Ringrazio Paolo, nipote di Mario Montesanto, per lo splendido materiale d'archivio che mi ha gentilmente concesso.
MEDIANI DI VALORE
di Danilo Mazzuccato
Mediani di granito, limite invalicabile
di Renato Lemmi Gigli
Del Bologna anni Trenta, una delle prerogative era di avere giocatori quotatissimi in borsa dopo essere costati relativamente assai poco alla società. Anche prima di Dall'Ara comprare per poco e all'occorrenza vendere bene era la prima regola. Poi magari succedeva di dover fare uno strappo. Come appunto capitò nell'estate 1933 per Giordano Corsi, l'unica... follia (se così vogliamo chiamarla) fatta dal Bologna d'anteguerra. Ottanta bigliettoni da mille, uno sull'altro, pagati al cassiere del Padova. Gli è che per Corsi (già entrato nel giro azzzurro) stavano muovendosi anche Ambrosiana e Juventus, sicché il Bologna non stette a mercanteggiare e mentre gli altri trattavano spedì un emissario a definire in fretta. Fu un ottimo investimento. Appena due anni dopo di Corsi si sarebbe potuto prendere tre volte tanto, sicuramente più di 200.000 lire. In ogni caso a Dall'Ara, divenuto nel frattempo presidente (o commissario straordinario che dir si voglia), di privarsi del suo poderoso mediano non passava neanche per l'anticamera del cervello. Nella sua concezione, Corsi era uno di quei giocatori - trave destinati ad invecchiare nella società. Come Sansone, come Schiavio, come lo stesso Montesanto col quale Corsi avrebbe fatto pendant per sette anni, granitiche colonne di una linea mediana (Montesanto - Andreolo - Corsi) divenuta famosissima nel tempo. Mario Montesanto, acquistato tre stagioni prima (1930-31), proveniva da Venezia, dov'era nato nell'agosto 1909, e calcisticamente cresciuto nelle file neroverdi. Di un anno e mezzo più giovane di Corsi (nato nel gennaio 1908 a Gonzaga, provincia di Mantova), «Monte» aveva caratteristiche molto simili, quali la forza, la generosità, la grinta inesauribile.
Una coppia di ferro
Montavano entrambi una guardia inflessibile sulle ali avversarie ed erano anche formidabili polmoni di gioco sulle fasce. Una coppia di ferro, solo a vederli. Montesanto duro e aitante, forte anche nel gioco di testa (ricordiamo un suo gran gol segnato di prepotenza sul campo della Lazio nel 1940); Corsi veloce, durissimo, con quel pizzico di cattiveria che non guasta. Otto anni insieme, in rosssoblu hanno vinto di tutto. Gli scudetti del grande ciclo, la Coppa Europa del '34, («Monte» anche quella del '32) il Torneo dell'Esposizione di Parigi del '37 e tante, tante partite. Come titolari il loro passo d'addio ebbe una cornice d'eccezione, i 40.000 di San Siro per quell'Ambrosiana - Bologna che il 2 giugno 1940, ultima giornata praticamente uno spareggio — decideva del titolo. I rossoblu in ritardo di un punto avrebbero dovuto vincere per scavalcare i rivali e ricucire lo scudetto sulle maglie. Ma non ce la fecero. Vinse l'Inter, con un gol di Ferrraris II° che anticipò Montesanto su un traversone di Frossi sfuggito a Corsi. Fu un segnale? Forse. L'anno dopo (1940-1941) il Bologna si prese la rivincita (regalando fra l'altro un 5-0 ai nerazzurri), ma loro, i due mediani di ferro, contribuirono soltanto con quattro presenze a testa. Poi Corsi passò all'attività minore, soggiornando a lungo nelle Marche come allenatore, per finire i suoi giorni a Trieste nel 1958 stroncato da un brutto male a soli 50 anni.
Una coppia di ferro
Montavano entrambi una guardia inflessibile sulle ali avversarie ed erano anche formidabili polmoni di gioco sulle fasce. Una coppia di ferro, solo a vederli. Montesanto duro e aitante, forte anche nel gioco di testa (ricordiamo un suo gran gol segnato di prepotenza sul campo della Lazio nel 1940); Corsi veloce, durissimo, con quel pizzico di cattiveria che non guasta. Otto anni insieme, in rosssoblu hanno vinto di tutto. Gli scudetti del grande ciclo, la Coppa Europa del '34, («Monte» anche quella del '32) il Torneo dell'Esposizione di Parigi del '37 e tante, tante partite. Come titolari il loro passo d'addio ebbe una cornice d'eccezione, i 40.000 di San Siro per quell'Ambrosiana - Bologna che il 2 giugno 1940, ultima giornata praticamente uno spareggio — decideva del titolo. I rossoblu in ritardo di un punto avrebbero dovuto vincere per scavalcare i rivali e ricucire lo scudetto sulle maglie. Ma non ce la fecero. Vinse l'Inter, con un gol di Ferrraris II° che anticipò Montesanto su un traversone di Frossi sfuggito a Corsi. Fu un segnale? Forse. L'anno dopo (1940-1941) il Bologna si prese la rivincita (regalando fra l'altro un 5-0 ai nerazzurri), ma loro, i due mediani di ferro, contribuirono soltanto con quattro presenze a testa. Poi Corsi passò all'attività minore, soggiornando a lungo nelle Marche come allenatore, per finire i suoi giorni a Trieste nel 1958 stroncato da un brutto male a soli 50 anni.
Entrambi in Nazionale
Montesanto invece stabilitosi definitivamente a Bologna (anche lui come Gianni impiegato alla Cassa di Risparmio), portò a 13 le sue annate rossoblu, l'ultima dellequali (1942 - 43) come allenatore. E' scomparso nel 1987, a quasi 78 anni. Fra il '34 e il '37 furono azzurri: 3 volte Montesanto e 6 Corsi, presente anche con l'Austria, gara sospesa. Montesanto esordì venticinquenne a San Siro nel facile 4-0 alla Grecia che fece da prologo alla vittoriosa Coppa del mondo 1934 (fu la partita unica di un gruppo eliminatorio) per cui anche solo un frammento di titolo iridato gli spetterebbe. Più impegnative le altre due partecipazioni, a Roma nel febbraio 1935 per il 2-1 alla Francia e ancora a Milano nell'ottobre 1936 per il 4-2 alla Svizzera. In precedenza il veneziano aveva collezionato sei gettoni con la Nazionale B (le prime quattro da mediano sinistro) e in un'occasione, aprile '33 a Novara battendo gli svizzeri 5-0, aveva fatto per la prima volta coppia con l'allora padovano Corsi. L'esordio in Nazionale A di quest'ultimo coincise con una data storica per la nostra rappresentativa, che quel giorno — 24 marzo 1935 — dopo anni di magre espugnava per la prima volta (2-0) il Prater di Vienna. Nell'occasione Pozzo assegnò a Corsi, debuttante ventisettenne, un compito piuttosto delicato: la marcatura dell'ala Zischek che l'anno prima aveva imperversato a Torino rifilando tre gol alla nostra difesa. Ebbene, Corsi fu un perfetto francobollatore, non perdette un momento di vista il pericoloso rivale che risultò così completamente neutralizzato. «So' sta' bravo?» chiedeva Giordano alla fine. Ma sapeva già la risposta. Corsi (come pure del resto Montesanto) era il tipo di giocatore forte e utile che piaceva al nostro commissario unico, il quale difatti nel 1937 lo ripropose in cinque dei sei incontri sostenuti in quell'anno dagli azzurri. Fra gli altri quello di Praga, anch'essa finalmente espugnata, altra pietra miliare nel cammino della nostra Nazionale.
Da un articolo di "Tuttosport"
Gioco e Antigioco
MARIO MONTESANTO, impiegato di banca, via Berti 10. Più volte campione d'Italia con la maglia del Bologna. Esordio nella Nazionale A nel 1934. Tre presenze nella Nazionale maggiore, 6 in quella cadetta. 1) No, nel modo più assoluto. E come me la pensano tanti altri ex calciatori che hanno smesso di frequentare gli stadi. Oggi c'è solo la caccia al risultato, con qualsiasi mezzo. E allora le partite sono diventate delle corride inguardabili. Fra l'altro ai tempi miei si giocava e ci si divertiva a giocare. Oggi questo calcio è diventato una sofferenza per tutti. E dunque tanto varrebbe non sprecare più il proprio tempo per vedere squadre che rinunciano al gioco d'attacco. E poi dico: quale attacco? Due punte, tre punte e magari isolate? Ha ragione Combin quando dice che in Italia non si può giocare centravanti... 2) Non c'è nessun aspetto positivo, purtroppo è tutto negativo. E non mi si venga a dire che oggi i giocatori sono atleticamente più preparati. Una volta noi si giocava novanta minuti a tutta birra e avevamo fiato per due partite di seguito. Oggi di vero calcio di movimento se ne gioca per non più di cinquanta minuti; basta che il Bologna debba affrontare due impegni nel corso di una settimana ed ecco che Bernardini ricorre a mezza dozzina di riserve. Questo perché i calciatori d'oggi di fiato ne hanno poco... 3) Mi meraviglia che gli allenatori possano dire che il gioco non è peggiorato. Ma il fatto è che gli allenatori sono parte in causa e allora si spiega tutto... 4) Intanto comincerei a mandar via tutti gli stranieri che ci sono nel nostro campionato e punterei sull'assoluta ed esclusiva valorizzazione dei giovani. E poi ci sarebbero tante altre cose da fare. Comunque andrebbero incoraggiati quei calciatori che hanno classe e invece magari mi capita di leggere cose ingiuste sul conto di Haller, cioè sul conto di uno dei migliori calciatori del mondo. D'altra parte un appello alla stampa non è possibile: cari signori scusatemi tanto, ma penso che troppo spesso anche la stampa debba servire interessi particolari, e quindi non posso credere all'obiettività del quarto potere.
Mario Montesanto
Capitò a Bologna, tanti anni fa, dal Venezia. Era giovincello, ancora, ma ben robusto e con occhi che tralucevano volontà e serietà. Aveva capelli biondi, ricci densi, e viso con rade lentiggini. Stette un poco da parte, poi cominciò a giocare. E da allora, fu uno dei pilastri della squadra, e pel gioco che attuava, e per la serietà di comportamento, e per l'alto spirito di attaccamento alla società. Lo ricordo ancora in una partita allo Stadio, giocata contro la Lazio. Il Bologna — allora squadrone con tanto di « scudetto » — perdeva per due a uno. Mancavano pochi minuti alla fine e serrava la Lazio nell'area di rigore. Tiri su tiri, ma il gol non arrivava. Montesanto si spostava al centro rifornendo l'attacco. D'un tratto, quasi a farla finita, piombò su un pallone respinto a mezz'altezza: il tiro fu violentissimo: e sorprese il portiere laziale. Gol venuto fuori di forza. Era nello stile di Montesanto. Qualche tempo dopo, non ebbe più la continuità di presenze in squadra come una volta; leggeri infortuni, e ( si può dire ? Ma sì, perché lo confessava anche lui, ridendoci) l'età, facevano largo ai giovani. E allora, si mise con attenzione a curare le riserve. Nel momento più delicato della squadra — la scorsa stagione — fece qualche capatina — con suggerimenti — tra i titolari, e si pensò che avrebbe, al più presto, assunto ufficialmente l'incarico di allenatore. E così fu. Bella gatta da pelare, visto che gli uomini erano gli stessi (unica novità: Matosich ) e l'anno prima erano in crisi. Ma si mise al lavoro: con tenacia; perché tenace egli è; con sarietà, parche è ragazzo attentissimo e scrupoloso; con passione, perché di entusiasmo l'ha da vendere. Nel discorrere, non ama esagerare nei giudizi: preferisce il lavoro alle parole. E siccome è acuto indagatore dello spirito dei giocatori, sa rendersi amico pur essendo superiore. E non fa cadere gli insegnamenti dall'alto; non s'arrovella in « sistemi » azzardati. E' piano, semplice e chiaro; espressione del suo spirito. Anche se agli inizi della carriera, gli si può prevedere brillante avvenire. Ha 33 anni: giovane, ancora. Avrebbe potuto anche giocare: ma ha preferito chiudere in bellezza la carriera di giocatore.
In vista dei matches internazionali di football
Un ora di gioco degli azzurri sul campo della squadra A
sul campo dell'A. C. Monza
MONZA, 23 gennaio.
Dopo l'adunata di Pavia, dedicata all'impianto della squadra che dovrà giocare a Marsiglia, il Commissario Pozzo ha destinato il secondo giovedì azzurro ad una prima prova d'affiatamento e di allenamento tra i titolari della squadra che ha in calendario la partita di Roma contro la rappresentativa svizzera. Molto probabilmente seguirà una terza convocazione, questa volta plenaria, e cioè aperta ai giocatori delle due compagini. Da quanto potemmo apprendere dal Commissario, che non ama le prolisse esposizioni di programmi, la prova d'insieme non varrà da partita di selezione, i giocatori dell'una e dell'altra squadra contrapposti per superarsi e per eliminarsi a vicenda quasi cani azzuffantisi attorno a un osso. Ne deriva che quasi certamente la squadra che giocherà contro gli svizzeri sarà la stessa che ha battuto i portoghesi, salvo le modificazioni parziali che le circostanze potranno suggerire. Programma e aspirazione di Pozzo son quelli di consolidare le squadre già apparse alla ribalta così da accentuare in esse, in virtù di ripetute prove collettive, le doti di coesione e di equilibrio. In base a questi convincimenti tecnici il Commissario, pure non ignorando che le condizioni di forma di taluno dei convocati lasciano a desiderare, non si è discostato gran che dalla formazione laureata dalla vittoria contro i portoghesi e su quella ha fatto il suo nuovo esperimento.
Nomi illustri
Combi, Rosetta, Caligaris, Colombari, Pitto, Rivolta; Orsi, Baloncieri, Mihalic, Sallustro, Ferrari, Costantino. C'è anche, nel nido degli aquilotti, un pulcino di fresca covata: il veneziano Montesanto, centro-sostegno, un bel ragazzo biondo, piantato da solido atleta. Il Commissario l'ha invitato al raduno per studiarne le attitudini per un ruolo che, in tanta penuria di centri-sostegno di classe e in attività di servizio, richiede esperimenti, ricerche, studi. Il coscritto s'è schierato al centro della linea mediana della squadra allenatrice, il Monza, e ha colpito l'attenzione degli spettatori per il suo gioco chiaro, attento e vigoroso. Sarà interessante rivedere al lavoro il giovane Montesanto che deve avere i polmoni di ferro tanto agile appariva la sua andatura e calmo il suo respiro dopo un'ora di gioco tirato senza soste. Né Baloncieri, né Caligaris hanno partecipato all'allenamento collegiale della squadra: recenti contusioni hanno consigliato ai due nazionali il riposo, assoluto per Balon, relativo per Caligaris chè quest'ultimo ha corso in lungo e in largo per il campo in qualità di arbitro della partita. L'alessandrino Ferrari ha preso il posto, per lui inconsueto, di interno destro; a sua volta Rosetta ha avuto per compagno di reparto un giocatore della squadra locale, il Bosco, un terzino che ha dei numeri. La partita della « A », tirate le somme, è stata meno bella e meno interessante della partita giocata dai cadetti a Pavia. A Pavia, d'altra parte, si trattava di vedere e di giudicare una squadra nuova di zecca, e il meccanismo del suo gioco fresco, brioso ed elegante doveva costituire uno spettacolo inatteso e attraente. A Monza, invece, erano di scena i « vecchi lupi », non sempre amanti delle prove di allenamento e piuttosto restii ad impegnarsi a fondo: il che spiega, almeno in parte, il tono incolore di tre quarti della partita, riscattato soltanto da un finale ardente e veloce. Né l'ambiente ha giovato alla prova. Una giornata a temperatura rigidissima, i fili d'erba ritti e irrigiditi come stecchi di brina, il terreno a grumi gelati, e sugli spalti tutto uno scalpitare di spettatori infreddoliti.
Il primo tempo è andato male
La squadra giocava svogliata e slegata, e gli animosi allenatori potevano validamente resisterle per un pezzo. Due goals salvavano le prerogative del rango, ma anche Combi doveva stare in guardia per parare la minaccia delle volanti incursioni del Monza. Nella ripresa, le cose si sono incamminate meglio indipendentemente dal bottino di cinque goals (3 Mihalic, uno Orsi, uno Sallustro) accumulato dalla squadra nazionale. Il gioco è apparso più unito, più agile, più franco che non nel primo tempo, e la linea d'attacco ha architettato nel finale qualche azione di pregevole fattura collettiva. Il che valeva a correggere la cattiva impressione destata nella prima fase della partita dal gioco senza note caratteristiche della squadra nazionale. E' temerario, per non dir puerile, emettere un verdetto tecnico sul conto di una squadra che si allena senza timori di sostituzioni e di siluramenti; i giocatori, qual più qual meno, hanno lavorato col rallentatore né il Commissario pretendeva di più di una prudente e tranquilla prova d'assieme tenuto anche conto del terreno ghiacciato e perciò insidioso. Un galoppo di salute, dunque, nemico delle affrettate conclusioni. Resta ad ogni modo che la squadra, per la più parte del match, ha giocato con mediocre e saltuaria intesa tattica, a reparti isolati più che a reparti armoniosamente concatenati. Soltanto nel finale della partita si è veduta qualche ondata di bel gioco, aperto su tutto il fronte, partecipi tutti gli atleti. E questo è di buon augurio perché lascia intendere che la squadra, completa nei ranghi, potrà meglio comportarsi in una nuova uscita. e « centrare » il suo gioco collettivo, e darsi una personalità; un ritmo, uno stile.
Ai tempi del Venezia
C'è poi Montesanto, un giovanottone di diciannove anni soltanto. A Torino ha giocato per la prima volta da centro sostegno e non si può certo dire che non se la sia cavata più che onorevolmente; specie quando si pensi che in squadra ha sempre giocato da... ala destra, finché, cioè, non è giunto quel famoso primo gennaio che ha... sciolto le gambe al divo Ziroli. La partita è stata una delle più brutte che abbiamo veduto in questo campionato, brutta non solo per la mancanza di tecnica nel gioco svolto; ma principalmente per il modo con cui i nero-verdi hanno giocato. Montesanto è stato il miglior uomo degli avversari; ma anche lui ha subito il tracollo morale di tutta quadra sino a giungere al punto di tentare di rinunciare alla lotta.
In rete contro il Grifone
Lunedì 12 Marzo 1934.
Bologna-Genova 3-0 Bologna, 12 mattino
Un pubblico veramente numeroso è presente al Littoriale quando Sassi di Roma dà il « via » alle squadre allineate nelle seguenti formazioni: Bologna: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Montesanto, Occhiuzzi, Martelli; Maini, Foglia, Corsi, Fedullo, Reguzzoni. Genova: Amoretti; Strata, Fratto; Bonilauri, Pastorino, Orlandini; Patri, Esposto, Sala, Carpi, Ferrari. Fin dai primi minuti la superiorità del Bologna è manifesta; tuttavia la dilesa avversaria, aiutata dalle manchevolezze della prima linea bolognese, lotta con successo, affidando ad Amoretti un compito non eccessivamente insidioso. Al 29', finalmente, il Bologna segna il primo punto su azione partita da Montesanto, che allunga a Maini. Pratto libera mandando in angolo: tira Fedullo e Montesanto di testa segna imparabilmente. Il Genova non si smonta e tenta invano di reagire, Al 37' il Bologna aumenta il suo vantaggio: Foglia tira fortissimo su Amoretti, che respinge di pugno: Fedullo si impossessa della palla e tenta di nuovo il tiro. Nella traiettoria, il pallone va, invece, a colpire la mano di Strata e l'arbitro concede il massimo della punizione trasformata in punto da Monzeglio. Nuovo tentativo di riscossa genovese, sempre facilmente contenuto dai locali, poi la fine del primo tempo. Anche nella ripresa è il Bologna che tiene l'iniziativa degli attacchi, obbligando Amoretti ad un lavoro assai gravoso. Al 29' i rosso-bleu segnano il terzo punto a coronamento della loro superiorità: è Reguzzoni che, partito poco oltre la metà campo, scende rapidissimo su Amoretti, attira il portiere fuori di porta, e mette in rete con facilità il terzo pallone della giornata. Da questo momento il giuoco si fa ancora più fiacco anche perchè il Genova appare rassegnato alla sconfitta. I genovesi perdono al 41' una buona occasione per salvare l'onore della giornata ed opera di Patri che calcia a lato.
