschi chiamavano i territori annessi, per "festeggiare" il ritorno dell'Austria nella Germania riunificata. Sindelar e i suoi vecchi compagni del Wunderteam covavano la vendetta simbolica-sportiva. L'Austria quel giorno, abbandonata la classica divisa bianca con calzoncini neri, scese in campo con una fiammante maglia rossa con calzoncini bianchi, i colori della bandiera nazionale austriaca. Matthias, capitano in quella partita, segnò una rete, andando ad esultare sotto alla tribuna dei gerarchi nazisti e disputando una delle più belle partite della sua vita. Karl Sesta firmò il raddoppio con una punizione-bomba da 40 metri. Sindelar, dopo quella partita e nonostante le pressioni dell'allenatore Sepp Herberger, suo grande estimatore, si rifiutò di vestire la maglia della Nazionale tedesca.

N° 3 Annagasse, Vienna 1939

Poco meno di un mese dopo, il 23 gennaio del 1939, Sindelar venne trovato morto nel suo letto al numero 3 di Annagasse (St. Annahof). Accanto a lui vi era la sua compagna, Camilla Castagnola, una donna che pare avesse conosciuto solo da poche settimane. Morì il giorno dopo, senza avere mai ripreso conoscenza. La causa ufficiale della morte di Sindelar e della Castagnola fu "avvelenamento da monossido di carbonio", dovuta a una stufa difettosa". La sede dell'Austria Vienna fu tempestata da telegrammi da ogni angolo d'Europa, oltre 15.000, e al suo funerale presenziarono più di 40.000 persone. Su Sindelar, sulle circostanze e sui motivi della sua morte misteriosa, negli anni si è speculato molto: ci fu chi parlò di suicidio o chi disse che la compagna Camilla Castagnola in realtà non era altro che una prostituta; chi azzardò addirittura di un Sindelar afflitto e infelice perchè omosessuale; si vociferò di un omicidio organizzato dalla Gestapo, venuta a conoscenza di un’agenzia ebraica che aveva il compito di arruolare Sindelar in un’organizzazione che avrebbe dovuto favorire l’espatrio degli ebrei austriaci. Anche l'origine ebrea di Sindelar viene spesso messa in dubbio: oltre al fatto accertato che Sindelar non è un cognome ebreo, si sa che i suoi genitori erano cattolici moravi e non vi è traccia di nessuna discendenza ebraica né da parte paterna che da quella materna. Anche il certificato di morte di Matthias riporta la 'k' di 'katholisch' (cattolico) alla voce religione. Matthias Sindelar è stato anche accusato di essere un membro del partito nazista e di conseguenza un "mito fasullo", di avere espropriato nel 1938, con l'appoggio dei nazisti, il caffè di proprietà di un ebreo di nome Leopold Simon Drill, pagandolo molto meno di quello che avrebbe dovuto. Sindelar non fu mai un membro del partito nazista, e si schierò contro i gerarchi nazisti quando le leggi antisemite decisero le sorti del presidente ebreo dell'Austria Vienna Michl Schwarz, ma l'episodio del caffè espropriato pare purtroppo corrispondere al vero, anche se va tutto contestualizzato a quei tempi e alle circostanze in cui avvenivano le arianizzazioni coatte nella Vienna nazista (l'arianizzazione era un processo dello Stato che prevedeva l'esproprio e il trasferimento di ditte e imprese ai tedeschi non-ebrei che le avrebbero comprate a prezzi prefissati e ben al di sotto del loro reale valore di mercato. Dall’aprile 1933 all’aprile 1938, "l’arianizzazione" ridusse così il numero di attività possedute da ebrei in Germania di circa due terzi). Nonostante tutto Sindelar, a più di 70 anni dalla morte, per i viennesi e non solo è ancora una leggenda: da allora, il 23 di gennaio, sulla tomba di Matthias Sindelar nel Cimitero Centrale di Vienna, il "Zentralfriedhof", si tiene una semplice cerimonia cui partecipano i dirigenti della Federazione austriaca di calcio e, fino ad alcuni anni fa, i  compagni di squadra dei tempi dell'Austria Vienna e del 'Wunderteam'. Alla fine viene deposta una corona d’alloro e di fiori bianchi e viola, i colori dell’Austria Vienna. Matthias Sindelar, "Der Papierene","Cartavelina", il "Mozart del football" come lo definì il grande allenatore Hugo Meisl, l’uomo che disse no alla Germania.

PUNTO DI VISTA ITALIANO

Riguardo alle due ultime partite giocate in Italia dal Rapid e dagli Amateure, uno dei maggiori fogli sportivi italiani riporta quanto segue:

F.C. BOLOGNA CONTRO AMATEURE

Articolo tratto dal "Wiener Sport-Tagblatt" del gennaio 1925

Traduzione dal tedesco di Remo C.

Rapid, Graz e Amateure Vienna, tre forti rappresentanti del calcio austriaco (Rapid e Amateure attualmente le migliori formazioni che l’Austria riesca a mettere in piedi), sono state successivamente sconfitte dai compagni di Della Valle. Così come contro il Rapid, i rossoblù riuscirono anche oggi a prevalere contro l’eccellente tecnica dei calciatori dell’Amateure Vienna, addirittura con uno scarto di reti tale da non poter lasciare dubbi sulla correttezza del risultato. Peccato che una pioggia scatenatasi poco prima dell’inizio dell’incontro abbia portato molti spettatori a non recarsi al campo di gioco, perdendo così la grande opportunità di assistere alla vittoria casalinga contro questa famosa squadra. Pur senza mostrare nulla di eccezionale, il Bologna ha saputo fornire una bella partita. La grande sicurezza dimostrata nelle linee difensive, ha dato la possibilità agli attaccanti di dedicarsi interamente alle vicende offensive e di poggiare le proprie prestazioni individuali su una base solida. Quattro reti hanno ricompensato gli sforzi del reparto d’attacco rossoblù, che ha saputo mettere a referto la propria superiorità con successi sin dal primo tempo. Tuttavia, spingendo con grande energia, nella ripresa i viennesi riuscirono spesso a rinchiudere la squadra di casa nella sua metà campo. Ma anche in questo caso gli ospiti si scontrarono con una resistenza eroica dei bolognesi. I brillanti Borgato e Innocenti riuscirono con molto temperamento e sicurezza a sbrogliare diverse situazioni critiche e, laddove la loro forza si rivelò insuffuciente, subentrò un Gianni capace di disinnescare i migliori tiri dei vinennesi sotto una tempesta di applausi degli spettatori. La formazione dei viennesi, probabilmente un po’ più forte in campo rispetto a quella del Rapid, non ha saputo prevalere sul piano della velocità nelle singole azioni, né dispiegare quella precisione di gioco corale e quella compiutezza tecnica che le conoscevamo. Pur mostrando un bellissimo dribbling, nell’insieme è mancata ai viennesi quella necessaria coesione al momento giusto, che sarebbe stata in grado di imprimere una svolta a loro favorevole alla partita. Ciononostante e contrariamente al Rapid, non hanno solo messo in mostra delle attitudini puramente accademiche, ma hanno anche tirato in porta ripetutamente e con decisione. Onestamente, gli Amateure hanno meritato le due reti conseguite e alcuni altri tiri, che sembravano quasi imparabili, sono invece stati parati da Gianni in maniera pressoché stupefacente. Anche verso fine partita si sono ritrovati pericolosamente nei pressi della porta e avrebbero potuto creare ancora grossi pensieri al portiere avversario, qualora in quel momento i loro tiri fossero stati più precisi e meglio piazzati.


Ringrazio per la disponibilità e per la traduzione dal tedesco l'amico Remo, grande tifoso rossoblù e preziosissimo aiuto.

Da "La Stampa" del 7 gennaio 1925

Bologna batte Wiener Amateur (4-2)

Bologna, 6, notte

La squadra viennese del Wiener, benché sconfitta, ha prodotto una grande impressione. La partita ha avuto inizio alle 15. Appena un minuto dopo un fallo di Geyer provoca un calcio di rigore pei concittadini, che Della Valle tramuta in goal. Tre minuti dopo, in seguito a corner, Sindelar marca il pareggio per gli austriaci. All'undicesimo minuto gli ospiti sono in vantaggio per un tiro raso a terra di Schaffer che finisce in goal. Ancora su corner nuovo pareggio dovuto a Perin del Bologna, che segna mentre il portiere si trova fuori porta. La partita diviene emozionante. Il terzo goal dei bolognesi viene al 41.° minuto e spetta ancora a Perin il merito del successo dopo una veloce azione di Urik. Nella ripresa abbiamo il quarto goal per merito anche di Urik. Poi i viennesi attaccano decisi e battono replicatamente nella rete avversaria ma inutilmente. Il fischio finale trova cosi il Bologna vincitore per quattro a due.

Dal "Wiener Sport-Tagblatt del gennaio 1925

DELLA SCONFITTA DEGLI ‘AMATEURE’ A BOLOGNA


Ora che anche gli ‘Amateure’ sono rientrati tra le mura amiche, non è stato difficile rivolgere alcune domande sull’ultima partita (e magari qualcosa di più) ad uno dei partecipanti della trasferta. Qui di seguito riportiamo le sue risposte, in un testo coerente e rispettoso del senso del discorso più che delle singole parole: In Italia gli ‘Amateure’ hanno mostrato tutto il loro stile particolare, hanno cioè giocato bene, esagerando però nel farsi troppi passaggi e stentando a tirare in porta, persino Wieser. Quelle poche volte che gli attaccanti si sono decisi a tirare…non è accaduto nulla. Era già andata così contro il Rapid e contro il Bologna non è cambiato quasi niente. Tuttavia a Bologna c’è stato da registrare la partecipazione straordinaria dell’arbitro. Pioveva leggermente quando gli ‘Amateure’ si sono schierati, lo stadio era il più bello che abbiamo incrociato in Italia e la squadra –questo va ammesso- era la più forte che abbiamo incontrato laggiù. Non ci è stato possibile imparare il nome dell’arbitro, sappiamo solamente che appartiene a qualche club della seconda divisione. Si sa che i dilettanti sono uno strumento che stona facilmente e in questo caso la stonatura avrebbe potuto iniziare per così dire sin dal fischio. Il calcio d’inizio andò al Bologna, la palla giunse all’esterno di sinistra che avanzò, centrò in mezzo…, un fischio: tutti tornarono di nuovo in centro al campo, pensando che l’arbitro avesse dato un off-side; guarda caso però, era stato decretato un rigore per un ‘mani’. Il pubblico urlò e fischiò e Geyer, colpevole del presunto ‘mani’, corse dall’arbitro mostrandogli la macchia ben visibile sui calzoncini dove era rimbalzata la palla infangata, nonché le proprie mani ‘pulite’. In questo caso, un’occhiata di controllo avrebbe davvero avuto valore di prova, in quanto lo strano rigore fu fischiato al 30° secondo, quando le divise erano ancora immacolate, mentre il pallone era naturalmente già bagnato e infangato. Ogni prova risultò vana, il rigore fu tirato e trasformato. Quattro minuti dopo, Sindelar siglò la rete del pareggio in maniera brillante. Gli ‘Amateure’ erano prevalentemento all’attacco, spesso fermati per fuorigioco inesistente; ciononostante, al 16° minuto Schaffer poté nuovamente insaccare e portare in vantaggio I viennesi, sotto un nutrito applauso. Il pareggio avvenne ancora in maniera misteriosa a causa dell’arbitro: ci fu una mischia davanti alla porta degli ‘Amateure’ e poi di nuovo un improvviso fischio.

Il Bologna vince per 4-2



Lorhmann aveva catturato una palla dietro alla linea di porta, come sostenne di aver visto l’arbitro. Ora, la palla era stata presa al volo e non era rimbalzata, sicché questa volta non c’era nemmeno l’indizio di una prova, ma le squadre andarono al riposo sul 2:2. Secondo il nostro punto di vista, il risultato avrebbe dovuto essere 2:0 per gli ‘Amateure’. Dopo la pausa e similarmente all’inizio della partita, un’ala italiana si fece tutta la corsia al galoppo, centrò e, non era passato nemmeno mezzo minuto, subimmo di nuovo una rete – questa volta indiscutibile. Gli ‘Amateure’ continuavano per lo più a fare la partita, però non tiravano, se non a lato della porta, rispettivamente il bravo portiere di casa poté sventare il pericolo. Lorhmann non ebbe molto da fare. Schaffer sciupò le più incredibili opportunità da distanza ravvicinatissima. Una volta si ritrovò da solo tre metri davanti alla porta e si perse in giochetti fino a che il portiere uscì gettandosi sul pallone, annullando l’occasione. La quarta rete degli italiani naque per modo di dire a causa di un infortunio di Lohrmann; in uscita, Lohrmann si scontrò con Urik ed entrambi caddero a terra, quando sopraggiunse un altro attaccante bolognese che tolse la palla dalle mani di Lohrmann (ferendo il viennese) e ripartì con la sfera di cuoio insaccandola nella porta: 4:2. Seguì una zuffa, nella quale Wieser in particolare diede mostra di scarsa disciplina sportiva, anche se l’eccitazione dei viennesi era ben comprensibile: a questo punto l’arbitro ebbe il vantaggio di non capire nemmeno il tedesco, oltre al gioco stesso. Dal secondo tempo in poi, quindi da quando il Bologna era andato in vantaggio grazie ad una rete corretta, anche il pubblico si era schierato in favore della squadra di casa, mentre prima aveva simpatizzato per gli ospiti. Non corrisponde a verità quanto fu scritto qui a Vienna sul fatto che abbiamo sprecato soldi a San Remo, nonostante le difficoltà fininaziarie della nostra società, pari a quelle di tutte le squadre viennesi. La permanenza a San Remo era meno costosa rispetto a Milano ed era impossibile reperire un avversario in Italia il 28 dicembre, perché in quella data si svolse una giornata del campionato nazionale.

