Alberto Giordani nacque a Bologna il 19 aprile 1899. Si mise subito in mostra come mediano nel Gruppo Sportivo Bolognese, sodalizio fondato da Giulio Gotti, una delle tante squadre che gravitavano tra Bologna e la prima periferia. Il G.S. Bolognese era un'ottima squadra: tra le sue file militava un altro giocatore che avrebbe di lì a poco scritto la storia del Bologna F.C., la forte ala Giuseppe Martelli. La squadra giocava con una maglia a scacchi bianco-neri (come quella dell'U.S.M.) e il campo di gioco era quello della Cesoia, l'antico ground del Bologna F.C. che da tempo si era trasferito allo Sterlino. Nel 1920 il G.S.B si fuse con la Virtus Bologna, prendendo la denominazione ufficiale di Virtus Gruppo Sportivo Bolognese, e venne rifondata la sezione calcio virtussina, che mantenne la maglia a scacchi bianco-nera (diventerà bianco-azzurra a strisce il campionato successivo). Giordani si ritrovò a giocare con altri futuri protagonisti in rosso-blu, come Paulo "Pippo" Innocenti - difensore nato e cresciuto in Brasile da genitori originari di Bologna e proveniente dal C.A. Paulistano, gloriosissima squadra dalla maglia bianco-rossa che vinse tutto negli anni Dieci e Venti del Novecento, tra le cui file militava l'asso Arthur Friedenreich, uno dei più grandi cannonieri di tutti i tempi - e Muzzioli, e si impose all'attenzione di tutti come un grande centrocampista, un mediano tosto dotato anche di ottima tecnica. Dal campionato della ripartenza post-bellica, 1919-1920, si giocarono svariati derby stracittadini tra Bologna F.C., Nazionale Emilia F.B.C. e G.S. Bolognese, derbies nei quali Giordani fu spesso protagonista. Al termine del campionato 1923-24, con la Virtus retrocessa sul campo e dopo che la F.I.G.C. impose al club sanzioni durissime per un presunto caso di illecito sportivo, la casa madre decise di sciogliere la sezione calcio virtussina, che poi fu anche radiata. Giordani si ritrovò così senza squadra, ma Hermann Felsner, il "mago" austriaco del Bologna al quale non sfuggiva nulla, si ricordò del talento di quel bel mediano della V nera e lo fece ingaggiare immediatamente per la causa a strisce rosso-blu. Giordani impose subito i diritti della sua classe portando via il posto a Spadoni, ottimo mediano sinistro del Bologna per diversi campionati.
Nel Bologna a fianco di Baldi e Genovesi
Il trio di mediana Genovesi-Baldi-Giordani dopo pochi mesi di intesa dettava già legge, fu subito protagonista a livello nazionale. In difesa erano un muro e in attacco spingevano all'unisono con un ritmo impressionante, il tutto sotto la regia e i ricami stilistici di Gastone Baldi. Giordani giocò tre stupendi campionati in rosso-blu: nel suo primo anno, 1924-25, divenne campione d'Italia battendo nella Finale Nazionale l'Alba Roma, dopo avere superato l'ostacolo delle mitiche cinque finali di Lega Nord contro il Genoa. Nella seconda annata, nel 1925-26, ancora un'altra finale di Lega Nord, persa questa volta in tre partite contro la Juventus del grande magiaro Ferenc Hirzer. Nel terzo campionato disputato da Giordani, 1926-27, il Bologna arrivò secondo dietro al Torino (a cui sarà revocato lo scudetto per un caso di corruzione e scommesse) per 2 soli punti. Un percorso esaltante di una grandissima squadra, di cui Alberto Giordani era uno dei perni insostituibili. Fece il suo esordio in azzurro con la Nazionale B, il 17 aprile 1927 ad Esch-sur-Alzette contro il Lussemburgo, assieme ai suoi compagni di club Genovesi e Gianni, partita vinta dall'Italia per 1-5. Si accorse di lui anche il commissario unico della Nazionale A, Augusto Rangone, che lo convocò per l'amichevole contro la Spagna del 29 maggio 1927, la partita dell'inaugurazione sportiva del Littoriale, proprio nella sua Bologna. Per lui fu una soddisfazione immensa: la Nazionale, la sfida alla Spagna di Zamora, un sogno che si realizzava. La partita terminò 2-0 per gli azzurri, Giordani venne schierato nella formazione titolare e compose la linea mediana azzurra con il suo compagno di club Pietro Genovesi e con Fulvio Bernardini, il centromediano dai "piedi buoni" della Roma, futuro protagonista di un capitolo meraviglioso del club bolognese. Ma appena sei mesi dopo, l'otto novembre del 1927, dopo giorni di agonia, Giordani venne stroncato dalla meningite a soli 28 anni. Un dramma immenso per il Bologna, che perse così uno dei suoi giocatori migliori e un ragazzo d'oro. Un grande campione della storia rosso-blu.
Nel Bologna a fianco di Baldi e Genovesi
Il trio di mediana Genovesi-Baldi-Giordani dopo pochi mesi di intesa dettava già legge, fu subito protagonista a livello nazionale. In difesa erano un muro e in attacco spingevano all'unisono con un ritmo impressionante, il tutto sotto la regia e i ricami stilistici di Gastone Baldi. Giordani giocò tre stupendi campionati in rosso-blu: nel suo primo anno, 1924-25, divenne campione d'Italia battendo nella Finale Nazionale l'Alba Roma, dopo avere superato l'ostacolo delle mitiche cinque finali di Lega Nord contro il Genoa. Nella seconda annata, nel 1925-26, ancora un'altra finale di Lega Nord, persa questa volta in tre partite contro la Juventus del grande magiaro Ferenc Hirzer. Nel terzo campionato disputato da Giordani, 1926-27, il Bologna arrivò secondo dietro al Torino (a cui sarà revocato lo scudetto per un caso di corruzione e scommesse) per 2 soli punti. Un percorso esaltante di una grandissima squadra, di cui Alberto Giordani era uno dei perni insostituibili. Fece il suo esordio in azzurro con la Nazionale B, il 17 aprile 1927 ad Esch-sur-Alzette contro il Lussemburgo, assieme ai suoi compagni di club Genovesi e Gianni, partita vinta dall'Italia per 1-5. Si accorse di lui anche il commissario unico della Nazionale A, Augusto Rangone, che lo convocò per l'amichevole contro la Spagna del 29 maggio 1927, la partita dell'inaugurazione sportiva del Littoriale, proprio nella sua Bologna. Per lui fu una soddisfazione immensa: la Nazionale, la sfida alla Spagna di Zamora, un sogno che si realizzava. La partita terminò 2-0 per gli azzurri, Giordani venne schierato nella formazione titolare e compose la linea mediana azzurra con il suo compagno di club Pietro Genovesi e con Fulvio Bernardini, il centromediano dai "piedi buoni" della Roma, futuro protagonista di un capitolo meraviglioso del club bolognese. Ma appena sei mesi dopo, l'otto novembre del 1927, dopo giorni di agonia, Giordani venne stroncato dalla meningite a soli 28 anni. Un dramma immenso per il Bologna, che perse così uno dei suoi giocatori migliori e un ragazzo d'oro. Un grande campione della storia rosso-blu.
La breve commemorazione del giornalista Nino Maggi, tratta dalla "cronaca sportiva" del mensile edito dal Comune di Bologna nel novembre del 1927.
"...Chiudiamo con una notizia triste: la morte di Alberto Giordani. È questo un lutto grave per lo sport cittadino che perde nel compianto "Bertuccio" un atleta valoroso, leale e sincero che tanto aveva contribuito a valorizzare il Bologna in questi ultimi anni. I rimasti, i suoi compagni di squadra, per onorarlo degnamente, dovranno fare una cosa sola: cercare d'imitarlo".
Squadra Nazionale B batte Lussemburgo: 5-1
(Servizio speciale de « La Stampa»)
Esch di Lussemburgo, 18 mattino.
L'attesissimo match Italia-Lussemburgo si è svolto, fra la più viva curiosità, davanti a circa ottomila persone. Ma prima di passare al resoconto della partita, che segnò un trionfale successo degli italiani, sarà opportuno dedicare alcune note di cronaca alle accoglienze tributate ai nostri atleti. Entusiastiche accoglienze. Non è esagerato dire che mai una squadra nazionale italiana è stata accolta all'estero con tanto spontaneo entusiasmo e con tanta sincera amicizia. Sabato sera, alla stazione di Lussemburgo, cinque mila persone, fra le quali un buon migliaio di Italiani, sostavano per porgere il saluto augurale alla comitiva « azzurra ». Erano presenti fra gli altri S. A. R. il Principe Felice con le autorità politiche e sportive del Granducato, il vice-console d'Italia cav. Claude, nonché i rappresentanti della colonia italiana e del Fascio di Lussemburgo. All'arrivo del treno le musiche italiane intonarono la Marcia reale. Il presidente della Federazione calcistica lussemburghese pronunciò un breve discorso di saluto, al quale ha risposto l'ing. Graziani della Delegazione italiana. Si formò quindi un corteo che fra l'entusiasmo del popolo, fatto segno a lanciò continuo di fiori, si recò al Municipio, dove il borgomastro di Lussemburgo, dott. Wilhelm, fece una bellissima improvvisazione, rendendo omaggio all'Italia ringiovanita e alla gioventù sportiva dell'Italia nuova. A lui ha risposto commosso il vice-console d'Italia cav. Claude. Alla fine l'ing. Graziani ha di nuovo ringraziate le autorità lussemburghesi a nome della Federazione italiana.