Il migliore della mediana rosso-blu, segna il rigore decisivo contro il Milan
25 Settembre 1933
Bologna-Milan 2-1 Bologna, 25 mattino
La partita fra il Bologna ed il Milan ha mantenuto quanto prometteva come vivacità e come alternativa di azioni perché per tutti i 90 minuti è stata condotta con il massimo brio. Ma, come tecnica e come amalgama di uomini, non vi ha corrisposto in altrettanta misura, e si è avuta l'impressione che sui due campi vi fossero atleti di grande valore, ma che non avessero raggiunto il rendimento individuale, e ancor più quello collettivo. Nonostante tale constatazione, nell'insieme il Bologna ha accennato ad una notevole superiorità ed ha più sovente attaccato facendo in maggior misura lavorare la difesa avversaria. La vittoria della squadra rosso-bleu è ben meritata ed avrebbe potuto essere più netta senza un malaugurato autogoal di Fiorini. L'undici bolognese ha combattuto con energia e con volontà, ma il suo giuoco non è stato chiaro e lineare come siamo usi ammirarlo quando le linee sono congegnate a dovere. Ad ogni modo la difesa, pur mancando di Monzeglio, è apparsa ancora ferrea, e si può prevedere che al completo sarà, come per il passato, inesorabile. La seconda linea più delle altre ha risentito della mancanza di forma dei suoi componenti. Nel trio centrale più degli altri è piaciuto Montesanto. La linea di attacco ha risentito del fatto che Schiavio, pur compiendo cose ammirevoli, non si trova attualmente nella forma migliore. Fedullo è stato il coordinatore di tutti gli attacchi. Pure ammirevole il giuoco di Biavati alla mezz'ala, ove ha sostituito Maini. Alla destra, Foglia ha riconfermato la bella impressione suscitata durante l'incontro con l'Alessandria, ed è stato autore di un bellissimo punto. Alla sinistra Reguzzoni si è trovato a lottare con Rigotti che non gli ha permesso libertà di movimenti. Il Milan non ha smentito la fama che lo accompagna. E' squadra estrosa, esergica e volitiva, che non si abbatte e che reagisce con bella foga rendendosi spesso assai pericolosa. Taluni suoi attacchi sono stati minacciosi, ma non sono giunti a conclusione perchè gli uomini che compongono la prima linea non sono ancora affiatati. La squadra « rosso-nera » ha una formazione di grandi possibilità, e siamo convinti che saprà arrecare non poche difficoltà anche alle squadre che vanno per la maggiore. L'incontro è stato diretto dall'arbitro Berretta di Novi, che ha allineato le squadre nelle seguenti formazioni:
Bologna: Gianni; Fiorini, Gasperi; Montesanto, Occhiuzzi, Corsi; Foglia Biavati, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni
Milan: Compiani; Perversi, Bonizzoni; Rigotti, Bortoletti, Torriani; Arcari, Moretti, Romani, Rossi, Tansini
Il primo attacco è condotto dal Milan ed è Romani che obbliga Gianni ad una difficile parata. Al 4', « angolo » contro il Bologna, infruttuoso e prontamente pareggiato dai bolognesi al 7'. Due minuti dopo i « verdi » (il Bologna giuoca in maglia verde) pervengono al successo. E' Foglia che sfrutta abilmente un bel passaggio di Fedullo battendo Compiani con un tiro a parabola nell'angolo sinistro. Il giuoco continua a spostarsi con grande velocità da una parte all'altra e mentre al 12' Gianni deve respingere di pugno un calcio d'angolo, al 14' Compiani deve bloccare un tiro di Schiavio. Nuova ammirata respinta del portiere milanese al 25' su tiro di Biavati. Indi, al 29' per poco il Milan non pareggia. Romani, dopo avere intercettato un rinvio di Gasperi, punta direttamente su Gianni e, a pochi metri dalla porta, tira fortissimo. Il portiere bolognese, ammirevole di intuito, sventa l'insidiosa azione. Tuttavia il Milan insiste ancora ed al 31' e al 32' ottiene altri due calci d'angolo, come gli altri senza esito. La reazione bolognese non tarda però a svilupparsi e due ottimi tiri di Schiavio e Fedullo costringono ancora Compiani a difendersi. Al 38' sarà ancora il portiere « rosso-nero » a deviare in angolo un raso a terra di Reguzzoni, che già appariva destinato ad incontrare la rete. Nella ripresa il giuoco si mantiene assai veloce e già al 1' il Bologna è in angolo. Al 7' è ancora il Milan che dà l'impressione di segnare, ma Arcari indugia e Gasperi arriva a liberare. Al 15' è Montesanto che vede una sua cannonata respinta dal palo. Due « angoli » contro il Bologna al 16' e al 20'. Poi, improvviso, il punto milanese, dovuto ad un autogoal di Fiorini, che, nella fretta di liberare, spedisce in rete un traversone di Arcari (24.o minuto). Il Bologna moltiplica i suoi sforzi, e, dopo che Compiani ha bloccato un pallone calciato da Foglia, si porta di nuovo in vantaggio al 31', su calcio di rigore concesso forse con troppa leggerezza poiché il fallo di Perversi su Schiavio non è apparso grave. Montesanto si incarica di tramutare in goal la punizione. Due belle azioni Reguzzoni-Schiavio al 35' ed al 37', la seconda delle quali frutta un calcio d'angolo, ammirato intervento di Compiani al 40' quando più grave era la minaccia bolognese, indi la fine della partita. Pubblico abbastanza numeroso e correttissimo. Terreno ideale.
Montesanto segna la rete della vittoria al Casale
Casale-Bologna- 3-4
12 Dicembre 1932
Casale, 12 mattino. Anche questa volta ha vinto il Bologna: ha vinto con quattro punti che richiamano un po' alla memoria dei casalesi i cinque ottenuti dalla squadra felsinea nella stessa partita del campionato dell'anno scorso. Allora, non più di dieci mesi or sono, fu Reguzzoni che mise in subbuglio la difesa casalese, segnando quattro volte su quattro azioni individuali, che Leporati, il mediano destro del Casale, non dimenticherà facilmente. Un altro rosso-blu dava, infine, il colpo di grazia alla compagine nero-stellata, battendo per la qumta volta l'esterrefatto Provera. Ma non v'era bisogno di quest'ultima prodezza per dimostrare a chi il Bologna dovesse la vittoria. Nella contesa di ieri, il colpo che allora riusciva all'insidiosa ala sinistra rosso-bleu è stato ripetuto da Schiavio, il quale ha segnato tre del quattro punti con tre azioni individuali da gran campione. Il... ricorso storico è poi stato cosi fedele alla partita della scorsa stagione, che Montesanto, a due minuti dalla fine, segnava un altro « goal », ripetendo cosi la coincidenza di azioni in modo perfetto. Ma, mentre il quinto « goal » della prima contesa non aveva che il pregio di confermare la superiorità del Bologna, allora in gran giornata, il quarto « goal » della partita di ieri è stato un vero colpo di folgore che, dando al Bologna una sudatissima vittoria, ha tolto al Casale, proprio sul limite estremo del gioco, il premio più ambito che la sua condotta, battagliera e generosa per tutti i 90 minuti, invero meritava. Uscendo dal campo, anche il più bacato sostenitore della stella bianca si metteva le mani nei capelli, giurando e spergiurando che la squadra monferrina, a parte la sua palese differenza, non può vantarsi davvero quest'anno un destino favorevole; né sembra il caso di dare torto a questi buoni sportivi della provincia, poiché, in fondo, anche la sconfitta di ieri dipende per il Casale proprio da un colpo nero della fortuna.
Schiavio, artefice della vittoria
In verità, nel comportamento del Bologna v'è stato ben poco che abbia legittimato la vittoria. La squadra rosso-bleu ha sempre avuto in mano l'andamento della partita, nel senso che, raggiunta tre volte dagli avversari, tre volte ha saputo rimettere tra sè ed il Casale la stessa distanza. Ma questa progressiva presa di posizione non è certo dipesa da una superiorità tecnica della compagine felsinea, in quanto soltanto le prodezze individuali di Schlavio e di Montesanto hanno ridato di volta in volta il sospirato vantaggio ai colori bolognesi. Schiavio, anzi, è stato l'artefice della vittoria del Bologna e v'è da chiedersi che fine avrebbe fatto la squadra vincitrice se per disavventura non si fosse trovato tra i ranghi un centro-avanti in cosi splendida giornata. Dal primo all'ultimo minuto di gioco, l'azione vigorosa dell'atletico attaccante felsineo ha dominato nel quadro della contesa, confermando il temperamento caparbio e quelle doti di gioco individuale che fanno di Schiavio un giocatore personalissimo fra i calciatori nazionali. Quante volte egli abbia attraversato in lungo e in largo il campo per scuotere il grigiore dei proprii compagni, che invero non hanno azzeccata una sola azione di gioco collettivo, bisognerebbe chiederlo alla retroguardia casalese, la quale si è fatta in quattro per fermare quel ciondolone d'un centro-avanti che pareva avesse il diavolo in corpo. Per 80 minuti Schiavio è stato una minaccia continua nell'area di rigore avversaria, ed attorno alla sua atletica figura si son visti sovente due o tre nero-stellati, fedelissima guardia del corpo ad un giocatore che aveva una voglia matta di fare dei « goals ». E che il protagonista dell'affermazione rosso-bleu fosse Schiavio lo si è subito compreso dal tono che assunse l'andamento della partita.
Primo tempo: 1-1
Primo ad afferrare le redini del gioco fu il Bologna; le due squadre non avevano ancora preso confidenza con il terreno pesantissimo, che la compagine bolognese otteneva il primo punto: Castello indugiava con la palla tra i piedi senza decidersi a respingerla, ed Occhiuzzi, sopraggiunto veloce, toglieva l'iniziativa all'avversario ed operava un passaggio in profondità a Schiavio: questi, fatti pochi passi, invitava con una finta Mazzucco a farsi avanti, lo scartava e, da tre o quattro metri, batteva Provera. Non erano passati quattro minuti di gioco, ed è facile pensare quale impressione lasciasse nel pubblico questo primo successo del Bologna. Il Casale aveva una spinta energica di reazione, ma il Bologna tornava al comando dell'azione e per una ventina di minuti dominava la situazione con superiorità pressoché incontrastata; ma fu appunto in questo periodo di supremazia che la compagine felsinea mise allo scoperto le rabberciature delle sue formazioni: Occhiuzzi, che non deve avere troppa dimestichezza con il terreno pesante, vagava in lungo ed in largo con il pallone tra i piedi, senza decidersi ad allargare il gioco sul fronte d'attacco, e questi giri viziosi del centro-sostegno rosso-bleu complicavano le azioni degli attaccanti, in quanto permettevano alla difesa avversaria di controllarne gli sviluppi e le tendenze.
Schiavio inarrestabile
Era, più che altro, quello del casalesi, un lavoro di anticipo, accelerato dalle incertezze avversarie, e si può immaginare come da un andamento cosi incerto la retroguardia nerostellata acquistasse fiducia e sicurezza. Questa situazione, durata per metà del primo tempo, non fruttò ai bolognesi che due sterili calci d'angolo. Poi, improvvisamente, l'attacco del Casale aveva tre o quattro sussulti di riscossa ed otteneva a sua volta due calci d'angolo; sul secondo, tirato magistralmente da Schiavetta, Celoria, di testa, otteneva il pareggio. Bastava questo « goal » segnato a venti minuti dal riposo, per mutare aspetto alla contesa e tendenza di gioco alle due squadre: Schiavio piantava in asso i compagni e si abbandonava ad un'azione tutta individuale: cosi che per 60 minuti la contesa si riduceva ad un duello tra l'aitante giocatore bolognese e la squadra avversaria.
Reazione nerostellata
Nella ripresa, per un quarto d'ora, il gioco diventava elettrizzante per le scappate generose di Schiavio e per la reazione non meno vigorosa del Casale. Appena incominciata l'azione, Celoria sprecava un calcio di rigore, mandando placidamente la palla ad una spanna dal paletto della porta avversarla. Sul controattacco, Schiavio riceveva la palla da Occhiuzzi, si spostava alla destra, poi, giunto in area, con un tiro improvviso dal basso in alto, segnava il suo secondo punto. Erano passati cinque minuti dalla ripresa del giuoco. Il Casale reagiva e, dopo soli quattro minuti, riafferrava il pareggio con una fuga di Schiavetta, che in corsa passava a Migliavacca: questi, senza fermare l'azione, con un tocco da maestro deviava la palla in goal: 2 a 2. Ma Schiavio ristabiliva subito la distanza. Ottenuta la palla e metà campo da Reguzzoni, egli si incuneava nella difesa avversaria, scartava tre o quattro nero-stellati e, con un tiro a fior di terra, segnava per la terza volta. Terza reazione casalese; dopo quattro soli minuti, calcio di punizione contro il Bologna: da quaranta metri Schiavetta tira una « legnata » a mezza altezza e ottiene di nuovo il pareggio. Tutto questo non è durato più di un quarto d'ora, ed è facile immaginare cosa divenne allora la partita. I rosso-bleu, sconnessi all'attacco, insistono in un giuoco individuale e pressano disordinatamente la retroguardia casalese. Tre calci d'angolo contro il Casale; ma la situazione non muta e la lotta diventa sempre più episodica: i giocatori vanno ognuno per proprio conto.
Finale elettrizzante
Verso l'area di rigore di Provera, affluiva una serie disperata di attacchi bolognesi. Tutta la difesa casalese è la protagonista del finale elettrizzante; poi, quando le sorti sembrano ormai decise, a tre minuti dalla fine, Castello commette un fallo a trenta metri dalla propria porta; Montesanto tira forte e la palla, di precisione, si insacca bassa nell'angolo della rete, a destra di Provera. E' una mazzata sul capo dei casalesi: Castello si getta prono e dà pugni disperati in terra, mentre gli altri riprendono il loro posto a testa bassa e tutta la squadra è come folgorata. D'altra parte i rosso-blu si contendono a baci Montesanto e Schiavio, senza udire il fischio dell'arbitro che li richiama al lavoro. Dopo pochi minuti, la fine... Concludendo: il Bologna deve la sua vittoria a Schiavio; tutti gli altri giocatori rosso-blu hanno giocato in tono minore, nè è qui il caso di andare alla ricerca del fattori negativi che hanno influito sul rendimento della squadra bolognese. Il Casale, invece, meritava una sorte meno dura, ed è doloroso dover constatare che proprio nel giorno in cui la squadra nero-stellata ha ritrovata la sua bella personalità combattiva, il suo entusiasmo e la fede in se stessa, la fortuna le sia stata nemica. La squadra tentava per l'ennesima volta una nuova formazione d'attacco con l'esperimento ardito di Migliavacca condottiero; che la prova sia riuscita non si può dire, ma il tentativo dei tecnici nero-stellati ha avuto il merito di rivelare in Schiavetta un calciatore padrone di sè, doti di gioco che fanno presagire in lui un campione in erba. Non è, comunque, nello squilibrio tecnico, che bisogna giudicare la compagine casalese, ma nella sua partita, generosa, ricca di slancio e di volontà; una partita, insomma, degna di miglior fine. Arbitro: Bevilacqua, di Viareggio. Tempo coperto; terreno pesante. Sei calci d'angolo contro il Casale e quattro contro il Bologna. Pubblico assai scarso. Le squadre: Bologna: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Montesanto, Occhiuzzi, Martelli; Maini, Sansone, Schiavio, Ottani, Reguzzoni. Casale: Provera; Pasino, Mazzucco; Leporati, Castello, Volta; Schiavetta, Gardini, Migliavacca, Celoria, Autelli. NINO MAGNO.
Lunedì 19 Settembre 1938
Ha vinto la squadra più affiatata
Bologna-Genova 3-2 (1-1)
Reti: Scarabello (G.) all'8'; Montesanto (B.) al 39' del 1 tempo; Biavati (B.) al 14'; Puricelli (B.) al 30; Cattaneo (G.) al 36' della ripresa.
BOLOGNA: Ceresoli; Fiorini, Pagotto; Montesanto, Andreolo, Corsi; Biavati, Sansone, Puricelli, Marchese, Reguzzoni.
GENOVA: Agostini; Marchi, Genta; Villa, Bigogno, Figliola; Arcari, Perazzolo, Servetti, Scarabello, Cattaneo.
ARBITRO: Bertolio.
di Renzo Bidone
Genova, 19 settembre.
La giornata inaugurale del campionato di calcio non è stata propizia al Genova, che, impegnato subito — in condizioni precarie di forma e di inquadratura — in un confronto severo non ha potuto reggere al maschio giuoco imposto dagli avversari ed ha dovuto lasciare il passo al Bologna, che si è assicurato cosi, in modo anche fortunoso, i primi due punti della nuova annata calcistica.
Equilibrio di azioni
Non c'è stata, durante il corso della partita, una netta preponderanza di una squadra sull'altra, che, anzi, i periodi di superiorità si sono alternati sui due campi, ma si sono viste all'opera due squadre di cui una — il Genova — slegata, senza idee, con troppi uomini tardi, privi di scatto, impreparati, e l'altra — il Bologna — più omogenea, più robusta e atleticamente più a punto. Tuttavia non è stata tanto la maggiore organicità dei felsinei a decidere le sorti della partita, quanto gli errori della difesa genovese, alla quale sono da addebitarsi tutti e tre le reti segnate dal Bologna. Se a ciò si aggiunge, infine, che il Genova ha sbagliato anche un rigore, si sarà delineato, in sintesi, la fisonomia dell'incontro. Nei confronti del Genova, il Bologna ha avuto una difesa più attenta e decisa, una mediana molto più efficiente e continua, mentre l'attacco, con Puricelli immaturo per il ruolo di centroavanti, non ha concluso gran che, tanto è vero che Agostini non ha avuto molto lavoro da sbrigare e quelle poche volte che è stato impegnato non ha dovuto far sfoggio di particolari virtuosismi. Individualmente i migliori sono stati Fiorini, Andreolo, Biavati e Ceresoli. Soverchiato dalla maggiore complessione atletica della squadra bolognese, che di questa sua superiorità ha usato ed anche abusato, il Genova ha finito presto per disunirsi, rivelando le sue maggiori lacune nei sostegni laterali. Biavati, per esempio, ha potuto sempre scorrazzare liberamente per il campo perchè Figliola, dopo dieci minuti di giuoco, era letteralmente scoppiato. Bigogno ha dovuto così addossarsi un lavoro non indifferente. In prima linea, poi, Servetti, troppo fragile e troppo timido per una difesa come quella bolognese, non ha potuto nemmeno sfruttare la sua unica dote: il tiro improvviso. Anche Agostini è apparso ancora lontano dalla sua forma migliore. Un debutto invece promettentissimo è stato quello di Marchi: un terzino che ha numeri e qualità per affermarsi. In conclusione il Genova ha chiaramente dimostrato di aver ancora bisogno di molto lavoro per raggiungere il suo miglior grado di forma. Si è giuocato in una giornata di pieno sole, alla presenza di 14 mila spettatori che hanno dato un incasso di circa 90 mila lire.
Storia di cinque goal
Ha la palla il Genova che abbozza una discesa: al 2', in uno scontrò con Arcari, Fiorini ha la peggio ed abbandona il campo, ma rientra quasi subito. E' all'8' che il Genova impianta una bella azione che lo porterà in vantaggio. Perazzolo consegna indietro a Villa, il quale ritorna la palla allo stesso Perazzolo che, intravisto Scarabello in buona posizione, gli allunga il pallone sui piedi. Scarabello con un secco traversone da sinistra a destra mette in rete da una quindicina di metri, senza che Ceresoli possa intervenire. Il Bologna risponde con azioni impetuose e al 12', su bella azione Andreolo-Sansone, Biavati, avuta la palla dal mezzo destro, stringe al centro, scarta un paio di avversari e scocca un tiro forte che scuote la traversa: la palla ritorna al centro, la raccoglie Puricelli che riesce, malgrado la mischia che si è formata, a indirizzarla in rete. Agostini però para facilmente. Per un quarto d'ora, dal 15' al 30', il Bologna minaccia e ottiene tre angoli; poi il Genova ritorna all'attacco. Al 35' su centro di Biavati, Puricelli, di testa, mette a lato e al 39' ancora un angolo per il Bologna. Tira Biavati e interviene di testa Figliola che respinge. Da una trentina di metri Montesanto raccoglie e spara un raso terra. Il pallone attraversa un groviglio dì uomini, sorprende Agostini impreparato e rotola in rete. Il Genova risponde e al 43' ottiene un angolo. Il giuoco riprende più animoso e l'arbitro deve intervenire frequentemente in apertura di ripresa. Al 7' Puricelli abbandona brevemente il campo e ritorna, passando all'ala sinistra, sostituito da Reguzzoni al centro. Al 14' un centro di Biavati inganna Agostini, forse abbagliato dal sole e la palla si insacca. Il Bologna conduce così per 2 a 1.
Il terzo punto del Bologna
La partita si arroventa e al 15' si accende una mischia furibonda nell'area bolognese ed il giuoco si fa più violento. Verso il 20' Reguzzoni ritorna all'ala sinistra e Puricelli riprende il suo posto. Le mischie si susseguono sotto la porta di Ceresoli finché, al 26', Pagotto commette un fallo nell'area di rigore. Bertolio concede la massima punizione, ma Arcari manda la palla a lato. Al 30' il Bologna ripiega ancora in angolo, ma due minuti dopo ottiene il terzo punto, su errore di Figliola che, tolta la palla a Biavati, la indirizza al centro. Agostini esce per intercettare, ma Puricelli è più pronto di lui e a porta vuota segna facilmente. Al 33' Arcari trova modo di sciupare, a non più di due metri da Ceresoli, un pallone d'oro e finalmente, al 36', su calcio d'angolo, Cattaneo segna direttamente mandando la palla in rete. Negli ultimi minuti il Genova sposta Servetti all'ala sinistra, chiamando Cattaneo al centro, ma ormai la partita è decisa ed il risultato non cambia.
Partita amichevole del 21 aprile 1930 - Lugano - Bologna 1-3. Mario Montesanto agli esordi con la maglia rosso-blu in amichevole, la stagione precedente al suo arrivo a titolo definitivo al Bologna.
Una lezione dei Campioni d'Italia
Bologna batte Lugano: 3 a 1 (2 a 1)
Record !
(p. b.) Mediocrissima partita dei bianconeri. Non importa se anche il Bologna è stato inferiore all'attesa — limitatamente del resto alla linea d'attacco — poichè per gli ospiti sincera attenuante costituiva la gara disputata ventiquattro ore prima sul difficile terreno bustese. I rossoblu hanno tenuto i locali sotto il loro fuoco per due terzi della gara. Ieri mancò letteralmente ai bianco-neri di Sturzi l'estro della risorsa. Le inattese deficienze affiorate durante il match avranno richiamato a brusca realtà gli illusi che giuravano sul funzionamento del Lugano come macchina ormai perfetta. La partita stessa non fu brillantissima e altre non poche si svolsero al Campo Marzio più appassionanti e più contese. Mai però la folla rispose in egual numero a un invito dei bianconeri e il parco automobilistico e motociclistico preannunciava agli sportivi in ritardo l'aspetto imponente del rettangolo di giuoco, completamente nereggiante di pubblico ai Iati. Gremitissima la tribuna, nella quale erano autorità cittadine e autorità consolari con alla testa l'on. comm. Camerani, console generale d'Italia. Due records sono stati ieri battuti. Quello della folla e naturalmente anche quello degli incassi. Il tempo si è mostrato degno dell'avvenimento ed ha concesso i suoi favori in pieno. Ritorniamo alla partita. Venti minuti di azioni in linea e in profondità da parte dei locali. I primi momenti dei match. Poi l'avversario passò inesorabilmente all'offesa con ammirato, sobrio, redditizio giuoco di distribuzione abbandonando gli illusori e teatrali miraggi del dribbling per far marciare la linea a furia di passaggi e di allunghi. Nulla di trascendentale, negli ospiti, e nessun atleta che soverchiasse di tutta la testa i compagni del quintetto.