IL FOOTBALL CLUB BOLOGNA

Dal "Wiener Sport-Tagblatt" del gennaio 1925

È appena accaduto ciò che era lecito temere alla luce dei risultati delle ultime settimane. Alla stregua del Rapid, anche gli Amateure sono stati battuti a Bologna, e questo senza che si possa invocare particolari scusanti. Certo, gli Amateure erano giunti a Bologna alla fine di una faticosa tournée italiana, però il Bologna F.C. non era rimasto al riposo durante i tanti giorni festivi che hanno preceduto l’incontro con gli Amateure: ha infatti giocato contro il Rapid e il G.A.K., oltre ad aver disputato due partite di campionato contro avversari agguerriti, vincendo tutti questi incontri. Le possibilità per entrambe le squadre erano quindi abbastanza eque, anche se i viennesi partivano da una posizione leggermente più sfavorevole a causa del viaggio, della vita e del cibo inconsueti. Perciò, questa sconfitta netta e senza scusanti dei viennesi, per di più con un arbitraggio impeccabile, dimostra quantomeno che l’F.C. Bologna è pienamente degno della nostra prima divisione e che rappresenta la miglior arma dello sport calcistico italiano nelle competizioni internazionali. Il Bologna F.C. non è una squadra sconosciuta a Vienna e se si è fatto conoscere qui, lo si deve in realtà al caso. Un uomo di sport di Graz che aveva vissuto a lungo a Vienna, il dott. Hermann Felsner del S.K. Vienna, si ritrovò ad allenare il Bologna F.C. dopo una serie di circostanze e l’ascesa della società è riconducibile a quella data (1920). Nel giro di pochissimo tempo, il dott. Felsner seppe crearsi una buona posizione in questa sua nuova avventura professionale, godendo meritatamente della massima fiducia sia da parte della squadra, che dalla dirigenza. La qualità di gioco della squadra migliorò vistosamente e sin dal 1921 l’ambizioso club poté organizzare trasferte in Austria e in Cecoslovacchia. Questa trasferta fu completata con qualche difficoltà, in quanto il Bologna F.C. si era dissociato dalla federazione italiana assieme a tutte le altre grosse società italiane, subendo una sospensione. Si dovette limitare il programma iniziale e una sola partita fu disputata a Vienna, contro l’S.K. Gli italiani giocarono in maniera contratta uscendo sconfitti per 2:7, soprattutto a causa del crollo del loro mediano Baldi, che all’epoca era un mero debuttante, anche se ultimamente ha assunto un ruolo di spicco nelle partite della sua squadra, al punto di diventare un giocatore della nazionale. Gli italiani fallirono a Vienna, ma seppero dimostrare nei due incontri successivi che avevano tratto sufficiente insegnamento dalla loro sconfitta viennese: batterono per 2:1 un Bratislava all’epoca molto forte e pareggiarono 2:2 contro l’S.K. Brno. La chiara dimostrazione che gli italiani ebbero un profitto duraturo dal loro viaggio arrivò presto. Infatti, la squadra iniziò ad assumere un ruolo completamente diverso nel proprio campionato, riuscendo nel giro di due anni a vincere il campionato regionale e a giungere in finale. Seppero stabilirsi con altrettanta potenza anche nelle competizioni internazionali. Il Rapid fu la prima squadra viennese ospite a Bologna, l’anno scorso fu la volta del S.K. Vienna e ora di nuovo il Rapid e gli Amateure. È cosa nota che l’anno scorso l’S.K. fu sconfitto e questa volta furono nuovamente sconfitti sia il Rapid che gli Amateure.

Wiener Amateur vs Bologna FC


I giocatori più conosciuti del Bologna sono i seguenti: Giuseppe Della Valle, che occupa regolarmente il posto di mezz’ala destra o di centravanti nella selezione italiana. Trattasi di un signore con un certo temperamento e durante l’ultima partita contro il Rapid è stato prontamente espulso dopo uno scontro con Brandstetter. Ci sono inoltre Perin, la piccola mezz’ala sinistra che dispensa finezze, la sua ala Pozzi e da poco anche Urik, l’ex giocatore del Törekvés di Budapest, che però pare non riesca a farsi valere veramente a Bologna. Infine, i mediani Spadoni, Baldi e Genovesi, gli ultimi due sono nazionali. I difensori e il portiere sono invece nella media o poco più. La forza della squadra risiede nell’attacco e nella copertura. Il dott. Felsner è stato di grande utilità alla squadra grazie alla suo modo di guidarla e il ‘dottore’ gode di immenso prestigio in Italia. Sarebbe davvero interessante se si potesse convincere questa famosa squadra italiana a giocare a Vienna. Magari si riuscirà a combinare una visita del Bologna F.C. a Vienna; il fatto che la selezione italiana ora non venga più a Vienna conferirebbe ulteriore interesse a tutto ciò. Gli eventuali organizzatori viennesi potrebbero sicuramente contare su una bella affluenza di pubblico, in quanto le vittorie del Bologna F.C. sul Rapid e sugli Amateure costituiscono una pubblicità più che sufficiente.

Da "La Gazzetta dello Sport", 7 gennaio 1925

Bologna - Wiener Amateure 4-2

(...) sforzi degli avanti rosso-blu i quali, nei primo tempo, hanno presso che equilibrato gli attacchi avversari. Nella ripresa essi hanno ceduto alquanto: è stato questo il periodo nel quale i viennesi, chiudendo i rosso-blu nella loro metà campo, hanno permesso al pubblico di fare la più lieta constazione sulla efficienza della difesa bolognese. Se Borgato ed Innocenti non hanno commesso errori intervenendo sempre tempostivamonte a salvare le situazioni più critiche, Gianni ha fatto più di una parata da portiere assolutamente di classe che gli ha valsa una vera ovazione da parte degli spettatori. I calciatori del Wiener, dal gioco più potente dello stesso Rapid, non hanno maggiore la velocità delle azioni, ne posseggono in egual grado la precisione e la tecnica nei passaggi, anche se fatti in piena corsa. Buoni dribblatori, aitanti fisicamente, essi hanno avuto qualche lieve titubanza che tuttavia non ha nuociuto al regolare andamento della partita. A differenza del Rapid, la cui prima linea dimostrò di perdersi sovente in vane accademie nella stessa area dalla porta, i viennesi hanno tirato decisamente in goal. I loro due punti sono stati di una chiarezza indiscutibile: altri tiri apparsi destinati in rete sono stati parati in modo stupefacente da Gianni. Anche nel guizzo finale gli austriaci non si scompongono né si allontanano raramente dal tiro studiato e ben diretto, il che però genera l'inconveniente di portare al piazzamento del portiere avversario.  Gli ospiti si sono presentati in maglia bianca. Essi hanno appena abbozzato la prima discesa che la difesa rosso-bleu sposta il giuoco. Il pallone giunge a Martelli il quale invia decisamente sulla sinistra. Muzzioli riprende il tiro: l'half destro degli Amateur non sa fare di meglio che parare con la mano e il primo goal bolognese è segnato a meno di un minuto dall'inizio su calcio di rigore tirato da Della Valle. Al quarto minuto corner contro il Bologna: Gianni respinge il pallone spiovuto davanti alla sua porta ma Sindelar riprende e pareggia. La partita si anima e i viennesi per qualche minuto conducono il giuoco. Un potente tiro di Schaffer è bloccato in pieno da Gianni che sfoggia un grande senso della posizione. Al 12. minuto lo stesso Schaffer segna però il Secondo goal per gli austriaci. E' l'ala destra Hierlander che fugge Iungo la linea laterale invano inseguita da Innocenti: il cross è raccolto dall'atletico centro avanti viennese ed il pallone portato nella rete. I bolognesi non disarmano. Quando al 23. minuto una elettrizzante azione di Della Valle-Martelli-Muzzioli sotto la rete di Lohrrnann costringe questi a salvarsi in corner, il calcio d'angolo è tirato da Martelli: il portiere para una prima volta, ma non può impedire che il pallone, ripreso da Perin, finisca nella rete. Lo stesso Perin segna al 40. minuto il terzo goal togliendo la palla sfuggita al gigantesco viennese uscito di porta per farsiincontro ad Urik. Nell'intervallo il trainer dai Wiener vorrebbe la sostituzione dell'arbitro, ma poi viene a più miti consigli e la partita riprende col quarto goal dei bolognesi segnato dopo solo quindici secondi di giuoco. E' Urik che con un tiro alto da venti metri infila la rete di Lohrmann. Al terzo minuto corner contro Wiener o poi due successivi calci contro il Bologna che comincia a risentire le fatiche del match giocato su un terreno pesante ed a calare paurosamente. Gli austriaci invece dispongono ancora di fiato ed il gioco anzi appare più poderoso. Gianni è chiamato numerose volte a parate difficili nelle quali egli sfoggia grande sicurezza. Al 21. minuto Perin, contuso, esce dal campo ed è sostituito da Schiavio. I bolognesi sono però costretti a limitarsi alla difesa. Due successive fantastiche parate di Gianni sollevano applausi. Rare incursioni dei bolognesi nell'area dei bianchi sono da questi sempre respinte. Negli ultimi minuti il Bologna rintuzza il gioco avversario e non permette che il proprio vantaggio venga diminuito.

Bologna: Gianni; Borgato, Innocenti; Giordani, Baldi, Genovesi; Martelli, Perin, Urik, Della Valle, Muzzioli. All. Hermann Felsner.
Wiener Amateure: Lohrmann; Schneider, Tandler; Geyer, Briza, Hiltl; Hierländer, Sindelar, Schaffer, Wieser, Nausch. All. Jeno Konrád

La vita e la morte misteriosa della superstar austriaca

Quando 20.000 persone si ritrovano ad assistere alla lenta processione funeraria attraverso il centro di una grande città, è lecito pensare che il defunto sia stato qualcuno di veramente importante. Eppure la folla schierata lungo le strade di Vienna in un freddo e triste giorno del gennaio 1939 non stava offrendo il suo silenzioso tributo ad un re, né stava marcando la morte di un esponente politico di spicco. Si trattava di qualcuno di gran lunga più importante. L’uomo che in quel giorno stava per essere portato al luogo del suo riposo definitivo nel centro di una delle città europee più eleganti era un calciatore. Era la stella di una delle migliori nazionali mai costruite, poeti ne cantavano le lodi in versi e rappresentava un simbolo di speranza per migliaia di cittadini di una nazione occupata. Gli si riconosceva altresì il fatto di essere una delle prime superstar del calcio fino alla sua prematura e misteriosa morte. Il suo nome era Matthias Sindelar. In un recente sondaggio realizzato a livello planetario, Sindelar è stato incluso fra i 100 più grandi calciatori di tutti i tempi e la considerazione della quale egli gode in Austria è tuttora immensa, al punto che ancora l’anno scorso, quindi quasi 60 anni dopo la sua morte, è stato eletto Sportivo austriaco del Secolo. Segnò 27 reti per l’Austria in 44 incontri internazionali in un’epoca nella quale il 'Wunderteam' austriaco era reputato essere il migliore al mondo. Portò il suo club, l’FK Austria, a vincere per due volte la Mitropa Cup, l’antenata della Champions League. Eppure ciò che seppe compiere va ben oltre l’elenco di questi semplici dati. Sindelar ha praticamente rappresentato Vienna negli anni ’20 e ’30. Egli giocava con una grazia, un’eleganza e un estro rari, in una città reputata per la sua eccellenza artistica era il faro della nazionalità austriaca all’interno di un paese schiacciato dall’occupazione nazista. Matthias Sindelar aveva origini umili. I suoi genitori si spostarono dalla Moravia a Vienna per permettere a suo padre (muratore) di trovare un impiego presso una fabbrica di mattoni nel quartiere industriale di Favoriten. E fu proprio nelle sudicie strade di questo quartiere che Sindelar imparò l’arte che gli avrebbe valso il soprannome di 'Uomo di Carta', a causa della sua capacità di sgattaiolare attraverso le difese e di essere apparentemente in grado di battere un giocatore dopo l’altro a proprio piacimento. Sindelar era stato notato mentre giocava in una strada con una palla fatta di pezze e aderì alla squadra locale del Hertha all’età di 15 anni, un anno dopo che suo padre fu ucciso sul fronte italiano durante la Prima Guerra Mondiale.

La sfolgorante carriera nell'Austria Vienna

Poco dopo si spostò al Wiener Amateure Club, che in seguito sarebbe stato ridenominato FK Austria; conquistò presto un posto in prima squadra, nonostante un persistente disturbo al ginocchio che necessitò di cure chirurgiche. Molti attribuirono il suo stile di gioco sfuggente alla paura che aveva di subire una botta tale al suo ginocchio perennemente fasciato da dover porre termine alla propria carriera. Sindelar sedusse i tifosi del FK Austria, il club tradizionale delle classi medie ebraiche. Le sue imprese venivano descritte nei caffè della Vienna bene, che erano al centro della vita culturale, con gli stessi termini usati per descrivere le grandi prestazioni canore o teatrali. Nelle sue tre prime stagioni con l’FK Austria, Sindelar guidò la squadra a tre vittorie nella Coppa d’Austria, nonché a una vittoria in campionato. Nel 1933 l’FK Austria vinse la Mitropa Cup battendo l’Ambrosiana (che in seguito diventò l’FC Internazionale). L’FK si ripeté tre anni dopo, sconfiggendo lo Sparta Praga. Sindelar era una stella a livello di club, ma si può affermare che è sul palcoscenico internazionale che fiorì realmente. Esordì per l’Austria a Praga nel 1926, segnando il gol vittoria del 2-1 contro i cechi, al che seguì una doppietta nella demolizione della Svizzera per 7-1 a Vienna. Sindelar sarebbe stato al centro della squadra meravigliosa che il dirigente Hugo Meisl e l’allenatore inglese Jimmy Hogan stavano per costruire. Già nei primi anni ’30 l’Austria era diventata con ogni probabilità la miglior squadra del mondo, guadagnandosi il soprannome di 'Wunderteam'.