La partita
Si lieti auspici si sono sanzionati e maturati nella partita di ieri, che, come dissi, riuscì una grande, insperata affermazione per il nostro sport calcistico. Gli « azzurri » hanno infatti saputo strappare una clamorosa meritata vittoria per cinque goals a uno. Sul campo del F.C. Jeunesse di Esch sur Alzette, prima gli azzurri e poi i lussemburghesi, entrano accolti da scroscianti, interminabili applausi. La musica italiana « Garibaldina » dà il saluto con la marcia reale e l'inno nazionale locale. Sono le 15. Le squadre si allineano agli ordini dell'arbitro tedesco dott. Bauwens nelle seguenti formazioni:
Italia: Gianni; Zanello, Bellini; Genovesi, Burlando, Giordani; Munerati, Vojak, Pastore, Cevenini III e Rivolta.
Lussemburgo: Harry; Kirsch. Schreiner; Koetz, Feuerstain, Kremer; Lambert, Kiefer, Kirpel, Weissgerber, Schut.
I nostri iniziano con una serie di attacchi che si infrangono però contro la difesa del Lussemburgo. Al secondo minuto su una discesa di Munerati, Vojak riprende al volo e il pallone sibila a fil di palo. Il Lussemburgo reagisce energicamente e perviene a creare una pericolosa situazione davanti a Gianni. Il centro attacco lussemburghese, solo davanti al portiere, manda però fortissimo a lato. Poi su una discesa in linea Cevenini III spara una cannonata che il portiere para a malapena in tuffo. L'ala destra lussemburghese scende a sua volta verso Gianni, scarta Zanello, ma manda alto, mancando cosi una preziosa occasione di segnare. Oltre ad opporre una tenace resistenza agli attacchi azzurri, i lussemburghesi riescono ora a tenere il giuoco con alcune discese che creano mischie pericolose nell'area di rigore italiana. Un bolide di Kirpel al decimo minuto scuote l'asta trasversale ma il pallone è ripreso da Bellini che allontana la minaccia. Al quindicesimo minuto su una nuova discesa in linea del quintetto italiano Cevenini, ricevuto il pallone da Vojak, spara da diciotto metri. Il pallone si adagia in fondo alla rete ma l'arbitro non accorda il punto avendo fischiato prima l'ofside. La linea d'attacco azzurra è costantemente nell'area avversaria ma si attarda incomprensibilmente in combinazioni inutili e sembra che voglia addirittura entrare in porta col pallone. Il pubblico si entusiasma al giuoco brillante degli avanti italiani, specialmente alle bellissime trame di passaggi fra Cevenini e Rivolta. Una paurosa melée al 19.o minuto davanti alla porta lussemburghese è salvata dal portiere che si getta a capofitto nella mischia e riesce ad impossessarsi del palone. Parecchie occasioni non sono sfruttate dagli avanti italiani per soverchie combinazioni. Il portiere lussemburghese para in modo brillante due fortissimi tiri di Pastore e Munerati. Poi ecco, improvvisa, una discesa dell'ala sinistra lussemburghese che scavalca Zanello e passa al centro dove il mezzo destro da dieci metri non riesce a far di meglio che tirare a lato.
Giordani-Rivolta-Cevenini ed è gol
Al 29.o minuto Rivolta, avuto il pallone da Giordani, scende veloce lungo la linea, converge al centro e a quattro metri dalla porta passa a Cevenini il quale infila imparabilmente la rete lussemburghese. I lussemburghesi non si scoraggiano, anzi riescono a portare alcuni pericolosi attacchi verso la rete di Gianni, ma la difesa italiana è all'altezza della situazione e salva. Tre corner contro l'Italia e altrettanti contro il Lussemburgo non hanno alcun esito. Nemmeno due discese del quintetto italiano cambiano il risultato e cosi termina il primo tempo. La ripresa vede subito due rabbiosi, veloci attacchi degli azzurri che culminano con due tiri di Cevenini e Munerati. Il portiere lussemburghese in uno sforzo supremo para ambedue i bolidi. Al terzo minuto il terzino lussemburghese Schreiner tocca il pallone con la mano e l'arbitro accorda il calcio di rigore che da Cevenini è tramutato in goal con un tiro fortissimo. I lussemburghesi danno segni evidenti di stanchezza mentre la squadra italiana è ancora freschissima. Gli avanti azzurri sono ora costantemente nell'area avversaria e bombardano la rete lussemburghese, dove però ti portiere, rivelatosi giuocatore di gran classe, si difende come un leone. Cevenini e Rivolta con due tiri battono contro il palo trasversale che rimanda il pallone in campo. Ora alcuni attacchi isolati dei lussemburghesi creano situazioni pericolose perchè i terzini italiani sono spostati troppo in avanti. Però gli avanti lussemburghesi, facendo prova di una imprecisione enorme, mancano alcune facili occasioni. La superiorità italiana è ora schiacciante, ma al ventesimo minuto l'errore di piazzamento dei terzini nostri costa all'Italia un punto. L'ala sinistra lussemburghese, scappata alla vigilanza di Genovesi, scende veloce e passa al centro, dove Kirpel riprende e segna, fra un uragano di applausi, il punto, dell'onore. Ma la gioia del pubblico doveva essere di breve durata perchè due minuti dopo Rivolta, su una magnifica fuga personale, segnava di precisione il terzo punto nell'angolo allo della rete lussemburghese. La porta lussemburghese è ora assediata e il brillante portiere non può evitare che Pastore, con un tiro raso terra, segni un quarto purto al 36.o minuto, al quale Cevenini III ne aggiunge un quinto al quarantesimo, con un bolide da 25 metri. Il match volge verso la fine e gli azzurri non si impegnano più soverchiamente. Ad un minuto dalla line i lussemburghesi sferrano un attacco improvviso che sorprende la squadra italiana. Gianni esce tempestivamente ma si fa soffiare il pallone da Kirpel, il quale, a porta vuota manda fortissimo a lato, fra il disappunto del pubblico. Il fischio finale è accolto da un applauso frenetico della folla e da grida di: «Viva l'Italia ! Viva Cevenini! ».
Il gioco degli italiani
Gli « azzurri » son stati nettamente superiori alla compagine lussemburghese. Essi hanno fornito una partita che resterà memorabile negli annali calcistici del Lussemburgo. Il giuoco italiano e stato veramente classico, improntato ad una tecnica perfetta, fatta di belle azioni in velocità, di un controllo esatto del pallone nonchè di una tattica che veramente può dirsi accademica e che ricorda quella degli squadroni magiari e cecoslovacchi. A ciò va aggiunto la cavalleria e la correttezza in campo che hanno fatto assurgere l'incontro ad una vera esibizione calcistica. Il perno della squadra è stata la linea mediana. Qui specialmente Burlando e Genovesi hanno fatto una partita eccellente; Giordani è stato buono in difesa ma non ha sostenuto sufficientemente l'attacco. Il quintetto di attacco ha giuocato benissimo. Una vera rivelazione è stata l'ala sinistra Rivolta che con Cevenini III ha costituito un duetto pericolosissimo, estremamente realizzatore. Dei tre avanti juventini Munerati è stato il migliore, mentre Vojak e Pastore hanno esagerato in combinazioni inutili davanti alla porta e sono stati imprecisi nel tiro In goal. Gianni è stato un portiere ottimo. Dei terzini Bellini fu buono, ma Zanello non fu troppo soddisfacente, il vercellese ha difettato in posizione ed ha mostrato poca tecnica. Magnifica è stata la coesione fra la linea mediana e la linea d'attacco. Dell'undici lussemburghese un uomo merita di essere particolarmente ricordato: il portiere Harry, il quale ha fornito una partita spettacolosa. I due terzini ed il centro mediano furono buonissimi, mentre il resto della squadra difettò in tecnica ed in precisione. Il segretario generale della Federazione calcistica del Lussemburgo, signor Fluchard, dopo l'Incontro, in una intervista accordataci ha dichiarato che pur essendo fiero dell'odierna esibizione della squadra lussemburghese, era completamente entusiasta del giuoco brillante della squadra italiana che dalle ultime olimpiadi ad oggi ha fatto progressi enormi. A sua volta il commissario tecnico della squadra italiana, Renzo De Vecchi, parlando coi giornalisti, ha dichiarato di essere oltremodo soddisfatto della prova della sua squadra che ha sorpassato tutte le aspettative, ed ha espresso la fiducia che anche con l'Irlanda la squadra potrà cogliere una giusta affermazione. Anche la stampa ci è favorevolissima. Il giornale Nouvelles Svortivec, uscendo a Lugano in edizione speciale consacra tre colonne per elogiare il gioco preciso della squadra italiana, che qualifica superiore ad ogni altra squadra d'Europa.
L'esordio di Giordani in Nazionale A: Italia - Spagna 2-0, 29 maggio 1927. Inaugurazione sportiva dello Stadio Littoriale di Bologna.
Il Re, l'Infante di Spagna e centomila persone assistono a Bologna all'incontro calcistico italo-spagnuolo
La giornata del Sovrano
Entusiastiche accoglienze
Bologna, 30, matt.
