Dino Fiorini il ribelle, il guascone, il bello del Grande Bologna anni Trenta che faceva tremare il mondo. Dino Fiorini era nato a San Giorgio di Piano il 15 luglio 1915, e si era affermato giovanissimo nelle formazioni riserve del Bologna. Esordì in serie A come terzino al posto di Gasperi (infortunato), a fianco di Eraldo Monzeglio – da cui 2 anni più tardi avrebbe ereditato il posto da titolare –, l'11 giugno del 1933: Pro Patria - Bologna 3-3. Fiorini era un grandissimo atleta e un calciatore moderno, un giocatore che avrebbe potuto dire la sua anche nel calcio super atletico di oggi. Era bello, piacente, amante della bella vita, le ammiratrici non mancavano. Le case di bellezza dell'epoca se lo contendevano per sponsorizzare i loro prodotti (venne scelto per pubblicizzare la brillantina della ditta di prodotti cosmetici Bourjois), ed era difficile coniugare tutto questo ad una sana vita da atleta. Vittorio Pozzo lo apprezzava come giocatore, ma non lo convocò mai in Nazionale perché conosceva la sua fama da scapestrato, di amante della vita notturna, delle donne e dei giochi di carte. Una reputazione che Fiorini non si scrollò di dosso nemmeno dopo il matrimonio e tre figli. Ma nonostante tutto, Dino Fiorini diede tantissimo al Bologna. Le sue enormi qualità di giocatore erano indiscutibili e riuscì a vincere in rosso-blu ben 4 scudetti, una Coppa dell'Europa Centrale, e il Torneo dell'Esposizione di Parigi del 1937. Per lui ben 187 presenze e 6 gol in totale con la maglia del Bologna. Fiorini era un fascista convinto e lo rimase, fino all'ultimo. Non rinnegò mai il suo credo politico e morì da repubblichino il 16 settembre 1944, dalle parti di Monterenzio, con il grado di tenente della Guardia Nazionale Repubblicana. Un grande campione.
Articolo di Renato Lemmi Gigli tratto dal libro: "Bologna 90 anni di storia".
Guascone con Meazza
E difatti nel '34 e paraggi furono diverse le volte in cui si schierò da ala o mezzala, segnando alcuni gol. Un giocatore così avrebbe pochi rivali anche oggi. Aveva momenti veramente irresistibili. Una volta a Livorno, nel '38 -- ultima giornata, il Bologna si giocava le residue, scarsissime speranze di conservare lo scudetto che da due anni faceva bella mostra sulle sue maglie -- gli capitò di realizzare una disgraziata autorete. Diventò una furia scatenata, si buttò in avanti con tutta la sua irruenza e in pochi minuti riuscì ad infilare la rete labronica. Il suo conto personale almeno era saldato. Questo era Fiorini, classe e sregolatezza potremmo dire. Capace di cose squisite, come della più scoperta scelleratezza, tipo prendere a calci nel sedere un antagonista sotto gli occhi dell'arbitro. Certe sue guasconate poi sono rimaste memorabili. Una volta, prima di un Bologna - Ambrosiana Inter, si presentò a Meazza col pallone in mano: "Lei è il signor Meazza? Piacere, Fiorini. Vede questo pallone? Lo guardi bene perché dopo non lo vede più..." Meazza, che era un sornione (occhio languido) gli sorrise dandogli una pacca sulle spalle, poi sul campo gliela fece pagare quella sbruffonata. Monzeglio e Gasperi poi erano tipi ancor meno comprensivi e fu con... un ceffone a testa che reagirono all'inaudito affronto di questo ragazzo terribile (ancora riserva) che li aveva così apostrofati: "Mettetevi d'accordo perché uno dei due presto mi lascia il posto!" Erano ancora tempi in cui i titolari esigevano il lei e il massimo rispetto. Dino Fiorini, classe 1915, era di San Giorgio di Piano, cresciuto nel Bologna facendo tutta la trafila ragazzi - allievi - riserve. Il suo debutto in campionato avvenne l'11 giugno 1933 (non aveva ancora 18 anni) a Busto Arsizio, 3-3 contro la Pro Patria, terzino sinistro a fianco di quel Monzeglio di cui di lì a due anni avrebbe preso il posto. Quando poi Eraldo si trasferì alla Roma, Fiorini era