Il Wunderteam


Questo nome fu coniato per la prima volta nel maggio 1931 a Vienna, dopo la distruzione per 5-0 di una Scozia forte e rispettata per il suo gioco fatto di passaggi elaborati. I movimenti e i passaggi di bella fattura messi in mostra in quella data, uniti alle conclusioni fatali, finirono per diventare il marchio inconfondibile dell’Austria, dominatrice del calcio mondiale per altri tre anni. Nel 1932 gli austriaci affrontarono il loro test più difficile – una partita allo Stamford Bridge contro un’Inghilterra mai sconfitta in casa da un’avversario straniero. L’importanza della gara era tale che 10.000 austriaci si riunirono nella piazza degli Eroi (Heldenplatz) di Vienna al fine di seguire i commenti in diretta diffusi a mezzo altoparlanti. Dopo un inizio nervoso, gli ospiti si ritrovarono già sotto di due reti alla mezz’ora, ma capirono ben presto che l’Inghilterra non era così forte come veniva descritta e gradualmente tornarono in partita, con una bella rete segnata da Sindelar. Nell’ultima mezz’ora di gioco, l’Inghilterra vide raramente la palla, ma riuscì in qualche modo a restare aggrappata alla gara per vincere finalmente 4-3. Il ‘Times’ disse di Sindelar che era ‘uno dei più grandi giocatori del mondo’, il ‘Daily Mail’ lo descrisse come ‘uno genio’, mentre il famoso arbitro belga John Langenus, che due anni prima aveva arbitrato la finale della prima Coppa del Mondo, disse che la rete di Sindelar ‘era un capolavoro che nessun altro avrebbe segnato contro una squadra come l’Inghilterra, né prima né dopo.

Sindelar stella incontestata

Raccolse la palla nella sua metà campo, risalendo in maniera straordinariamente lenta, prima di infilare la palla in rete con un splendido tiro.’Poco prima nello stesso anno, Sindelar aveva segnato contro l’Italia un gol leggendario: la palla arrivò su calcio d’angolo da destra e lui la fece passare sopra un primo difensore con un tocco di testa, ripeté il gesto con un secondo difensore e infine, sempre di testa, superò il portiere insaccando la palla nell’angolo. Sindelar era la stella incontestata di una grande squadra. Capelli biondi e fisco atletico, divenne un’immensa celebrità a Vienna; apparì in pubblicità per marche di latte e di orologi, nonché in un film chiamato ‘Roxy und ihr Wunderteam’. La sua reputazione iniziò a varcare i confini dell’Austria. Dopo la prestazione di Sindelar contro l’Inghilterra a Stamford Bridge, molti club (incluso il Manchester United) offrirono al FK Austria ingenti somme di denaro per il suo attaccante, che però non era interessato a lasciare la sua patria. Egli era un uomo dai gusti semplici, che andò avanti a vivere in un appartamento assieme a sua madre che gestiva una lavanderia, fino agli ultimi mesi della sua vita. Ricchezza e avventure all’estero non lo avrebbero strappato dalla squadra e dal paese che amava. Nel 1934 l’Austria era largamente indicata come favorita della seconda Coppa del Mondo in Italia, con Sindelar a diventare la stella del torneo. Tuttavia, le difficoltà economiche che imperservano in Austria all’epoca erano tali da non permettere alla squadra di farsi accompagnare da un allenatore o da un massaggiatore. Per di più, la stagione austriaca era terminata tardi e i giocatori anche affaticati da un impegno lungo e duro. Malgrado queste difficoltà, gli austriaci riuscirono ad arrivare alle semifinali, nelle quali avrebbero dovuto affrontare una nazionale di casa smaniosa di impressionare Mussolini. Forti piogge avevano trasformato il campo di gioco in un pantano che finì per ledere il gioco austriaco basato sui passaggi, mentre Sindelar fu oggetto di un trattamento spaventoso da parte del difensore italo-argentino Luis Monti. In precedenza, Monti, che era stato umiliato da Sindelar (egli era uno dei due difensori scavalcati di testa da Sindelar nella famosa partita contro l’Italia due anni prima), aveva detto al suo allenatore Vittorio Pozzo: ‘Quando vedo Sindelar, vedo rosso.’ Un forte calcione nelle prime battute mise praticamente fuori uso l’attaccante austriaco per il resto dell’incontro, ma questo non bastò a Monti che continuò a rifilargliene altri, fra i quali un colpo perfido con Sindelar a terra per infortunio. Gli italiani vinsero per un’unica e discussa rete a zero, frantumando le speranze degli austriaci di sigillare la propria reputazione con la vittoria nella Coppa Jules Rimet. Nel 1938 i carri armati di Hitler varcarono la frontiera austriaca per realizzare l’Anschluss (annessione). Ed è dopo l’Anschluss che la storia di Sindelar si trasformò in leggenda.

Herr Doktor

Nella catena di eventi che alla fine avrebbero condotto all’olocausto, giocatori e dirigenti ebrei del FK furono sostituiti e molti di loro costretti all’esilio. Il presidente fu rimosso e sostituito da un successore più ‘ariano’. Infatti, il neopresidente Hermann Haldenwang proibì ogni contatto con i giocatori ebrei e mise nel suo ufficio un ritratto di Hitler al posto di quello del suo predecessore. I nazisti non amavano minimamente l’FK a causa dei suoi legami con gli ebrei, ma anche perché il suo stile di gioco pulito e basato su passaggi raffinati, umiliava quello tedesco più diretto e meno tecnico. Il calcio tentò di andare avanti con un minimo di parvenza di normalità, nonostane una differenza di peso rispetto al passato, cioè l’allontanamento forzato degli ebrei. L’FK Austria, provvisoriamente ribattezzato ‘Ostmark’ dai nazisti fino a che la pressione popolare li obbligò a ripristinare il nome tradizionale, dovette fare a meno di mezza squadra e della maggior parte dei suoi dirigenti. Ad un certo punto il suo stadio fu requisito e adibito a caserma. Ai giocatori rimasti fu ordinato di tagliare ogni rapporto con i loro ex colleghi ebrei. Sindelar disse al presidente rimosso Schwarz: ‘Il nuovo presidente ci ha proibito di rivolgerle la parola, ma io con lei parlerò sempre, Herr Doktor!’ Tuttavia, fu con i suoi piedi che Sindelar poté esprimere la propria opposizione al nazismo nella maniera più efficiente. Malgrado l’Austria si fosse qualificata per la Coppa del Mondo del 1938, dopo l’Anschluss la nazione era considerata parte della ‘Grossdeutschland’ (Grande Germania) e ufficialmente l’Austria sparì dalle cartine geografiche. I migliori giocatori austriaci dovevano essere integrati in quella che, nelle intenzioni, sarebbe dovuta diventare l’onnipotente nazionale tedesca; nel mese di aprile 1938 fu organizzata una partita della ‘riunificazione’ a Vienna, con Sindelar a fare le veci del capitano della ‘vecchia Austria’ contro la nuova formazione austro-tedesca. La sua prima mossa fu di insistere per fare indossare alla sua squadra i colori biancorossi, i medesimi della bandiera austriaca. Prima della gara, Sindelar e i suoi furono avvertiti che era sconsigliabile segnare – di provare a vincere la partita non se ne parlava proprio. Malgrado l’età di 35 anni, Sindelar risultò con facilità il miglior giocatore in campo davanti a 60.000 persone. Bucò ripetutamente la difesa tedesca con il suo stile caratteristico, prima di sbagliare appositamente un’occasione dietro l’altra, in maniera quasi comica. La folla capì in fretta ciò che stava accadendo e la partita diventò un festival dell’antinazismo. Nel secondo tempo, Sindelar, incapace di resistere ulteriormente, segnò una rete per l’Austria.

Era una bella persona

La folla impazzì, raggiungendo il picco al secondo gol segnato da un amico intimo di Sindelar, Sesta, con un tiro sensazionale da 40 metri. Sindelar corse davanti alla tribuna ufficiale per fare un balletto di gioia di fronte ai gerarchi nazisti rabbuiati in viso: per loro, la sconfitta 2-0 non era proprio il risultato auspicato. A dispetto degli anni, Sindelar rimaneva senza dubbio il più grande giocatore austriaco. Pur reticenti, le autorità si videro costrette ad invitarlo alle ‘sessioni di allenamento del Reich’, inviti puntualmente ignorati o respinti da Sindelar, che invocò l’età o qualche infortunio. Per nessuna ragione avrebbe giocato per la Germania nazista. Dopo la guerra, Sepp Herberger, che allenò la Germania prima del conflitto e in seguito condusse la Repubblica Federale Tedesca a vincere i mondiali del 1954, ebbe a dire che ‘Sindelar era una bella persona, la cui memoria sarà custodita per sempre negli ambienti calcistici. Ero e sono convinto che il suo rifiuto di partecipare ai nostri allenamenti sia stato motivato dallo sconforto e dal rigetto che il regime politico dell’epoca generavano in lui.’Al mattino del 29 gennaio 1939, Sindelar fu trovato morto nel suo appartamento, sopra il bar che aveva acquisito l’anno precedente; giaceva a fianco della sua nuova compagna, Camilla Castagnola. Il verdetto ufficiale fu morte incidentale per avvelenamento al monossido di carbonio. Tuttavia, lo scioglimento della squadra e della città stessa che amava, avevano gradualmente portato Sindelar alla depressione e molti si convinsero che si era tolto la vita in un patto suicidario con la sua compagna. C’è però una terza teoria: il gioco sporco. Dopo alcuni mesi l’investigazione della polizia fu cancellata su imposizione dei nazisti e le cartelle legate al caso scomparirono poco dopo: non sarebbero mai più state ritrovate in seguito. È stato tirato in ballo anche il ruolo della compagna di Sindelar. Due giorni dopo la sua morte, il giornale viennese ‘Kronen-Zeitung’ scrisse che ‘ogni prova indica che questo splendido uomo e sportivo esemplare sia stato avvelenato. Il motivo va ricercato nell’anima di quella donna, che potrebbe essere colpevole di questa morte. Ora però la bocca di Camilla Castagnola rimarrà chiusa per sempre.’ Ogni anno alla ricorrenza della morte di Sindelar, i giocatori della nazionale austriaca -attuali e del passato- si riuniscono davanti alla sua tomba per commemorare il più grande giocatore della storia del paese. Ormai sono rimasti in pochi quelli che lo hanno conosciuto personalmente, ma l’educazione di un tifoso austriaco non è completa senza una solida conoscenza delle imprese dell’ ‘Uomo di Carta.

Cartavelina: vita e la morte di un calciatore

Mentre l'Austria si prepara a giocare in Germania domani, Robin Stummer ritorna sul mistero che circonda la morte prima della guerra di Matthias Sindelar, uno dei più grandi calciatori del mondo. Fu la Gestapo a ucciderlo, si suicidò, o fu solo un incidente?

Pochi secondi di vecchi cinegiornali, una manciata di fragili ritagli di stampa, il nome di una strada, una tomba. Tale è l'esigua eredità di Matthias Sindelar - uno dei più grandi calciatori del mondo, il Pelé degli anni tra le due guerre, un genio sportivo che snobbò Hitler. Molti credono che il disprezzo del centravanti austriaco verso i nazisti gli costò la vita. Ma l'Austria ha snobbato Sindelar? In un piccolo paese non traboccante di eroi dello sport di altissimo livello l'assenza di Sindelar dal passato ufficiale dell'Austria e del presente è strano. Niente statue, nessuno stadio che porti il suo nome, nessuna immagine per la città. Nessun settore giovanile porta il suo nome, non c'è stato alcun film, nessuna mostra, nessuna targa (tranne quella nel luogo della sua morte, in Annagasse n°3), nessuna nuova indagine sulla sua morte sospetta. Un recente sondaggio in Austria ha confermato Sindelar come la più grande stella dello sport del paese, ma nella nazione organizzatrice dell'Europeo del 2008 si fatica a trovare traccia di lui. Si tratta di un'omissione, a lungo utilizzata come stranezza istituzionalizzata, che anche alcuni austriaci trovano sconcertante. 'Si tratta di un incredibile dimenticanza, un pezzo di storia mancante, ma è anche una vera vergogna', dice lo storico del calcio austriaco Dr Erich Krenslehner, con una scrollata di spalle. 'Per una grande star come Sindelar, non avere un museo, un luogo che lo ricordi, è davvero insolito, un mistero.' Perché una nazione così pronta nella glorificazione di Mozart, Strauss e Haydn è invece riluttante a ricordare la memoria del suo sportivo più grande?

Un talento mostruoso


Un busto di bronzo in cima alla lastra di marmo sulla tomba di Sindelar al Zentralfriedhof, il cimitero di Vienna. Il suo viso dolce, in bronzo - la fronte alta, i capelli all'indietro, il verde brillante di metallo con il verderame - guarda fuori dalla lapide sopra le date 1903-1939. Egli indossa una maglia d'epoca - con il colletto con i lacci. Sulla faccia di metallo verde sette decenni di pioggia hanno lasciato striature scure dall'attaccatura dei capelli fino al collo che lo fanno sembrare un fantasma sudato nel post-partita. Non ci sono fiori. L'Austria, co-organizzatrice di Euro 2008, è al 92° posto nel ranking mondiale, ma ci fu un periodo, ormai lontano nel tempo, in cui l'Austria fu con l'Inghilterra la squadra più temuta nel mondo. E tra le sue file schierava tra i migliori giocatori al mondo. Matthias Sindelar era fatto però di velocità e di eleganza, un giocatore dotato di un talento mostruoso che danzava attorno agli avversari con estrema facilità. I giornalisti sportivi, impressionati, battezzarono Sindelar "Der Papierene" - 'l'uomo di carta' che svolazzava per il campo. Ma per gli operai cechi, ungheresi e polacchi e per i borghesi che affollavano i caffè viennesi, molti dei quali ebrei che accorrevano a vederlo giocare per il loro club, l'Austria Vienna, era il loro 'Sindi'. E Sindi, molto semplicemente, giocava a football come nessun altro. Sindelar era 'nuovo' viennese. I suoi genitori erano cattolici provenienti dalla Moravia, ora nella Repubblica Ceca. Parlava con un accento viennese incerto, ed era cresciuto nel triste e povero sobborgo di Favoriten, un bastione della sinistra. 'Nella sua maniera di parlare, nel suo modo di porsi, era una persona ordinaria, un normale viennese,' ricorda Franz Schwarz, figlio del Dr Emanuel "Michl" Schwarz, presidente dell'Austria Vienna negli anni '20 e '30, ora novantenne, uno dei pochi ancora in vita ad avere conosciuto Sindelar. 'Ma c'era qualcosa di molto speciale nel suo talento, davvero eccezionale.'