E' difficile calcolare quante migliaia di persone venute di fuori, dalle campagne e dalle città vicine e dai centri più lontani, accogliesse ieri Bologna. La stagione capricciosa non ha turbato la festa grandiosa e stamane quando la città si è svegliata fra un tripudio di bandiere e di fiori profusi su ogni balcone lungo l'itinerario segnato per il corteo reale, si è aggiunto, per festeggiare l'ospite augusto, all'esultanza del popolo il sorriso del sole. Poco prima delle 9 è giunto alla stazione il Principe Don Alfonso, infante dì Spagna, nella sua smagliante divisa, accompagnato dall'ambasciatore di Spagna a Roma e dal generale Marsengo, addetto alla nostra ambasciata madritena. La folla gli ha rinnovato le vibranti manifestazioni di simpatia e di omaggio tributategli la sera innanzi al suo arrivo. Sotto la pensilina erano riunite le autorità convenute in attesa del Sovrano e fra esse il ministro conte Volpi, il podestà on. Leandro Arpinati, il prefetto, il conte Suardi, il generale Grazioli, il comandante il Corpo d'Armata e i deputati e senatori della circoscrizione con tutte le notabilità cittadine. Corteo trionfale Quando alle 9, in perfetto orario, è giunto il treno reale la musica militare che aveva già accolto l'Infante di Spagna al suono dell'inno spagnolo, fa squillare le note della Marcia Reale. Fra uno scrosciare di applausi e fra acclamazioni altissime il Sovrano discende dalla vettura reale e stringe cordialmente la mano al Principe don Alfonso ed alle autorità presenti. Dopo una breve sosta nella saletta reale, avendo passato in rivista col Principe la compagnia d'onore, il Re compare sulla piazza e la folla, trattenuta dai cordoni di truppa, lo saluta alla voce con un grido altissimo, che ha echi interminabili. Il Re si sofferma a guardare lo spettacolo imponente: quindi il corteo si forma rapidamente e si muove, mentre gli ufficiali di tutte le armi si irrigidiscono in posizione di attenti. Il Re ha preso posto sulla seconda vettura automobile insieme con l'Infante di Spagna, col generale lori e con l'on. Arpinati. Nella vettura di testa èrano l'ammiraglio Moreno, il conte Tozzoni. Al seguito del sovrano nelle altre vetture erano il conte Volpi, l'Ambasciatore di Spagna, il ministro della Real Casa, il Prefetto, un Consigliere di Ambasciata e il generale Marsengo. Il corteo si è diretto, sotto una pioggia di fiori e fra uno sventolio di bandiere, accompagnato da battimani frenetici, verso il Municipio, prima tappa della giornata per le presentazioni ufficiali. In Municipio era ad attendere il Sovrano anche il Segretario generale del Partito fascista, on. Augusto Turati. La folla stipata sulla piazza immensa ha voluto che il Sovrano e il Principe si affacciassero al balcone dal quale sventolavano le bandiere dei due paesi e ha loro rinnovato, con una imponente dimostrazione, il suo saluto.
L'inaugurazione della Cappella votiva ai Caduti fascisti
Alle 10 il Re — mentre il Principe Don Alfonso rientrava a palazzo Montpensier — si è recato alla Casa del Fascio per la consacrazione della cappella votiva eretta ai caduti della riscossa fascista. Nel cortile della Casa del Fascio attendeva il Sovrano l'on. Arpinati. Al primo piano del monumentale edificio, costruito da Arpinati, il Re ha ricevuto l'omaggio dell'Arcivescovo cardinale Nasalli Rocca. Dopo la visita della sede del Fascio il Re è rientrato nella cappellina. Con un'austera cerimonia religiosa, celebrata dallo stesso Arcivescovo ha avuto luogo la consacrazione della Cappella votiva. Il Porporato, ha celebrata la Messa e il Re ha deposto sull'altare una corona d'alloro ed ha acceso la lampada votiva che arderà perennemente. Al termine della funzione, alla quale presenziavano molti famigliari di caduti fascisti, il Sovrano lasciando la Casa del Fascio, è stato festeggiatissimo. Un altissimo significato ha avuto poi la cerimonia della posa della prima pietra del tubercolosario Pizzardi che sorgerà in località Bellaria. Le disposizioni impartite dal Capo delle organizzazioni sindacali hanno assicurato il perfetto svolgimento della cerimonia. Al ritorno in città il Sovrano ha sostato alla mostra del paesaggio in piazza Galileo e ha ammirato la collezione di opere esposte. La prima parte del programma, quella della mattinate, è già svolta. Si riforma il corteo per accompagnare il Sovrano a palazzo Montpensier, dove sarà servita la colazione. Quando l'automobile reale, attorniata dai ciclisti, giunge in piazza Vittorio, il Re esprime la sua ammirazione per lo spettacolo che offrono le bimbe delle scuole allineate sulla gradinata di San Petronio. Dopo la colazione, nel pomeriggio, il corteo si ricompone. Il Sovrano si reca al Circolo degli ufficiali dove riceve l'omaggio dell'ufficialità bolognese.
Al Collegio di Spagna e a palazzo D'Accursio
Poi, dopo una visita alla Pinacoteca, il corteo si dirige verso il Littoriale. Tutte le vie sono gremite di folla; le dimostrazioni entusiastiche si susseguono ininterrotte per il lungo percorso. Dello spettacolo e dell'entusiasmo della folla all'arrivo del Re e del principe Don Alfonso e durante tutta la partita italo-spagnuola dirà il vostro redattore sportivo. Qui possiamo dire che il Re, quando è comparso alla ringhiera della tribuna, dominante il superbo spettacolo, accolto dall'acclamazione imponente di 100.000 persone, è rimasto sorpreso, e ha espresso la sua ammirazione a Leandro Arpinati e a tutte le autorità che gli facevano corona, allo Infante di Spagna, al cardinale arcivescovo che era alla sua sinistra col conte Volpi con Turati e Balbo. Al termine della partita la folla, esultante per la vittoria degli azzurri acclama il Sovrano, che prende congedo dalle autorità e col principe di Spagna a fianco si avvia verso l'uscita. Alla porta della tribuna reale, sormontata da un gigantesco trofeo di rose, prestano servizio i carabinieri. Squilla l'attenti reale e sotto la scottante carezza del sole, che al tramonto si offre in tutto il suo splendore, il corteo si mette in moto, dirigendosi verso il Collegio di Spagna. Dal colle della Guardia, che attraverso gli occhi del portico brulica di folla, giunge l'eco degli applausi. Con la visita al Collegio di Spagna e il ricevimento a Palazzo D'Accursio, durante il quale il Re è stato costretto ad affacciarsi più volte al balcone per rispondere alla voce possente della piazza gremita di popolo fino alle logge del Pavaglione, il programma della giornata è esaurito. Il corteo si avvia verso la stazione e alle 19,20 il Re sale in treno, mentre dall'esterno Bologna gli esprime ancora la gioia di riaverlo avuto ospite fra le sue vecchie mura gloriose in questa indimenticabile giornata.
La grande partita al Littoriale
Gli azzurri vittoriosi: 2 a 0
di Vittorio Pozzo
II « Littoriale » di Bologna è stato ieri inaugurato in forma solenne, e con una vittoria italiana. Forma tanto solenne da distrarre, quasi, l'attenzione del pubblico dal gioco e da allontanare la mente dal significato dell'incontro. Credo che mai una partita di calcio si sia svolta sul Continente Europeo in un ambiente simile a quello di ieri.
70 mila spettatori
Uno spettacolo assolutamente eccezionale. Uno stadium di una grandiosità senza pari, un campo meraviglioso, una giornata splendida, un recinto calcolato per ospitare 60.000 spettatori e nel quale se ne stiparono 70.000, mentre almeno altre 10-15.000 rimasero fuori per mancanza di spazio. Ora, una buona metà di questa enorme massa di spettatori era formata dai soliti entusiasti del gioco convenuti da ogni parte d'Italia, da Milano, da Genova, da Torino, dal Veneto e giù fin da Roma e dall'Italia Meridionale, senza contare gli entusiasti di Bologna e dell'Emilia che si erano mobilitati per l'occasione. Ma l'altra metà era composta di gente perfettamente ignara di sport, gente che per la prima volta metteva piede in un recinto sportivo, attratta dal fascino emanante dall'incontro fra Italia e Spagna, dal desiderio di assistere alla inaugurazione di una opera mastodontica e infine dal fatto che ad essa presenziava il Re e un Principe della Casa Regnante Spagnuola. Erano contadini, operai, persone che finora si erano tenute appartate dal movimento sportivo italiano, erano persone che l'occasione di ieri metteva in moto e convertiva decisamente alla causa dello sport. La bellezza, la combattività del gioco, insieme al successo riportato dai colori nazionali, hanno fatto presa immediatamente su tutta questa massa di neofiti e si può stare certi che essi diventeranno spettatori abituali di quello sport a cui hanno presenziato ieri per curiosità più che per convinzione. La prima vittoria riportata ieri è stata dunque quella della propaganda, vittoria completa su tutta la linea.