Tra i mediani, ammiratissimo Montesanto
Della Valle giocò in sordina risparmiandosi il più possibile. Giovò alla linea bolognese la mancanza del fuori classe che, accentrando il giuoco, orienta la difesa avversaria e in un certo senso paralizza i vantaggi dell'azione collettiva. Bisogna però dichiarare che gli attaccanti degli ospiti non brillarono per grandi virtù e la linea come unità di combattimento, fece bancarotta. Sgroppate a sproposito, tiri a lato, strappi nervosi guastarono anche tra i rossoblu più di un'azione che una razionale impostazione avrebbe reso, ben altrimenti minacciose e fruttifere. Nella mediana il Bologna fu ammiratissimo. Montesanto stentò a collegare il suo giuoco con quello dei compagni e a entrare nello spirito di quello avversario. Quando il giovane atleta veneziano innestò la marcia il motore funzionò regolarissimo. Accanto a lui un Pitto splendente di tecnica e di resistenza e un più modesto ma non meno tenace Martelli. In retroguardia la squadra dei visitatori era piantata come roccia. Poco impegnato Gianni, che pur rivelò la sua alta classe in due o tre tuffi impeccabili per scatto ed arrivo, il trio rossoblu fu magnificamene completato da Gasperi e Monzeglio. Qui l'undici dei campioni d'Italia non è stato inferiore all'attesa. La difesa si comportò egregiamente e buttò nella gara il peso della sua alta autorità. Il Lugano ha giuocato male. Ebbe in difesa tentennamenti paurosi e dopo il felice prologo fallì anche all'attacco. La stanchezza o il declino di forma di «Aldo» fu sentita come la rottura del timone di una nave sbalestrata dai venti e Zali oltre lasciar inutilizzato l'ala fa presso che nullo nella collaborazione col centro. Nel quintetto luganese in complesso, fu l'ombra del giuoco solido e chiaro delle ultime gare di campionato. La mediana si è battuta con animo. Sturzi, Gilardoni e Brivio avevano come diretti avversari Montesanto, Martelli e Pitto e dal confronto non sortirono sminuiti. Ma dovevano vigilare in difesa e qualche volta mancarono nell'aiuto all'attacco.
Bologna-Lazio 1-1 (0-0), 4 ottobre 1936, Stadio Littoriale
Marcatori: Busani (L.) 12' - Montesanto (B.) 27'
BOLOGNA: Ceresoli; Fiorini, Gasperi; Montesanto, Andreolo, Corsi; Biavati, Sansone, Busoni, Fedullo, Reguzzoni
LAZIO: Blason; Monza, Zucconi; Baldo, Viani, Milano; Busani, Riccardi, Piola, Camolese, Costa.
ARBITRO: Barlassina di Milano
NOTE: spettatori 15000. Cielo sereno, campo ottimo
Bologna, 5 mattino. La partita ha visto una certa prevalenza degli « azzurri » della capitale. Gli uomini del Bologna non sono sempre stati all'altezza della loro fama, mentre i laziali hanno brillato spesso per rapidità di giuoco, fiato dei singoli e per compattezza di insieme. Se Piola a un certo punto non si fosse lasciata sfuggire una buona occasione, tale superiorità si sarebbe riaffermata nel punteggio. Ciò non ostante il centro attacco laziale è stato indubbiamente il miglior uomo in campo e un energico propulsore di tutta la squadra. La partita ha avuto inizio alle ore 15. Il primo tempo vedeva dapprima il Lazio prevalere, mentre il Bologna appariva lento nelle risposte. Dopo alcune movimentate discese degli « azzurri » il giuoco si faceva monotono con trame uniformi infrenate dalle rispettive difese senza che si avessero fasi vivaci. La fine del tempo trovava le porte inviolate. Nella ripresa il giuoco si faceva movimentato e con fasi alterne. Al 9' Piola sbagliava una facile occasione. La Lazio per prima segnava con Busani che spostatosi al centro riusciva a concludere al 12' con un formidabile tiro radente un veloce palleggio fra Piola e Costa. I bolognesi reagivano e al 27' Montesanto piombava come un fulmine sul pallone dal limitare dell'area di rigore sparando rasoterra e segnava, sorprendendo Blason, il pareggio. Riprendeva il predominio della Lazio e il Bologna si difendeva strenuamente con vigore. Si giungeva cosi alla fine col punteggio acquisito.
A PADOVA SI E' GIOCATO A UNA SOLA PORTA
I "cadetti azzurri„ dominano più di quanto indichi il punteggio (4 a 0)
la Nazionale bulgara ricca di slancio ma priva di tecnica
La pessima giornata dei centro sostegno ospite – Su tutti gli atleti in campo sono emersi Silano e Montesanto
Silano 2, Ferrari, Busini
(Dal nostro inviato speciale)
PADOVA, 20
La folla, che gremiva in ogni ordine di posti il campo "Silvio Appiani", ha potuto entusiasmarsi per la magnifica prova offerta dalla Nazionale B, che ha saputo imporsi nettamente alla Nazionale bulgara. Già fin dalle prime battute, le sorti della giornata volgevano favorevolmente ai nostri colori: non erano trascorsi tre minuti che Maznikov, l'aitante portiere bulgaro, era costretto a raccogliere in fondo alla rete il primo pallone saettato da Silano. Da quel momento, per il modo quasi elementare per il quale gli italiani erano giunti al successo, gli spettatori assistevano ad un continuo duello fra attaccanti e difensori, fra gli azzurri, che cercavano di aumentare il loro bottino, ed i rossi che sbarravano loro il cammino. E l'interesse della partita si è ridotto tutto all'attesa di vedere una reazione degli ospiti nel secondo tempo, dato che nel primo il loro imbottigliamento nella propria metà del campo poteva in parte essere attribuito al vento che soffiava in loro sfavore. Nella ripresa, infatti, i bulgari hanno saputo far qualcosa di meglio, senza peraltro uscire dalla mediocrità, e creando una sola azione pericolosa davanti alla porta di Gianni. Per il resto i nostri hanno dominato a piacere, ed anzi contro vento hanno saputo rendere più esatti i loro tiri in porta, offrendo il modo a Maznikov di riabilitarsi davanti al pubblico, con alcune belle uscite in tempo, da parecchi errori di presa commessi in modo grossolano nella prima parte della gara.
Cinque veneti in nazionale
In campo si è rivelata fra le due compagini una differenza di valore di almeno una classe. Questa è la seconda partita internazionale che si è svolta a Padova. L'altra volta sul campo Appiani contro gli azzurri si allineò un'altra rappresentativa di una nazione balcanica: la squadra della Jugoslavia, che, per quanto avesse di fronte la nostra migliore formazione, non cedette che per uno a due. Nell'ottobre scorso la Nazionale Jugoslava, durante le Olimpiadi balcaniche svoltesi a Sofia, era stata sconfitta dalla Bulgaria che aveva anche battuto la Turchia. Bisognava, quindi, fare molto credito alla squadra che affrontava i nostri cadetti, sui quali pesava sfavorevolmente l'esito dell'incontro di allenamento giocato giovedì scorso contro una modesta squadra del luogo. Avrebbero saputo i giocatori della "B" cancellare il ricordo della prova generale con un debutto degno delle tradizioni che li hanno sempre visti irresistibili in Patria e fuori? E i bulgari, che dopo il pareggio ottenuto con i nostri a Sofia erano passati di vittoria in vittoria, a che punto erano saliti sulla scala dei valori calcistici? Che progressi avevano fatto dal loro primo confronto con gli italiani? Questi interrogativi avevano destato grande interesse nella massa degli sportivi accorsi a Padova da tutta la regione veneta: da venerdì era giunto un treno speciale e molti triestini erano venuti ad applaudire il loro Gazzari. Del resto ben cinque giocatori veneti indossavano in questa circostanza la maglia azzurra e l'interessamento locale era cosi anche più
accentuato.
Il livello del calcio bulgaro
A partita finita si deve concludere che il calcio bulgaro ha ancora molta strada da compiere per portarsi ad un livello che sia in armonia con i progressi raggiunti dalle Nazioni della media Europa. La lezione ricevuta oggi a Padova potrà far valutare lo squilibrio di forze e indurre gli sportivi di Bulgaria ad intensificare la loro preparazione e a migliorare il loro stile di gioco. Essi hanno rivelato molto spirito agonistico, battendosi con gagliardia fino all'ultimo senza mai ricorrere alle scorrettezze che spesso fanno capolino tra gli atleti che, al dolore della sconfitta, sentono aggiungersi anche il morso deleterio della stanchezza. I bulgari si sono battuti realmente bene. Peccato che dopo il fischio finale, che decretava la loro netta sconfitta, essi abbiano dimenticato di salutare il pubblico che li aveva accolti, al loro ingresso in campo, con applausi fragorosi che riflettevano la cordiale amicizia che lega il loro popolo e la Nazione italiana. Il punto nero dei bulgari, al quale si può far risalire, non tanto la colpa del punteggio subito, quanto quella della netta e costante pressione alla quale sono stati fatti segno dagli azzurri, è stato il centro sostegno Baykushev. Questo aitante giocatore, dalla sagoma perfetta del centro sostegno classico, è stato completamente nullo per tutti i novanta minuti di gioco.
Montesanto in giornata splendida
Egli era stato preferito, nel ruolo più importante della squadra, a Todoroff, e non si capisce come il direttore tecnico della squadra, che, in funzione di guardialinee, era a contatto diretto con i giocatori, non abbia pensato di sostituirlo. I due mediani laterali hanno cercato di rimediare al vuoto del centro, ma avevano da tenere a bada anche le nostre velocissime ali, e specialmente Gabrovski ha dovuto lavorare per quattro nella speranza di poter imbrigliare il gioco guizzante di Silano. All'attacco la prova migliore è stata fornita dal reparto sinistro, dove Peshev e Panchev hanno impostato le poche azioni degne di rilievo; è doveroso rilevare che il capitano dei bulgari, Peshev, ha occupato ugualmente il suo posto di mezz’ala per quanto avesse dovuto subire nella mattinata un piccolo intervento chirurgico nella cavità orale. Il centro attacco fu il peggiore degli uomini di linea, mentre alla destra, Angelov non apparve certo l'atleta ammirato dai nostri a Sofia e meglio di lui giocò l'ala Staykov, per quanto avesse da lottare con Montesanto, in giornata splendida. La parte più efficiente della squadra apparve la difesa dove emerse il terzino destro, il baldo Gorchev. Il portiere Maznikov al sicuro senso della posizione, non accoppia una presa perfetta e, specie nel primo tempo, creò situazioni disperate davanti alla sua porta per i palloni che gli sfuggivano. Buono per lui se i piedi dei nostri attaccanti non erano ancora ben centrati come lo divennero nella ripresa, diversamente il suo passivo sarebbe stato molto più grave.
Elogio globale degli “azzurri”
In campo italiano la squadra va elogiata in blocco. Dire che essa supera di una classe i bulgari significa riconoscere il suo valore, senza svalutare i nostri avversari. La partita è stata giocata in bellezza. Per tutti i 45 minuti di gioco del primo tempo Gianni non ha eseguito neppure una parata. Si è giocato ad una porta sola e i bulgari hanno portato due sole azioni fino alla linea di fondo: una al 35’ su un tiro a lato di Panceff e l'altra al 39' su tiro altissimo del centro attacco. Nel secondo tempo Gianni si è dovuto produrre in una parata in tuffo su tiro del capitano bulgaro, che ha sbagliato un altro paio di azioni pericolose. Davanti a Gianni, Gazzari e Gasperi hanno spento sul nascere tutte le iniziative dei rossi, con autorità e sicurezza. Ottima la seconda linea Castello, dominatore nel primo tempo, è calato nella ripresa quando aveva il vento in faccia che alzava i palloni; più continui e brillanti sono apparsi Avalle e Montesanto. Specialmente il biondo veneziano ha entusiasmato. All'attacco il miglior uomo è stato Silano, che ha scorazzato come ha voluto ed ha battuto alla perfezione i calci d'angolo e i tiri di punizione. Un po‘ in ombra Busini; ma i cinque azzurri hanno lavorato il pallone per i due terzi della partita. L'Arbitro, l'ungherese Kann, ha avuto una partita facile; pure non è andato immune da errori, e ha sollevato le proteste dei bulgari per la concessione del quarto goal, che essi ritenevano viziato da un fallo di mani. MARIO SANTANDREA.
La cronaca della partita
La cronaca della gara, risoltasi in un continuo monologo, risulta dl conseguenza assai monotona. Circa 12.000 persone stipavano ll campo «Sllvio Appiani». Entrano per primi i bulgari, in maglia rosso vivo e calzoncini bianchi. Salutano prima le tribune e poi i popolari ricambiati da frenetici applausi che aumentano ancora di tono all'ingresso degli azzurri preceduti da Vecchina. Le squadre al allineano in questa fomazione: Bulgaria — Maznikov; Gorchev, Mishtalov; Gabrovski, Baykushev, Efremov; Staykov, Angelov, Lozanov, Peshev (capitano), Panchev. Italia — Gianni; Gazzari, Gasperi; Avalle, Castello, Montesanto; Vlsentin, Busini, Vecchina, Ferrari (capitano), Silano. I bulgari battono il calcio di inizio ed è Gianni che raccoglie il primo pallone passatogli da Gasperi. Ma subito i nostri premono sulla difesa avversaria che a due minuti dall'inizio è già in corner. Il pallone staziona nell'area di Maznikov finché Visentin dalla linea di fondo crossa radente la porta. Il lungo portiere degli ospiti si lancia a vuoto e rapido Silano raccoglie al volo e mette in rete. Non sono trascorsi tre minuti. Ripreso il giuoco gli azzurri sono di nuovo sotto la porta bulgara, e Vecchina tira alto. Il vento che spira gelido ed impetuoso diagonalmente al campo in favore dell'Italia mantiene la palla nell’area degli ospiti tanto che anche Castello tenta la via del goal. Trascorso un quarto d'ora i bulgari si liberano dalla stretta, ma non riescono a portare a fondo l'azione che viene immediatamente rovesciata e culminata con un tiro di Vecchina. Maznikov arresta malamente, si che la palla finisce in corner (21'). Tre minuti dopo l'assedio è interrotto da un fuori-giuoco, l'unico della giornata, di Ferrari. Al 26’ altro tiro dl Vecchina parato con lo stesso errore dl presa del portiere, il quale subito dopo ha modo di farsi applaudire infrangendo con bell'intuito una combinazione Ferrari-Silano. Dopo che Ferrari ha sciupato due occasioni favorevoli, Efremov devia in corner un cross di Visentin.
Gli azzurri insistono
Sul calcio d'angolo Vecchina spedisce in rete, ma il guardiano dei rossi con un tuffo acrobatico rimedia alla solita parata difettosa che aveva fatto rotolare il pallone sulla linea bianca. Un'altra parata fortunosa di Maznikov su punizione battuta da Silano e abbiamo finalmente la prima azione condotta a fondo dai bulgari, ma il tiro di Panchev esce a lato. Al 37' ll secondo goal. Busini tira, il portiere rimanda corto e Ferrari segna. Breve reazione dei rossi ed il tempo termina con due tiri in porta di Ferrari. Quando si inizia la ripresa il vento è alquanto diminuito di intensità, ma i bulgari che lo hanno in favore ne risultano egualmente avvantaggiati. Infatti la prima parata è di Gianni che compie il suo primo intervento della giornata su cross dell'ottimo Panchev. Dopo due tiri imperfetti del nostri avanti, i bulgari, per un fallo contro Lozanov battono una punizione contro l’Italia, ma gli azzurri controbattono con tre tiri piazzati di Silano ed Avalle che danno modo a Maznikov di parare in presa facendosi applaudire. Egli arresta anche un tiro da pochi metri di Busini e ne devia in corner un altro di Vecchina. Al 16' Vecchina e Ferrari col pallone davanti alla porta si urtano a vicenda: Silano irrompe tra i due e saetta in rete fortissimo rendendo vana la parata di Maznikov. Tre a zero.
Il finale della partita
Gli azzurri insistono poggiando su Visentin, il quale al 22‘ batte il quinto corner. Sulla azione susseguente si accende una mischia sotto la porta e Busini spedisce in rete. L'arbitro convalida il punto malgrado le alte proteste dei bulgari che accennano ad un fallo di mano. Reazione bulgara che al 23' mette in pericolo la nostra rete, ma Gianni para in tuffo il tiro di Peshev che aveva raccolto un cross di Staykov. Due minuti dopo altra azione sotto la nostra porta con mischia che vede parecchi uomini finire a terra. Poi gli azzurri riprendono le redini del giuoco. Altro tiro a rete di Staykov al 27', e subito dopo per poco l'Italia non segna il quinto punto con un cross di Visentin malamente bloccato. Poi la Bulgaria ottiene il suo primo ed unico corner per una discesa di Angelov arrestata da Gasperi. Gli azzurri rispondono ottenendo un altro corner, il sesto, battuto da Visentin che dà modo a Maznikov di prodursi in una magnifica parata alta. Su un'altra bloccata del guardiano bulgaro l'arbitro fischia la fine. M. S.
Mario Montesanto quattro volte “leone”
Calciatore irriducibile e più volte campione d'Italia, allenatore di passaggio, oggi impiegato modello —- Il football, sempre di domenica —- Il Bologna, ovvero l'amor mio non muore.
Bologna, febbraio
Mario Montesanto si tiene in braccio le nipoti. Tutte le sere un'oretta con le nipoti non gliela toglie nessuno. «Sono le mie piccole gioie. Piccole gioie che sono poi grandi gioie. Il resto? Ma sì, la domenica ci vado anch'io allo Stadio. Ma sinceramente mi diverto poco, non mi ci appassiono più ». Dunque vediamolo, filtriamolo attraverso le dichiarazioni autentiche dell'uomo, questo graduale distacco dell'ex leone dal suo glorioso vessillo rossoblù. « La questione — fa Montesanto — è che oggi ci si preoccupa solo ed esclusivamente del risultato e allora nessuno si diverte più. E il pubblico ormai ha la stessa mentalità dei dirigenti di società. Evviva il risultato e perciò ci si diverte solo se si vince. Tutto questo indipendentemente dalla qualità del gioco offerto. Eppoi uffa con questa storia delle marcature eccetera. Il calcio è un gioco semplice, molto semplice. Alla base di tutto c'è la tecnica individuale. Oggi come stiamo a tecnica individuale? Mah, siamo così, proprio così... ». E non è che Montesanto nella fattispecie sia l'uomo qualunque. Il gran leone rossoblù fu anche trainer del Bologna, a cavallo del '43.
Montesanto che mai si arrendeva
Quattro scudetti, poco meno di una mezza dozzina di incontri in maglia azzurra e caldi consensi raccolti ovunque. E certi scampoli di gioco, certi fotoflashes che non si possono dimenticare. Lazio - Bologna 1940: ormai è fatta, il Bologna è sotto per due a uno. Ma Montesanto non disarma. lngrana la presa diretta, mancano pochi attimi alla fine. Giù un fendentone e gli undici rossoblù vibrano. E’ due a due, per la gloria del Montesanto che mai si arrendeva. — Ah sì, io — prosegue Montesanto — non mi arrendevo mai, è vero. Però nel calcio, come in tutte le cose di questo mondo, ci vuole tanta fortuna. Ricordo che abbiamo vinto certi scudetti che forse nemmeno meritavano del tutto. E altre volte la squadra andava fortissimo, ma poi all'ultimo momento il balzo giusto lo facevano gli altri. Per questo non so cosa rispondere quando la gente mi chiede se quest'anno il Bologna terrà botta sino in fondo. Certo che il Bologna d'oggi ha tutte le carte in regola per vincere il campionato. Ma ci vuole anche una grossa fortuna. Ce l'avrà quest'anno il Bologna tanta fortuna...? ». Montesanto chiuse praticamente con la guerra. Fece quella tale esperienza come trainer poco prima che Badoglio desse il cambio a Mussolini. Poi si cercò una sistemazione fuori dai campi verdi. Oggi l'ex leone è un apprezzato impiegato della Cassa di Risparmio. Fa servizio in cassa, è un impiegato modello e fidato. Ha moglie e due figlie, e le nipoti per cucire insieme grossi coriandoli di serenità. Eppure l'ex leone anni orsono ebbe un giorno di mancata reazione. E’ la storia della rapina di Via Saragozza. Montesanto era in cassa, come sempre. Un manipolo di banditelli mascherati e Montesanto costretto a starsene buono buono, piegato in due, in un angoletto. E dopo mezz'ora che i banditelli se ne sono andati Montesanto sussurra: « Posso alzarmi da terra...?. E i banditi chissà dove già sono... Beh, vogliamo rimproverargli di non aver fatto il leone...? — « D'accordo — fa lui — per una volta tanto non sono stato leone per niente. Ma guardiamoci in faccia: generoso combattente, ruggente leone eccetera. Ma mica fesso... ». Gianfranco Civolani.