Imbattuti per 15 partite


A partire dalla primavera 1931, dal 5-0 con il quale fu demolita la Scozia, in quel momento una delle squadre più temute e rispettate d'Europa, i bianco-rossi rimasero imbattuti per 15 gare internazionali, spedendo undici gol alle spalle del portiere della Germania in due partite contro nessuno concesso. Tutti i top team europei vennero battuti. Nel dicembre del 1932 la squadra austriaca, già soprannominata "Wunderteam", era pronta a sfidare i più forti del mondo: l'Inghilterra. Una folla di 60.000 spettatori si accalcò allo Stamford Bridge di Londra, casa del Chelsea, mentre una ancora più grande si era radunata a Heldenplatz a Vienna per ascoltare la radiocronaca. Il Wunderteam andò vicino alla vittoria, ma poi perse 4-3. La stampa britannica celebrò i nuovi campioni: 'La vittoria della squadra inglese è stata fortunosa', fu il verdetto del Manchester Guardian. 'Non ci può essere il minimo dubbio su quale squadra [Austria] è stata superiore.' 'E' stata una vittoria e basta ', ribadì il Times. 'E non è stata conseguita facilmente.'

1934


Nell'estate del 1934 l'Austria aveva vinto o pareggiato 28 partite su 31 giocate, fino a che furono battuti di stretta misura in semifinale della Coppa del Mondo, perdendo 1-0 a Milano contro l'Italia, poi vincitrice della coppa. Ma la fama di Sindelar era arrivata anche negli Stati Uniti. Il Wunderteam, nonostante la sconfitta di Coppa del Mondo, sembrava inarrestabile. Agli ideologi nazisti piaceva il calcio internazionale. Era propaganda di massa. E c'era anche la prospettiva di passare di vittoria in vittoria - celebrando il trionfo collettivo della volontà atletica nazionale. Il loro problema era che la nazionale tedesca di quei tempi era di medio cabotaggio. Ma i consiglieri sportivi del Führer avevano un piano. Una delle prime azioni del nuovo governo nazista in Austria, dopo che nel marzo 1938 fu istituito l'Anschluss, fu quella di sciogliere i club calcistici professionistici del paese. I club ebraici furono messi fuori legge, i campi di gioco sequestrati, i giocatori esclusi, i funzionari del club licenziati. Molti fuggirono all'estero. Altri, fatalmente, rimasero. L'Austria doveva diventare Ostmark, una provincia del Reich. La nazionale di calcio, che si era qualificata per la Coppa del Mondo in Francia, fu annessa, i giocatori 'invitati' a giocare per la Germania; la meravigliosa squadra chiamata 'Austria' era stata cancellata.

Il boato del Prater


Molti giocatori e funzionari accettarono il cambio di casacca, alcuni erano entusiasti, furono sostenitori dell'annessione - ma Sindelar, a quanto pare, non lo era. L'Austria Vienna eliminò molti dirigenti, giocatori e dirigenti, licenziati per essere, o sospettati di essere, ebrei; tra questi c'era il presidente storico del club Dr. Michl Schwarz. Quelli che evitarono le purghe, furono istruiti a non rivolgere più la parola né il saluto ai colleghi licenziati. Sindelar rifiutò. 'Il nuovo presidente del club ci ha proibito di parlarle,' disse al rispettatissimo Schwarz, poco prima che il deposto presidente fuggisse all'estero, 'ma io vorrò sempre parlare con lei, Herr Doktor.' Lo scontro con il nuovo ordine era inevitabile. Il 3 aprile 1938, qualche settimana dopo l'annessione  dell'Austria, il Wunderteam scese in campo per l'ultima volta - contro la Germania. La partita, al Prater Stadium di Vienna (ora conosciuto come Ernst Happel Stadium), fu organizzata da parte delle autorità sportive naziste come il derby della 'riunificazione', una celebrazione di 90 minuti di fratellanza germanica. Fu una una delle partite più straordinarie mai giocate. La propaganda nazista ordinò che la partita, fiore all'occhiello del regime, dovesse concludersi in pareggio e con poche reti. Sindelar, si dice, richiese che la squadra austriaca indossasse una divisa tradizionale, non una maglia anonima, e che dovevano essere riconosciuti, per questa loro ultima partita, come 'Austria'. I nazisti consentirono. Il Wunderteam trascorse la prima metà della partita cercando di non segnare. In attacco, Sindelar fingeva di impegnarsi, permettendo ai tedeschi di dettare il gioco. La commedia proseguì anche nel secondo tempo. Ma poi, attorno al 70° minuto, cambiò tutto. Sindi approfittò di una respinta dal portiere tedesco e tirò nell'angolo in basso a destra della rete. Il pubblico esplose in un boato. I gerarchi nazisti osservarono increduli quando, poco dopo, Sesta scaraventò la palla nella porta tedesca da 45 metri. Due a zero. Al termine del match, mentre la folla era letteralmente impazzita, Sindi corse sotto alla tribuna occupata dai funzionari del Reich ed esultò, da solo, sorridendo.

Dieci mesi dopo era morto.


L'ultimo anno di Sindelar fu strano. Proprio mentre Vienna scivolò verso una deriva drammatica e criminale e il sequestro 'legale' di immobili da cittadini ebrei cominciò, Sindelar apparentemente mantenne una stretta - e pubblica - amicizia con gli ebrei. Più volte gli era stato intimato di aderire alla causa sportiva tedesca. Mentre ancora una volta egli rifiutò l''invito', otto ex giocatori della nazionale austriaca giocarono per la Germania che venne eliminata al primo turno nella Coppa del Mondo 1938. Fu una scelta di principio suicida quella di Sindelar o semplicemente una previsione sbagliata - che il nuovo Reich sarebbe tramontato in fretta? Sarebbe stato facile per lui trasferirsi all'estero, aveva amici influenti nel mondo del calcio inglese. Ma la sua prossima mossa sarebbe stata una svolta imprevedibile, identica alle sue acrobazie sul campo di gioco. Nell'estate del 1938, Sindi, con i suoi trentacinque anni ancora uno dei giocatori più forti al mondo, acquistò un trasandato caffè all'angolo di una strada nel Favoriten, il quartiere povero nel quale era cresciuto.

1938



Il precedente proprietario del bar, un conoscente ebreo di Sindelar chiamato Leopold Simon Drill, venne espropriato del locale dai nazisti - uno dei tanti furti "legalizzati" che si svolgevano in tutta la città. Il giocatore, si disse, fece un'offerta in contanti per l'impresa che era molto più generosa rispetto alla miseria offerta da burocrati di partito locali. L'affare era fatto, Sindi, capelli pettinati all'indietro, silenziosamente serviva birra e caffè ai suoi vecchi compagni. La Gestapo manteneva il caffè sotto sorveglianza, osservando che il suo nuovo proprietario era gentile con tutti i clienti, ebrei compresi. Circa la metà della clientela era di origini ebraiche, stimò la Gestapo. Sindelar era noto per essere 'non in sintonia' verso il partito, e fu segnalato. Il 23 gennaio 1939, un amico, preoccupato perché non aveva visto Sindelar da un po' di tempo, entrò nel suo appartamento sulla Annagasse, nel centro della città. Trovò Sindelar morto nel letto. Accanto a lui la sua ultima amante che, senza riprendere conoscenza, visse per alcune ore. Sindelar aveva 36 anni. L'indagine della polizia concluse che la coppia era morta per avvelenamento da monossido di carbonio. Una canna fumaria risultò essere bloccata per colpa di una scarsa manutenzione. Pochi credettero alla versione ufficiale. Più di 20.000 persone parteciparono al funerale di Sindi. Per certi versi è stato il primo, e l'ultimo, raduno di Vienna contro i nazisti. Ma, per altri versi, non era altro che un addio a un eroe locale. Tale ambiguità è al centro della storia Sindelar, un tratto peculiare viennese di allora e di oggi. Il classico film inglese The Third Man, girato in parte tra i luoghi bombardati della capitale quasi un decennio dopo la morte del giocatore, catturò brillantemente l'umore e i costumi della città: ombre, segreti e sussurri.

L'eredità di Cartavelina


I pochi fatti che circondano Sindelar si intrecciano con le voci che circolano ancora a Vienna. Prendete il rapporto della polizia sulla sua morte - perso durante la guerra, dice l'archivio nazionale austriaco. No, esiste per la lettura, ma è difficile da trovare, sostengono alcuni storici. O il cafè Sindelar - acquistato dalla stella ad un prezzo equo per dare una mano al proprietario ebreo in fuga, dicono alcuni. No, 'rubato' dall'opportunista Sindelar pagando solo una parte del suo valore reale, dicono gli altri. O la morte del giocatore - chiaramente un omicidio, credono in tanti. No, è stato un suicidio, sostengono alcuni - un atto di disperazione per la sorte dell'Austria, una teoria popolare tra gli intellettuali di sinistra delle kaffeehaus che lo idolatrano. Oppure un colpo della malavita, legata a presunti enormi debiti di gioco della stella. O omicidio per mano della sua amante, che poi si avvelenò. O ucciso dalla Gestapo per impedire che Sindelar mettesse in imbarazzo il Reich con una fuga all'estero. Oppure, sì, solo un incidente. 
E riguardo a Sindelar, le dicerie di Vienna continuano senza sosta. 'Era veramente ebreo, non cattolico, si sa, ma lo tenne segreto,' riporta una recente diceria. 'A dire il vero, era un nazista, ma forse lo era solo all'uno per cento - ha potuto vedere come le cose stavano andando,' riporta un'altra. L'edificio che un tempo ospitava il caffè Sindelar è stato silenziosamente demolito un paio di anni fa. Nei pochi secondi dei cinegiornali sul Sindi giocatore di calcio, è contenuto tutto ciò che non si può mettere in discussione - brevi sequenze di un raffinato, intuitivo giocatore dal viso gentile. E il volto, qualsiasi sia il motivo, è tutto ciò che sopravvive di Cartavelina.

Dal settimanale "Illustriertes Sportblatt". "Sindelar, das porträt eines klassespielers (Sindelar, ritratto di un fuoriclasse)".

Ringrazio Remo C. per la preziosa collaborazione e traduzione dal tedesco.
Il nostro sport calcistico ha appena trant’anni di vita. Eppure, in questo lasso di tempo relativamente breve, abbiamo potuto conoscere diversi giocatori di spicco, diversi calciatori di grande bravura e dotati di caratterische interessanti. Ci vorrebbero colonne intere per elencare i nomi di tutti quelli che, dai tempi di Nicholson e Leuthe, hanno entusiasmato e trascinato un pubblico calcistico sempre più folto. Con l’evoluzione di questo sport e la sua rapida espansione sociale, il numero dei giovani talenti è naturalmente cresciuto. Ed è così che venne fuori qualche grande giocatore dal mucchio di ragazzini viennesi che, con talento e grande entusiasmo, emulavano le gesta dei fuoriclasse sui prati del Prater oppure nei fangosi campi di periferia. Qualcuno sarebbe poi diventato il perno della propria squadra come i giocatori che ammirava da bambino, acquisendo una notorietà di gran lunga superiore ai confini del proprio quartiere e addirittura della capitale. Oggi, quel gracile, biondo e, verrebbe da dire, tenero giovanotto Sindelar è considerato uno dei nostri migliori calciatori a livello di tecnica e la sua classe appare evidente anche a cento metri di distanza, persino se ha una giornata storta. Sindelar è stato scoperto piuttosto tardi ed è giunto alla notorietà con un certo ritardo. Forse anche a causa del nome di Sindelar -detto ‘Schinde’- che non sembra appropriato a qualcuno destinato a grande fama. Infatti, molti ignorano probabilmente ancora che Sindelar si chiama semplicemente Matthias, mentre i calciatori veramente famosi si chiamano Pepi, Karli o almeno Ferdl. Invece Sindelar si chiamava Matthias ed era, udite udite, un vero e proprio nanerottolo! Quando emerse nelle giovanili dell’SK Hertha, non era solo esile e leggero com’è tuttora, ma era pure molto piccolo e fu subito ribattezzato ‘Nanerottolo’.