Un giudizio del Re
Il record del numero di spettatori e della cifra di incassi in gare internazionali calcistiche, spettava fino a ieri a Milano, con l'incontro con la Cecoslovacchia di alcuni mesi or sono. Questo record fu ieri, più che battuto, travolto. Dire cosa sia stata la fiumana di gente che s'era riversata a Bologna per l'occasione non è cosa facile. Basti, a darne una idea, il ricordare che fin dalle prime ore del mattino la circolazione era diventata vivissima in tutta la città e che alle 14, cioè due ore prima dell'inizio della partita, il campo appariva gremito, stipato, zeppo. L'immenso ovale era convertito in una muraglia umana che ingannava l'attesa con canti ed invocazioni di ogni genere come di solito in partite internazionali. Quando il Re fece il suo ingresso nella tribuna d'onore, nella quale già lo attendevano l'Infante di Spagna, il Cardinale di Bologna e tutte le autorità civili e militari italiane con alla testa gli on. Turati, Balbo, Arpinati, Ferretti e i generali Grazioli e Ballarigo, lo stadium presentava un colpo d'occhio indimenticabile. Era questa la prima occasione in cui il Re assisteva a un incontro di calcio. Il gioco lo afferrò e lo appassionò subito, e a chi ebbe, in seguito, a chiedergli la sua opinione, il Re rispose semplicemente che comprendeva ora perchè il Principe Umberto suo figlio, si entusiasmava tanto per le partite che si svolgono domenicalmente nell'Alta Italia.
Vittoria netta e meritata
In un quadro cosi grandioso, una vittoria italiana pareva una cosa necessaria, un complemento indispensabile. E questa vittoria giunse netta, chiara e convincente. In realtà più netta, più chiara di quanto i più ottimisti fra gli entusiasti italiani avrebbero potuto desiderare. Un punto per ognuno dei due tempi sigillò il successo italiano, ma in realtà una mezz'ora di gioco bastò per delineare veramente la fisionomia della gara, nel senso che non poteva ormai avere che un risultato solo: la vittoria degli italiani. Mentre da una parte, infatti, gli spagnuoli si mostravano inferiori all'aspettativa, al di sotto di quello che era ritenuto, per l'esperienza del passato, il loro vero valore, gli italiani conducevano la danza con una velocità, con un brio e con una tale serietà di propositi, che gli scambi prendevano immediatamente per teatro la metà campo degli ospiti e il gioco assumeva un po' l'aspetto di un duello tra l'attacco nostro e la difesa avversaria, nella fattispecie rappresentata dal grande Zamora. Quando il primo punto segnato da Baloncieri del « Torino » giunse al 31.o minuto del primo tempo, esso parve nè più nè meno che il logico coronamento e il dovuto premio alla superiorità dei nostri; e quando, nella ripresa, due difensori spagnuoli nell'orgasmo di porre argine alla insistente offensiva degli azzurri, mandarono essi stessi il pallone a finire nella loro rete, la cosa tornò come la più naturale di questo mondo, dato l'andamento del gioco.
Le squadre
Partita piana, vittoria regolare ed alla fin fine anche facile; gara che non costò all'arbitro inglese Rous soverchia fatica a dirigere, tanto liscia essa filò e tanto priva di incidenti, in contrasto coi precedenti in materia, essa fu. L'Italia allineava per l'occasione la squadra annunziata sin da alcuni giorni or sono: Gianni (Bologna); Bellini (Internazionale) e Calligaris (Casale); Genovesi (Bologna); Bernardini (Internazionale) e Giordani (Bologna); Munerati (Juventus); Baloncieri (Torino); Libonatti (Torino); Della Valle (Bologna) e Levratto (Genoa). A sua volta la Spagna presentava la propria squadra nella formazione che i suoi dirigenti davano ufficialmente sin da sabato: Zamora (Español); Olaso I (Atlético Madrid) e Zaldúa (Real Sociedad); Prats (Real Murcia), Gamborena (Real Unión Club de Irún) e Peña (Real Madrid); Sagarzazu (Real Unión Club de Irún), Luis Regueiro (Real Unión Club de Irún), Yermo (Arenas Club de Guecho), Echeveste (Real Unión Club de Irún) e Olaso II (Atlético Madrid). Rimanevano cosi esclusi i due giuocatori barcellonesi Piera e Samitier, due « stelle » di primissima grandezza dello sport spagnuolo, pure presenti a Bologna e pronti e desiderosi di giuocare. Motivi disciplinari venivano ufficialmente addotti per l'esclusione dei due giuocatori e l'andamento della gara doveva dimostrare quale danno gli ospiti dovevano ritrarre da essa, dal punto di vista della tecnica e dell'energia del giuoco. Il giuoco si aprì in tono tale da dimostrare subito che gli italiani intendevano occuparsi col massimo impegno della liquidazione della loro vertenza calcistica con gli spagnuoli.
Inizio elettrizzante
Calcio di inizio a favore degli ospiti. Gli italiani si impadroniscono della palla. Breve schermaglia al centro, poi Libonatti serve improvvisamente a Munerati, lungo, in avanti. Il juventino tira via da solo come se avesse le ali ai piedi; lascia dietro di sè ogni avversario e giunto all'area di rigore sferra un tiro potente verso il lontano angolo della porta. Zamora balza; fa un volo attraverso tutta la lunghezza della sua porta e devìa a lato per un calcio d'angolo. Il pubblico è tutto in piedi, mosso da questo inizio elettrizzante. Due minuti di giuoco al centro ed è la volta di Della Valle di provare la prontezza di Zamora. Su una bella combinazione tra Libonatti e Della Valle il bolognese si trova solo davanti alla porta. II portiere spagnuolo, che si è spostato per seguire l'azione, pare battuto. Con un balzo felino però egli corregge già in volo la traiettoria del suo corpo; piomba sui piedi di Della Valle, intercetta, scatta in piedi nuovamente, evita una carica e rinvia lontano. Qualche minuto più tardi il fenomenale portiere spagnuolo ripete la sua prodezza a danno di Baloncieri. II granata fa bensì una finta per indurre in errore l'avversario, ma Zamora intuisce e quando il tiro scocca, egli si trova sulla sua strada con la precisione di un orologio. L'Italia, come si vede, domina. Gli spagnuoli passano bensì al contrattacco, ma la loro azione ha un non so che di grave, di impacciato, di pesante, come se avessero per scopo più di allontanare una minaccia altrui che di portarne una propria. Venticinque minuti devono trascorrere prima che si giunga ad una situazione che possa venire giudicata pericolosa davanti alla porta italiana.
L'astuto Baloncieri segna
Al 29.o minuto si ha il primo calcio d'angolo contro l'Italia. Su di esso Calligaris resta a terra qualche istante ferito. Quando il giuoco riprende esso conduce immediatamente l'Italia al successo. Un lungo passaggio a Munerati sorprende la difesa degli ospiti, completamento spiazzata. Baloncieri passa fulmineo nel grande vuoto. Giuoca di finta ancora, ma questa volta a vantaggio degli italiani; mentre Zamora accenna a gettarsi sulla destra, il granata gli piazza la palla con grande calma e precisione sulla sinistra. Cosa succede nel pubblico è meglio non tentare nemmeno di descrivere. Un urlo, uno scoppio, un boato, un impazzire generale. Il Re guarda visibilmente stupito e commosso la scena di frenetico entusiasmo che svolge per lunghi minuti sotto i suoi occhi. La reazione spagnuola si risolve in un tiro per nulla pericoloso della mezz'ala sinistra Echeveste ed è l'Italia che torna ancora alla carica ini stile energico e deciso. Della Valle e Levratto trovano modo di sbagliare due tiri facili. Non è che proprio agli ultimi istanti del primo tempo che la Spagna torna all'attacco in stile pericoloso, mercè un cambiamento di ala eseguito sulla parte sinistra dell'attaco. II primo tempo si chiude con un calcio di punizione tirato da Calligaris che Zamora neutralizza con grande calma e prontezza.
L'autogoal degli spagnuoli
La ripresa si inizia con una bella avanzata dell'ala sinistra spagnuola. Immediatamente però gli italiani tornano all'attacco. Qualche minuto di giuoco incerto, e poi Munerati ottiene un calcio d'angolo. Il juventino stesso effettua il tiro. La palla cade precisa davanti alla porta spagnuola. Della Valle la tocca di testa. Prats, il mediano destro degli ospiti, si precipita, e, nella furia della discesa la devìa verso la propria rete. All'istante stesso in cui essa sta per varcare la linea della porta, Zaldúa, il terzino sinistro, arriva come un bolide e tentando di salvare manda invece la palla più decisamente e certo più violentemente a scuotere la propria rete. Un duplice autogoal. Questo al sesto minuto. Virtualmente l'incontro finisce a questo punto. Chi, conoscendo la caratteristica e proverbiale forza di ricupero degli spagnuoli, si attende una reazione energica, violenta e travolgente, deve infatti rimanere deluso. Un quarto d'ora di predominio degli ospiti che i nostri controbilanciano richiamando in difesa le due mezze ali Baloncieri e Della Valle, uno sterile ballonzolare nella nostra metà campo, una dimostrazione che vorrebbe essere di forza e non riesce ad esserlo, davanti alla rocca italiana. E' di questo periodo l'unica seria probabilità di segnare avuta dagli spagnuoli in tutto l'incontro. Su di un tiro della mezz'ala destra Regueiro, essi colpiscono il palo; la palla rimbalza e viene risospinta verso un angolo della rete, ma la testa di Calligaris interviene fulminea a deviare a lato. Frenata cosi ogni velleità di ritorni offensivi degli ospiti, il giuoco torna nelle mani degli italiani, un po' perchè più non ci si impegna a fondo, un po' perchè la velocità del primo tempo fa sentire i suoi effetti, e un po' anche perchè appare chiaro a tutti i giuocatori, meglio che agli spettatori, che il risultato è cosa ormai decisa, il giuoco subisce un certo rilassamento. Prima della fine Della Valle, Munerati e Baloncieri mancano ancora qualche bella occasione, e Zamora ha campo di nuovo di dar prova del suo valore con alcune parate di uno stile tutt'affatto superiore.