Armi in pugno i rapinatori assaltano una banca di Bologna
Circa due milioni di bottino - Poco prima i banditi avevano aggredito un autista di piazza e gli avevano portato via la macchina - La drammatica scena in pieno giorno - La fuga e le indagini della polizia
(Dal nostro corrispondente) Bologna, 27 agosto 1953
Due audaci imprese banditesche sono state compiute nel pomeriggio di oggi, in circa mezz'ora, da una risoluta pattuglia di gangster, i quali hanno agito con perfetta tecnica e senza impressionarsi per i rischi che esse comportavano. Un autista di piazza è stato privato — tra l'altro — dell'automobile (che è servita successivamente ai malfattori per fuggire dopo avere realizzato il secondo e più fruttifero colpo) e una filiale della Cassa di Risparmio, che ha sede in via Saragozza, è stata depredata di circa un milione e 800 mila lire in contanti. La tecnica dei rapinatori appare simile a quella usata recentemente in altre città da banditi che hanno assalito vari istituti bancari, ma ciò non porta naturalmente a concludere che possa trattarsi delle stesse persone. Ecco i fatti come ci sono stati raccontati dai protagonisti della drammatica avventura. L'impresa « numero uno » ha avuto inizio poco prima delle 15, e ne è stato vittima l'autista di piazza Arturo Zarri fu Giosuè di 67 anni domiciliato con la moglie e una figlia in via Giuseppe Petroni 21. Lo Zarri era il primo della fila dei tassisti davanti alla stazione e a quell'ora stava conversando con alcuni colleghi lontano qualche metro dalla sua vettura. Ad un certo momento tre individui (uno di corporatura robusta e di età presumibilmente sui 36 anni, dal viso pallido con i capelli castano scuri, vestito piuttosto dimessamente di grigio scuro, gli altri due di corporatura più esile, dai capelli scuri, forse provenienti dall'ingresso principale della stazione, si avvicinavano all'ultimo autista della fila, Tancredi Moretti per servirsi della sua macchina.
Guai se parlate
Il Moretti, come vuole la consuetudine, fece loro cenno di portarsi più avanti. Un altro autista chiamò a voce alta lo Zarri e gli indicò i clienti; il tassista abbassava la bandierina indi chiedeva ai tre viaggiatori dove desideravano essere condotti: « In via Jacopo Martello » rispose uno di essi. Quando la macchina giunse nella via indicata, che e una laterale di via Saragozza, l'autista si sentì ordinare: « Fermate ». Egli non aveva ancora messo piede a terra che dall'interno della vettura gli venne Intimato con voce minacciosa che gli fece intendere immediatamente quali potevano essere le intenzioni del terzetto: « Saltate giù subito e venite qui. Guai se parlate ». Il vecchio si guardò attorno rapidamente sperando che sopraggiungesse qualche passante, ma non c'era anima viva. Per quanto ì tre non mostrassero armi di sorta, il loro atteggiamento non era tale da indurre in errore: ognuno teneva la mano destra nella tasca della giacca e lo Zarri temeva che potessero da un momento all'altro sparare. L'autista si portò dunque all'altezza della porta posteriore attraverso la quale lo fecero salire, collocandolo in un àngolo del sedile. Uno del banditi toglieva il berretto allo Zarri e se lo metteva in testa; indi si poneva al volante e avviato il motore imboccava via Saragozza dirigendosi verso il Meloncello. Frattanto gli altri due che facevano buona guardia al malcapitato autista, lo ammonivano a non parlare e a starsene quieto.
Rubate 11.500 lire
Il malfattore che guidava, a un certo punto girò la macchina per la via di Casaglia, mentre gli altri ingiungevano al prigioniero di mostrare il portafogli. Avutolo, lo esaminavano attentamente prelevando i documenti e 11.500 lire. Poco oltre i banditi facevano scendere lo Zarri e lo scortavano verso un fossato. Qui giunti, si consultarono, poi uno di essi disse: « Legagli le mani ». Con una cordicella che il più robusto aveva estratto dalle tasche, gli fecero mettere le mani dietro il corpo, indi gli serrarono strettamente i polsi. Successivamente gli legarono le caviglie e con uno spintone lo gettarono nel fossato. Alle suppliche del poveretto, i malviventi assicurarono che non lo avrebbero ammazzato se si fosse mantenuto tranquillo. Uno dei tre estrasse dalla tasca due sudici fazzoletti: uno lo introdusse nella bocca dell'autista e con l'altro lo imbavagliò. Poi se ne andarono. Quando percepì il rombo del motore della vettura che si allontanava, lo Zarri, compiendo sforzi tormentosi, riuscì a liberarsi del fazzoletto ficcatogli in bocca, cosicché potè invocare aiuto. Soccorso e rinfrancato, si precipitò in un vicino ristorante, e di lì informò la Questura della drammatica avventura che gli era capitata.
Montesanto minacciato con una pistola e rapinato dai banditi
La Squadra Mobile e la « Volante » erano già mobilitate per una segnalazione ricevuta poco prima. Infatti la Direzione della Cassa di Risparmio aveva comunicato alla polizia che alle 15,10 due fuorilegge, entrati nell'ufficio della filiale di San Giuseppe, in via Saragozza 114 B, si erano impossessati della somma di un milione e ottocentomila lire. I particolari di questa seconda impresa li raccoglievano i funzionari, portatisi immediatamente sul posto. Protagonista della seconda rapina è stato l'impiegato Mario Montesanto, residente In via Lodovico Berti n. 2. Il Montesanto, che conobbe un lungo periodo di popolarità per essere stato uno del più ammirati campioni della squadra calcistica del Bologna e di quella Nazionale, era ieri solo in ufficio, essendo l'altro impiegato in ferie. L'ufficio è composto di un solo vano, a meta del quale è collocato un divisorio con gli sportelli. Il Montesanto, recatosi in ufficio alle 14,25, effettuava alcune verifiche di conti, poi alzava la saracinesca tornando al tavolo. Erano le 15,11 allorché udiva aprirsi la porta principale. Alzava la testa e sbarrava gli occhi alla vista che gli si presentava. Due individui, uno del quali indossava un impermeabile e impugnava un'arma, forse una rivoltella, erano entrati nell'ufficio. Quello dell'impermeabile si fermava a un metro dal divisorio intimando: « Mani in alto ». L'impiegato si avvicinava al banco. Il bandito gl'ingiungeva di stendersi sul pavimento, ammonendolo ancora: « Non parlare, se no t'ammazzo! ». Il secondo bandito intanto balzò con un salto al di là del divisorio e si mise a frugare nella cassaforte, il cui sportello era socchiuso. Mentre uno dei fuorilegge afferrava i pacchi di banconote, l'altro esclamava al Montesanto: « Dove sono gli altri soldi? Dillo presto se non vuoi morire ». Poi i rapinatori riguadagnavano la porta eclissandoti. Trascorse qualche minuto. Mario Montesanto si precipitava sulla via e dava l'allarme. Ma nessuno aveva visto i banditi uscire. I funzionari della polizia incaricati delle indagini non hanno potuto ottenere indicazioni o informazioni atte ad agevolare le indagini. c. c.
Inafferrabili i rapinatori della banca di Bologna
Strane analogie con l'aggressione compiuta a Torino dieci giorni fa - Ritrovata l'auto pubblica che i banditi usarono per il “colpo”
Bologna, 28 agosto 1953
La polizia sta indagando sulla duplice rapina di ieri pomeriggio, nella speranza di poter identificare i fuorilegge che hanno aggredito e rapinato l'autista di piazza Augusto Zarri e assalito e svaligiato la filiale di via Saragozza della Cassa di Risparmio. E' stata ritrovata ieri sera l'auto pubblica di cui il terzetto si era servito per il colpo alla Banca, dopo che l'autista era stato gettato in un fossato di una deserta via del dintorni con le mani e i piedi legati ed un paio di fazzoletti cacciati in bocca. Verso le 21, infatti, veniva segnalato alla Questura che la macchina sostava abbandonata in via Bellombra, una strada della zona collinare bolognese. I banditi se n'erano disfatti immediatamente: è risultato infatti che la vettura era stata notata da alcuni abitanti della zona, ferma dove è stata rinvenuta, sin dalle 15,80 circa, Nell'auto è stato rinvenuto un tacco di gomma per scarpa da uomo e la chiavetta di accensione del motore. Abbandonata la macchina, i tre rapinatori si sono diretti probabilmente a piedi, verso la città oppure si sono serviti dell'autobus della circonvallazione, che passa poco lontano. Dalle deposizioni dell'ex-giocatore di calcio Mario Montesanto, impiegato della Banca di via Saragozza, che si trovava solo quando irruppero i rapinatori, si è appreso che uno dei malviventi si era presentato due giorni prima nella filiale per chiedere chiarimenti circa l'accensione di un libretto di deposito. Egli lo riconobbe perfettamente. Sono peraltro ancora discordanti le affermazioni del Montesanto e dell'autista Zarri sui dati somatici dei tre banditi. E' assodato però che uno di essi — quello presentatosi due giorni prima alla Banca — era tarchiato e col viso tondo, paffuto, mentre gli altri erano di corporatura esile. Il giovane tarchiato portava l'impermeabile e fu lui a tenere sotto la minaccia di un'arma l'impiegato prono a terra nell'ufficio. Tutti di un'altezza media inferiore al metro e settanta, i tre avevano presumibilmente i capelli castani-bruni. Si accenna questa sera ad una analogia fra la rapina di ieri a Bologna e quella effettuata a Torino il 21 scorso. Anche in quella città tre banditi rapinarono dell'auto pubblica, una «1400», un autista di piazza con il medesimo procedimento usato a Bologna. La macchina fu rinvenuta il giorno successivo in collina, ma nessuna Banca fu assalita. Presumibilmente vi fu qualche intoppo nel piano del banditi. Pare anche che i connotati degli autori delle due rapine siano identici.
IL TORNEO DEI CAMPIONI
Il Bologna in finale per la Coppa Europa
Dominato in tecnica, il First Vienna segna un solo goal
Vienna, 18 mattino. Dopo la partita del « Littoriale », il Bologna era atteso a Vienna con vivo interesse. Blum, di solito parco di elogi quando si tratta di avversari, aveva esplicitamente dichiarato che la squadra bolognese rappresentava una compagine di primissimo ordine in campo internazionale, e che, quindi, non sarebbe stato agevole averne ragione nell'incontro di ritorno. Blum è persona che conosce i suoi polli e non si è sbagliato. I bolognesi sono venuti a Vienna e sono stati battuti per uno a zero; ciò non dimostra che essi siano stati inferiori ai loro avversari. Dal principio alla fine della partita, salvo brevi intervalli, l'iniziativa è stata sempre degli italiani. GschweidI evidentemente indispettito dalla piega che prendevano le cose, abbandonando una volta tanto il suo sistema di giuoco flemmatico, ha tentato la fortuna convertendosi in corridore di velocità; ma senza giovargli, tuttavia, che, in fatto di correre, i nostri ragazzi sembrava avessero le ali ai piedi. In campo viennese, del resto, vi è stata ieri molta indecisione. Non già che mancasse agli uomini di Blum l'intenzione di affannarsi, vista la posta in giuoco e il prestigio da difendere sotto gli occhi del loro pubblico; ma la compagine non rendeva. Noi siamo propensi a credere che la cattiva prova di questa squadra, su cui tutti erano pronti a giurare, dipese dal brillante comportamento dei bolognesi.
Montesanto tra i migliori in campo
Non vorremmo fare l'elogio di nessuno, in quanto tutti si prodigarono e seppero giustificare la loro fama; però, se dovessimo, essere chiamati a nominare i migliori, dovremmo citare Gianni, Schiavio, Montesanto e Sansone. Su di un terreno reso viscido dall'abbondante pioggia caduta fino a pochi minuti prima che si iniziasse la partita, il manipolo rosso-blu ha esibito al pubblico una delle più belle dimostrazioni di calcio che una squadra italiana abbia dato quassù negli ultimi anni. Perchè a Vienna si acclami il giuoco degli ospiti, quando sui propri uomini pesa la sorte della sconfitta, bisogna che si offra a questi buongustai un bocconcino prelibato. Ed ieri i bolognesi possono vantarsi di essere riusciti a farsi applaudire a scena aperta. Blum, responsabile morale della sua squadra, quando si è accorto della piega che prendevano gli avvenimenti, ha dato un ordine molto grave per chi conosce i sistemi di giuoco del Vienna. Egli ha, infatti, fuso la linea mediana con la retrorguardia, e vista l'impossibilità della fronte centrale di sfondare la barriera bolognese, ha cercato di invertire le parti, improvvisandosi lui stesso cannoniere. Ma con il loro più bel sorriso i rosso-blu hanno indotto subito il vecchio volpone a ricredersi. Molta fiducia si aveva in Austria su Schönwetter e Brosenbauer, giacché questi due ragazzi, saltati in breve alla ribalta del calcio locale, sono effettivamente giocatori di classe. Il Bologna, però, li ha fatti piuttosto sfigurare e la loro fama embrionale ne risente te deleteri contraccolpi.
Accoglienze ospitali
Schönwetter ed Adelbrecht sono stati inferiori all'attesa, oppure furono i nostri ad attenuare la statura? Propendiamo per questa ultima tesi. Hoffmann incostante come è, non ci ha sorpreso; ha avuto una giornata grigia e Sansone sembrava si divertisse un mondo a farlo sgambettare inutilmente intorno al pallone. Si diceva che l'eccesso di tecnicismo accademico nocesse al First. Ieri abbiamo visto che la vecchia squadra viennese, per aver voluto spogliarsi, sia pure parzialmente, di tale suo attributo, non ci ha guadagnato molto, in quanto gareggiare in velocità e originalità di concezioni col Bologna non è pane per tutti i denti. I rosso-bleu si sono comportati come soltanto una elevatissima compagine di atleti di classe sa fare, e la critica viennese, che aveva accolto con un certo riserbo gli elogi di Blum, dovrà, volente o nolente, ricredersi. In quanto al contegno del pubblico, bisogna senz'altro riconoscere che non poteva essere più cortese all'indirizzo degli ospiti. Una ovazione calda e prolungata ha salutato i bolognesi allorché sono apparsi sul campo rispondendo alle acclamazioni con il rituale gesto fascista, e, fatto unico finora negli annali della storia calcistica post-bellica in Austria, non si sono uditi neppure i soliti fischi degli irresponsabili, per i quali il nostro saluto romano è una spina negli occhi. Tale benevola disposizione degli spettatori deve senza dubbio aver favorevolmente influenzato anche sul morale della squadra, poiché, qualunque cosa si dica, un pubblico ostile crea pur sempre uno stato d'animo anormale.
L'unico goal
La fisonomia della partita è questa. Il Vienna, che ha il calcio di invio, marcia subito all'attacco, e Gianni si vede a mal partito. Intervento rapido, però, di Sansone e Schiavio che liberano dalla pericolosa situazione, e la lotta si sposta immediatamente nel campo avversario. Ma per breve tempo, chè Schönwetter, con una bellissima finta, riesce a portar via il pallone ai piedi di Montesanto, ma calcia a fianco della rete bolognese. Ad un tratto Monzeglio sfiora il pallone in volo con le dita e l'arbitro impone il calcio di punizione, che, assegnato a Schönwetter, arriva con violenza in rete. E' appena passato un quarto d'ora dall'inizio. Ma gli italiani non perdono la loro calma e con una calata rapidissima si portano sotto la casa di Horeschofsky, per il quale la situazione minaccia dì diventare seria. Blum si precipita, però, nel gruppo degli attaccanti bolognesi e riesce a disincagliare i suoi. Schmaus intercetta poscia un tiro di GschweidI, che passa a Brosenbauer, il quale riesce a minacciare la nostra rete. I rosso-bleu sono in corner al 20.o minuto: e lo sono ancora una seconda volta al 21.o; ma è facile a Gianni scongiurare il pericolo. La palla vola ora da un punto all'altro del campo. I viennesi si adoperano per riportarla continuamente nella zona avversaria, riuscendoci anche per breve tempo. Al 30.o minuto parte dal fronte dei mediani italiani una mirabile azione, che ci fa trattenere il respiro. Che il pareggio si avvicini ? Già Schiavio è sotto la rete avversaria; il goal non può più mancare. Ma Blum, purtroppo, veglia. Nulla di fatto. Il Bologna attacca ancora, il pubblico, sebbene silenzioso e imbronciato, sottolinea ora con approvazioni il bel giuoco degli ospiti. Forti, impetuosi, i contrattacchi del Vienna vanno ad infrangersi nella poderosa difesa bolognese, la quale reagisce; poi gli avanti insidiano ancora una volta la rete austriaca, senza tuttavia riuscire a far realizzare il goal che è nell'aria.
Superiorità tecnica bolognese
Il secondo tempo si inizia con una offensiva rabbiosa dei viennesi, i quali mirano evidentemente a riguadagnare ad ogni costo il terreno perduto a Bologna. Blum, generalmente calmo, perde le staffe e si fa sorprendere in fallo da novellino, Schönwetter si adopera come può per impostare azioni meno caotiche e più redditizie: ma la difesa bolognese impedisce che le cose vadano come in campo austriaco si vorrebbe. Le azioni serrate, non sempre facili da sgominarsi, si spostano ora nell'uno ora nell'altro campo, senza che culminino in fasi positive. Da parte italiana una certa imprecisione di tiro spiega la mancanza di goals, malgrado la superiorità tecnica innegabile. Ormai l'incontro si avvicina alla fine. Imbrunisce. Il pubblico incomincia ad allontanarsi fra un mormorio di disapprovazioni per i suoi. Il fischio che termina l'incontro provoca una ovazione entusiastica all'indirizzo dei bolognesi, i quali si allontanano radiosi dal campo, malgrado il punto subito. Il punteggio, del resto, non rispecchia la fisionomia della partita, che fu sempre dominata dai nostri. Riguardo all'arbitro si può osservare che va classificato fra i cosi detti arbitri di casa. Egli fu benevolo per i viennesi e ravvisò falli inesistenti nei nostri. Alla partita assisteva l'Incaricato di Affari della Legazione d'Italia, il personale della Legazione stessa al completo, molte autorità austriache e numerosi membri della colonia italiana. Circa ventimila persone erano presenti all'incontro. La squadra bolognese, dopo aver visitato la città, ripartirà questa mattina alle 10,30.
MARIO MONTESANTO NEL BOLOGNA
In vista dei matches internazionali di football
Un ora di gioco degli azzurri sul campo della squadra A
sul campo dell'A. C. Monza
MONZA, 23 gennaio.
Dopo l'adunata di Pavia, dedicata all'impianto della squadra che dovrà giocare a Marsiglia, il Commissario Pozzo ha destinato il secondo giovedì azzurro ad una prima prova d'affiatamento e di allenamento tra i titolari della squadra che ha in calendario la partita di Roma contro la rappresentativa svizzera. Molto probabilmente seguirà una terza convocazione, questa volta plenaria, e cioè aperta ai giocatori delle due compagini. Da quanto potemmo apprendere dal Commissario, che non ama le prolisse esposizioni di programmi, la prova d'insieme non varrà da partita di selezione, i giocatori dell'una e dell'altra squadra contrapposti per superarsi e per eliminarsi a vicenda quasi cani azzuffantisi attorno a un osso. Ne deriva che quasi certamente la squadra che giocherà contro gli svizzeri sarà la stessa che ha battuto i portoghesi, salvo le modificazioni parziali che le circostanze potranno suggerire. Programma e aspirazione di Pozzo son quelli di consolidare le squadre già apparse alla ribalta così da accentuare in esse, in virtù di ripetute prove collettive, le doti di coesione e di equilibrio. In base a questi convincimenti tecnici il Commissario, pure non ignorando che le condizioni di forma di taluno dei convocati lasciano a desiderare, non si è discostato gran che dalla formazione laureata dalla vittoria contro i portoghesi e su quella ha fatto il suo nuovo esperimento.
Nomi illustri
Combi, Rosetta, Caligaris, Colombari, Pitto, Rivolta; Orsi, Baloncieri, Mihalic, Sallustro, Ferrari, Costantino. C'è anche, nel nido degli aquilotti, un pulcino di fresca covata: il veneziano Montesanto, centro-sostegno, un bel ragazzo biondo, piantato da solido atleta. Il Commissario l'ha invitato al raduno per studiarne le attitudini per un ruolo che, in tanta penuria di centri-sostegno di classe e in attività di servizio, richiede esperimenti, ricerche, studi. Il coscritto s'è schierato al centro della linea mediana della squadra allenatrice, il Monza, e ha colpito l'attenzione degli spettatori per il suo gioco chiaro, attento e vigoroso. Sarà interessante rivedere al lavoro il giovane Montesanto che deve avere i polmoni di ferro tanto agile appariva la sua andatura e calmo il suo respiro dopo un'ora di gioco tirato senza soste. Né Baloncieri, né Caligaris hanno partecipato all'allenamento collegiale della squadra: recenti contusioni hanno consigliato ai due nazionali il riposo, assoluto per Balon, relativo per Caligaris chè quest'ultimo ha corso in lungo e in largo per il campo in qualità di arbitro della partita. L'alessandrino Ferrari ha preso il posto, per lui inconsueto, di interno destro; a sua volta Rosetta ha avuto per compagno di reparto un giocatore della squadra locale, il Bosco, un terzino che ha dei numeri. La partita della « A », tirate le somme, è stata meno bella e meno interessante della partita giocata dai cadetti a Pavia. A Pavia, d'altra parte, si trattava di vedere e di giudicare una squadra nuova di zecca, e il meccanismo del suo gioco fresco, brioso ed elegante doveva costituire uno spettacolo inatteso e attraente. A Monza, invece, erano di scena i « vecchi lupi », non sempre amanti delle prove di allenamento e piuttosto restii ad impegnarsi a fondo: il che spiega, almeno in parte, il tono incolore di tre quarti della partita, riscattato soltanto da un finale ardente e veloce. Né l'ambiente ha giovato alla prova. Una giornata a temperatura rigidissima, i fili d'erba ritti e irrigiditi come stecchi di brina, il terreno a grumi gelati, e sugli spalti tutto uno scalpitare di spettatori infreddoliti.