L'infortunio al ginocchio


Già all’epoca i saggi del mondo del pallone capirono che c’era del talento in quel giovanotto, riscomparso prim’ancora che qualcuno di questi esprimesse chiaramente le proprie profezie. Egli era infatti stato messo fuori uso da un grosso infortunio al ginocchio, infortunio al quale fu ovviato con un intervento chirurgico che però scombussolò Sindelar: i tempi di guarigione furono lunghi e quelli per il suo pieno recupero persino maggiori. Poi, nottetempo il nanerottolo si trasformò in uno spilungone o quasi! A Sindelar evidentemente piacciono i cambiamenti repentini ed acquisì altezza corporea e fama allo stesso modo: tutto in un botto! Oggi egli dispone di un’altezza adeguata e può pure contare su ottime disposizioni da saltatore, sicché l’avversario diretto arriva generalmente secondo nel gioco di testa contro di lui. Oggi, il mite e biondissimo Sindelar, orgoglio della sua Austria Vienna, è appena ventitreenne e il giovanotto può ancora arrivare lontano. Il suo modo di giocare è un piacere per l’occhio dell’intenditore, anzi, risulta speciale anche a chi il calcio lo segue distrattamente: perché cotanta arte e capacità nell’addomesticare il proprio corpo e l’insidioso pallone di cuoio non possono che impressionare chiunque. Si è a lungo tentato di paragonare Sindelar a qualche gloria del passato. Sicuramente Fischera è stato un grande palleggiatore davanti all’Eterno, tuttavia la sua arte era di natura differente e non avrebbe potuto fungere da esempio a Sindelar, se non altro per questioni anagrafiche, come nel caso di tanti altri grandi predecessori calcistici. Eppure egli ricordava qualcuno che era stato ammirato a lungo. Chi poteva mai essere?

Meglio di Kálmán Konrád

Ed ecco che un bel giorno fu tutto chiaro: assomigliava a Kálmán Konrád! Sindelar era il Kálmán Konrád viennese, stessa magrezza, stessa agilità e purezza nei suoi movimenti. Sindelar e il grande ungherese sono identici nel modo efficace ed estetico di portare palla, nella raffinatezza del palleggio e nella grande visione di gioco. Forse ‘Schinde’ dispone addirittura di un vantaggio in più rispetto a Kálmán Konrád: il suo tiro è ancora più pericoloso e preciso di quello del magiaro. Inoltre Sindelar non si lascia mai andare a quella serie di piccoli e furbi falli con i quali Konrad allieta avversari e spettatori. ‘Schinde’ gioca in maniera assolutamente corretta ed è mite come un fifone. Forse è addirittura troppo corretto, se è vero che egli è l’oggetto preferito degli atti di violenza dei suoi avversari più robusti. Sindelar ha fatto cose eccezionali nelle ultime partite. È stimato da amici e nemici, soprattutto perché non si dà arie e si limita ad essere un fuoriclasse in campo, senza atteggiarsi nella vita. I modi di Sindelar sono tipicamente viennesi e a dispetto di quel suo nome vagamente cecoslovacco, egli è viennese fino al midollo perché ‘il decimo distretto è la sua casa e tutti gli vogliono bene’, come recita la famosa canzone popolare viennese.

Tratto dal settimanale 'ILLWO, Illustrierte Wochenpost', del 23-12-1932.

L’Uomo di carta del Wunderteam. Il percorso del Re del calcio Sindelar, da Favoriten a Londra.

Traduzione dal tedesco di Remo C.


Un ragazzo alto e biondo gioca col pallone. I suoi movimenti sono artistici e eleganti come una danza. Una bella manovra, un sorprendente movimento del corpo e ll’avversario è sopraffatto! L’uomo col ciuffo biondo guadagna terreno, sfiorando appena la sfera col piede. Superato ogni avversario, corre verso la porta nemica. Un tiro per coronare il tutto, oppure ancora una finta per scartare l’ultimo ostacolo, il portiere, e la palla di cuoio rotola nella rete.

‘Bravo Sindi !’

Questa l’esultanza della folla quando il centravanti dell’Austria Vienna va di nuovo a segno, dopo essersi infilato nella difesa avversaria col suo stile inimitabile. Ma il pubblico è capace pure di critiche: attacco velocissimo, il Biondo si fa strada dentro all’area avversaria; ecco che un ruvido difensore gli si oppone con forza, il centravanti frena, forse vuole deviare la propria traiettoria per evitare il duro impatto e finisce a terra dopo aver perso la palla.

‘Insomma, quest’Uomo di carta! Anche il vento lo ribalta!’

Così va il giudizio degli spettatori. Quando Sindelar, elegante rappresentante dell’arguta scuola calcistica viennese, inganna l’avversario con le sue finte uniche e segna una rete sopraffina, lo si ricopre di lusinghe. Allora è ‘Sindi’, ‘Motzl’ (diminutivo di Matthias); se invece finisce a terra, travolto dalla prestanza fisica avversaria, diventa ‘l’Esilino’, ‘La mosca di novembre’ spazzata via al minimo soffio di vento, oppure ancora ‘L’uomo di carta’, secondo la definizione di un tifoso dell’Austria Vienna che aveva visto il nostro gracile centravanti cedere alla fisicità altrui.

‘A darci dentro e basta non si vince!’

Eppure ‘L’uomo di carta’ è diventato un grande che, dopo essersi imposto, contribuisce come pochi altri alla fama dello sport calcistico austriaco. Anche nel duro gioco del calcio si può dunque affermare che ‘la mente si costruisce il corpo’. Sindelar ha semplicemente un gioco del tutto diverso da quello degli altri. Ecco cosa rispose il centravanti al presidente della sua Austria Vienna, il ‘Wunderdoktor’ (ossia il ‘dottore dei miracoli’) Schwarz, che lo aveva invitato a ‘darci un po’ dentro pure lui’ durante una partita:

‘Alla lunga non si vince solamente dandoci dentro. Contro dei sprovveduti tanto tanto, ma contro giocatori di classe bisogna anche giocare. Sa, si tratta di dare scaccomatto all’avversario, come nel gioco degli scacchi!’

Questa è una vera dichiarazione ‘alla Sindelar’ : dare scaccomatto all’avversario con la testa e con l’ingegno, come egli sa fare benissimo sulla scacchiera. E dire che Sindelar non è per niente fragile come appare. Certo ha un viso magrissimo, ma i suoi 73 chili sono composti da ossa forti e tendini resistenti. Il nostro spilungone biondo di 1 metro e 78 centrimetri non è più un fanciullo e può incassare più di una botta. Eh sì, sono già diversi anni che si discute e si scrive di Sindelar…tanto che il buon ‘Motzl’ ha ormai raggiunto l’età di 29 anni!

In Inghilterra è valutato 20.000 sterline, ma lui è felice col suo anticipo di 20 scellini!

Prima dell’incontro internazionale Inghilterra-Austria tenutosi di recente a Londra e per quanto sentisse l’eccitazione quanto i suoi compagni, Sindelar promise di fare tutto il possibile per fare bella figura.

‘Oggi giocheremo, oggi dobbiamo giocare, si fidi di me! La posta in palio è grande.’

Disse ad un consigliere dell’Austria Vienna prima della gara. Poi mise in mostra le sue doti, giocandosi dei famosi difensori inglesi Blenkinsop e Goodall, al punto che persino il pubblico di casa si appassionò per Sindelar e derise i suoi beniamini. Il portiere inglese prese paura quando si vide davanti ‘Sindi’ con tanto di palla, ma purtroppo il tiro passò a fianco alla porta. Nel secondo tempo Sindelar fece anche di meglio: gli riuscì un vero numero dei suoi che entusiasmò tutti, tanto che alcuni esperti inglesi dichiararono che ‘Quell’uomo vale 20.000 sterline’, ossia più di mezzo milione di scellini. Ma nemmeno questo riuscì a turbare la serafica serenità del giocatore del quartiere Favoriten; egli è rimasto il modesto e simpatico ragazzo dei campi di periferia che non si scompone mai, se non quando gli serve del denaro. In genere si tratta di cose di poco conto e non servono le sterline inglesi. Sindelar presenta i fatti in questo modo:

‘Dottore, oggi sono di nuovo terribilmente a corto, ho esposizioni enormi. Non è che mi può anticipare qualcosa?’

A precisa domanda sull’importo necessario alla copertura delle ‘enormi esposizioni’, Sindelar risponde normalmente ’20 scellini’: questo è il ragazzo valutato 20.000 sterline dagli inglesi!

Al suo debutto con la nazionale fu fischiato.

Il buon Sindelar viene dal 10° distretto di Vienna, ha una sorella già sposata, il padre -fabbro ferraio- è già morto ed egli abita in un appartamento che affitta con sua madre cui è molto legato. L’appartamento appartiene all’ex giocatore dell’Austria Vienna, Rudolf Wsolek, che ora gioca in Svizzera. Sindelar ha esordito nelle giovanili dell’Hertha Vienna, squadra del quartiere Favoriten scomparsa, dopo aver anche militato in prima divisione. Infatti, Sindelar subì il fascino della sfera di cuoio fin dalla tenera età e giocava là sui prati di Favoriten da vero e proprio patito di calcio. Presto avrebbe ricoperto un ruolo importante nell’Hertha, diventando il beniamino di Favoriten. Tuttavia, perse la simpatia dell’intero 10° distretto quando decise di cambiare bandiera per passare all’Austria, convinto che la strada dell’Hertha fosse oramai al capolinea. Fu prescelto da Seeman (attualmente presso il Wiener A.C., ma allora responsabile dell’Austria) per raccogliere l’eredità di Kálmán Konrád, il cui gioco assomigliava a quello di Sindelar. Eppure il debutto di Sindelar con l’Austria fu infelice: in quell’occasione, il club di Sankt Veit disputò un’amichevole contro il Deutscher Fc di Praga, ma Sindelar non riuscì ad inserirsi in questa sua prima partita e fu sostituito dopo il primo tempo da Heinrich Hiltl, fratello dell’attuale centravanti del Wiener A.C. Però il futuro avrebbe dato la riconferma che un giocatore fischiato non è per forza finito: in seguito, Sindelar seppe ripagare tutte le speranze riposte in lui. Nel frattempo è diventato addirittura la geniale guida dell’attacco della selezione austriaca, il ‘Re del Wunderteam’!

Sindelar fa un ‘discorso’ al Re di Svezia.


Il nostro Sindelar è un uomo che ama il silenzio, parla poco, fa il suo dovere allenandosi due volte alla settimana con l’Austria Vienna e disputa la sua partita alla domenica, fine. Non si esprime mai sulle sue giocate, non spiega o motiva nulla, limitandosi a lamentare la scarsa tutela da parte degli arbitri, a suo avviso. Non ama affrontare ‘squadrette’ scarse che in genere gli piazzano uno sciame di giocatori alle calcagna. Preferisce decisamente giocare contro squadre di rango, composte da giocatori di ottimo livello. Sarà per questo che l’Austria Vienna ottiene risultati migliori contro i grandi club che contro quelli più deboli. Ad oggi, Sindelar ha vestito 24 volte la maglia della selezione austriaca. Ha disputato ben nove delle dieci gare del ‘Wunderteam’ quest’anno, realizzando otto delle complessive 36 reti segnate. Nonostante ciò, non ha il minimo potere decisionale, come si è visto l’11 dicembre, all’occasione dell’incontro contro la nazionale belga a Bruxelles: l’allenatore Hugo Meisl avrebbe dovuto tener fede alla parola data a ‘Sindi’ che avrebbe voluto giocare con l’Austria Vienna, impegnata lo stesso giorno ad Anversa. Invece… Sindelar è sceso in campo contro tutte le nazionali maggiori, compiendo il proprio dovere ovunque in Europa. Poco tempo fa, si vide stringere la mano dal più giovane rampollo del Re d’Inghilterra, il principe Giorgio, mentre a Stoccolma fu addirittura coinvolto in una discussione col Re di Svezia. Al quale il nostro diede una risposta in puro stile ‘Sindelar’! Il Re chiese a Sindelar se si sentiva a suo agio a Stoccolma e se gli piaceva la città; egli rispose con un timido ‘Sì.’, dopo una lunga esitazione. Ai compagni che si complimentarono con lui per l’onore ricevuto dal Re, Sindelar ribatté in modo burbero: ‘Va bene, però che dopo uno sia anche obbligato a fare un discorso…’

‘Fritzl, non abbiamo fatto abbastanza passaggi, tutto qui.’

Il centravanti che risponde con un monosillabo è però un buon compagno e un amico straordinario cui piace di dare una mano ai colleghi meno abbienti senza pubblicizzarlo molto. Nonostante a volte si professi ‘a corto’ o ‘molto esposto’, Sindelar ha comunque messo da parte qualcosa grazie al calcio e aspetta l’occasione giusta per aprire un piccolo commercio col suo gruzzoletto, assieme alla compagna scelta nel quartiere di Sankt Veit, per la somma disperazione di quelli di Favoriten. A proposito, stando ai beneinformati, Sindelar piacerebbe molto alle donne che lo corteggiano da sempre, come dimostra la folta corrispondenza che giunge in casa Sindelar da ovunque egli abbia giocato e non solo da Vienna. Sindelar commenta sconfitte e vittorie delle sue squadre in maniera ugualmente mistica, misteriosa e filosofica. Prendiamo quella sconfitta per 5 a 0 della nostra selezione su terreno nevoso nel sud della Germania, più precisamente a Norimberga. In quell’occasione, Sindelar fu affiancato in attacco da Friedrich Gschweidl. Col terreno in quelle condizioni, sarebbe stato d’uopo tentare d’imporre il gioco sulle fasce con lunghi lanci, invece Sindelar e Gschweidl preferirono scambiarsi la palla con infiniti tocchetti corti, esasperando l’allenatore Meisl. Dopo la partita, il giocatore dell’Austria Vienna confidò queste parole al fuoriclasse del First Vienna:

‘Fritzl, sai perché abbiamo perso? Perché lì in mezzo dovevamo scambiarci di più la palla.’

Una volta l’Austria Vienna giocò una splendida partita a Colonia, segnando ben otto reti, tanto che il dott. Bauwenz, l’arbitro famoso, non finì di elogiare i viennesi. Il giorno successivo la squadra fornì una prestazione alquanto opaca, senza riuscire a segnare. Interpellato in merito dal presidente della squadra, il dott. Schwarz, Sindelar disse solamente:

‘È proprio quello il problema dottore, ieri abbiamo segnato, oggi no, ahahah!’