Una squadra che deluse
La squadra spagnuola deluse. La si giudicava sulle impressioni del passato, un passato smagliante in realtà. Per questo passato essa era famosa, più che nota, a causa della sua portentosa velocità, della ferrea decisione con cui i suoi uomini entravano in campo, delle doti tecniche e scelte della maggioranza dei suoi componenti, e del fiero spirito battagliero della unità, come elementi singoli e come insieme. Ricordi indelebili erano rimasti scolpiti a questo riguardo nella memoria di quegli italiani che parteciparono ai precedenti incontri fra le due Nazioni. Dove erano ieri queste doti singolari? A dimostrare la loro assenza, basti ricordare uno dei fatti sopramenzionati. Dopo il secondo punto italiano, secondo punto che era in realtà di stretta marca spagnuola, tutti ci si attendeva di vedere scattare l'intero undici in uno sforzo furioso e disperato per riconquistare il terreno perduto. Una volta queste reazioni prendevano l'aspetto e la sostanza di una vera tempesta, uno scatto d'ira dell'uomo forte e vigoroso che si vede colpito da una scudisciata della sorte. Ieri questa reazione ebbe una forma cosi tenue e blanda, che si smorzò senz'altro al solo urtare mezzi ordinari di difesa degli italiani, e ad un certo punto ci si accorse che nessuno vi pensava più su: nemmeno gli spagnuoli.
I due piloni spagnuoli
Due piloni però della forza antica rimangono ritti nella struttura cosi notevolmente indebolita: Zamora e Gamborena, il portiere e il centro di seconda linea. Zamora è una figura dominante nella squadra spagnuola: egli, anzi, è una figura che domina e s'impone nel giuoco del continente europeo. Chi lo vede la prima volta riporta l'impressione di trovarsi di fronte ad un fortunato. Chi Io osserva per la seconda, si convince che si trova di fronte ad un uomo dall'intuito spettacoloso, della prontezza felina, da una specie di influenza magnetica su quanto avviene attorno a lui. Certe sue parate di ieri strapparono l'applauso a quel pubblico stesso il cui desiderio più sincero era pur quello di vederlo battuto e domato dai nostri. Gamborena, il piccolo centro mediano, è la personificazione del moto perpetuo. Egli lottò ieri con convinzione e con ardore per arginare gli sforzi dei nostri e per sospingere all'attacco e galvanizzare i suoi uomini. Alcune sue finte, certe sue astuzie e movimenti in piena corsa con la palla rasa a terra recavano scritto ben chiaro lo stampo della classe. Ma due uomini in piena efficienza non bastano per formare o per reggere la base di tutta una squadra. Peña, il mediano sinistro, l'unico altro giuocatore reduce dalle Olimpiadi di Parigi, non si comportò da par suo che alla ripresa, e fece un primo tempo da cui pareva che gli anni gli avessero tolto ogni desiderio di far della velocità. Olaso II all'ala sinistra è veloce e intraprendente, ma è così affezionato alla palla, che non c'è pericolo che egli se ne liberi quando ne giunge in possesso: egli sciupò tempo ed energia in inutili duelli con Bellini ogni qual volta ebbe occasione di portare avanzate. La voluta mancanza di Piera e di Samitier recò un grave colpo alla efficienza della squadra, ma anche con essi l'unità non avrebbe corrisposto affatto alla migliore formazione che la Spagna può mettere in campo al giorno d'oggi. Questa è, fra l'altro, anche l'opinione di Zamora. La vittoria a stento riportata alcune settimane or sono in casa propria contro la Svizzera; il successo poco convincente in linea tecnica ottenuto otto giorni or sono sulla Francia a Parigi, avrebbero dovuto mettere in guardia i tecnici spagnuoli contro questo stato di indebolimento generale della compagine. La squadra spagnuola ieri fu inferiore di una intera classe alle edizioni che era stato dato conoscere in passato.
Il gioco degli « azzurri »
Il che nulla toglie al valore della vittoria italiana. Zamora da una parte, e l'ormai raggiunta sicurezza del successo dall'altra, hanno impedito a un certo punto che questa vittoria prendesse proporzioni più vaste. Ma la squadra giocava, ieri, con serietà, basandosi su un attacco che non perdeva tempo in complimenti, su una linea mediana piena di spirito di abnegazione e su una difesa che era ammirabile per energia e decisione L'attacco ebbe il suo miglior uomo in Libonatti, furbo, esperto, raffinato, un diplomatico del gioco che si ricordò ieri che la palla cammina più veloce degli uomini quando è toccata con la voluta energia e nel dovuto senso e che quindi ricorse con frequenza al gioco largo che dà pronti servizi alle ali. Da uno di questi servizi doveva appunto scaturire il primo punto segnato dall'Italia. La linea mediana ebbe il suo esponente più appariscente e nello stesso tempo più utile nel bolognese Genovesi, che fece una partita di grande continuità, sia in attacco che in difesa. Bellini e Calligaris furono saldi come rocce, mentre Gianni disimpegnò con onore il poco lavoro serio che gli venne dato. Questo per non citare che alcuni nomi, chè tutta la squadra meriterebbe in realtà di essere posta all'ordine del giorno per la prova superata; prova vinta decisamente, come si è detto, fin dalla prima mezz'ora di gioco. Una giornata bella e buona in ogni e qualsiasi senso per lo sport italiano fu quella di ieri; una giornata di sana propaganda e di convincente affermazione dello sport italiano; una giornata il cui merito principale risale come ideazione a un uomo che da buon sportivo sa pensare e anche tenacemente operare, l'on. Leandro Arpinati.
Squadra Nazionale B batte Lussemburgo: 5-1
(Servizio speciale de « La Stampa»)
Esch di Lussemburgo, 18 mattino.
L'attesissimo match Italia-Lussemburgo si è svolto, fra la più viva curiosità, davanti a circa ottomila persone. Ma prima di passare al resoconto della partita, che segnò un trionfale successo degli italiani, sarà opportuno dedicare alcune note di cronaca alle accoglienze tributate ai nostri atleti. Entusiastiche accoglienze. Non è esagerato dire che mai una squadra nazionale italiana è stata accolta all'estero con tanto spontaneo entusiasmo e con tanta sincera amicizia. Sabato sera, alla stazione di Lussemburgo, cinque mila persone, fra le quali un buon migliaio di Italiani, sostavano per porgere il saluto augurale alla comitiva « azzurra ». Erano presenti fra gli altri S. A. R. il Principe Felice con le autorità politiche e sportive del Granducato, il vice-console d'Italia cav. Claude, nonché i rappresentanti della colonia italiana e del Fascio di Lussemburgo. All'arrivo del treno le musiche italiane intonarono la Marcia reale. Il presidente della Federazione calcistica lussemburghese pronunciò un breve discorso di saluto, al quale ha risposto l'ing. Graziani della Delegazione italiana. Si formò quindi un corteo che fra l'entusiasmo del popolo, fatto segno a lanciò continuo di fiori, si recò al Municipio, dove il borgomastro di Lussemburgo, dott. Wilhelm, fece una bellissima improvvisazione, rendendo omaggio all'Italia ringiovanita e alla gioventù sportiva dell'Italia nuova. A lui ha risposto commosso il vice-console d'Italia cav. Claude. Alla fine l'ing. Graziani ha di nuovo ringraziate le autorità lussemburghesi a nome della Federazione italiana.
La partita
Si lieti auspici si sono sanzionati e maturati nella partita di ieri, che, come dissi, riuscì una grande, insperata affermazione per il nostro sport calcistico. Gli « azzurri » hanno infatti saputo strappare una clamorosa meritata vittoria per cinque goals a uno. Sul campo del F.C. Jeunesse di Esch sur Alzette, prima gli azzurri e poi i lussemburghesi, entrano accolti da scroscianti, interminabili applausi. La musica italiana « Garibaldina » dà il saluto con la marcia reale e l'inno nazionale locale. Sono le 15. Le squadre si allineano agli ordini dell'arbitro tedesco dott. Bauwens nelle seguenti formazioni:
Italia: Gianni; Zanello, Bellini; Genovesi, Burlando, Giordani; Munerati, Vojak, Pastore, Cevenini III e Rivolta.
Lussemburgo: Harry; Kirsch. Schreiner; Koetz, Feuerstain, Kremer; Lambert, Kiefer, Kirpel, Weissgerber, Schut.