Il primo tempo è andato male
La squadra giocava svogliata e slegata, e gli animosi allenatori potevano validamente resisterle per un pezzo. Due goals salvavano le prerogative del rango, ma anche Combi doveva stare in guardia per parare la minaccia delle volanti incursioni del Monza. Nella ripresa, le cose si sono incamminate meglio indipendentemente dal bottino di cinque goals (3 Mihalic, uno Orsi, uno Sallustro) accumulato dalla squadra nazionale. Il gioco è apparso più unito, più agile, più franco che non nel primo tempo, e la linea d'attacco ha architettato nel finale qualche azione di pregevole fattura collettiva. Il che valeva a correggere la cattiva impressione destata nella prima fase della partita dal gioco senza note caratteristiche della squadra nazionale. E' temerario, per non dir puerile, emettere un verdetto tecnico sul conto di una squadra che si allena senza timori di sostituzioni e di siluramenti; i giocatori, qual più qual meno, hanno lavorato col rallentatore né il Commissario pretendeva di più di una prudente e tranquilla prova d'assieme tenuto anche conto del terreno ghiacciato e perciò insidioso. Un galoppo di salute, dunque, nemico delle affrettate conclusioni. Resta ad ogni modo che la squadra, per la più parte del match, ha giocato con mediocre e saltuaria intesa tattica, a reparti isolati più che a reparti armoniosamente concatenati. Soltanto nel finale della partita si è veduta qualche ondata di bel gioco, aperto su tutto il fronte, partecipi tutti gli atleti. E questo è di buon augurio perché lascia intendere che la squadra, completa nei ranghi, potrà meglio comportarsi in una nuova uscita. e « centrare » il suo gioco collettivo, e darsi una personalità; un ritmo, uno stile.
Ai tempi del Venezia
C'è poi Montesanto, un giovanottone di diciannove anni soltanto. A Torino ha giocato per la prima volta da centro sostegno e non si può certo dire che non se la sia cavata più che onorevolmente; specie quando si pensi che in squadra ha sempre giocato da... ala destra, finché, cioè, non è giunto quel famoso primo gennaio che ha... sciolto le gambe al divo Ziroli. La partita è stata una delle più brutte che abbiamo veduto in questo campionato, brutta non solo per la mancanza di tecnica nel gioco svolto; ma principalmente per il modo con cui i nero-verdi hanno giocato. Montesanto è stato il miglior uomo degli avversari; ma anche lui ha subito il tracollo morale di tutta quadra sino a giungere al punto di tentare di rinunciare alla lotta.
In rete contro il Grifone
Lunedì 12 Marzo 1934.
Bologna-Genova 3-0 Bologna, 12 mattino
Un pubblico veramente numeroso è presente al Littoriale quando Sassi di Roma dà il « via » alle squadre allineate nelle seguenti formazioni: Bologna: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Montesanto, Occhiuzzi, Martelli; Maini, Foglia, Corsi, Fedullo, Reguzzoni. Genova: Amoretti; Strata, Fratto; Bonilauri, Pastorino, Orlandini; Patri, Esposto, Sala, Carpi, Ferrari. Fin dai primi minuti la superiorità del Bologna è manifesta; tuttavia la dilesa avversaria, aiutata dalle manchevolezze della prima linea bolognese, lotta con successo, affidando ad Amoretti un compito non eccessivamente insidioso. Al 29', finalmente, il Bologna segna il primo punto su azione partita da Montesanto, che allunga a Maini. Pratto libera mandando in angolo: tira Fedullo e Montesanto di testa segna imparabilmente. Il Genova non si smonta e tenta invano di reagire, Al 37' il Bologna aumenta il suo vantaggio: Foglia tira fortissimo su Amoretti, che respinge di pugno: Fedullo si impossessa della palla e tenta di nuovo il tiro. Nella traiettoria, il pallone va, invece, a colpire la mano di Strata e l'arbitro concede il massimo della punizione trasformata in punto da Monzeglio. Nuovo tentativo di riscossa genovese, sempre facilmente contenuto dai locali, poi la fine del primo tempo. Anche nella ripresa è il Bologna che tiene l'iniziativa degli attacchi, obbligando Amoretti ad un lavoro assai gravoso. Al 29' i rosso-bleu segnano il terzo punto a coronamento della loro superiorità: è Reguzzoni che, partito poco oltre la metà campo, scende rapidissimo su Amoretti, attira il portiere fuori di porta, e mette in rete con facilità il terzo pallone della giornata. Da questo momento il giuoco si fa ancora più fiacco anche perchè il Genova appare rassegnato alla sconfitta. I genovesi perdono al 41' una buona occasione per salvare l'onore della giornata ed opera di Patri che calcia a lato.
Il migliore della mediana rosso-blu, segna il rigore decisivo contro il Milan
25 Settembre 1933
Bologna-Milan 2-1 Bologna, 25 mattino
La partita fra il Bologna ed il Milan ha mantenuto quanto prometteva come vivacità e come alternativa di azioni perché per tutti i 90 minuti è stata condotta con il massimo brio. Ma, come tecnica e come amalgama di uomini, non vi ha corrisposto in altrettanta misura, e si è avuta l'impressione che sui due campi vi fossero atleti di grande valore, ma che non avessero raggiunto il rendimento individuale, e ancor più quello collettivo. Nonostante tale constatazione, nell'insieme il Bologna ha accennato ad una notevole superiorità ed ha più sovente attaccato facendo in maggior misura lavorare la difesa avversaria. La vittoria della squadra rosso-bleu è ben meritata ed avrebbe potuto essere più netta senza un malaugurato autogoal di Fiorini. L'undici bolognese ha combattuto con energia e con volontà, ma il suo giuoco non è stato chiaro e lineare come siamo usi ammirarlo quando le linee sono congegnate a dovere. Ad ogni modo la difesa, pur mancando di Monzeglio, è apparsa ancora ferrea, e si può prevedere che al completo sarà, come per il passato, inesorabile. La seconda linea più delle altre ha risentito della mancanza di forma dei suoi componenti. Nel trio centrale più degli altri è piaciuto Montesanto. La linea di attacco ha risentito del fatto che Schiavio, pur compiendo cose ammirevoli, non si trova attualmente nella forma migliore. Fedullo è stato il coordinatore di tutti gli attacchi. Pure ammirevole il giuoco di Biavati alla mezz'ala, ove ha sostituito Maini. Alla destra, Foglia ha riconfermato la bella impressione suscitata durante l'incontro con l'Alessandria, ed è stato autore di un bellissimo punto. Alla sinistra Reguzzoni si è trovato a lottare con Rigotti che non gli ha permesso libertà di movimenti. Il Milan non ha smentito la fama che lo accompagna. E' squadra estrosa, esergica e volitiva, che non si abbatte e che reagisce con bella foga rendendosi spesso assai pericolosa. Taluni suoi attacchi sono stati minacciosi, ma non sono giunti a conclusione perchè gli uomini che compongono la prima linea non sono ancora affiatati. La squadra « rosso-nera » ha una formazione di grandi possibilità, e siamo convinti che saprà arrecare non poche difficoltà anche alle squadre che vanno per la maggiore. L'incontro è stato diretto dall'arbitro Berretta di Novi, che ha allineato le squadre nelle seguenti formazioni:
Bologna: Gianni; Fiorini, Gasperi; Montesanto, Occhiuzzi, Corsi; Foglia Biavati, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni
Milan: Compiani; Perversi, Bonizzoni; Rigotti, Bortoletti, Torriani; Arcari, Moretti, Romani, Rossi, Tansini
Il primo attacco è condotto dal Milan ed è Romani che obbliga Gianni ad una difficile parata. Al 4', « angolo » contro il Bologna, infruttuoso e prontamente pareggiato dai bolognesi al 7'. Due minuti dopo i « verdi » (il Bologna giuoca in maglia verde) pervengono al successo. E' Foglia che sfrutta abilmente un bel passaggio di Fedullo battendo Compiani con un tiro a parabola nell'angolo sinistro. Il giuoco continua a spostarsi con grande velocità da una parte all'altra e mentre al 12' Gianni deve respingere di pugno un calcio d'angolo, al 14' Compiani deve bloccare un tiro di Schiavio. Nuova ammirata respinta del portiere milanese al 25' su tiro di Biavati. Indi, al 29' per poco il Milan non pareggia. Romani, dopo avere intercettato un rinvio di Gasperi, punta direttamente su Gianni e, a pochi metri dalla porta, tira fortissimo. Il portiere bolognese, ammirevole di intuito, sventa l'insidiosa azione. Tuttavia il Milan insiste ancora ed al 31' e al 32' ottiene altri due calci d'angolo, come gli altri senza esito. La reazione bolognese non tarda però a svilupparsi e due ottimi tiri di Schiavio e Fedullo costringono ancora Compiani a difendersi. Al 38' sarà ancora il portiere « rosso-nero » a deviare in angolo un raso a terra di Reguzzoni, che già appariva destinato ad incontrare la rete. Nella ripresa il giuoco si mantiene assai veloce e già al 1' il Bologna è in angolo. Al 7' è ancora il Milan che dà l'impressione di segnare, ma Arcari indugia e Gasperi arriva a liberare. Al 15' è Montesanto che vede una sua cannonata respinta dal palo. Due « angoli » contro il Bologna al 16' e al 20'. Poi, improvviso, il punto milanese, dovuto ad un autogoal di Fiorini, che, nella fretta di liberare, spedisce in rete un traversone di Arcari (24.o minuto). Il Bologna moltiplica i suoi sforzi, e, dopo che Compiani ha bloccato un pallone calciato da Foglia, si porta di nuovo in vantaggio al 31', su calcio di rigore concesso forse con troppa leggerezza poiché il fallo di Perversi su Schiavio non è apparso grave. Montesanto si incarica di tramutare in goal la punizione. Due belle azioni Reguzzoni-Schiavio al 35' ed al 37', la seconda delle quali frutta un calcio d'angolo, ammirato intervento di Compiani al 40' quando più grave era la minaccia bolognese, indi la fine della partita. Pubblico abbastanza numeroso e correttissimo. Terreno ideale.
Montesanto segna la rete della vittoria al Casale
Casale-Bologna- 3-4
12 Dicembre 1932
Casale, 12 mattino. Anche questa volta ha vinto il Bologna: ha vinto con quattro punti che richiamano un po' alla memoria dei casalesi i cinque ottenuti dalla squadra felsinea nella stessa partita del campionato dell'anno scorso. Allora, non più di dieci mesi or sono, fu Reguzzoni che mise in subbuglio la difesa casalese, segnando quattro volte su quattro azioni individuali, che Leporati, il mediano destro del Casale, non dimenticherà facilmente. Un altro rosso-blu dava, infine, il colpo di grazia alla compagine nero-stellata, battendo per la qumta volta l'esterrefatto Provera. Ma non v'era bisogno di quest'ultima prodezza per dimostrare a chi il Bologna dovesse la vittoria. Nella contesa di ieri, il colpo che allora riusciva all'insidiosa ala sinistra rosso-bleu è stato ripetuto da Schiavio, il quale ha segnato tre del quattro punti con tre azioni individuali da gran campione. Il... ricorso storico è poi stato cosi fedele alla partita della scorsa stagione, che Montesanto, a due minuti dalla fine, segnava un altro « goal », ripetendo cosi la coincidenza di azioni in modo perfetto. Ma, mentre il quinto « goal » della prima contesa non aveva che il pregio di confermare la superiorità del Bologna, allora in gran giornata, il quarto « goal » della partita di ieri è stato un vero colpo di folgore che, dando al Bologna una sudatissima vittoria, ha tolto al Casale, proprio sul limite estremo del gioco, il premio più ambito che la sua condotta, battagliera e generosa per tutti i 90 minuti, invero meritava. Uscendo dal campo, anche il più bacato sostenitore della stella bianca si metteva le mani nei capelli, giurando e spergiurando che la squadra monferrina, a parte la sua palese differenza, non può vantarsi davvero quest'anno un destino favorevole; né sembra il caso di dare torto a questi buoni sportivi della provincia, poiché, in fondo, anche la sconfitta di ieri dipende per il Casale proprio da un colpo nero della fortuna.
Schiavio, artefice della vittoria
In verità, nel comportamento del Bologna v'è stato ben poco che abbia legittimato la vittoria. La squadra rosso-bleu ha sempre avuto in mano l'andamento della partita, nel senso che, raggiunta tre volte dagli avversari, tre volte ha saputo rimettere tra sè ed il Casale la stessa distanza. Ma questa progressiva presa di posizione non è certo dipesa da una superiorità tecnica della compagine felsinea, in quanto soltanto le prodezze individuali di Schlavio e di Montesanto hanno ridato di volta in volta il sospirato vantaggio ai colori bolognesi. Schiavio, anzi, è stato l'artefice della vittoria del Bologna e v'è da chiedersi che fine avrebbe fatto la squadra vincitrice se per disavventura non si fosse trovato tra i ranghi un centro-avanti in cosi splendida giornata. Dal primo all'ultimo minuto di gioco, l'azione vigorosa dell'atletico attaccante felsineo ha dominato nel quadro della contesa, confermando il temperamento caparbio e quelle doti di gioco individuale che fanno di Schiavio un giocatore personalissimo fra i calciatori nazionali. Quante volte egli abbia attraversato in lungo e in largo il campo per scuotere il grigiore dei proprii compagni, che invero non hanno azzeccata una sola azione di gioco collettivo, bisognerebbe chiederlo alla retroguardia casalese, la quale si è fatta in quattro per fermare quel ciondolone d'un centro-avanti che pareva avesse il diavolo in corpo. Per 80 minuti Schiavio è stato una minaccia continua nell'area di rigore avversaria, ed attorno alla sua atletica figura si son visti sovente due o tre nero-stellati, fedelissima guardia del corpo ad un giocatore che aveva una voglia matta di fare dei « goals ». E che il protagonista dell'affermazione rosso-bleu fosse Schiavio lo si è subito compreso dal tono che assunse l'andamento della partita.
Primo tempo: 1-1
Schiavio inarrestabile
Era, più che altro, quello del casalesi, un lavoro di anticipo, accelerato dalle incertezze avversarie, e si può immaginare come da un andamento cosi incerto la retroguardia nerostellata acquistasse fiducia e sicurezza. Questa situazione, durata per metà del primo tempo, non fruttò ai bolognesi che due sterili calci d'angolo. Poi, improvvisamente, l'attacco del Casale aveva tre o quattro sussulti di riscossa ed otteneva a sua volta due calci d'angolo; sul secondo, tirato magistralmente da Schiavetta, Celoria, di testa, otteneva il pareggio. Bastava questo « goal » segnato a venti minuti dal riposo, per mutare aspetto alla contesa e tendenza di gioco alle due squadre: Schiavio piantava in asso i compagni e si abbandonava ad un'azione tutta individuale: cosi che per 60 minuti la contesa si riduceva ad un duello tra l'aitante giocatore bolognese e la squadra avversaria.
Reazione nerostellata
Nella ripresa, per un quarto d'ora, il gioco diventava elettrizzante per le scappate generose di Schiavio e per la reazione non meno vigorosa del Casale. Appena incominciata l'azione, Celoria sprecava un calcio di rigore, mandando placidamente la palla ad una spanna dal paletto della porta avversarla. Sul controattacco, Schiavio riceveva la palla da Occhiuzzi, si spostava alla destra, poi, giunto in area, con un tiro improvviso dal basso in alto, segnava il suo secondo punto. Erano passati cinque minuti dalla ripresa del giuoco. Il Casale reagiva e, dopo soli quattro minuti, riafferrava il pareggio con una fuga di Schiavetta, che in corsa passava a Migliavacca: questi, senza fermare l'azione, con un tocco da maestro deviava la palla in goal: 2 a 2. Ma Schiavio ristabiliva subito la distanza. Ottenuta la palla e metà campo da Reguzzoni, egli si incuneava nella difesa avversaria, scartava tre o quattro nero-stellati e, con un tiro a fior di terra, segnava per la terza volta. Terza reazione casalese; dopo quattro soli minuti, calcio di punizione contro il Bologna: da quaranta metri Schiavetta tira una « legnata » a mezza altezza e ottiene di nuovo il pareggio. Tutto questo non è durato più di un quarto d'ora, ed è facile immaginare cosa divenne allora la partita. I rosso-bleu, sconnessi all'attacco, insistono in un giuoco individuale e pressano disordinatamente la retroguardia casalese. Tre calci d'angolo contro il Casale; ma la situazione non muta e la lotta diventa sempre più episodica: i giocatori vanno ognuno per proprio conto.
Finale elettrizzante
Verso l'area di rigore di Provera, affluiva una serie disperata di attacchi bolognesi. Tutta la difesa casalese è la protagonista del finale elettrizzante; poi, quando le sorti sembrano ormai decise, a tre minuti dalla fine, Castello commette un fallo a trenta metri dalla propria porta; Montesanto tira forte e la palla, di precisione, si insacca bassa nell'angolo della rete, a destra di Provera. E' una mazzata sul capo dei casalesi: Castello si getta prono e dà pugni disperati in terra, mentre gli altri riprendono il loro posto a testa bassa e tutta la squadra è come folgorata. D'altra parte i rosso-blu si contendono a baci Montesanto e Schiavio, senza udire il fischio dell'arbitro che li richiama al lavoro. Dopo pochi minuti, la fine... Concludendo: il Bologna deve la sua vittoria a Schiavio; tutti gli altri giocatori rosso-blu hanno giocato in tono minore, nè è qui il caso di andare alla ricerca del fattori negativi che hanno influito sul rendimento della squadra bolognese. Il Casale, invece, meritava una sorte meno dura, ed è doloroso dover constatare che proprio nel giorno in cui la squadra nero-stellata ha ritrovata la sua bella personalità combattiva, il suo entusiasmo e la fede in se stessa, la fortuna le sia stata nemica. La squadra tentava per l'ennesima volta una nuova formazione d'attacco con l'esperimento ardito di Migliavacca condottiero; che la prova sia riuscita non si può dire, ma il tentativo dei tecnici nero-stellati ha avuto il merito di rivelare in Schiavetta un calciatore padrone di sè, doti di gioco che fanno presagire in lui un campione in erba. Non è, comunque, nello squilibrio tecnico, che bisogna giudicare la compagine casalese, ma nella sua partita, generosa, ricca di slancio e di volontà; una partita, insomma, degna di miglior fine. Arbitro: Bevilacqua, di Viareggio. Tempo coperto; terreno pesante. Sei calci d'angolo contro il Casale e quattro contro il Bologna. Pubblico assai scarso. Le squadre: Bologna: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Montesanto, Occhiuzzi, Martelli; Maini, Sansone, Schiavio, Ottani, Reguzzoni. Casale: Provera; Pasino, Mazzucco; Leporati, Castello, Volta; Schiavetta, Gardini, Migliavacca, Celoria, Autelli. NINO MAGNO.
Lunedì 19 Settembre 1938
Ha vinto la squadra più affiatata
Reti: Scarabello (G.) all'8'; Montesanto (B.) al 39' del 1 tempo; Biavati (B.) al 14'; Puricelli (B.) al 30; Cattaneo (G.) al 36' della ripresa.
BOLOGNA: Ceresoli; Fiorini, Pagotto; Montesanto, Andreolo, Corsi; Biavati, Sansone, Puricelli, Marchese, Reguzzoni.
GENOVA: Agostini; Marchi, Genta; Villa, Bigogno, Figliola; Arcari, Perazzolo, Servetti, Scarabello, Cattaneo.
ARBITRO: Bertolio.
di Renzo Bidone
Genova, 19 settembre.
La giornata inaugurale del campionato di calcio non è stata propizia al Genova, che, impegnato subito — in condizioni precarie di forma e di inquadratura — in un confronto severo non ha potuto reggere al maschio giuoco imposto dagli avversari ed ha dovuto lasciare il passo al Bologna, che si è assicurato cosi, in modo anche fortunoso, i primi due punti della nuova annata calcistica.
Equilibrio di azioni
Non c'è stata, durante il corso della partita, una netta preponderanza di una squadra sull'altra, che, anzi, i periodi di superiorità si sono alternati sui due campi, ma si sono viste all'opera due squadre di cui una — il Genova — slegata, senza idee, con troppi uomini tardi, privi di scatto, impreparati, e l'altra — il Bologna — più omogenea, più robusta e atleticamente più a punto. Tuttavia non è stata tanto la maggiore organicità dei felsinei a decidere le sorti della partita, quanto gli errori della difesa genovese, alla quale sono da addebitarsi tutti e tre le reti segnate dal Bologna. Se a ciò si aggiunge, infine, che il Genova ha sbagliato anche un rigore, si sarà delineato, in sintesi, la fisonomia dell'incontro. Nei confronti del Genova, il Bologna ha avuto una difesa più attenta e decisa, una mediana molto più efficiente e continua, mentre l'attacco, con Puricelli immaturo per il ruolo di centroavanti, non ha concluso gran che, tanto è vero che Agostini non ha avuto molto lavoro da sbrigare e quelle poche volte che è stato impegnato non ha dovuto far sfoggio di particolari virtuosismi. Individualmente i migliori sono stati Fiorini, Andreolo, Biavati e Ceresoli. Soverchiato dalla maggiore complessione atletica della squadra bolognese, che di questa sua superiorità ha usato ed anche abusato, il Genova ha finito presto per disunirsi, rivelando le sue maggiori lacune nei sostegni laterali. Biavati, per esempio, ha potuto sempre scorrazzare liberamente per il campo perchè Figliola, dopo dieci minuti di giuoco, era letteralmente scoppiato. Bigogno ha dovuto così addossarsi un lavoro non indifferente. In prima linea, poi, Servetti, troppo fragile e troppo timido per una difesa come quella bolognese, non ha potuto nemmeno sfruttare la sua unica dote: il tiro improvviso. Anche Agostini è apparso ancora lontano dalla sua forma migliore. Un debutto invece promettentissimo è stato quello di Marchi: un terzino che ha numeri e qualità per affermarsi. In conclusione il Genova ha chiaramente dimostrato di aver ancora bisogno di molto lavoro per raggiungere il suo miglior grado di forma. Si è giuocato in una giornata di pieno sole, alla presenza di 14 mila spettatori che hanno dato un incasso di circa 90 mila lire.