Le spiegazioni di Sindelar sono queste, accontentiamocene, perché è un uomo che non si scompone facilmente. Di recente però, mentre il ‘Wunderteam’ rimpatriava, Sindelar perse un po’ le staffe, dopo essere stato tempestato di richieste di autografi in tutte le stazioni ferroviarie. Sindelar si era anche prestato di buon grado a scrivere il suo nome su foglietti di carta con una penna stilografica d’argento donatagli da un tifoso nel corso del lungo viaggio. Distratto e affaticato, quando Sindelar riconsegnò l’agenda all’ultimo cacciatore di autografi, gli diede anche la detta penna. Più tardi si accorse di averla persa e la nota ala dell’AK Vienna, Braun, disse: ‘Consolati, almeno ora quel tizio griderà ai quattro venti che sei una bella persona.’ Va bene, però era un bellissimo ricordo’, rispose Sindelar. ‘Va bene, però era un bellissimo ricordo’, rispose Sindelar. E Braun concludendo: ‘Ma infatti la penna resterà un bel ricordo, però un ricordo di te!’

È felice quando gli regalano una sigaretta.

Sindelar non ha passioni particolari. Non gli piace bere, ma non disdegna un paio di sigarette al giorno ed è felice come un bambino quando gliene viene offerta una da qualche conoscente o ammiratore. A Londra, Meisl aveva ordinato un divieto di fumare: di conseguenza, in ogni fotografia scattata in abiti ‘civili’, Sindelar appare con una sigaretta in bocca! Se invitato da qualche parte, Sindelar mangia poco per non offendere nessuno. Non è cambiato, a dispetto del nome e della fama. Allo stesso modo, è rimasto fedele alla sua squadra nonostante le forti richieste che aveva -e continua ad avere- dall’Inghilterra. Alfred Brüll, presidente dell’Hungaria Budapest (MTK), riconobbe ben presto il talento di Sindelar e volle assicurarselo; anche lo Slavia Praga tentò di tesserarlo. Era l’epoca in cui l’Austria Vienna subiva pesanti critiche e rischiò di sfaldarsi. Quando gli altri giocatori si dichiararono disposti a resistere, Sindelar aderì immediatamente al progetto di rilancio. Ed egli rispettò la parola data. Attualmente è in grande forma, nonostante nel corso della stagione sia stato obbligato a farsi ‘raccomodare’ ogni domenica dal dottor Schwarz. In realtà ha ritrovato la forma ideale solo di recente, proprio prima delle convocazioni di Meisl per l’Inghilterra. Nel 1925 Sindelar subì un grave infortunio al menisco che alla fine fu operato. L’intervento riuscì. All’epoca, tutta Favoriten era in trepidante attesa dell’esito, pur considerando ancora Sindelar un traditore. In seguito, egli seppe confermare tutta la classe accennata sui campetti di periferia. Oggi si è definitivamente riconciliato con Favoriten, anche se la sua fidanzata non è una del decimo distretto, bensì di Sankt Veit: perché ‘Sindi’, nel frattempo diventato il centravanti della nazionale austriaca, continua a sentirsi a casa sua nelle poltrone dei barettini di Favoriten, magari in mezzo ai suoi amici di sempre. Proprio lui, quell‘Uomo di carta in grado di piegare e di battere le difese d’acciaio, di diventare l’Eroe di Londra e il Re del Wunderteam…

Tratto da: "Ajax, the dutch, the war: football in Europe during the Second World War".

Edizione italiana: "Ajax, la squadra del ghetto".

Di Simon Kuper

"...Ma forse il più grande simbolo della sfida austriaca nei confronti della Germania, tanto nel calcio quanto in altri ambiti, fu Matthias Sindelar. Un semplice ragazzo proveniente dalla classe operaia del quartiere Favoriten di Vienna, Sindelar divenne probabilmente il miglior calciatore della sua epoca. Era un attaccante smilzo e intelligente, conosciuto come l'uomo di carta, e a quanto pare il suo stile richiamava quello di Johann Cruijff. Sindelar spronò il Wunderteam austriaco che nel 1931 sconfisse la potente Scozia per 5 a 0, batté la Germania 6-0 e 5-0, e l'Ungheria 8-2. Il Daily Mail lo definì un "genio". Da quanto viene riferito, il Manchester United cercò di acquistarlo offrendo all' Austria Vienna quarantamila sterline. Sindelar segnò uno dei goal austriaci nella "partita dell'Anschluss" contro la Germania. Ma, quando l'allenatore tedesco Sepp Herberger gli chiese di giocare per la Germania nella Coppa del Mondo, l'uomo di carta rifiutò, sostenendo che a trentacinque anni era troppo vecchio. In Stürmer far Hitler, uno splendido resoconto del calcio sotto il nazismo, Ulrich Lindner e Gerhard Fischer sostengono che, nonostante sia irragionevole aspettarsi che i calciatori si opponessero ai nazisti quando nessun altro tedesco lo faceva, altri avrebbero sicuramente potuto seguire la decisione di Sindelar di non rappresentare la Germania nazista. Pochi mesi dopo i Mondiali, nel gennaio del 1939, l'uomo di carta venne trovato morto a letto con la sua ragazza Camilla Castagnola, un'ex prostituta per metà ebrea.

Eroe nazionale


"Morte da ossido di carbonio" recitava il rapporto della polizia. La versione ufficiale era che il forno dell'appartamento si fosse ostruito e avesse riversato i fumi velenosi nella stanza. Si trattava di una morte abbastanza comune, nel quartiere, e il verdetto risultò plausibile. Eppure, pochi ci credettero. Un eroe nazionale nel fiore degli anni semplicemente non poteva morire così. Circolavano voci che non ci fosse stato alcun problema con il forno e che quando i corpi vennero ritrovati non ci fosse odore di gas. In breve, si pensava o che Sindelar e la Castagnola si erano uccisi per protesta contro il nazismo opppure che erano stati uccisi dai nazisti. Quindicimila persone presenziarono al suo funerale e, per tutta la durata della guerra, ogni anno si organizzarono dei pellegrinaggi alla sua tomba. Nessuno sa per certo come sia morto Sindelar. I documenti relativi al caso andarono apparentemente persi durante la guerra. Ma qualunque sia la verità, molti austriaci finirono per considerare il miglior calciatore del paese un martire del nazismo. Indubbiamente la sua morte influenzò negativamente l'opinione pubblica nei confronti della Germania, ma questo, non poteva ormai cambiare nulla".

Racconto tratto dal libro:

DIE BLAHA–SPORTBÜCHER: SINDELAR

(EDITORE: OESTERREICHISCHER PRESSE- UND BILDERVERLAG, WIEN)

Traduzione dal tedesco di Remo C.

Una splendida giornata estiva colora d’azzurro il cielo sopra al Prater di Vienna. Lo stadio gremito fino all’ultimo posto da una folla festosa è schiacciato dal sole. Un popolo colorato e felice attende con trepidazione il grande momento. Tutti sanno infatti che oggi vedranno qualcosa di particolare. La partitella prima della gara vera è finita e l’agitazione cresce tra gli spettatori che hanno colmato il grande anello. Eccola – finalmente la squadra ospite accorre sul campo, accompagnata da un saluto amichevole. Improvvisamente il cortese applauso dovuto agli ospiti si tramuta in un uragano festoso. La nazionale austriaca, la nostra nazionale, attraversa il campo verde correndo in fila indiana! Fra i nostri c’è uno snello ed atletico giovanotto biondo platino, che si muove con strani passi molleggiati. Tutti lo conoscono e nessuno ha bisogno di informarsi sul suo conto, perché il giubilante saluto delle masse è indirizzato soprattutto a lui, tutti sanno: quello è Sindelar. E poi inizia la partita. Pochi minuti e il pubblico ne è sicuro: l’Uomo di carta, come viene designato benevolmente dall’acuto spirito viennese, è di nuovo in forma! Qualsiasi cosa Sindelar tenti con la palla è eccezionale, unico; non lo si può paragonare con nessun altro giocatore sul terreno. Migliaia di spettatori gli appiccicano addosso uno sguardo incantato, seguendo ogni suo passo con la più grande attenzione. Quante volte si è vista questa scena? Ebbene non la si vedrà mai più, perché questo grande artista del pallone e irripetibile esperto del campo verde non è più fra di noi. Un tragico destino lo ha strappato troppo presto al calcio viennese. Da sei anni ormai la fredda terra del cimitero centrale di Vienna ricopre le spoglie mortali dell’uomo famoso in tutto il mondo calcistico che era stato capace di entusiasmarci settimana dopo settimana; egli apparteneva così fortemente al calcio viennese che era persino impensabile che potesse esserci portato via un giorno. Il mondo dei sopravvissuti alla lunga dimentica i grandi dello sport, alla stregua dei grandi della ribalta. Prima o poi, anche essi finiscono per subire la maledizione dell’oblìo. Sindelar invece non lo vogliamo dimenticare. Perché egli non era solo il calciatore per eccellenza, ma era il calciatore che ha saputo rappresentare il nostro calcio viennese come nessuno prima o dopo di lui. Perché egli è stato capace di portare a compimento tutto ciò che fu preparato e iniziato dagli altri grandi del calcio nostrano, come Fischera e Braunsteiner, Kuthan e Bauer, Studnicka e Merz. Perché ogni volta che parliamo del calcio viennese con entusiasmo e rispetto, vogliamo e dobbiamo pensare a lui. Perché egli non era un individuo, bensì una riferimento. Ed è per tentare di onorare la sua esemplare attività sportiva che vogliamo dedicare proprio a lui il primo quaderno della nostra collana sullo sport.

Gioventù nel quartiere Favoriten.

Figlio del popolo, Sindelar ha conosciuto presto la dura battaglia quotidiana del lavoratore e tutto ciò che seppe conquistarsi più tardi fu unicamente frutto del suo impegno, se non addirittura della sua quasi fanatica determinazione a compiere il proprio dovere. Sindelar provveniva dalle parti di Iglau. Più precisamente, egli venne alla luce il 10 febbraio 1903 a Kozlau. Successivamente suo padre –muratore- si trasferì assieme alla sua famiglia a Vienna, nel quartiere periferico di Favoriten in quel 75 della Quellenstrasse (via della Sorgente) dove Sindelar è rimasto fino alla sua morte. All’epoca esisteva già un movimento calcistico degno di rilievo a Vienna. Certi nomi come il Vienna & Cricket, WAC e SK Vienna erano già un riferimento per la gioventù avida di sport e il virus del calcio si era già insinuato nelle scuole. Due grandi club dominavano a Favoriten, contendendosi l’egemonia del distretto: l’Hertha e il Rudolfshügel. Entrambe le società avevano divise sociali biancoblù; ciascuna poteva contare su buone infrastrutture sportive e su tifosi entusiasti, disposti a tutto per sostenere la propria squadra. Guai al mondo quando le due rivali della Quellenstrasse e di Rudolfshügel si ritrovavano di fronte, quando lottavano per la vittoria! In quelle occasioni la tensione nel 10° distretto giungeva al culmine in chiunque fosse stato anche vagamente interessato alle vicende di quello sport bellissimo che è il calcio, perché ognuno lo sapeva: qui ci si sarebbe battuti fino alla fine e con tutti i mezzi per la vittoria, qui si sarebbe assistito ad una partita bella e ricca di tensione.

I campetti del Favoriten


Anche il piccolo Sindelar fu rapidamente preso dal virus del calcio e si ritrovò nella tifoseria dell’Hertha, cosa normale visto dove risiedeva. Francamente, il piccolo Motzl all’epoca non avrebbe ancora potuto pensare di iscriversi in una squadra regolare e di impegnarsi seriamente in uno sport. Pure Sindi, come tanti altri grandi del nostro calcio viennese, iniziò la sua carriera in uno dei numerosi ‘Gstetten’ (campetti) di Favoriten, quartiere che allora non era cementificato come oggi. Lo strumento sportivo era il cosiddetto ‘Fetzenlaberl’, un pallone di pezze fatto in casa naturalmente del tutto privo di elasticità, che però veniva adoperato con grande virtuosismo. Le aspre battaglie avevano inizio appena si era riusciti a sfuggire alla sorveglianza della mamma e finivano all’imbrunire oppure quando gli organi digestivi incominciavano a manifestarsi in maniera troppo palese. Va da se che a quel punto si sarebbe ancora disputata una gara ‘casalinga’, soprattutto per chi fosse tornato a casa con le scarpe malamente ridotte. Ma questi sono momenti spiacevoli che un giovane veramente appassionato di calcio deve prendere in conto.

Mamma Sindelar.


A 15 anni, il giovane Sindelar dovette affrontare il primo brutto colpo del destino. Il 20 agosto 1917 infatti, suo padre trovò la morte sul fronte dell’Isonzo. Ecco mamma Sindelar sola al mondo con quattro bambini, il nostro Motzl e tre femmine…e non è stato semplice per Marie Sindelar farcela con i suoi bambini. Proprio per questo, il figlio le è sempre stato grato di essere riuscita –nonostante tutto- a guidarli indenni attraverso i pericoli del tempo di guerra e dell’immediato dopoguerra. Sindelar ha sempre ricoperto sua madre di affetto premuroso, decidendo persino di restare a vivere con lei una volta raggiunta l’età adulta. Dalla mamma, Sindelar ereditò pure il senso del lavoro. Egli continuò ad esercitare un mestiere persino dopo essere diventato una celebrata stella del calcio, con ingenti mezzi finanziari a disposizione. Sindelar imparò l’arte del fabbro presso la ditta Schafranek nel suo distretto di Favoriten, poi lavorò da meccanico presso la società Amilcar e all’Arsenale. Più tardi fu responsabile di reparto presso la famosa ditta di articoli sportivi Pohl, prima di acquistare una salumeria. Infine, nel corso del suo ultimo anno di vita, prese un bar a Favoriten, al 16 di via Laxenburg.