I nostri iniziano con una serie di attacchi che si infrangono però contro la difesa del Lussemburgo. Al secondo minuto su una discesa di Munerati, Vojak riprende al volo e il pallone sibila a fil di palo. Il Lussemburgo reagisce energicamente e perviene a creare una pericolosa situazione davanti a Gianni. Il centro attacco lussemburghese, solo davanti al portiere, manda però fortissimo a lato. Poi su una discesa in linea Cevenini III spara una cannonata che il portiere para a malapena in tuffo. L'ala destra lussemburghese scende a sua volta verso Gianni, scarta Zanello, ma manda alto, mancando cosi una preziosa occasione di segnare. Oltre ad opporre una tenace resistenza agli attacchi azzurri, i lussemburghesi riescono ora a tenere il giuoco con alcune discese che creano mischie pericolose nell'area di rigore italiana. Un bolide di Kirpel al decimo minuto scuote l'asta trasversale ma il pallone è ripreso da Bellini che allontana la minaccia. Al quindicesimo minuto su una nuova discesa in linea del quintetto italiano Cevenini, ricevuto il pallone da Vojak, spara da diciotto metri. Il pallone si adagia in fondo alla rete ma l'arbitro non accorda il punto avendo fischiato prima l'ofside. La linea d'attacco azzurra è costantemente nell'area avversaria ma si attarda incomprensibilmente in combinazioni inutili e sembra che voglia addirittura entrare in porta col pallone. Il pubblico si entusiasma al giuoco brillante degli avanti italiani, specialmente alle bellissime trame di passaggi fra Cevenini e Rivolta. Una paurosa melée al 19.o minuto davanti alla porta lussemburghese è salvata dal portiere che si getta a capofitto nella mischia e riesce ad impossessarsi del palone. Parecchie occasioni non sono sfruttate dagli avanti italiani per soverchie combinazioni. Il portiere lussemburghese para in modo brillante due fortissimi tiri di Pastore e Munerati. Poi ecco, improvvisa, una discesa dell'ala sinistra lussemburghese che scavalca Zanello e passa al centro dove il mezzo destro da dieci metri non riesce a far di meglio che tirare a lato.
Giordani-Rivolta-Cevenini ed è gol
Al 29.o minuto Rivolta, avuto il pallone da Giordani, scende veloce lungo la linea, converge al centro e a quattro metri dalla porta passa a Cevenini il quale infila imparabilmente la rete lussemburghese. I lussemburghesi non si scoraggiano, anzi riescono a portare alcuni pericolosi attacchi verso la rete di Gianni, ma la difesa italiana è all'altezza della situazione e salva. Tre corner contro l'Italia e altrettanti contro il Lussemburgo non hanno alcun esito. Nemmeno due discese del quintetto italiano cambiano il risultato e cosi termina il primo tempo. La ripresa vede subito due rabbiosi, veloci attacchi degli azzurri che culminano con due tiri di Cevenini e Munerati. Il portiere lussemburghese in uno sforzo supremo para ambedue i bolidi. Al terzo minuto il terzino lussemburghese Schreiner tocca il pallone con la mano e l'arbitro accorda il calcio di rigore che da Cevenini è tramutato in goal con un tiro fortissimo. I lussemburghesi danno segni evidenti di stanchezza mentre la squadra italiana è ancora freschissima. Gli avanti azzurri sono ora costantemente nell'area avversaria e bombardano la rete lussemburghese, dove però ti portiere, rivelatosi giuocatore di gran classe, si difende come un leone. Cevenini e Rivolta con due tiri battono contro il palo trasversale che rimanda il pallone in campo. Ora alcuni attacchi isolati dei lussemburghesi creano situazioni pericolose perchè i terzini italiani sono spostati troppo in avanti. Però gli avanti lussemburghesi, facendo prova di una imprecisione enorme, mancano alcune facili occasioni. La superiorità italiana è ora schiacciante, ma al ventesimo minuto l'errore di piazzamento dei terzini nostri costa all'Italia un punto. L'ala sinistra lussemburghese, scappata alla vigilanza di Genovesi, scende veloce e passa al centro, dove Kirpel riprende e segna, fra un uragano di applausi, il punto, dell'onore. Ma la gioia del pubblico doveva essere di breve durata perchè due minuti dopo Rivolta, su una magnifica fuga personale, segnava di precisione il terzo punto nell'angolo allo della rete lussemburghese. La porta lussemburghese è ora assediata e il brillante portiere non può evitare che Pastore, con un tiro raso terra, segni un quarto purto al 36.o minuto, al quale Cevenini III ne aggiunge un quinto al quarantesimo, con un bolide da 25 metri. Il match volge verso la fine e gli azzurri non si impegnano più soverchiamente. Ad un minuto dalla line i lussemburghesi sferrano un attacco improvviso che sorprende la squadra italiana. Gianni esce tempestivamente ma si fa soffiare il pallone da Kirpel, il quale, a porta vuota manda fortissimo a lato, fra il disappunto del pubblico. Il fischio finale è accolto da un applauso frenetico della folla e da grida di: «Viva l'Italia ! Viva Cevenini! ».
Il gioco degli italiani
Gli « azzurri » son stati nettamente superiori alla compagine lussemburghese. Essi hanno fornito una partita che resterà memorabile negli annali calcistici del Lussemburgo. Il giuoco italiano e stato veramente classico, improntato ad una tecnica perfetta, fatta di belle azioni in velocità, di un controllo esatto del pallone nonchè di una tattica che veramente può dirsi accademica e che ricorda quella degli squadroni magiari e cecoslovacchi. A ciò va aggiunto la cavalleria e la correttezza in campo che hanno fatto assurgere l'incontro ad una vera esibizione calcistica. Il perno della squadra è stata la linea mediana. Qui specialmente Burlando e Genovesi hanno fatto una partita eccellente; Giordani è stato buono in difesa ma non ha sostenuto sufficientemente l'attacco. Il quintetto di attacco ha giuocato benissimo. Una vera rivelazione è stata l'ala sinistra Rivolta che con Cevenini III ha costituito un duetto pericolosissimo, estremamente realizzatore. Dei tre avanti juventini Munerati è stato il migliore, mentre Vojak e Pastore hanno esagerato in combinazioni inutili davanti alla porta e sono stati imprecisi nel tiro In goal. Gianni è stato un portiere ottimo. Dei terzini Bellini fu buono, ma Zanello non fu troppo soddisfacente, il vercellese ha difettato in posizione ed ha mostrato poca tecnica. Magnifica è stata la coesione fra la linea mediana e la linea d'attacco. Dell'undici lussemburghese un uomo merita di essere particolarmente ricordato: il portiere Harry, il quale ha fornito una partita spettacolosa. I due terzini ed il centro mediano furono buonissimi, mentre il resto della squadra difettò in tecnica ed in precisione. Il segretario generale della Federazione calcistica del Lussemburgo, signor Fluchard, dopo l'Incontro, in una intervista accordataci ha dichiarato che pur essendo fiero dell'odierna esibizione della squadra lussemburghese, era completamente entusiasta del giuoco brillante della squadra italiana che dalle ultime olimpiadi ad oggi ha fatto progressi enormi. A sua volta il commissario tecnico della squadra italiana, Renzo De Vecchi, parlando coi giornalisti, ha dichiarato di essere oltremodo soddisfatto della prova della sua squadra che ha sorpassato tutte le aspettative, ed ha espresso la fiducia che anche con l'Irlanda la squadra potrà cogliere una giusta affermazione. Anche la stampa ci è favorevolissima. Il giornale Nouvelles Svortivec, uscendo a Lugano in edizione speciale consacra tre colonne per elogiare il gioco preciso della squadra italiana, che qualifica superiore ad ogni altra squadra d'Europa.
L'esordio di Giordani in Nazionale A: Italia - Spagna 2-0, 29 maggio 1927. Inaugurazione sportiva dello Stadio Littoriale di Bologna.
Il Re, l'Infante di Spagna e centomila persone assistono a Bologna all'incontro calcistico italo-spagnuolo
La giornata del Sovrano
Entusiastiche accoglienze
Bologna, 30, matt.
E' difficile calcolare quante migliaia di persone venute di fuori, dalle campagne e dalle città vicine e dai centri più lontani, accogliesse ieri Bologna. La stagione capricciosa non ha turbato la festa grandiosa e stamane quando la città si è svegliata fra un tripudio di bandiere e di fiori profusi su ogni balcone lungo l'itinerario segnato per il corteo reale, si è aggiunto, per festeggiare l'ospite augusto, all'esultanza del popolo il sorriso del sole. Poco prima delle 9 è giunto alla stazione il Principe Don Alfonso, infante dì Spagna, nella sua smagliante divisa, accompagnato dall'ambasciatore di Spagna a Roma e dal generale Marsengo, addetto alla nostra ambasciata madritena. La folla gli ha rinnovato le vibranti manifestazioni di simpatia e di omaggio tributategli la sera innanzi al suo arrivo. Sotto la pensilina erano riunite le autorità convenute in attesa del Sovrano e fra esse il ministro conte Volpi, il podestà on. Leandro Arpinati, il prefetto, il conte Suardi, il generale Grazioli, il comandante il Corpo d'Armata e i deputati e senatori della circoscrizione con tutte le notabilità cittadine. Corteo trionfale Quando alle 9, in perfetto orario, è giunto il treno reale la musica militare che aveva già accolto l'Infante di Spagna al suono dell'inno spagnolo, fa squillare le note della Marcia Reale. Fra uno scrosciare di applausi e fra acclamazioni altissime il Sovrano discende dalla vettura reale e stringe cordialmente la mano al Principe don Alfonso ed alle autorità presenti. Dopo una breve sosta nella saletta reale, avendo passato in rivista col Principe la compagnia d'onore, il Re compare sulla piazza e la folla, trattenuta dai cordoni di truppa, lo saluta alla voce con un grido altissimo, che ha echi interminabili. Il Re si sofferma a guardare lo spettacolo imponente: quindi il corteo si forma rapidamente e si muove, mentre gli ufficiali di tutte le armi si irrigidiscono in posizione di attenti. Il Re ha preso posto sulla seconda vettura automobile insieme con l'Infante di Spagna, col generale lori e con l'on. Arpinati. Nella vettura di testa èrano l'ammiraglio Moreno, il conte Tozzoni. Al seguito del sovrano nelle altre vetture erano il conte Volpi, l'Ambasciatore di Spagna, il ministro della Real Casa, il Prefetto, un Consigliere di Ambasciata e il generale Marsengo. Il corteo si è diretto, sotto una pioggia di fiori e fra uno sventolio di bandiere, accompagnato da battimani frenetici, verso il Municipio, prima tappa della giornata per le presentazioni ufficiali. In Municipio era ad attendere il Sovrano anche il Segretario generale del Partito fascista, on. Augusto Turati. La folla stipata sulla piazza immensa ha voluto che il Sovrano e il Principe si affacciassero al balcone dal quale sventolavano le bandiere dei due paesi e ha loro rinnovato, con una imponente dimostrazione, il suo saluto.