Storia di cinque goal
Ha la palla il Genova che abbozza una discesa: al 2', in uno scontrò con Arcari, Fiorini ha la peggio ed abbandona il campo, ma rientra quasi subito. E' all'8' che il Genova impianta una bella azione che lo porterà in vantaggio. Perazzolo consegna indietro a Villa, il quale ritorna la palla allo stesso Perazzolo che, intravisto Scarabello in buona posizione, gli allunga il pallone sui piedi. Scarabello con un secco traversone da sinistra a destra mette in rete da una quindicina di metri, senza che Ceresoli possa intervenire. Il Bologna risponde con azioni impetuose e al 12', su bella azione Andreolo-Sansone, Biavati, avuta la palla dal mezzo destro, stringe al centro, scarta un paio di avversari e scocca un tiro forte che scuote la traversa: la palla ritorna al centro, la raccoglie Puricelli che riesce, malgrado la mischia che si è formata, a indirizzarla in rete. Agostini però para facilmente. Per un quarto d'ora, dal 15' al 30', il Bologna minaccia e ottiene tre angoli; poi il Genova ritorna all'attacco. Al 35' su centro di Biavati, Puricelli, di testa, mette a lato e al 39' ancora un angolo per il Bologna. Tira Biavati e interviene di testa Figliola che respinge. Da una trentina di metri Montesanto raccoglie e spara un raso terra. Il pallone attraversa un groviglio dì uomini, sorprende Agostini impreparato e rotola in rete. Il Genova risponde e al 43' ottiene un angolo. Il giuoco riprende più animoso e l'arbitro deve intervenire frequentemente in apertura di ripresa. Al 7' Puricelli abbandona brevemente il campo e ritorna, passando all'ala sinistra, sostituito da Reguzzoni al centro. Al 14' un centro di Biavati inganna Agostini, forse abbagliato dal sole e la palla si insacca. Il Bologna conduce così per 2 a 1.
Il terzo punto del Bologna
La partita si arroventa e al 15' si accende una mischia furibonda nell'area bolognese ed il giuoco si fa più violento. Verso il 20' Reguzzoni ritorna all'ala sinistra e Puricelli riprende il suo posto. Le mischie si susseguono sotto la porta di Ceresoli finché, al 26', Pagotto commette un fallo nell'area di rigore. Bertolio concede la massima punizione, ma Arcari manda la palla a lato. Al 30' il Bologna ripiega ancora in angolo, ma due minuti dopo ottiene il terzo punto, su errore di Figliola che, tolta la palla a Biavati, la indirizza al centro. Agostini esce per intercettare, ma Puricelli è più pronto di lui e a porta vuota segna facilmente. Al 33' Arcari trova modo di sciupare, a non più di due metri da Ceresoli, un pallone d'oro e finalmente, al 36', su calcio d'angolo, Cattaneo segna direttamente mandando la palla in rete. Negli ultimi minuti il Genova sposta Servetti all'ala sinistra, chiamando Cattaneo al centro, ma ormai la partita è decisa ed il risultato non cambia.
Partita amichevole del 21 aprile 1930 - Lugano - Bologna 1-3. Mario Montesanto agli esordi con la maglia rosso-blu in amichevole, la stagione precedente al suo arrivo a titolo definitivo al Bologna.
Una lezione dei Campioni d'Italia
Bologna batte Lugano: 3 a 1 (2 a 1)
Record !
(p. b.) Mediocrissima partita dei bianconeri. Non importa se anche il Bologna è stato inferiore all'attesa — limitatamente del resto alla linea d'attacco — poichè per gli ospiti sincera attenuante costituiva la gara disputata ventiquattro ore prima sul difficile terreno bustese. I rossoblu hanno tenuto i locali sotto il loro fuoco per due terzi della gara. Ieri mancò letteralmente ai bianco-neri di Sturzi l'estro della risorsa. Le inattese deficienze affiorate durante il match avranno richiamato a brusca realtà gli illusi che giuravano sul funzionamento del Lugano come macchina ormai perfetta. La partita stessa non fu brillantissima e altre non poche si svolsero al Campo Marzio più appassionanti e più contese. Mai però la folla rispose in egual numero a un invito dei bianconeri e il parco automobilistico e motociclistico preannunciava agli sportivi in ritardo l'aspetto imponente del rettangolo di giuoco, completamente nereggiante di pubblico ai Iati. Gremitissima la tribuna, nella quale erano autorità cittadine e autorità consolari con alla testa l'on. comm. Camerani, console generale d'Italia. Due records sono stati ieri battuti. Quello della folla e naturalmente anche quello degli incassi. Il tempo si è mostrato degno dell'avvenimento ed ha concesso i suoi favori in pieno. Ritorniamo alla partita. Venti minuti di azioni in linea e in profondità da parte dei locali. I primi momenti dei match. Poi l'avversario passò inesorabilmente all'offesa con ammirato, sobrio, redditizio giuoco di distribuzione abbandonando gli illusori e teatrali miraggi del dribbling per far marciare la linea a furia di passaggi e di allunghi. Nulla di trascendentale, negli ospiti, e nessun atleta che soverchiasse di tutta la testa i compagni del quintetto.
Tra i mediani, ammiratissimo Montesanto
Della Valle giocò in sordina risparmiandosi il più possibile. Giovò alla linea bolognese la mancanza del fuori classe che, accentrando il giuoco, orienta la difesa avversaria e in un certo senso paralizza i vantaggi dell'azione collettiva. Bisogna però dichiarare che gli attaccanti degli ospiti non brillarono per grandi virtù e la linea come unità di combattimento, fece bancarotta. Sgroppate a sproposito, tiri a lato, strappi nervosi guastarono anche tra i rossoblu più di un'azione che una razionale impostazione avrebbe reso, ben altrimenti minacciose e fruttifere. Nella mediana il Bologna fu ammiratissimo. Montesanto stentò a collegare il suo giuoco con quello dei compagni e a entrare nello spirito di quello avversario. Quando il giovane atleta veneziano innestò la marcia il motore funzionò regolarissimo. Accanto a lui un Pitto splendente di tecnica e di resistenza e un più modesto ma non meno tenace Martelli. In retroguardia la squadra dei visitatori era piantata come roccia. Poco impegnato Gianni, che pur rivelò la sua alta classe in due o tre tuffi impeccabili per scatto ed arrivo, il trio rossoblu fu magnificamene completato da Gasperi e Monzeglio. Qui l'undici dei campioni d'Italia non è stato inferiore all'attesa. La difesa si comportò egregiamente e buttò nella gara il peso della sua alta autorità. Il Lugano ha giuocato male. Ebbe in difesa tentennamenti paurosi e dopo il felice prologo fallì anche all'attacco. La stanchezza o il declino di forma di «Aldo» fu sentita come la rottura del timone di una nave sbalestrata dai venti e Zali oltre lasciar inutilizzato l'ala fa presso che nullo nella collaborazione col centro. Nel quintetto luganese in complesso, fu l'ombra del giuoco solido e chiaro delle ultime gare di campionato. La mediana si è battuta con animo. Sturzi, Gilardoni e Brivio avevano come diretti avversari Montesanto, Martelli e Pitto e dal confronto non sortirono sminuiti. Ma dovevano vigilare in difesa e qualche volta mancarono nell'aiuto all'attacco.
Bologna-Lazio 1-1 (0-0), 4 ottobre 1936, Stadio Littoriale
Marcatori: Busani (L.) 12' - Montesanto (B.) 27'
BOLOGNA: Ceresoli; Fiorini, Gasperi; Montesanto, Andreolo, Corsi; Biavati, Sansone, Busoni, Fedullo, Reguzzoni
LAZIO: Blason; Monza, Zucconi; Baldo, Viani, Milano; Busani, Riccardi, Piola, Camolese, Costa.
ARBITRO: Barlassina di Milano
NOTE: spettatori 15000. Cielo sereno, campo ottimo
Bologna, 5 mattino. La partita ha visto una certa prevalenza degli « azzurri » della capitale. Gli uomini del Bologna non sono sempre stati all'altezza della loro fama, mentre i laziali hanno brillato spesso per rapidità di giuoco, fiato dei singoli e per compattezza di insieme. Se Piola a un certo punto non si fosse lasciata sfuggire una buona occasione, tale superiorità si sarebbe riaffermata nel punteggio. Ciò non ostante il centro attacco laziale è stato indubbiamente il miglior uomo in campo e un energico propulsore di tutta la squadra. La partita ha avuto inizio alle ore 15. Il primo tempo vedeva dapprima il Lazio prevalere, mentre il Bologna appariva lento nelle risposte. Dopo alcune movimentate discese degli « azzurri » il giuoco si faceva monotono con trame uniformi infrenate dalle rispettive difese senza che si avessero fasi vivaci. La fine del tempo trovava le porte inviolate. Nella ripresa il giuoco si faceva movimentato e con fasi alterne. Al 9' Piola sbagliava una facile occasione. La Lazio per prima segnava con Busani che spostatosi al centro riusciva a concludere al 12' con un formidabile tiro radente un veloce palleggio fra Piola e Costa. I bolognesi reagivano e al 27' Montesanto piombava come un fulmine sul pallone dal limitare dell'area di rigore sparando rasoterra e segnava, sorprendendo Blason, il pareggio. Riprendeva il predominio della Lazio e il Bologna si difendeva strenuamente con vigore. Si giungeva cosi alla fine col punteggio acquisito.
A PADOVA SI E' GIOCATO A UNA SOLA PORTA
I "cadetti azzurri„ dominano più di quanto indichi il punteggio (4 a 0)
la Nazionale bulgara ricca di slancio ma priva di tecnica
La pessima giornata dei centro sostegno ospite – Su tutti gli atleti in campo sono emersi Silano e Montesanto
Silano 2, Ferrari, Busini
(Dal nostro inviato speciale)
PADOVA, 20
La folla, che gremiva in ogni ordine di posti il campo "Silvio Appiani", ha potuto entusiasmarsi per la magnifica prova offerta dalla Nazionale B, che ha saputo imporsi nettamente alla Nazionale bulgara. Già fin dalle prime battute, le sorti della giornata volgevano favorevolmente ai nostri colori: non erano trascorsi tre minuti che Maznikov, l'aitante portiere bulgaro, era costretto a raccogliere in fondo alla rete il primo pallone saettato da Silano. Da quel momento, per il modo quasi elementare per il quale gli italiani erano giunti al successo, gli spettatori assistevano ad un continuo duello fra attaccanti e difensori, fra gli azzurri, che cercavano di aumentare il loro bottino, ed i rossi che sbarravano loro il cammino. E l'interesse della partita si è ridotto tutto all'attesa di vedere una reazione degli ospiti nel secondo tempo, dato che nel primo il loro imbottigliamento nella propria metà del campo poteva in parte essere attribuito al vento che soffiava in loro sfavore. Nella ripresa, infatti, i bulgari hanno saputo far qualcosa di meglio, senza peraltro uscire dalla mediocrità, e creando una sola azione pericolosa davanti alla porta di Gianni. Per il resto i nostri hanno dominato a piacere, ed anzi contro vento hanno saputo rendere più esatti i loro tiri in porta, offrendo il modo a Maznikov di riabilitarsi davanti al pubblico, con alcune belle uscite in tempo, da parecchi errori di presa commessi in modo grossolano nella prima parte della gara.
Cinque veneti in nazionale
In campo si è rivelata fra le due compagini una differenza di valore di almeno una classe. Questa è la seconda partita internazionale che si è svolta a Padova. L'altra volta sul campo Appiani contro gli azzurri si allineò un'altra rappresentativa di una nazione balcanica: la squadra della Jugoslavia, che, per quanto avesse di fronte la nostra migliore formazione, non cedette che per uno a due. Nell'ottobre scorso la Nazionale Jugoslava, durante le Olimpiadi balcaniche svoltesi a Sofia, era stata sconfitta dalla Bulgaria che aveva anche battuto la Turchia. Bisognava, quindi, fare molto credito alla squadra che affrontava i nostri cadetti, sui quali pesava sfavorevolmente l'esito dell'incontro di allenamento giocato giovedì scorso contro una modesta squadra del luogo. Avrebbero saputo i giocatori della "B" cancellare il ricordo della prova generale con un debutto degno delle tradizioni che li hanno sempre visti irresistibili in Patria e fuori? E i bulgari, che dopo il pareggio ottenuto con i nostri a Sofia erano passati di vittoria in vittoria, a che punto erano saliti sulla scala dei valori calcistici? Che progressi avevano fatto dal loro primo confronto con gli italiani? Questi interrogativi avevano destato grande interesse nella massa degli sportivi accorsi a Padova da tutta la regione veneta: da venerdì era giunto un treno speciale e molti triestini erano venuti ad applaudire il loro Gazzari. Del resto ben cinque giocatori veneti indossavano in questa circostanza la maglia azzurra e l'interessamento locale era cosi anche più
accentuato.
Il livello del calcio bulgaro
A partita finita si deve concludere che il calcio bulgaro ha ancora molta strada da compiere per portarsi ad un livello che sia in armonia con i progressi raggiunti dalle Nazioni della media Europa. La lezione ricevuta oggi a Padova potrà far valutare lo squilibrio di forze e indurre gli sportivi di Bulgaria ad intensificare la loro preparazione e a migliorare il loro stile di gioco. Essi hanno rivelato molto spirito agonistico, battendosi con gagliardia fino all'ultimo senza mai ricorrere alle scorrettezze che spesso fanno capolino tra gli atleti che, al dolore della sconfitta, sentono aggiungersi anche il morso deleterio della stanchezza. I bulgari si sono battuti realmente bene. Peccato che dopo il fischio finale, che decretava la loro netta sconfitta, essi abbiano dimenticato di salutare il pubblico che li aveva accolti, al loro ingresso in campo, con applausi fragorosi che riflettevano la cordiale amicizia che lega il loro popolo e la Nazione italiana. Il punto nero dei bulgari, al quale si può far risalire, non tanto la colpa del punteggio subito, quanto quella della netta e costante pressione alla quale sono stati fatti segno dagli azzurri, è stato il centro sostegno Baykushev. Questo aitante giocatore, dalla sagoma perfetta del centro sostegno classico, è stato completamente nullo per tutti i novanta minuti di gioco.
Montesanto in giornata splendida
Egli era stato preferito, nel ruolo più importante della squadra, a Todoroff, e non si capisce come il direttore tecnico della squadra, che, in funzione di guardialinee, era a contatto diretto con i giocatori, non abbia pensato di sostituirlo. I due mediani laterali hanno cercato di rimediare al vuoto del centro, ma avevano da tenere a bada anche le nostre velocissime ali, e specialmente Gabrovski ha dovuto lavorare per quattro nella speranza di poter imbrigliare il gioco guizzante di Silano. All'attacco la prova migliore è stata fornita dal reparto sinistro, dove Peshev e Panchev hanno impostato le poche azioni degne di rilievo; è doveroso rilevare che il capitano dei bulgari, Peshev, ha occupato ugualmente il suo posto di mezz’ala per quanto avesse dovuto subire nella mattinata un piccolo intervento chirurgico nella cavità orale. Il centro attacco fu il peggiore degli uomini di linea, mentre alla destra, Angelov non apparve certo l'atleta ammirato dai nostri a Sofia e meglio di lui giocò l'ala Staykov, per quanto avesse da lottare con Montesanto, in giornata splendida. La parte più efficiente della squadra apparve la difesa dove emerse il terzino destro, il baldo Gorchev. Il portiere Maznikov al sicuro senso della posizione, non accoppia una presa perfetta e, specie nel primo tempo, creò situazioni disperate davanti alla sua porta per i palloni che gli sfuggivano. Buono per lui se i piedi dei nostri attaccanti non erano ancora ben centrati come lo divennero nella ripresa, diversamente il suo passivo sarebbe stato molto più grave.
Elogio globale degli “azzurri”
In campo italiano la squadra va elogiata in blocco. Dire che essa supera di una classe i bulgari significa riconoscere il suo valore, senza svalutare i nostri avversari. La partita è stata giocata in bellezza. Per tutti i 45 minuti di gioco del primo tempo Gianni non ha eseguito neppure una parata. Si è giocato ad una porta sola e i bulgari hanno portato due sole azioni fino alla linea di fondo: una al 35’ su un tiro a lato di Panceff e l'altra al 39' su tiro altissimo del centro attacco. Nel secondo tempo Gianni si è dovuto produrre in una parata in tuffo su tiro del capitano bulgaro, che ha sbagliato un altro paio di azioni pericolose. Davanti a Gianni, Gazzari e Gasperi hanno spento sul nascere tutte le iniziative dei rossi, con autorità e sicurezza. Ottima la seconda linea Castello, dominatore nel primo tempo, è calato nella ripresa quando aveva il vento in faccia che alzava i palloni; più continui e brillanti sono apparsi Avalle e Montesanto. Specialmente il biondo veneziano ha entusiasmato. All'attacco il miglior uomo è stato Silano, che ha scorazzato come ha voluto ed ha battuto alla perfezione i calci d'angolo e i tiri di punizione. Un po‘ in ombra Busini; ma i cinque azzurri hanno lavorato il pallone per i due terzi della partita. L'Arbitro, l'ungherese Kann, ha avuto una partita facile; pure non è andato immune da errori, e ha sollevato le proteste dei bulgari per la concessione del quarto goal, che essi ritenevano viziato da un fallo di mani. MARIO SANTANDREA.
La cronaca della partita
La cronaca della gara, risoltasi in un continuo monologo, risulta dl conseguenza assai monotona. Circa 12.000 persone stipavano ll campo «Sllvio Appiani». Entrano per primi i bulgari, in maglia rosso vivo e calzoncini bianchi. Salutano prima le tribune e poi i popolari ricambiati da frenetici applausi che aumentano ancora di tono all'ingresso degli azzurri preceduti da Vecchina. Le squadre al allineano in questa fomazione: Bulgaria — Maznikov; Gorchev, Mishtalov; Gabrovski, Baykushev, Efremov; Staykov, Angelov, Lozanov, Peshev (capitano), Panchev. Italia — Gianni; Gazzari, Gasperi; Avalle, Castello, Montesanto; Vlsentin, Busini, Vecchina, Ferrari (capitano), Silano. I bulgari battono il calcio di inizio ed è Gianni che raccoglie il primo pallone passatogli da Gasperi. Ma subito i nostri premono sulla difesa avversaria che a due minuti dall'inizio è già in corner. Il pallone staziona nell'area di Maznikov finché Visentin dalla linea di fondo crossa radente la porta. Il lungo portiere degli ospiti si lancia a vuoto e rapido Silano raccoglie al volo e mette in rete. Non sono trascorsi tre minuti. Ripreso il giuoco gli azzurri sono di nuovo sotto la porta bulgara, e Vecchina tira alto. Il vento che spira gelido ed impetuoso diagonalmente al campo in favore dell'Italia mantiene la palla nell’area degli ospiti tanto che anche Castello tenta la via del goal. Trascorso un quarto d'ora i bulgari si liberano dalla stretta, ma non riescono a portare a fondo l'azione che viene immediatamente rovesciata e culminata con un tiro di Vecchina. Maznikov arresta malamente, si che la palla finisce in corner (21'). Tre minuti dopo l'assedio è interrotto da un fuori-giuoco, l'unico della giornata, di Ferrari. Al 26’ altro tiro dl Vecchina parato con lo stesso errore dl presa del portiere, il quale subito dopo ha modo di farsi applaudire infrangendo con bell'intuito una combinazione Ferrari-Silano. Dopo che Ferrari ha sciupato due occasioni favorevoli, Efremov devia in corner un cross di Visentin.
Gli azzurri insistono
Sul calcio d'angolo Vecchina spedisce in rete, ma il guardiano dei rossi con un tuffo acrobatico rimedia alla solita parata difettosa che aveva fatto rotolare il pallone sulla linea bianca. Un'altra parata fortunosa di Maznikov su punizione battuta da Silano e abbiamo finalmente la prima azione condotta a fondo dai bulgari, ma il tiro di Panchev esce a lato. Al 37' ll secondo goal. Busini tira, il portiere rimanda corto e Ferrari segna. Breve reazione dei rossi ed il tempo termina con due tiri in porta di Ferrari. Quando si inizia la ripresa il vento è alquanto diminuito di intensità, ma i bulgari che lo hanno in favore ne risultano egualmente avvantaggiati. Infatti la prima parata è di Gianni che compie il suo primo intervento della giornata su cross dell'ottimo Panchev. Dopo due tiri imperfetti del nostri avanti, i bulgari, per un fallo contro Lozanov battono una punizione contro l’Italia, ma gli azzurri controbattono con tre tiri piazzati di Silano ed Avalle che danno modo a Maznikov di parare in presa facendosi applaudire. Egli arresta anche un tiro da pochi metri di Busini e ne devia in corner un altro di Vecchina. Al 16' Vecchina e Ferrari col pallone davanti alla porta si urtano a vicenda: Silano irrompe tra i due e saetta in rete fortissimo rendendo vana la parata di Maznikov. Tre a zero.
Il finale della partita
Gli azzurri insistono poggiando su Visentin, il quale al 22‘ batte il quinto corner. Sulla azione susseguente si accende una mischia sotto la porta e Busini spedisce in rete. L'arbitro convalida il punto malgrado le alte proteste dei bulgari che accennano ad un fallo di mano. Reazione bulgara che al 23' mette in pericolo la nostra rete, ma Gianni para in tuffo il tiro di Peshev che aveva raccolto un cross di Staykov. Due minuti dopo altra azione sotto la nostra porta con mischia che vede parecchi uomini finire a terra. Poi gli azzurri riprendono le redini del giuoco. Altro tiro a rete di Staykov al 27', e subito dopo per poco l'Italia non segna il quinto punto con un cross di Visentin malamente bloccato. Poi la Bulgaria ottiene il suo primo ed unico corner per una discesa di Angelov arrestata da Gasperi. Gli azzurri rispondono ottenendo un altro corner, il sesto, battuto da Visentin che dà modo a Maznikov di prodursi in una magnifica parata alta. Su un'altra bloccata del guardiano bulgaro l'arbitro fischia la fine. M. S.