I prati di Steinmetz…

L’annata calcistica cui apparteneva Motzl era buona, se non eccezionale. I ragazzi con i quali iniziò a giocare sin da fanciullo diventarono quasi tutti grandi calciatori. Il loro territorio fisso era la zona dei prati di Steinmetz, oggi completamente ricoperta da costruzioni; fu qui che inizarono a studiare le basi dell’infinita arte del gioco del calcio. Citiamo solo quattro fra i tanti compagni di Sindi all’epoca: Karl Schneider, difensore e centrocampista più volte nazionale; fece una grande carriera presso l’FC Vienna e gli Amateure Vienna, prima di diventare un rinomato maestro di sport. Non è possibile fare chiarezza sul suo destino attuale, poiché le sue tracce si perdono nelle recenti battaglie dei Balcani, dove è stato dato per disperso. Da oltre un anno la famiglia non ha notizie sul suo conto. Willi Sevcik, altro valido centrocampista dell’Austria Vienna e di altri club; attualmente allena le giovanili delle Violette (Austria Vienna). Rudolf Wsolek rovinò i suoi primi scarpini da calcio assieme a Sindi e già all’epoca spiccò per energia e ruvidità. Franz Solil, magro e alto, sarebbe diventato un brillante difensore difficile da saltare con l’Hertha e il Rapid. Erano popolarissime le ‘partite-sfida’ contro i ragazzini degli altri prati circostanti o di altre strade della zona. Le aspre battaglie per l’onore della propria strada venivano disputate col massimo impegno. Già allora apparve chiaro che Sindelar era in grado di tenere la ‘pezza’ al piede più a lungo di tutti e con più profitto, al punto che nemmeno i ragazzi più grandi e più forti riuscivano a stragli dietro. Sindelar sarebbe diventato piuttosto alto in seguito, però allora era piccolissimo e debole, sicché i suoi compagni lo chiamavano solo ‘Gschropp’, ossia nanerottolo in gergo viennese.

Il maestro Weimann


Chissà a cosa avrebbero portato questi giochetti casuali, se nella vita di Sindelar non fosse apparso un uomo che era già stato capace di trasformare la semplice pulsione del gioco di molti ragazzi di Favoriten in qualcosa di più strutturato. Quest’uomo era Karl Weimann e per quattro anni era stato l’insegnante di Sindelar presso la cosiddetta ‘Schwabenschule’ (scuola sveva) al 73 della Quellenstrasse. Weimann era già un grande ammiratore del pallone di cuoio quando ancora le autorità scolastiche tendevano generalmente a non voler nemmeno sentir parlare di sport e di calcio in particolare. Ai suoi tempi, egli militò nell’FC Rudolfshügel, creandosi successivamente un buon nome da responsabile di quel club e infine pure da arbitro. A fianco dell’attività d’insegnante, Weimann dirigeva anche un centro di doposcuola per ragazzi e presto riunì in quel luogo un folto gruppo di giovani appassionati di calcio, tra i quali figuravano gli appena citati Schneider, Wsolek, Solil, Sevcik e naturalmente Sindelar. In quell’istituto si usava dibattere di calcio con fervore e un bel giorno il signor Weimann riuscì ad ottenere per i suoi ragazzi il diritto di assistere alle partite del Rudolfshügel. In seguito, fornì a tutti una giustificazione che garantiva l’accesso gratuito allo stadio. Ecco quindi i nostri entusiasti giovanotti seduti a bordocampo o dietro alla porta, a seguire con occhi fervidi ogni passo dei giocatori; fu così che poterono ammirare molti dei grandi calciatori dell’epoca ed è probabilmente qui che scoccò la scintilla delle straordinarie doti tecnico-tattiche di Sindelar. Ogni lunedì nel suo ‘rifugio’, il maestro Weimann fece ripassare ai suoi piccoli protetti ciò che avevano potuto vedere la domenica, prima di portarli su un campetto con una palla, per mettere in pratica la teoria appena discussa.

L’ascesa all’Hertha.

Un giorno, nei pressi dell’oramai cementificato campo dell’Hertha, ci fu un’altra di quelle partite-sfida tra ragazzi di rioni diversi. Casualmente passò in quei pressi uno stimato dirigente dell’Hertha, il compianto signor Febus, accompagnato da alcuni amici del mondo del calcio. Si fermarono interessati dalla partitella e, da attenti osservatori quali erano, ebbero presto chiaro che si celava un immenso talento sportivo in quel piccolo re del dribbling che rispondeva al nome di Sindelar. Febus lo chiamò, invitandolo a presentarsi al suo club, cosa che finì per accadere dopo qualche reticenza – Sindelar era terribilmente timido. È così che il giovanotto di Favoriten ebbe accesso alle rinomate giovanili dell’Hertha; la gente si spostava da lontano per assistere alle partite di questa squadra nelle cui fila militarono diversi ragazzi che più tardi sarebbero diventati degli assi. I nomi dei giocatori che all’epoca componevano questa squadra giovanile saranno sicuramente ancora noti agli appassionati più anziani: Hlosek, Karl Schneider, Sevcik, Reiterer, Krenn, Holy, Listopad, Fürst, Picha e naturalmente soprattutto Sindelar. Questi ragazzi si imposero presto, finendo quasi tutti tra le riserve della prima squadra. Già nella stagione 1922/1923 troviamo alcuni dei nomi citati nella prima squadra dei biancazzurri di Favoriten. Il debutto di Sindelar ebbe luogo nel gennaio 1923 sul campo dell’Hertha contro l’AC Florisdorf (2 : 1 per la squadra di casa). Gli articoli dei quotidiani dell’epoca diedero un certo rilievo al debutto di Sindelar, sottolineando l’abilità tecnica di questo giovanotto esile al quale alcuni profetizzarono immediatamente un brillante futuro. Da quel momento, l’ascesa fu fulminante; le prestazioni del giocatore migliorarono addirittura a grandi balzi da settimana in settimana e nel giro di poco egli diventò il più prezioso gioiello della squadra della Quellenstrasse, che all’epoca vedeva il miglior modo di arrivare al successo nel rigoroso insegnamento tecnico-tattico.

Un brutto infortunio.

Proprio mentre Sindelar si stava accingendo a diventare il beniamino di Favoriten, un brutto infortunio minacciò di stroncare la sua nascente carriera sportiva. Sindelar tuttavia non si infortunò durante una partita, bensì in una piscina di Favoriten. Sindi, eccellente nuotatore, inciampò sopra una ringhiera, cadde e non riuscì più a muovere la gamba. Fu constatata una grave lesione del menisco che lo avrebbe previdibilmente messo fuori uso per alcuni mesi. Un intervento perfettamente riuscito del professor Spitzy salvò la carriera di Sindelar.

Sindelar approda agli Amateure (Austria Vienna).

L’anno 1924 fu di grande rilievo per Sindelar. Francamente, lo fu ugualmente per il suo club d’origine, l’Hertha, che stava attraversando una brutta crisi durante la quale partirono la maggior parte dei giocatori. Quattro di questi, più precisamente Sindelar, Schneider, Reiterer e Sevcik andarono agli Amateure Vienna, che oggi con la nuova denominazione Austria Vienna gode della miglior fama possibile nel calcio europeo. È solo in questa squadra che Sindelar si trasformò nell’immenso calciatore che abbiamo sempre ammirato nei suoi continui confronti con l’élite mondiale. Le Violette all’epoca disponevano di una bella infrastruttura sportiva nella Auhofstrasse (13° distretto) e in seno a quella società, Sindelar trovò soprattutto dei grandi esempi da emulare, senza i quali un vero sportivo non può crescere. Gli esempi da emulare all'Ober Sankt Veit erano i fratelli Konrad e il ‘Re del calcio’ Alfred Schaffer, uno dei migliori e più originali giocatori prodotti dall’Europa calcistica. Queste tre stelle dell’M.T.K Budapest giunsero a Vienna dove trapiantarono la famosa ‘scuola M.T.K.’, una variante perfezionata del gioco alla scozzese. Ora, in cosa consisteva questo sistema? Si basava su combinazioni a terra ravvicinate e questo gioco veniva applicato in maniera minuziosa. La palla doveva essere passata all’uomo che si aveva a fianco in modo che questo non avrebbe avuto il benché minimo problema col cuoio; la palla giungeva dunque al giocatore in maniera ‘pulita’ senza necessitare di una preparazione per controllarla e poteva quindi essere immediatamente passata al prossimo giocatore. Schaffer e Kalman Konrad giocavano generalmente fianco a fianco e si intendevano a meraviglia; Sindelar ha senz’altro imparato molto da loro, ma presto l’allievo avrebbe superato i suoi maestri. Perché è grazie a Sindelar che il sistema ungarico-scozzese poté elevarsi alla nobile ‘Scuola viennese’ di fama mondiale. Probabilmente i princìpi dei due sistemi erano identici, con l’aggiunta di un particolare fattore però: la leggerezza, la creatività e lo spirito viennesi. Quando Sindelar era in giornata, né l’avversario, né gli spettatori potevano prevedere cosa avrebbe fatto con la palla una volta che se ne era impossessato. Gli venivano continuamente idee nuove, grazie alle quali riusciva a sorprendere amici e nemici, ottenendo spesso i migliori successi con i più semplici espedienti. Il suo gioco gli faceva risparmiare molte energie. Non effettuava mai un passo oltre al necessario, ma al momento opportuno disponeva spesso di una rapidità colossale. Sindelar non cercava mai il contatto fisico, sfuggendo al suo avversario con abili finte del corpo. A lui non serviva nemmeno prendere il sopravvento fisico sull’avversario, poiché riusciva a sovrastarlo grazie al suo intendimento chiaro e unico del gioco del calcio.

Nel Wunderteam…


Occasionalmente fu tentato di inserire Sindelar in diverse selezioni nazionali, per esempio in alcuni incontri nel 1926 contro Cecoslovacchia, Svizzera e Svezia. Tuttavia Sindelar non riuscì ad imporsi pienamente in quegli anni. Molti esperti volevano addirittura scartarlo, pur apprezzandone le brillanti doti tecniche, convinti che nel quadro della nazionale sarebbe rimasto eternamente un corpo estraneo incapace di trovare un’intesa con i suoi compagni di gran lunga più ‘primitivi’. Persino Hugo Meisl rimase a lungo su queste posizioni. Arrivò il 1931, l’anno di nascita di quella nazionale austriaca che in seguito avrebbe raggiunto i più grandi successi in tutto il mondo con la denominazione di ‘Wunderteam’ (squadra delle meraviglie). Questo nome pomposo non fu coniato a Vienna né in Austria, bensì all’estero, prima di essere importato da noi. È interessante sottolineare che la creazione del ‘Wunderteam’ fu preceduta dalla sonora sconfitta per 5:0 a Norimberga contro una selezione del sud della Germania. In quell’occasione, i grandi attaccanti Sindelar e Gschweidl non riuscirono a ‘trovarsi’. L’incantesimo fu sciolto con la decisione di provare Sindelar in centro all’attacco, spostando Gschweidl sulla destra. Alcuni mesi dopo, per l’esattezza il 16 maggio 1931, fu giocata l’oramai storica partita contro la Scozia che terminò con la vittoria per 5:0 degli austriaci. A questo successo davvero sensazionale fecero immediatamente seguito le vittorie per 6:0 e 5:0 contro la Germania, rispettivamente a Berlino e a Vienna. Era nata la ‘squadra delle meraviglie’, che era tale e che giunse alla notorietà mondiale soprattutto grazie alla sua linea d’attacco formata da Zischek, Gschweidl, Sindelar, Schall e Vogl. Le selezioni guidate da Sindelar ottennero innumerevoli trionfi, che resteranno vivi nelle memorie di tutti gli appassionati di calcio. Sindelar indossò la divisa della nazionale in 56 occasioni, quasi sempre con immenso successo e da stella polare di questa squadra coperta di gloria. Ovunque scese in campo, l’attesa fu febbrile – naturalmente in primis a causa del nostro Sindelar!

Le partite di Coppa Mitropa.

Sindelar raggiunse i suoi più grandi successi sportivi contro la più forte concorrenza calcistica mitteleuropea che l’Austria abbia mai conosciuto, ossia nella Coppa Mitropa creata dall’indimenticabile Hugo Meisl. Conducendo le Violette a numerose vittorie sensazionali, Sindelar impose il suo marchio a questa competizione. Sarebbe interessante ripercorrere i resoconti d’epoca sulle gare disputate da Sindelar per rimemorarsi le sue prestazioni, soprattutto contro lo Slavia Praga, il Ferencvaros e le squadre di punta italiane. Solo dopo ci si potrebbe veramente rendere conto dell’importanza che egli ha rivestito per l’Austria Vienna.