L'inaugurazione della Cappella votiva ai Caduti fascisti
Al Collegio di Spagna e a palazzo D'Accursio
Poi, dopo una visita alla Pinacoteca, il corteo si dirige verso il Littoriale. Tutte le vie sono gremite di folla; le dimostrazioni entusiastiche si susseguono ininterrotte per il lungo percorso. Dello spettacolo e dell'entusiasmo della folla all'arrivo del Re e del principe Don Alfonso e durante tutta la partita italo-spagnuola dirà il vostro redattore sportivo. Qui possiamo dire che il Re, quando è comparso alla ringhiera della tribuna, dominante il superbo spettacolo, accolto dall'acclamazione imponente di 100.000 persone, è rimasto sorpreso, e ha espresso la sua ammirazione a Leandro Arpinati e a tutte le autorità che gli facevano corona, allo Infante di Spagna, al cardinale arcivescovo che era alla sua sinistra col conte Volpi con Turati e Balbo. Al termine della partita la folla, esultante per la vittoria degli azzurri acclama il Sovrano, che prende congedo dalle autorità e col principe di Spagna a fianco si avvia verso l'uscita. Alla porta della tribuna reale, sormontata da un gigantesco trofeo di rose, prestano servizio i carabinieri. Squilla l'attenti reale e sotto la scottante carezza del sole, che al tramonto si offre in tutto il suo splendore, il corteo si mette in moto, dirigendosi verso il Collegio di Spagna. Dal colle della Guardia, che attraverso gli occhi del portico brulica di folla, giunge l'eco degli applausi. Con la visita al Collegio di Spagna e il ricevimento a Palazzo D'Accursio, durante il quale il Re è stato costretto ad affacciarsi più volte al balcone per rispondere alla voce possente della piazza gremita di popolo fino alle logge del Pavaglione, il programma della giornata è esaurito. Il corteo si avvia verso la stazione e alle 19,20 il Re sale in treno, mentre dall'esterno Bologna gli esprime ancora la gioia di riaverlo avuto ospite fra le sue vecchie mura gloriose in questa indimenticabile giornata.
La grande partita al Littoriale
Gli azzurri vittoriosi: 2 a 0
di Vittorio Pozzo
II « Littoriale » di Bologna è stato ieri inaugurato in forma solenne, e con una vittoria italiana. Forma tanto solenne da distrarre, quasi, l'attenzione del pubblico dal gioco e da allontanare la mente dal significato dell'incontro. Credo che mai una partita di calcio si sia svolta sul Continente Europeo in un ambiente simile a quello di ieri.
70 mila spettatori
Uno spettacolo assolutamente eccezionale. Uno stadium di una grandiosità senza pari, un campo meraviglioso, una giornata splendida, un recinto calcolato per ospitare 60.000 spettatori e nel quale se ne stiparono 70.000, mentre almeno altre 10-15.000 rimasero fuori per mancanza di spazio. Ora, una buona metà di questa enorme massa di spettatori era formata dai soliti entusiasti del gioco convenuti da ogni parte d'Italia, da Milano, da Genova, da Torino, dal Veneto e giù fin da Roma e dall'Italia Meridionale, senza contare gli entusiasti di Bologna e dell'Emilia che si erano mobilitati per l'occasione. Ma l'altra metà era composta di gente perfettamente ignara di sport, gente che per la prima volta metteva piede in un recinto sportivo, attratta dal fascino emanante dall'incontro fra Italia e Spagna, dal desiderio di assistere alla inaugurazione di una opera mastodontica e infine dal fatto che ad essa presenziava il Re e un Principe della Casa Regnante Spagnuola. Erano contadini, operai, persone che finora si erano tenute appartate dal movimento sportivo italiano, erano persone che l'occasione di ieri metteva in moto e convertiva decisamente alla causa dello sport. La bellezza, la combattività del gioco, insieme al successo riportato dai colori nazionali, hanno fatto presa immediatamente su tutta questa massa di neofiti e si può stare certi che essi diventeranno spettatori abituali di quello sport a cui hanno presenziato ieri per curiosità più che per convinzione. La prima vittoria riportata ieri è stata dunque quella della propaganda, vittoria completa su tutta la linea.
Un giudizio del Re
Il record del numero di spettatori e della cifra di incassi in gare internazionali calcistiche, spettava fino a ieri a Milano, con l'incontro con la Cecoslovacchia di alcuni mesi or sono. Questo record fu ieri, più che battuto, travolto. Dire cosa sia stata la fiumana di gente che s'era riversata a Bologna per l'occasione non è cosa facile. Basti, a darne una idea, il ricordare che fin dalle prime ore del mattino la circolazione era diventata vivissima in tutta la città e che alle 14, cioè due ore prima dell'inizio della partita, il campo appariva gremito, stipato, zeppo. L'immenso ovale era convertito in una muraglia umana che ingannava l'attesa con canti ed invocazioni di ogni genere come di solito in partite internazionali. Quando il Re fece il suo ingresso nella tribuna d'onore, nella quale già lo attendevano l'Infante di Spagna, il Cardinale di Bologna e tutte le autorità civili e militari italiane con alla testa gli on. Turati, Balbo, Arpinati, Ferretti e i generali Grazioli e Ballarigo, lo stadium presentava un colpo d'occhio indimenticabile. Era questa la prima occasione in cui il Re assisteva a un incontro di calcio. Il gioco lo afferrò e lo appassionò subito, e a chi ebbe, in seguito, a chiedergli la sua opinione, il Re rispose semplicemente che comprendeva ora perchè il Principe Umberto suo figlio, si entusiasmava tanto per le partite che si svolgono domenicalmente nell'Alta Italia.
Vittoria netta e meritata
In un quadro cosi grandioso, una vittoria italiana pareva una cosa necessaria, un complemento indispensabile. E questa vittoria giunse netta, chiara e convincente. In realtà più netta, più chiara di quanto i più ottimisti fra gli entusiasti italiani avrebbero potuto desiderare. Un punto per ognuno dei due tempi sigillò il successo italiano, ma in realtà una mezz'ora di gioco bastò per delineare veramente la fisionomia della gara, nel senso che non poteva ormai avere che un risultato solo: la vittoria degli italiani. Mentre da una parte, infatti, gli spagnuoli si mostravano inferiori all'aspettativa, al di sotto di quello che era ritenuto, per l'esperienza del passato, il loro vero valore, gli italiani conducevano la danza con una velocità, con un brio e con una tale serietà di propositi, che gli scambi prendevano immediatamente per teatro la metà campo degli ospiti e il gioco assumeva un po' l'aspetto di un duello tra l'attacco nostro e la difesa avversaria, nella fattispecie rappresentata dal grande Zamora. Quando il primo punto segnato da Baloncieri del « Torino » giunse al 31.o minuto del primo tempo, esso parve nè più nè meno che il logico coronamento e il dovuto premio alla superiorità dei nostri; e quando, nella ripresa, due difensori spagnuoli nell'orgasmo di porre argine alla insistente offensiva degli azzurri, mandarono essi stessi il pallone a finire nella loro rete, la cosa tornò come la più naturale di questo mondo, dato l'andamento del gioco.
Le squadre
Partita piana, vittoria regolare ed alla fin fine anche facile; gara che non costò all'arbitro inglese Rous soverchia fatica a dirigere, tanto liscia essa filò e tanto priva di incidenti, in contrasto coi precedenti in materia, essa fu. L'Italia allineava per l'occasione la squadra annunziata sin da alcuni giorni or sono: Gianni (Bologna); Bellini (Internazionale) e Calligaris (Casale); Genovesi (Bologna); Bernardini (Internazionale) e Giordani (Bologna); Munerati (Juventus); Baloncieri (Torino); Libonatti (Torino); Della Valle (Bologna) e Levratto (Genoa). A sua volta la Spagna presentava la propria squadra nella formazione che i suoi dirigenti davano ufficialmente sin da sabato: Zamora (Español); Olaso I (Atlético Madrid) e Zaldúa (Real Sociedad); Prats (Real Murcia), Gamborena (Real Unión Club de Irún) e Peña (Real Madrid); Sagarzazu (Real Unión Club de Irún), Luis Regueiro (Real Unión Club de Irún), Yermo (Arenas Club de Guecho), Echeveste (Real Unión Club de Irún) e Olaso II (Atlético Madrid). Rimanevano cosi esclusi i due giuocatori barcellonesi Piera e Samitier, due « stelle » di primissima grandezza dello sport spagnuolo, pure presenti a Bologna e pronti e desiderosi di giuocare. Motivi disciplinari venivano ufficialmente addotti per l'esclusione dei due giuocatori e l'andamento della gara doveva dimostrare quale danno gli ospiti dovevano ritrarre da essa, dal punto di vista della tecnica e dell'energia del giuoco. Il giuoco si aprì in tono tale da dimostrare subito che gli italiani intendevano occuparsi col massimo impegno della liquidazione della loro vertenza calcistica con gli spagnuoli.