Mario Montesanto quattro volte “leone”
Calciatore irriducibile e più volte campione d'Italia, allenatore di passaggio, oggi impiegato modello —- Il football, sempre di domenica —- Il Bologna, ovvero l'amor mio non muore.
Bologna, febbraio
Mario Montesanto si tiene in braccio le nipoti. Tutte le sere un'oretta con le nipoti non gliela toglie nessuno. «Sono le mie piccole gioie. Piccole gioie che sono poi grandi gioie. Il resto? Ma sì, la domenica ci vado anch'io allo Stadio. Ma sinceramente mi diverto poco, non mi ci appassiono più ». Dunque vediamolo, filtriamolo attraverso le dichiarazioni autentiche dell'uomo, questo graduale distacco dell'ex leone dal suo glorioso vessillo rossoblù. « La questione — fa Montesanto — è che oggi ci si preoccupa solo ed esclusivamente del risultato e allora nessuno si diverte più. E il pubblico ormai ha la stessa mentalità dei dirigenti di società. Evviva il risultato e perciò ci si diverte solo se si vince. Tutto questo indipendentemente dalla qualità del gioco offerto. Eppoi uffa con questa storia delle marcature eccetera. Il calcio è un gioco semplice, molto semplice. Alla base di tutto c'è la tecnica individuale. Oggi come stiamo a tecnica individuale? Mah, siamo così, proprio così... ». E non è che Montesanto nella fattispecie sia l'uomo qualunque. Il gran leone rossoblù fu anche trainer del Bologna, a cavallo del '43.
Montesanto che mai si arrendeva
Quattro scudetti, poco meno di una mezza dozzina di incontri in maglia azzurra e caldi consensi raccolti ovunque. E certi scampoli di gioco, certi fotoflashes che non si possono dimenticare. Lazio - Bologna 1940: ormai è fatta, il Bologna è sotto per due a uno. Ma Montesanto non disarma. lngrana la presa diretta, mancano pochi attimi alla fine. Giù un fendentone e gli undici rossoblù vibrano. E’ due a due, per la gloria del Montesanto che mai si arrendeva. — Ah sì, io — prosegue Montesanto — non mi arrendevo mai, è vero. Però nel calcio, come in tutte le cose di questo mondo, ci vuole tanta fortuna. Ricordo che abbiamo vinto certi scudetti che forse nemmeno meritavano del tutto. E altre volte la squadra andava fortissimo, ma poi all'ultimo momento il balzo giusto lo facevano gli altri. Per questo non so cosa rispondere quando la gente mi chiede se quest'anno il Bologna terrà botta sino in fondo. Certo che il Bologna d'oggi ha tutte le carte in regola per vincere il campionato. Ma ci vuole anche una grossa fortuna. Ce l'avrà quest'anno il Bologna tanta fortuna...? ». Montesanto chiuse praticamente con la guerra. Fece quella tale esperienza come trainer poco prima che Badoglio desse il cambio a Mussolini. Poi si cercò una sistemazione fuori dai campi verdi. Oggi l'ex leone è un apprezzato impiegato della Cassa di Risparmio. Fa servizio in cassa, è un impiegato modello e fidato. Ha moglie e due figlie, e le nipoti per cucire insieme grossi coriandoli di serenità. Eppure l'ex leone anni orsono ebbe un giorno di mancata reazione. E’ la storia della rapina di Via Saragozza. Montesanto era in cassa, come sempre. Un manipolo di banditelli mascherati e Montesanto costretto a starsene buono buono, piegato in due, in un angoletto. E dopo mezz'ora che i banditelli se ne sono andati Montesanto sussurra: « Posso alzarmi da terra...?. E i banditi chissà dove già sono... Beh, vogliamo rimproverargli di non aver fatto il leone...? — « D'accordo — fa lui — per una volta tanto non sono stato leone per niente. Ma guardiamoci in faccia: generoso combattente, ruggente leone eccetera. Ma mica fesso... ». Gianfranco Civolani.
Armi in pugno i rapinatori assaltano una banca di Bologna
Circa due milioni di bottino - Poco prima i banditi avevano aggredito un autista di piazza e gli avevano portato via la macchina - La drammatica scena in pieno giorno - La fuga e le indagini della polizia
(Dal nostro corrispondente) Bologna, 27 agosto 1953
Due audaci imprese banditesche sono state compiute nel pomeriggio di oggi, in circa mezz'ora, da una risoluta pattuglia di gangster, i quali hanno agito con perfetta tecnica e senza impressionarsi per i rischi che esse comportavano. Un autista di piazza è stato privato — tra l'altro — dell'automobile (che è servita successivamente ai malfattori per fuggire dopo avere realizzato il secondo e più fruttifero colpo) e una filiale della Cassa di Risparmio, che ha sede in via Saragozza, è stata depredata di circa un milione e 800 mila lire in contanti. La tecnica dei rapinatori appare simile a quella usata recentemente in altre città da banditi che hanno assalito vari istituti bancari, ma ciò non porta naturalmente a concludere che possa trattarsi delle stesse persone. Ecco i fatti come ci sono stati raccontati dai protagonisti della drammatica avventura. L'impresa « numero uno » ha avuto inizio poco prima delle 15, e ne è stato vittima l'autista di piazza Arturo Zarri fu Giosuè di 67 anni domiciliato con la moglie e una figlia in via Giuseppe Petroni 21. Lo Zarri era il primo della fila dei tassisti davanti alla stazione e a quell'ora stava conversando con alcuni colleghi lontano qualche metro dalla sua vettura. Ad un certo momento tre individui (uno di corporatura robusta e di età presumibilmente sui 36 anni, dal viso pallido con i capelli castano scuri, vestito piuttosto dimessamente di grigio scuro, gli altri due di corporatura più esile, dai capelli scuri, forse provenienti dall'ingresso principale della stazione, si avvicinavano all'ultimo autista della fila, Tancredi Moretti per servirsi della sua macchina.
Guai se parlate
Il Moretti, come vuole la consuetudine, fece loro cenno di portarsi più avanti. Un altro autista chiamò a voce alta lo Zarri e gli indicò i clienti; il tassista abbassava la bandierina indi chiedeva ai tre viaggiatori dove desideravano essere condotti: « In via Jacopo Martello » rispose uno di essi. Quando la macchina giunse nella via indicata, che e una laterale di via Saragozza, l'autista si sentì ordinare: « Fermate ». Egli non aveva ancora messo piede a terra che dall'interno della vettura gli venne Intimato con voce minacciosa che gli fece intendere immediatamente quali potevano essere le intenzioni del terzetto: « Saltate giù subito e venite qui. Guai se parlate ». Il vecchio si guardò attorno rapidamente sperando che sopraggiungesse qualche passante, ma non c'era anima viva. Per quanto ì tre non mostrassero armi di sorta, il loro atteggiamento non era tale da indurre in errore: ognuno teneva la mano destra nella tasca della giacca e lo Zarri temeva che potessero da un momento all'altro sparare. L'autista si portò dunque all'altezza della porta posteriore attraverso la quale lo fecero salire, collocandolo in un àngolo del sedile. Uno del banditi toglieva il berretto allo Zarri e se lo metteva in testa; indi si poneva al volante e avviato il motore imboccava via Saragozza dirigendosi verso il Meloncello. Frattanto gli altri due che facevano buona guardia al malcapitato autista, lo ammonivano a non parlare e a starsene quieto.
Rubate 11.500 lire
Il malfattore che guidava, a un certo punto girò la macchina per la via di Casaglia, mentre gli altri ingiungevano al prigioniero di mostrare il portafogli. Avutolo, lo esaminavano attentamente prelevando i documenti e 11.500 lire. Poco oltre i banditi facevano scendere lo Zarri e lo scortavano verso un fossato. Qui giunti, si consultarono, poi uno di essi disse: « Legagli le mani ». Con una cordicella che il più robusto aveva estratto dalle tasche, gli fecero mettere le mani dietro il corpo, indi gli serrarono strettamente i polsi. Successivamente gli legarono le caviglie e con uno spintone lo gettarono nel fossato. Alle suppliche del poveretto, i malviventi assicurarono che non lo avrebbero ammazzato se si fosse mantenuto tranquillo. Uno dei tre estrasse dalla tasca due sudici fazzoletti: uno lo introdusse nella bocca dell'autista e con l'altro lo imbavagliò. Poi se ne andarono. Quando percepì il rombo del motore della vettura che si allontanava, lo Zarri, compiendo sforzi tormentosi, riuscì a liberarsi del fazzoletto ficcatogli in bocca, cosicché potè invocare aiuto. Soccorso e rinfrancato, si precipitò in un vicino ristorante, e di lì informò la Questura della drammatica avventura che gli era capitata.
Montesanto minacciato con una pistola e rapinato dai banditi
La Squadra Mobile e la « Volante » erano già mobilitate per una segnalazione ricevuta poco prima. Infatti la Direzione della Cassa di Risparmio aveva comunicato alla polizia che alle 15,10 due fuorilegge, entrati nell'ufficio della filiale di San Giuseppe, in via Saragozza 114 B, si erano impossessati della somma di un milione e ottocentomila lire. I particolari di questa seconda impresa li raccoglievano i funzionari, portatisi immediatamente sul posto. Protagonista della seconda rapina è stato l'impiegato Mario Montesanto, residente In via Lodovico Berti n. 2. Il Montesanto, che conobbe un lungo periodo di popolarità per essere stato uno del più ammirati campioni della squadra calcistica del Bologna e di quella Nazionale, era ieri solo in ufficio, essendo l'altro impiegato in ferie. L'ufficio è composto di un solo vano, a meta del quale è collocato un divisorio con gli sportelli. Il Montesanto, recatosi in ufficio alle 14,25, effettuava alcune verifiche di conti, poi alzava la saracinesca tornando al tavolo. Erano le 15,11 allorché udiva aprirsi la porta principale. Alzava la testa e sbarrava gli occhi alla vista che gli si presentava. Due individui, uno del quali indossava un impermeabile e impugnava un'arma, forse una rivoltella, erano entrati nell'ufficio. Quello dell'impermeabile si fermava a un metro dal divisorio intimando: « Mani in alto ». L'impiegato si avvicinava al banco. Il bandito gl'ingiungeva di stendersi sul pavimento, ammonendolo ancora: « Non parlare, se no t'ammazzo! ». Il secondo bandito intanto balzò con un salto al di là del divisorio e si mise a frugare nella cassaforte, il cui sportello era socchiuso. Mentre uno dei fuorilegge afferrava i pacchi di banconote, l'altro esclamava al Montesanto: « Dove sono gli altri soldi? Dillo presto se non vuoi morire ». Poi i rapinatori riguadagnavano la porta eclissandoti. Trascorse qualche minuto. Mario Montesanto si precipitava sulla via e dava l'allarme. Ma nessuno aveva visto i banditi uscire. I funzionari della polizia incaricati delle indagini non hanno potuto ottenere indicazioni o informazioni atte ad agevolare le indagini. c. c.
Inafferrabili i rapinatori della banca di Bologna
Strane analogie con l'aggressione compiuta a Torino dieci giorni fa - Ritrovata l'auto pubblica che i banditi usarono per il “colpo”
Bologna, 28 agosto 1953
La polizia sta indagando sulla duplice rapina di ieri pomeriggio, nella speranza di poter identificare i fuorilegge che hanno aggredito e rapinato l'autista di piazza Augusto Zarri e assalito e svaligiato la filiale di via Saragozza della Cassa di Risparmio. E' stata ritrovata ieri sera l'auto pubblica di cui il terzetto si era servito per il colpo alla Banca, dopo che l'autista era stato gettato in un fossato di una deserta via del dintorni con le mani e i piedi legati ed un paio di fazzoletti cacciati in bocca. Verso le 21, infatti, veniva segnalato alla Questura che la macchina sostava abbandonata in via Bellombra, una strada della zona collinare bolognese. I banditi se n'erano disfatti immediatamente: è risultato infatti che la vettura era stata notata da alcuni abitanti della zona, ferma dove è stata rinvenuta, sin dalle 15,80 circa, Nell'auto è stato rinvenuto un tacco di gomma per scarpa da uomo e la chiavetta di accensione del motore. Abbandonata la macchina, i tre rapinatori si sono diretti probabilmente a piedi, verso la città oppure si sono serviti dell'autobus della circonvallazione, che passa poco lontano. Dalle deposizioni dell'ex-giocatore di calcio Mario Montesanto, impiegato della Banca di via Saragozza, che si trovava solo quando irruppero i rapinatori, si è appreso che uno dei malviventi si era presentato due giorni prima nella filiale per chiedere chiarimenti circa l'accensione di un libretto di deposito. Egli lo riconobbe perfettamente. Sono peraltro ancora discordanti le affermazioni del Montesanto e dell'autista Zarri sui dati somatici dei tre banditi. E' assodato però che uno di essi — quello presentatosi due giorni prima alla Banca — era tarchiato e col viso tondo, paffuto, mentre gli altri erano di corporatura esile. Il giovane tarchiato portava l'impermeabile e fu lui a tenere sotto la minaccia di un'arma l'impiegato prono a terra nell'ufficio. Tutti di un'altezza media inferiore al metro e settanta, i tre avevano presumibilmente i capelli castani-bruni. Si accenna questa sera ad una analogia fra la rapina di ieri a Bologna e quella effettuata a Torino il 21 scorso. Anche in quella città tre banditi rapinarono dell'auto pubblica, una «1400», un autista di piazza con il medesimo procedimento usato a Bologna. La macchina fu rinvenuta il giorno successivo in collina, ma nessuna Banca fu assalita. Presumibilmente vi fu qualche intoppo nel piano del banditi. Pare anche che i connotati degli autori delle due rapine siano identici.
IL TORNEO DEI CAMPIONI
Il Bologna in finale per la Coppa Europa
Dominato in tecnica, il First Vienna segna un solo goal
Vienna, 18 mattino. Dopo la partita del « Littoriale », il Bologna era atteso a Vienna con vivo interesse. Blum, di solito parco di elogi quando si tratta di avversari, aveva esplicitamente dichiarato che la squadra bolognese rappresentava una compagine di primissimo ordine in campo internazionale, e che, quindi, non sarebbe stato agevole averne ragione nell'incontro di ritorno. Blum è persona che conosce i suoi polli e non si è sbagliato. I bolognesi sono venuti a Vienna e sono stati battuti per uno a zero; ciò non dimostra che essi siano stati inferiori ai loro avversari. Dal principio alla fine della partita, salvo brevi intervalli, l'iniziativa è stata sempre degli italiani. GschweidI evidentemente indispettito dalla piega che prendevano le cose, abbandonando una volta tanto il suo sistema di giuoco flemmatico, ha tentato la fortuna convertendosi in corridore di velocità; ma senza giovargli, tuttavia, che, in fatto di correre, i nostri ragazzi sembrava avessero le ali ai piedi. In campo viennese, del resto, vi è stata ieri molta indecisione. Non già che mancasse agli uomini di Blum l'intenzione di affannarsi, vista la posta in giuoco e il prestigio da difendere sotto gli occhi del loro pubblico; ma la compagine non rendeva. Noi siamo propensi a credere che la cattiva prova di questa squadra, su cui tutti erano pronti a giurare, dipese dal brillante comportamento dei bolognesi.
Montesanto tra i migliori in campo
Non vorremmo fare l'elogio di nessuno, in quanto tutti si prodigarono e seppero giustificare la loro fama; però, se dovessimo, essere chiamati a nominare i migliori, dovremmo citare Gianni, Schiavio, Montesanto e Sansone. Su di un terreno reso viscido dall'abbondante pioggia caduta fino a pochi minuti prima che si iniziasse la partita, il manipolo rosso-blu ha esibito al pubblico una delle più belle dimostrazioni di calcio che una squadra italiana abbia dato quassù negli ultimi anni. Perchè a Vienna si acclami il giuoco degli ospiti, quando sui propri uomini pesa la sorte della sconfitta, bisogna che si offra a questi buongustai un bocconcino prelibato. Ed ieri i bolognesi possono vantarsi di essere riusciti a farsi applaudire a scena aperta. Blum, responsabile morale della sua squadra, quando si è accorto della piega che prendevano gli avvenimenti, ha dato un ordine molto grave per chi conosce i sistemi di giuoco del Vienna. Egli ha, infatti, fuso la linea mediana con la retrorguardia, e vista l'impossibilità della fronte centrale di sfondare la barriera bolognese, ha cercato di invertire le parti, improvvisandosi lui stesso cannoniere. Ma con il loro più bel sorriso i rosso-blu hanno indotto subito il vecchio volpone a ricredersi. Molta fiducia si aveva in Austria su Schönwetter e Brosenbauer, giacché questi due ragazzi, saltati in breve alla ribalta del calcio locale, sono effettivamente giocatori di classe. Il Bologna, però, li ha fatti piuttosto sfigurare e la loro fama embrionale ne risente te deleteri contraccolpi.
Accoglienze ospitali
Schönwetter ed Adelbrecht sono stati inferiori all'attesa, oppure furono i nostri ad attenuare la statura? Propendiamo per questa ultima tesi. Hoffmann incostante come è, non ci ha sorpreso; ha avuto una giornata grigia e Sansone sembrava si divertisse un mondo a farlo sgambettare inutilmente intorno al pallone. Si diceva che l'eccesso di tecnicismo accademico nocesse al First. Ieri abbiamo visto che la vecchia squadra viennese, per aver voluto spogliarsi, sia pure parzialmente, di tale suo attributo, non ci ha guadagnato molto, in quanto gareggiare in velocità e originalità di concezioni col Bologna non è pane per tutti i denti. I rosso-bleu si sono comportati come soltanto una elevatissima compagine di atleti di classe sa fare, e la critica viennese, che aveva accolto con un certo riserbo gli elogi di Blum, dovrà, volente o nolente, ricredersi. In quanto al contegno del pubblico, bisogna senz'altro riconoscere che non poteva essere più cortese all'indirizzo degli ospiti. Una ovazione calda e prolungata ha salutato i bolognesi allorché sono apparsi sul campo rispondendo alle acclamazioni con il rituale gesto fascista, e, fatto unico finora negli annali della storia calcistica post-bellica in Austria, non si sono uditi neppure i soliti fischi degli irresponsabili, per i quali il nostro saluto romano è una spina negli occhi. Tale benevola disposizione degli spettatori deve senza dubbio aver favorevolmente influenzato anche sul morale della squadra, poiché, qualunque cosa si dica, un pubblico ostile crea pur sempre uno stato d'animo anormale.
L'unico goal
La fisonomia della partita è questa. Il Vienna, che ha il calcio di invio, marcia subito all'attacco, e Gianni si vede a mal partito. Intervento rapido, però, di Sansone e Schiavio che liberano dalla pericolosa situazione, e la lotta si sposta immediatamente nel campo avversario. Ma per breve tempo, chè Schönwetter, con una bellissima finta, riesce a portar via il pallone ai piedi di Montesanto, ma calcia a fianco della rete bolognese. Ad un tratto Monzeglio sfiora il pallone in volo con le dita e l'arbitro impone il calcio di punizione, che, assegnato a Schönwetter, arriva con violenza in rete. E' appena passato un quarto d'ora dall'inizio. Ma gli italiani non perdono la loro calma e con una calata rapidissima si portano sotto la casa di Horeschofsky, per il quale la situazione minaccia dì diventare seria. Blum si precipita, però, nel gruppo degli attaccanti bolognesi e riesce a disincagliare i suoi. Schmaus intercetta poscia un tiro di GschweidI, che passa a Brosenbauer, il quale riesce a minacciare la nostra rete. I rosso-bleu sono in corner al 20.o minuto: e lo sono ancora una seconda volta al 21.o; ma è facile a Gianni scongiurare il pericolo. La palla vola ora da un punto all'altro del campo. I viennesi si adoperano per riportarla continuamente nella zona avversaria, riuscendoci anche per breve tempo. Al 30.o minuto parte dal fronte dei mediani italiani una mirabile azione, che ci fa trattenere il respiro. Che il pareggio si avvicini ? Già Schiavio è sotto la rete avversaria; il goal non può più mancare. Ma Blum, purtroppo, veglia. Nulla di fatto. Il Bologna attacca ancora, il pubblico, sebbene silenzioso e imbronciato, sottolinea ora con approvazioni il bel giuoco degli ospiti. Forti, impetuosi, i contrattacchi del Vienna vanno ad infrangersi nella poderosa difesa bolognese, la quale reagisce; poi gli avanti insidiano ancora una volta la rete austriaca, senza tuttavia riuscire a far realizzare il goal che è nell'aria.
Superiorità tecnica bolognese
Il secondo tempo si inizia con una offensiva rabbiosa dei viennesi, i quali mirano evidentemente a riguadagnare ad ogni costo il terreno perduto a Bologna. Blum, generalmente calmo, perde le staffe e si fa sorprendere in fallo da novellino, Schönwetter si adopera come può per impostare azioni meno caotiche e più redditizie: ma la difesa bolognese impedisce che le cose vadano come in campo austriaco si vorrebbe. Le azioni serrate, non sempre facili da sgominarsi, si spostano ora nell'uno ora nell'altro campo, senza che culminino in fasi positive. Da parte italiana una certa imprecisione di tiro spiega la mancanza di goals, malgrado la superiorità tecnica innegabile. Ormai l'incontro si avvicina alla fine. Imbrunisce. Il pubblico incomincia ad allontanarsi fra un mormorio di disapprovazioni per i suoi. Il fischio che termina l'incontro provoca una ovazione entusiastica all'indirizzo dei bolognesi, i quali si allontanano radiosi dal campo, malgrado il punto subito. Il punteggio, del resto, non rispecchia la fisionomia della partita, che fu sempre dominata dai nostri. Riguardo all'arbitro si può osservare che va classificato fra i cosi detti arbitri di casa. Egli fu benevolo per i viennesi e ravvisò falli inesistenti nei nostri. Alla partita assisteva l'Incaricato di Affari della Legazione d'Italia, il personale della Legazione stessa al completo, molte autorità austriache e numerosi membri della colonia italiana. Circa ventimila persone erano presenti all'incontro. La squadra bolognese, dopo aver visitato la città, ripartirà questa mattina alle 10,30.