1938…

L’idillio del calcio viennese ebbe un’improvvisa fine nella primavera del 1938, proprio all’alba di una nuova stagione promettente. Fu la fine dello sport austriaco, della Coppa Mitropa e delle gare con le selezioni viennesi. In un baleno il nostro glorioso calcio fu ridotto a un evento regionale che si sarebbe dovuto stimare felice di poter incontrare qualche volta la Silesia o il Württemberg. La nostra nazionale, capace di battere l’Inghilterra il 6 maggio 1936 a Vienna, si vide proporre dei compiti sportivi di una pochezza affliggente. All’inizio si sentirono ancora discorsi altisonanti sull’importanza del calcio viennese per l’intero impero tedesco, però nella realtà dei fatti le cose andarono ben diversamente. Certo, tatticamente non era possibile fondere lo stile calcistico viennese con quello del cosiddetto Vecchio Reich, a causa delle concezioni radicalmente opposte che essi avevano dell’essenza del calcio. Là si riveriva uno stile monotono basato unicamente sulla sicurezza, importato –dicevano-dall’Inghilterra, quando in realtà si trattava solo di un sistema W capito male e interpretato peggio. La chiave risiedeva nel centrocampista centrale arretrato, lo ‘stopper’; tutto il gioco ruotava attorno alla difesa, trascurando vergognosamente la fase d’attacco. Ovviamente, i calciatori viennesi vedevano questi metodi come un pugno nell’occhio. Quando alla fine i nostri giocatori di punta furono addirittura costretti a piegarsi al sistema di sicurezza dei signori Nerz e Herberger, non potevano che fallire. Matthias Sindelar, giocatore offensivo per definizione, vide con profonda rassegnazione l’entità dei danni provocati da questi metodi al movimento viennese, che presto avrebbe subìto un regresso pauroso, per di più aggravato dagli eventi bellici. Tutti conoscono la magrezza della residua eredità sportiva del 1945: rovine sportive da ricostruire da zero. Ma Sindelar risultava antipatico ai potenti del calcio berlinesi anche per motivi puramente personali. Quando l’ ‘allenatore del Reich’ Herberger venne a Vienna per una prima ispezione dei nostri nazionali, vide pure correre Sindelar sul campo. Ebbene, non lo conosceva, o quantomeno non lo riconobbe e questo la dice lunga sulle qualità dell’ ‘allenatore del Reich’! Comunque sia, nell’osservare Sindi, Herberger esclamò: ‘Ma quello chi è? Non pretenderà mica di essere un calciatore?’ Per il signor Herberger era persino incomprensibile che un calciatore non dovesse per forza disporre del corpo di un atleta e che proprio a Vienna i migliori giocatori erano tutt’altro che giganti muscolosi – basta pensare a Studnicka, Röscher, Hansi Horvath, Vogl, Schall e all’ala dell’Austria Vienna Fischer. L’unica cosa certa è che Herberger non ne voleva sapere di Sindelar.

La tragica fine.

Durante l’ultimo anno della sua gloriosa carriera sportiva, Sindelar si spostò sull’ala destra, raccogliendo successo pure lì. Il 27 novembre 1938 penetrò per l’ultima volta in un’ arena sportiva viennese. L’avversario di turno era l’Amateure Steyr, all’epoca in prima divisione austriaca. Sindelar disputò il suo ultimo incontro valido per il campionato l’11 dicembre a Graz contro l’SK Graz. Il 26 dicembre 1938, egli vestì però ancora un’ultimissima volta la famosa maglia viola dell’Austria Vienna: fu a Berlino in occasione dell’incontro contro l’Hertha BSC. La partita si svolse su un terreno ricoperto dalla neve e Sindelar segnò pure la bella rete del pareggio (2 : 2). Lui che veniva da una Hertha, giocò la sua ultima gara contro un’altra Hertha. Un mese dopo il grande maestro del calcio viennese sarebbe deceduto.Le circostanze della sua tragica scomparsa sono tuttora misteriose e lo resteranno probabilmente per sempre. Nel referto della polizia sull’improvvisa morte di Sindi, si parlò di un avvelenamento all’anidride carbonica causato da una stufa difettosa. Forse andò in quel modo, forse no e alla fine importa il giusto. Rimane la tristezza di aver perso davvero troppo presto uno sportivo del suo rango. Egli sarebbe ancora stato determinante per il movimento viennese e proprio oggi, che siamo a ricostruire il nostro calcio dal nulla, avrebbe ricoperto un ruolo di capitale importanza da maestro e esempio qual’era. Tant’è, non si può discutere col destino, al quale dobbiamo comunque essere grati di averci regalato un uomo della sua bravura per tanti anni… La cerimonia funebre di Matthias Sindelar si tramutò in una vera e propria manifestazione in favore dello sport viennese. Decine di migliaia di persone si riunirono al cimitero centrale per un ultimo saluto all’immenso sportivo, ringraziandolo in questa maniera per tutte le sue gesta incantevoli. La città di Vienna ha eretto un monumento funebre alla memoria di Sindelar; da da allora è diventato la meta di migliaia di sportivi, desiderosi di esprimere, con un mazzo di fiori o con un semplice pensiero, il loro legame con Sindelar, sportivo unico, persona splendida e meraviglioso rappresentante della scuola calcistica viennese. Sindelar riposa sotto questa bella tomba monumentale impreziosita da un rilievo con i suoi noti tratti – noi calciatori viennesi gli abbiamo tuttavia eretto un monumento di gran lunga più bello all’interno dei nostri cuori, presso i quali egli rimarrà indimenticato.

Sindelar, l’uomo.


Parlando con i suoi amici più intimi – tipo Hansi Horvath, Sesta, Stroh oppure Sevcik- si sentono sempre le stesse parole a proposito di Sindelar, dopo una lunga e precisa descrizione delle sue imprese sportive: era un caro ragazzo, il miglior compagno mai avuto. Forse era persino troppo buono. Sindelar è stato anche l’uomo di fiducia dei suoi, capace di sedare ogni litigio grazie al suo marcato senso della giustizia. Tutti lodano la sicurezza e la comprensione di cui Sindelar faceva mostra, nonché la logica dei suoi pensieri e la serenità che non lo abbandonava nemmeno durante la peggiore battaglia. Tutti sottolineano la purezza della concezione che Sindelar aveva dello sport, Sindelar che non ha mai fatto del male a nessuno, pur avendo lui stesso subìto più del dovuto. Egli era quindi l’esempio ideale per la gioventù sportiva, che a sua volta lo venerava. Tutte queste caratteristiche predisponevano Sindelar a diventare il maestro dei giovani di oggi e della nascente generazione calcistica.

Un auspicio per concludere.

Ci sarebbe ancora molto da dire su Sindelar. Tuttavia, come rendere l’arte inimitabile del suo gioco, l’unicità della sua tecnica e del suo palleggio con delle semplici parole? Queste cose bisogna averle vissute e viste, perché non si possono descrivere. Tutti devono però avere chiara l’eccezionale importanza di Sindi per la nostra patria e per il nostro caro calcio viennese. In lui, dobbiamo vedere quell’ideale difficilmente raggiungibile al quale dovremo ugualmente sempre puntare. Più saremo in grado di riportare in alto il calcio viennese e più agiremo nel senso e nello spirito di Sindelar. L’obiettivo sportivo dei prossimi anni dovrà essere il seguente, per Vienna e per l’Austria: torniamo al Wunderteam, torniamo a Sindelar!

Matthias Sindelar

I piedi di Mozart

“Dicono che la sua modestia fosse altrettanto leggendaria della sua abilità.
Patrimonio dei Grandi.”

[Ràul Woscoff – Centro Raoul Wallemberg ]-

«Era cresciuto senza scarpe e soffrendo la fame. Kálmán Konrád lo aiutò a diventare il finissimo rapsodico del calcio. Uno stelo appeso a due occhi azzurri che saettava come una freccia verso i gol più meravigliosi».

[Vladimiro Caminiti]

«Sindelar era imprendibile. Monti non ce la faceva proprio con quel diavolo», così lo vedeva Angiolino Schiavio nella semifinale del Mondiale.

“Sindi„ il grande campione dalla tragica morte

Da "La Stampa" del 26 gennaio 1939

di VITTORIO POZZO

«Sindi», oppure «der Papierene» — traduzione libera italiana: «carta velina» — lo chiamavano a Vienna. Aveva, sì, struttura atletica, nel senso che era alto, slanciato e che i suoi lineamenti esprimevano energia e decisione. Ma era magro, secco, asciutto in modo impressionante. Di muscoli non ne aveva, di consistenza non ne mostrava. Di profilo pareva, piatto, sottile, trasparente, come se — scusate la frase alpina un po' irriverente che viene in mente — la madre ci si fosse, per errore, seduta su appena nato.

Artista della finta

A vederlo giuocare, si trasformava. Era il padrone della palla, l'artista della finta. Quando esordì nella «nazionale» austriaca non trovò buona stampa: troppo leggero per il combattimento, troppo etereo per l'infuocata atmosfera degli incontri dove l'Austria era la squadra da battere, allora. Durò poco la diffidenza: nello spazio di pochi mesi si trasformò in entusiasmo. «Sindi» aveva capito quello che si voleva da lui. Alla mancanza di fisico sopperì subito coll'intelligenza. Aveva appreso a smarcarsi in modo magistrale. Lasciato libero, distribuiva, smistava, dettava temi di attacco, diventava la vera intelligenza della prima linea. Toccato duramente piativa, assumeva quell'atteggiamento da vittima a cui il viso color cartapecora ed il fisico di tipo fragile cosi ben si prestavano. E, pur vivendo in una città che i suoi campioni li idolatrava, fu amato come pochi. Uridil, il famoso «tank» del Rapid, ebbe l'onore di una delle più popolari canzoni di Vienna; Siegl ricevette il nomignolo di «Burgermeister» = Podestà, ma Sindelar divenne un idolo.

Credeva nel “rigore„

Aveva nel suo giuoco davvero di che entusiasmare. Il suo repertorio era il più schiettamente viennese che si possa immaginare. Maestro della finta, si è detto. La sua non era una finta scomposta, plateale, marcata. Era un accenno, una sfumatura, il tocco di un artista. Fingeva di andare a destra e poi convergeva a sinistra colla facilità, la leggerezza, l'eleganza di un passo di danza alla Strauss, mentre l'avversario, ingannato e nemmeno sfiorato, finiva a terra nel suo vano tentativo di carica. Allora, quando questo suo giuoco gli riusciva, «Sindi» si ispirava; come il vero artista. Non v'era più modo di tenerlo a freno. Sgusciava via, prendeva finezze di tocco impensate, ridicolizzava l'avversario, finiva per fare, lui cosi evanescente, la figura di un gigante. Chi non lo ha visto a Vienna, al tempo in cui noi prendevamo lezioni, o nella primavera del 1931 contro la Scozia, od a Londra, a Stamford Bridge, sul finire dell'incontro coll'Inghilterra, non ha visto niente. Toccarlo, toccarlo duro, ecco, erano guai. Ne sa qualche cosa il nostro Monti, della Juventus. Non si volevano un ben dell'anima, i due. Una di quelle antipatie naturali, istintive, irresistibili. Al viennese non piaceva il tono maschio, positivo, deciso di Luisito. L'italiano non gradiva quella danza da ballerina che gli si faceva davanti, come una beffa, non gradiva sopratutto l'atteggiamento da defunto che l'avversario, previa invocazione agli Dei per un «rigore», assumeva quando caricato. Sindelar non era come il corinthiano ed evangelico S.S. Harris, Sindelar credeva nel «rigore» e lo cercava. Lo cercava anche negli sgradevoli contatti con Monti. Sindelar a terra che fa il morente colla mano tesa in un ultimo gesto implorante all'arbitro vendicatore, e Monti che con uno sguardo che definisce di farsa la intera scena, torna indietro, pacifico, ecco l'episodio ricorrente degli incontri Italia-Austria di lunghi anni. Tre quarti della impopolarità di cui fu vittima Monti sui campi oltre confine, fu dovuta alla campagna inscenatagli perchè aveva osato e continuava a osare toccare tecnicamente ed abbattere materialmente un idolo.

Idolo delle folle

Come molti degli uomini che hanno onorato il nome della defunta Austria in campo calcistico — a volersi soffermare a questo solo — Sindelar era di origine boema. Un giorno, non molti anni fa, uno dei dirigenti austriaci più in vista, il dirigente responsabile per eccellenza, a conclusione della presentazione a un'alta autorità straniera della «squadra dei miracoli» — Zischek, Szestak, Adamek, Kaburek, Sindelar, Bican — tutti nomi lontanissimi dalle radici o dalle caratteristiche teutoni, si volse ad un amico, ed aggiunse sotto voce: «lauter Tschechen»: ceki tutti quanti. Era di origine ceka anche lui, il defunto commissario tecnico austriaco. Non è morto da eroe questo idolo delle folle danubiane. Pare che strida, che urti col senso morale, il fatto che un uomo ammirato, idolatrato per le sue virtù atletiche ed artistiche, muoia nelle braccia di una donna o, per lo meno, per mano od in compagnia con una donna. Eppure la cosa è cosi umana, che la folla che lo ha tanto amato gli perdonerà anche questo suo modo di allontanarsi dalla vita. E' stata l'ultima sua «finta»... Gli sportivi italiani, che lo hanno a suo tempo ammirato e temuto, i calciatori nostri, che nella conquista del primato mondiale considerarono lo studio per neutralizzare l'opera di «carta velina» come una delle più difficili tappe della loro marcia, si inchinano davanti alla scomparsa dell'uomo in cui più non vedono l'avversario, ma il collega, l'artista, il supremo esponente di una scuola. Lo salutano commossi.

5 commenti:

  1. Complimenti, un lavoro meraviglioso!

    RispondiElimina
  2. UN LAVORO STRAORDINARIO.
    Merita moltissimo.
    Si potrebbe mettere in un libro?
    Comunque, io ho il libro (la coppia di libri) del Centario del Bologna. L'ho avuto da Luciano Brigoli che sicuramente tu conoscerai. L'ho scambiato con un pallone originale degli anni Trenta.
    Io sono un collezionista e storico di palloni d'epoca e soprattutto dei Mondiali.
    Ho appena terminato un libro di 350 pagine (conoltre 300 foto) sulla storia dei palloni.

    Ci sentiremo presto
    Tiziano Lanza
    technobisc2@yahoo.it

    RispondiElimina
  3. La ringrazio Signor Lanza, molto gentile. Certo che si potrebbe mettere in un libro, anche se rileggendo alcune mie parti sarebbero da rivedere un po', ho scritto di fretta...
    Per il resto sono tutti articoli di giornali d'epoca o di libri su Sindelar (originali dell'epoca), tradotti gentilmente dal tedesco da un amico.

    Saluti, Mirko. ;)

    RispondiElimina
  4. Sarebbe FANTASTICO fare un libro!
    E' già stupendo così.
    Anzi, è già un libro così com'è!

    RispondiElimina