Inizio elettrizzante
Calcio di inizio a favore degli ospiti. Gli italiani si impadroniscono della palla. Breve schermaglia al centro, poi Libonatti serve improvvisamente a Munerati, lungo, in avanti. Il juventino tira via da solo come se avesse le ali ai piedi; lascia dietro di sè ogni avversario e giunto all'area di rigore sferra un tiro potente verso il lontano angolo della porta. Zamora balza; fa un volo attraverso tutta la lunghezza della sua porta e devìa a lato per un calcio d'angolo. Il pubblico è tutto in piedi, mosso da questo inizio elettrizzante. Due minuti di giuoco al centro ed è la volta di Della Valle di provare la prontezza di Zamora. Su una bella combinazione tra Libonatti e Della Valle il bolognese si trova solo davanti alla porta. II portiere spagnuolo, che si è spostato per seguire l'azione, pare battuto. Con un balzo felino però egli corregge già in volo la traiettoria del suo corpo; piomba sui piedi di Della Valle, intercetta, scatta in piedi nuovamente, evita una carica e rinvia lontano. Qualche minuto più tardi il fenomenale portiere spagnuolo ripete la sua prodezza a danno di Baloncieri. II granata fa bensì una finta per indurre in errore l'avversario, ma Zamora intuisce e quando il tiro scocca, egli si trova sulla sua strada con la precisione di un orologio. L'Italia, come si vede, domina. Gli spagnuoli passano bensì al contrattacco, ma la loro azione ha un non so che di grave, di impacciato, di pesante, come se avessero per scopo più di allontanare una minaccia altrui che di portarne una propria. Venticinque minuti devono trascorrere prima che si giunga ad una situazione che possa venire giudicata pericolosa davanti alla porta italiana.
L'astuto Baloncieri segna
Al 29.o minuto si ha il primo calcio d'angolo contro l'Italia. Su di esso Calligaris resta a terra qualche istante ferito. Quando il giuoco riprende esso conduce immediatamente l'Italia al successo. Un lungo passaggio a Munerati sorprende la difesa degli ospiti, completamento spiazzata. Baloncieri passa fulmineo nel grande vuoto. Giuoca di finta ancora, ma questa volta a vantaggio degli italiani; mentre Zamora accenna a gettarsi sulla destra, il granata gli piazza la palla con grande calma e precisione sulla sinistra. Cosa succede nel pubblico è meglio non tentare nemmeno di descrivere. Un urlo, uno scoppio, un boato, un impazzire generale. Il Re guarda visibilmente stupito e commosso la scena di frenetico entusiasmo che svolge per lunghi minuti sotto i suoi occhi. La reazione spagnuola si risolve in un tiro per nulla pericoloso della mezz'ala sinistra Echeveste ed è l'Italia che torna ancora alla carica ini stile energico e deciso. Della Valle e Levratto trovano modo di sbagliare due tiri facili. Non è che proprio agli ultimi istanti del primo tempo che la Spagna torna all'attacco in stile pericoloso, mercè un cambiamento di ala eseguito sulla parte sinistra dell'attaco. II primo tempo si chiude con un calcio di punizione tirato da Calligaris che Zamora neutralizza con grande calma e prontezza.
L'autogoal degli spagnuoli
La ripresa si inizia con una bella avanzata dell'ala sinistra spagnuola. Immediatamente però gli italiani tornano all'attacco. Qualche minuto di giuoco incerto, e poi Munerati ottiene un calcio d'angolo. Il juventino stesso effettua il tiro. La palla cade precisa davanti alla porta spagnuola. Della Valle la tocca di testa. Prats, il mediano destro degli ospiti, si precipita, e, nella furia della discesa la devìa verso la propria rete. All'istante stesso in cui essa sta per varcare la linea della porta, Zaldúa, il terzino sinistro, arriva come un bolide e tentando di salvare manda invece la palla più decisamente e certo più violentemente a scuotere la propria rete. Un duplice autogoal. Questo al sesto minuto. Virtualmente l'incontro finisce a questo punto. Chi, conoscendo la caratteristica e proverbiale forza di ricupero degli spagnuoli, si attende una reazione energica, violenta e travolgente, deve infatti rimanere deluso. Un quarto d'ora di predominio degli ospiti che i nostri controbilanciano richiamando in difesa le due mezze ali Baloncieri e Della Valle, uno sterile ballonzolare nella nostra metà campo, una dimostrazione che vorrebbe essere di forza e non riesce ad esserlo, davanti alla rocca italiana. E' di questo periodo l'unica seria probabilità di segnare avuta dagli spagnuoli in tutto l'incontro. Su di un tiro della mezz'ala destra Regueiro, essi colpiscono il palo; la palla rimbalza e viene risospinta verso un angolo della rete, ma la testa di Calligaris interviene fulminea a deviare a lato. Frenata cosi ogni velleità di ritorni offensivi degli ospiti, il giuoco torna nelle mani degli italiani, un po' perchè più non ci si impegna a fondo, un po' perchè la velocità del primo tempo fa sentire i suoi effetti, e un po' anche perchè appare chiaro a tutti i giuocatori, meglio che agli spettatori, che il risultato è cosa ormai decisa, il giuoco subisce un certo rilassamento. Prima della fine Della Valle, Munerati e Baloncieri mancano ancora qualche bella occasione, e Zamora ha campo di nuovo di dar prova del suo valore con alcune parate di uno stile tutt'affatto superiore.
Una squadra che deluse
La squadra spagnuola deluse. La si giudicava sulle impressioni del passato, un passato smagliante in realtà. Per questo passato essa era famosa, più che nota, a causa della sua portentosa velocità, della ferrea decisione con cui i suoi uomini entravano in campo, delle doti tecniche e scelte della maggioranza dei suoi componenti, e del fiero spirito battagliero della unità, come elementi singoli e come insieme. Ricordi indelebili erano rimasti scolpiti a questo riguardo nella memoria di quegli italiani che parteciparono ai precedenti incontri fra le due Nazioni. Dove erano ieri queste doti singolari? A dimostrare la loro assenza, basti ricordare uno dei fatti sopramenzionati. Dopo il secondo punto italiano, secondo punto che era in realtà di stretta marca spagnuola, tutti ci si attendeva di vedere scattare l'intero undici in uno sforzo furioso e disperato per riconquistare il terreno perduto. Una volta queste reazioni prendevano l'aspetto e la sostanza di una vera tempesta, uno scatto d'ira dell'uomo forte e vigoroso che si vede colpito da una scudisciata della sorte. Ieri questa reazione ebbe una forma cosi tenue e blanda, che si smorzò senz'altro al solo urtare mezzi ordinari di difesa degli italiani, e ad un certo punto ci si accorse che nessuno vi pensava più su: nemmeno gli spagnuoli.
I due piloni spagnuoli
Il gioco degli « azzurri »
Il che nulla toglie al valore della vittoria italiana. Zamora da una parte, e l'ormai raggiunta sicurezza del successo dall'altra, hanno impedito a un certo punto che questa vittoria prendesse proporzioni più vaste. Ma la squadra giocava, ieri, con serietà, basandosi su un attacco che non perdeva tempo in complimenti, su una linea mediana piena di spirito di abnegazione e su una difesa che era ammirabile per energia e decisione L'attacco ebbe il suo miglior uomo in Libonatti, furbo, esperto, raffinato, un diplomatico del gioco che si ricordò ieri che la palla cammina più veloce degli uomini quando è toccata con la voluta energia e nel dovuto senso e che quindi ricorse con frequenza al gioco largo che dà pronti servizi alle ali. Da uno di questi servizi doveva appunto scaturire il primo punto segnato dall'Italia. La linea mediana ebbe il suo esponente più appariscente e nello stesso tempo più utile nel bolognese Genovesi, che fece una partita di grande continuità, sia in attacco che in difesa. Bellini e Calligaris furono saldi come rocce, mentre Gianni disimpegnò con onore il poco lavoro serio che gli venne dato. Questo per non citare che alcuni nomi, chè tutta la squadra meriterebbe in realtà di essere posta all'ordine del giorno per la prova superata; prova vinta decisamente, come si è detto, fin dalla prima mezz'ora di gioco. Una giornata bella e buona in ogni e qualsiasi senso per lo sport italiano fu quella di ieri; una giornata di sana propaganda e di convincente affermazione dello sport italiano; una giornata il cui merito principale risale come ideazione a un uomo che da buon sportivo sa pensare e anche tenacemente operare, l'on. Leandro Arpinati.
Alberto Giordani conta 68 presenze in rossoblù con 3 gol. Una partita in Nazionale A (29-5-1927 in Italia - Spagna 2-0, inaugurazione del Littoriale) e 2 in Nazionale B. Campione d'Italia nel 1924-25.
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