MARIO MONTESANTO NEL BOLOGNA
Mario Montesanto (Venezia, 11 agosto 1909 - Bologna, 29 marzo 1987). Mediano proveniente dalla S.S. Serenissima (l'attuale F.B.C. Unione Venezia), squadra nella quale esordì nella massima serie nel 1928-1929, giocando con i nero-verdi due campionati. Nel 1930-31 il trasferimento al Bologna - voluto fortissimamente da Hermann Felsner - con cui giocherà per dodici stagioni (dal 1930-1931 al 1941-1942), vincendo 4 scudetti, 2 Coppe dell'Europa Centrale, e 1 Torneo Internazionale dell'Esposizione Universale di Parigi. Nel 1942, dopo il ritiro dal calcio giocato, divenne allenatore della prima squadra del Bologna AGC, che condusse a un onorevole sesto posto. Terminata la sue esperienza nel mondo del calcio, lavorò per lunghi anni come impiegato presso la Cassa di Risparmio di Bologna. Con il Bologna esordì il 28 settembre 1930 in Bologna - Triestina 6-1. Per lui 310 presenze e 10 reti in maglia rossoblu. In azzurro 3 presenze in Nazionale A (esordio il 25 marzo 1934, Italia - Grecia 4-0) e 6 in Nazionale B.
Stagione
|
Squadra
|
Campionato
|
Coppe
naz.
|
Coppe
euro.
|
Altre
coppe
|
Totale
|
||||||||||
Com | Pres | Reti | Com | Pres | Reti | Com | Pres | Reti | Com | Pres | Reti |
Pres
|
Reti
|
|||
1930-1931
|
Bologna
|
A
|
33
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
33
|
0
|
|
1931-1932
|
Bologna
|
A
|
33
|
1
|
-
|
-
|
-
|
CEC
|
4
|
0
|
-
|
-
|
-
|
37
|
1
|
|
1932-1933
|
Bologna
|
A
|
29
|
1
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
29
|
1
|
|
1933-1934
|
Bologna
|
A
|
31
|
4
|
-
|
-
|
-
|
CEC
|
7
|
0
|
-
|
-
|
-
|
38
|
4
|
|
1934-1935
|
Bologna
|
A
|
27
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
27
|
0
|
|
1935-1936
|
Bologna
|
A
|
24
|
0
|
CI
|
1
|
0
|
CEC
|
2
|
0
|
-
|
-
|
-
|
27
|
0
|
|
1936-1937
|
Bologna
|
A
|
30
|
2
|
CI
|
1
|
0
|
CEC
|
2
|
0
|
TEP
|
3
|
0
|
36
|
2
|
|
1937-1938
|
Bologna
|
A
|
21
|
0
|
CI
|
3
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
24
|
0
|
|
1938-1939
|
Bologna
|
A
|
17
|
1
|
CI
|
1
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
18
|
1
|
|
1939-1940
|
Bologna
|
A
|
19
|
1
|
CI
|
2
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
21
|
1
|
|
1940-1941
|
Bologna
|
A
|
3
|
0
|
CI
|
4
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
7
|
0
|
|
1941-1942
|
Bologna
|
A
|
12
|
0
|
CI
|
1
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
13
|
0
|
|
279
|
10
|
13
|
0
|
15
|
0
|
3
|
0
|
310
|
10
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Legenda:
A
– Serie A
CI
– Coppa Italia
CEC
– Coppa dell'Europa Centrale
TEP
– Torneo Internazionale dell'Esposizione Universale di Parigi
|
Mario
Montesanto (Venezia, 11 agosto 1909 – Bologna, 29 marzo 1987).
310 presenze nel Bologna tra Serie A / Coppa Italia / Coppa
dell'Europa Centrale / Torneo Internazionale dell'Esposizione
Universale di Parigi, e 10 gol, dall'esordio, 28 settembre 1930,
al ritiro, 14 giugno 1942 – annata nella quale divenne
l'allenatore del Bologna AGC. Per più di una decade mediano (o
centromediano) del Bologna. Con i rosso-blu ha vinto 4 scudetti
(1935-36; 1936-1937; 1938-39; 1940-41), 2 Coppe dell'Europa
Centrale (1932; 1934), 1 Torneo Internazionale dell'Esposizione
Universale di Parigi (1937). Con la Nazionale A 3 presenze e 0
reti e un secondo posto nella Coppa Internazionale 1936-1938.
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MARIO MONTESANTO IN NAZIONALE
Le tre partite disputate da Mario Montesanto in Nazionale A. Esordio contro la Grecia (eliminatorie girone finale della Coppa del Mondo). Ultima partita disputata nella selezione maggiore: Italia - Svizzera 4-2, valida per la Coppa Internazionale. Per lui anche sei partite con la Nazionale B: esordio contro L'Ungheria nel 1931; ultima gara tra i cadetti contro l'Austria nel 1934.
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Qualificazioni Mondiali 1933-1934 - Gruppo 7, Eliminatorie, gara unica
MILANO (Stadio Calcistico San Siro), domenica 25 marzo 1934 ore 15.00
ITALIA - GRECIA 4-0 (2-0)
ITALIA: Ceresoli (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Monzeglio (Bologna S.C., Bologna), Allemandi (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano) (cap.), Montesanto (Bologna S.C., Bologna), Monti L. (Juventus F.B.C., Torino), Fantoni (S.S. Lazio, Roma), Guarisi (S.S. Lazio, Roma), Serantoni (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Meazza (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Rocco (U.S. Triestina, Trieste) [46' Ferrari G. (Juventus F.B.C.)], Guaita (A.S. Roma, Roma) - Commissario unico: Vittorio Pozzo
GRECIA: Grammatikopulos (Olympiakos C.F.P., Pireo), Hrysafopoulos (Olympiakos C.F.P., Pireo), Kourantis (Olympiakos C.F.P., Pireo) (cap.), Helmis (Ethnikos O.F.P.F., Pireo), Danelian (G.A. Iraklis, Salonicco), Vikelidis (A.A. Aris, Salonicco), Migiakis (Panathinaikos A.C., Atene), Aggelakis (A.A. Aris, Salonicco) Vazos (Olympiakos C.F.P., Pireo), Baltasis (Panathinaikos A.C., Atene), Andrianopoulos (Olympiakos C.F.P., Pireo). Commissario unico: Apostolos Nikolaidis
ARBITRO: Mercet (Svizzera)
NOTE: Rigore fallito da Danelian (tiro alto) 79' (Grecia)
MARCATORI: Guarisi 40', Meazza 44', Ferrari G. 69', Meazza 71'.
SPETTATORI: 20.000 circa.
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Amichevole 1934-1935
ROMA (Stadio Nazionale del P.N.F.), domenica 17 febbraio 1935 ore 14.30
ITALIA - FRANCIA 2-1
ITALIA: Ceresoli (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Monzeglio (Bologna S.C., Bologna), Mascheroni (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Montesanto (Bologna S.C., Bologna), Ferraris A. (S.S. Lazio, Roma) (cap.), Varglien M. (Juventus F.B.C., Torino), Guaita (A.S. Roma, Roma), Scopelli (A.S. Roma, Roma), Meazza (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Ferrari G. (Juventus F.B.C., Torino), Ferraris Pietro (A.C. Napoli, Napoli) - Commissario unico: Vittorio Pozzo
FRANCIA: Llense (F.C. Sète, Sète), Vandooren (Olympique Lillois, Lille), Mattler (F.C. Sochaux-Montbéliard, Montbéliard) (cap.), Gabrillargues (F.C. Sète, Sète), Verriest (R.C. Roubaix, Roubaix), Delfour (R.C. Paris, Paris), Keller (R.C. Strasbourg, Strasbourg), Beck (F.C. Sète, Sète), Courtois (F.C. Sochaux-Montbéliard, Montbéliard), Duhart (F.C. Sochaux-Montbéliard, Montbéliard), Aston (Red Star Olympique, Paris) - Commissario unico: Gaston Barreau
ARBITRO: Baert (Belgio).
MARCATORI: Meazza 5', Meazza 15', Keller 27'.
SPETTATORI: 23.000 circa.
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MILANO (Stadio Comunale San Siro), domenica 25 ottobre 1936 ore 15.00
ITALIA - SVIZZERA 4-2
ITALIA: Amoretti (Juventus F.C., Torino), Monzeglio (A.S. Roma, Roma), Allemandi (A.S. Roma, Roma) (cap.), Montesanto (Bologna A.G.C., Bologna), Andreolo (Bologna A.G.C., Bologna), Neri B. (U.S. Lucchese Libertas, Lucca), Pasinati (U.S. Triestina, Trieste), Meazza (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Piola (S.S. Lazio, Roma), Ferrari G. (A.S. Ambrosiana-Inter, Milano), Colausig (U.S. Triestina, Trieste) - Allenatore Pozzo Vittorio
SVIZZERA: Bizzozzero (F.C. Lugano, Lugano), Minelli (Grasshopper-Club, Zürich), Gobet (F.C. Bern, Bern), Baumgartner (Grasshopper-Club, Zürich), Jaccard (F.C. Basel, Basel), Müller (F.C. Young Fellows, Zürich), Diebold (F.C. Young Fellows, Zürich), Wagner (Grasshopper-Club, Zürich), Bickel (Grasshopper-Club, Zürich), Max Abegglen "Xam" (Grasshopper-Club, Zürich) (cap.), Ciseri II (F.C. Young Fellows, Zürich) - Ct. Heinrich Müller "Wudi" (Austria)
ARBITRO: Bauwens (Germania)
MARCATORI: Meazza 26', Bickel 31', Piola 37', Piola 53', Pasinati 60', Diebold 76'.
SPETTATORI: 40.000 circa.
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BUDAPEST (Stadio Üllői, Ferencváros), giovedì 14 maggio 1931 ore 17.00
UNGHERIA B - ITALIA B 0-1
UNGHERIA B: Újvári (Hungária MTK Futball Club); Fogl III (Újpesti TE), Dudas (Újpesti TE); Borsányi (Újpesti TE), Kalmár (Hungária MTK Futball Club), Lázár (Ferencvárosi TC); Táncos (Ferencvárosi TC), Takács II (Ferencvárosi TC), Teleki (Bocskai FC), Hirzer Híres (Hungária MTK Futball Club), Titkos (Hungária MTK Futball Club) - Allenatore - Mihály Pataki
ITALIA B: Cavanna (AC Napoli); Gasperi (Bologna SC), Innocenti (AC Napoli); Montesanto (Bologna SC), Colombari (AC Napoli), Avalle (Alessandria US); Chini Ludueña (AS Roma), Mazzoni (Modena FC), Volk (AS Roma), Vojak (AC Napoli), Patri (Genova 1893 CdC) - Ct. Vittorio Pozzo
ARBITRO: Dr. Adolf Miesz (Austria)
MARCATORI: Patri 17'
Spettatori: 10.000 circa.
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Amichevole 1931
SOFIA (Stadium Yunak, Sofia), domenica 17 maggio 1931 ore 17.30
BULGARIA - ITALIA B 2-2
BULGARIA: Todor Dermonski (O.S.C. A.S.-23, Sofia); Todor Gorchev (S.C. Shipka, Sofia), Todor Mishtalov (F.C.13, Sofia); Konstantin Efremov (S.C. Levski, Sofia), Penko Rafailov (S.C. Slavia, Sofia) (Petar Krtevski 50' [S.C. Slavia, Sofia]), Borislav Gabrovski (O.S.C. A.S.-23, Sofia) (Borislav Kamenski 80' [F.C.13, Sofia]); Liubomir Angelov (O.S.C. A.S.-23, Sofia), Velcho Stoyanov (S.C. Slavia, Sofia) (cap.), Mihail Lozanov (S.C. Levski, Sofia), Asen Peshev (S.C. Levski, Sofia), Asen Panchev (S.C. Levski, Sofia) - All: Otto Faist (Germania).
ITALIA B: Guido Masetti (A.S. Roma, Roma); Paulo Innocenti (A.C. Napoli, Napoli) (Giovanni Vincenzi 68' [A.C. Napoli, Napoli], Felice Gasperi (Bologna SC, Bologna); Mario Varglien (Juventus F.B.C., Torino), Enrico Colombari (A.C. Napoli, Napoli), Mario Montesanto (Bologna SC, Bologna); Edoardo Avalle (Alessandria US, Alessandria), Elvio Banchero (Genova 1893 CdC, Genova), Rodolfo Volk (AS Roma, Roma), Alfredo Mazzoni (Modena FC, Modena), Arturo Chini Ludueña (AS Roma, Roma) - Commissario unico: Vittorio Pozzo.
ARBITRO: Iváncsics Mihály (Ungheria).
MARCATORI: Rodolfo Volk 33', Mihail Lozanov 36', Velcho Stoyanov 65', Arturo Chini Ludueña 81'.
SPETTATORI: 20.000
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Amichevole 1932
Padova, Stadio Silvio Appiani, 20 marzo 1932
ITALIA B - BULGARIA 4-0
ITALIA B: Mario Gianni (Bologna SC, Bologna); Lorenzo Gazzari (AC Fiorentina, Firenze), Felice Gasperi (Bologna SC, Bologna); Edoardo Avalle (Alessandria US, Alessandria), Piero Castello (Casale FBC, Casale Monferrato), Mario Montesanto (Bologna SC, Bologna); Umberto Visentin (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Antonio Busini (AC Fiorentina, Firenze), Giovanni Vecchina (FBC Juventus, Torino), Giovanni Ferrari (FBC Juventus, Torino) (cap.), Onesto Silano (FBC Torino, Torino) - Commissario unico Vittorio Pozzo.
BULGARIA: Radi Maznikov (S.C. Levski, Sofia); Todor Gorchev (S.C. Shipka, Sofia), Todor Mishtalov (F.C.13, Sofia); Borislav Gabrovski (O.S.C. A.S.-23, Sofia), Dimitar Baykushev (S.C. Slavia, Sofia), Konstantin Efremov (S.C. Levski, Sofia); Nikola Staykov (S.C. Slavia, Sofia), Liubomir Angelov (O.S.C. A.S.-23, Sofia), Mihail Lozanov (S.C. Levski, Sofia), Asen Peshev (S.S.F.C. Levski, Sofia) (cap.), Asen Panchev (S.C. Levski, Sofia) - All. Pavel Grozdanov.
ARBITRO: Ferenc Kann (Ungheria).
MARCATORI: Onesto Silano 3', Giovanni Ferrari 37', Onesto Silano 61', Antonio Busini 67'.
SPETTATORI: 12.000
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Amichevole 1932
Como, Stadio Giuseppe Sinigaglia, 10 aprile 1932 ore 15:00
ITALIA B - LUSSEMBURGO 12-0
ITALIA B: Giuseppe Cavanna (AC Napoli, Napoli); Lorenzo Gazzari (AC Fiorentina, Firenze), Giuseppe Bonizzoni (Milan FBC, Milano); Mario Pizziolo (AC Fiorentina, Firenze), Piero Castello (Casale FBC, Casale Monferrato), Mario Montesanto (Bologna SC, Bologna); Anfilogino Guarisi (SS Lazio, Roma), Pietro Serantoni (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Antonio Bisigato (US Bari, Bari), Giovanni Ferrari (FBC Juventus, Torino) (cap.), Alejandro Demaría (SS Lazio, Roma) - All. Commissario unico Vittorio Pozzo.
LUSSEMBURGO: Robert Dupont (C.S. Fola, Esch-Uelzecht); Henri Reiners (Union Sportive, Lëtzebuerg), Nicolas Remy (C.A. Spora, Lëtzebuerg); Gaston Theis (F.A. Red Boys, Déifferdeng), Mathias Feller (C.A. Spora, Lëtzebuerg) (cap.), Joseph Fischer (F.A. Red Boys, Déifferdeng); Joseph Walthener (F.A. Red Boys, Déifferdeng), Jean Kremer (C.A. Spora, Lëtzebuerg), Mathias Becker (F.A. Red Boys, Déifferdeng), Théo Logelin (F.A. Red Boys, Déifferdeng), Théophile Speicher (C.A. Spora, Lëtzebuerg) - All. —
ARBITRO: W. Bangerter (Svizzera).
MARCATORI: 6' pt Bisigato, 14' pt Serantoni, 15' pt De Maria, 43' pt Serantoni, 3' st Ferrari, 9' st Serantoni, 15' st De Maria, 20' st Bisigato, 30' st Ferrari, 34' st Guarisi, 43' st Ferrari, 44' st Bisigato.
SPETTATORI: 10.000
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2 aprile 1932 - Italia B - Svizzera B, Novara, Stadio Littorio.
ITALIA B - SVIZZERA B 5-0
ITALIA B: Ugo Amoretti (AC Padova, Padova); Giuseppe Bonizzoni (Milan FC, Milano), Luigi Perversi (Milan FC, Milano); Giordano Corsi (AC Padova, Padova), Antonio Janni (FBC Torino, Torino), Mario Montesanto (Bologna SC, Bologna); Giovanni Ferrari (FBC Juventus, Torino), Silvio Piola (US Pro Vercelli, Vercelli), Felice Borel (FBC Juventus, Torino), Mario Perazzolo (AC Padova, Padova), Gastone Prendato (AC Fiorentina, Firenze) - All. Commissario unico Vittorio Pozzo.
SVIZZERA B: Gustav Schlegel (F.C. Blue Stars, Zürich); Hans Stalder (F.C. Lausanne Sports, Lausanne), Siegrist (B.S.C. Young Boys, Bern); Rota (—), Rey (F.C. Blue Stars, Zürich), Ernst Hufschmid (F.C. Basel, Basel); Schott (Grasshopper Club Zürich), Erwin Hochstrasser (BSC Young Boys, Bern), Jacques Spagnoli (F.C. Lausanne Sports, Lausanne), Georg Rüsch (FC Winterthur, Winterthur), Max Fauguel (Grasshopper-Club, Zürich) All. —
ARBITRO: Louis Raguin (Francia).
MARCATORI: 43' pt Borel, 4' st Piola, 10' st Borel, 21' st Ferrari, 31' st Piola. Angoli: 6 a 1 per l'Italia.
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11 novembre 1934 - Italia B - Austria B, Genova, Stadio Luigi Ferraris.
ITALIA B - AUSTRIA B 8-1
ITALIA: Giacomo Blason (SS Lazio, Roma); Paolo Agosteo (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Alfredo Monza (US Livorno, Livorno); Mario Montesanto (AGC Bologna, Bologna), Ulises Uslenghi (US Livorno, Livorno), Alfredo Pitto (AS Ambrosiana-Inter, Milano) (cap.); Francisco Frione (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Atilio Demaría (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Silvio Piola (SS Lazio, Roma), Francisco Fedullo (AGC Bologna, Bologna), Pietro Ferraris (AC Napoli, Napoli) - All. Vittorio Pozzo
AUSTRIA: Hans Kovar (FC Libertas Wien, Vienna); Ludwig Tauschek (SK Rapid Wien, Vienna), Franz Cisar (Wiener A.C., Vienna); Hartl (FC Wien, Vienna), Franz Zlatohlavek (FC Wien, Vienna), Wilhelm Cernic (FC Wien, Vienna); Franz Riegler (FC Wien, Vienna), Johann Müller (Floridsdorfer AC, Vienna), Richard Weilinger (FC Wien, Vienna), Friedrich Donnenfeld (SC Hakoah Wien, Vienna), Rudolf Vytlačil (Favoritner SC, Vienna) - All. Hugo Meisl
ARBITRO: Ferdinand Valprède (Francia). Guardalinee: Ciamberlini e Cianelli.
MARCATORI: Fedullo 12' pt, Weilinger 14' pt, Piola 7', 17', 44' st., Frione 25' st, Demaria 32' (rig.), 37', 42' st.
SPETTATORI: 15.000, incasso 96.000 lire.
ITALIA B - AUSTRIA B 8-1
ITALIA: Giacomo Blason (SS Lazio, Roma); Paolo Agosteo (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Alfredo Monza (US Livorno, Livorno); Mario Montesanto (AGC Bologna, Bologna), Ulises Uslenghi (US Livorno, Livorno), Alfredo Pitto (AS Ambrosiana-Inter, Milano) (cap.); Francisco Frione (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Atilio Demaría (AS Ambrosiana-Inter, Milano), Silvio Piola (SS Lazio, Roma), Francisco Fedullo (AGC Bologna, Bologna), Pietro Ferraris (AC Napoli, Napoli) - All. Vittorio Pozzo
AUSTRIA: Hans Kovar (FC Libertas Wien, Vienna); Ludwig Tauschek (SK Rapid Wien, Vienna), Franz Cisar (Wiener A.C., Vienna); Hartl (FC Wien, Vienna), Franz Zlatohlavek (FC Wien, Vienna), Wilhelm Cernic (FC Wien, Vienna); Franz Riegler (FC Wien, Vienna), Johann Müller (Floridsdorfer AC, Vienna), Richard Weilinger (FC Wien, Vienna), Friedrich Donnenfeld (SC Hakoah Wien, Vienna), Rudolf Vytlačil (Favoritner SC, Vienna) - All. Hugo Meisl
ARBITRO: Ferdinand Valprède (Francia). Guardalinee: Ciamberlini e Cianelli.
MARCATORI: Fedullo 12' pt, Weilinger 14' pt, Piola 7', 17', 44' st., Frione 25' st, Demaria 32' (rig.), 37', 42' st.
SPETTATORI: 15.000, incasso 96.000 lire.
Un grande "grazie" per avere dedicato questa bella pagina al nostro caro babbo. Maria Luisa e Bruna Montesanto.
RispondiEliminaGrazie a Voi e a Paolo che mi ha fornito lo splendido materiale d'archivio. Per me è stato un piacere e un onore ricordare un grandissimo del Bologna.
RispondiEliminaCari saluti, Mirko.