già una sicurezza, dopo essersi ben distinto (anche come attaccante) in Coppa Europa e nel successivo campionato. Il primo anno da titolare (1935-36) fu subito scudetto, con relativa chiamata in Nazionale B per Italia - Svizzera 2-0 a Novara, prima delle sue tre presenze tra i cadetti azzurri. Il secondo anno (1936 - 37) ci fu il bis tricolore con l'appendice trionfale di Parigi. Il terzo anno il Bologna fu solo quinto (un incidente di percorso) con un Fiorini ancora grande fintanto che un... infortunio di letto rischiò seriamente di compromettergli la carriera. Ritornò in gran forma soltanto nel 1940-41 (quarto scudetto) in coppia con Ricci più he con Pagotto, giocando ancora per due stagioni piene, le ultime. La guerra intanto stava travolgendo ogni cosa. A differenza dei colleghi, che cercavano un po' tutti di imboscarsi dove meglio si poteva, Fiorini (come Monzeglio) non tradì la sua fede, battendosi come tenente della GNR fino al crollo finale. Preso e messo davanti al plotone d'esecuzione, ebbe ancora la forza di tentare di fuggire; e questo dice che razza di vitalità avesse addoso quel ragazzo".
Da un articolo di Scàmpolo, tratto dal "Il Littoriale" del 15 novembre 1935.
Fiorini, il giallo del terzino scomparso
Campione del Bologna degli Anni 30, fu ucciso dai partigiani e mai ritrovato: ora un libro riapre il caso
di Luca Sancini
IL LIBRO - E soprattutto se non fosse perchè oggi c’è un libro di Piero Stabellini — Chi ha ucciso il terzino del Bologna? con prefazione di Matteo Marani, direttore del Guerin Sportivo — che mette in dubbio quella versione arrivata fino ai nostri giorni. Chi uccise allora veramente il terzino del Bologna? A rimettere tutto in discussione, tranne che Fiorini fosse di fede fascista e girasse con l’uniforme della Gnr per le strade di Bologna, sono alcuni documenti scritti e alcune testimonianze orali, raccolte da Stabellini in più di due anni di lavoro. Ad esempio una inquietante denuncia fatta dalla moglie di Fiorini, Italia Degli Esposti, ai carabinieri di San Giorgio di Piano nell’aprile del 1949 (riportata integralmente nel libro). La donna sostenne che il marito aveva tentato di prendere contatto con il movimento partigiano (per passare in quelle fila? per ottenere informazioni?) ma che l’aggangio era finito con un tragico equivoco e Fiorini ucciso da partigiani non avvertiti e ignari del segreto appuntamento. Una tesi ardita, perchè Fiorini, secondo i documenti dell’Istituto storico della Rsi di Bologna fu tra i 200 fondatori del Partito fascista repubblicano, girava in uniforme e pare che a Bologna le rivoltelle dei gappisti avessero già tentato di raggiungerlo.
Immaginare un passaggio coi partigiani è difficile ma, dice Stabellini nel libro, c’è un puntello a questo scenario: sul sedile posteriore della moto Guzzi sulla quale viaggiava Fiorini, la sera prima di essere ucciso, fu visto Angelo Ferrari anche lui di San Giorgio, che ora è ricordato nelle lapidi dei partigiani come caduto della Resistenza. Cosa ci facevano un ufficiale della Gnr e un partigiano insieme? Era Ferrari il contatto per far passare Fiorini con la Resistenza? Il terzino, Ferrari e la moto, non sono mai state ritrovate. Va detto che all’epoca dopo la denuncia della moglie, furono fatte indagini che non portarono a nulla. Il distretto militare di Bologna (il documento è riportato sul libro) nel luglio 1946, dichiara la «morte presunta» di Fiorini. Come sia andata, probabilmente resterà un mistero ma il libro di Stabellini, ha un merito: scrive Marani «con questo lavoro lungo e difficile il silenzio finalmente scompare. Si cancella la damnatio memorie e si riapre l’interesse. Sarebbe bello che vi partecipasse chi in questi anni ha taciuto». Nel libro grazie alle figlie di Fiorini, si possono vedere le foto del matrimonio, Dino con i compagni di squadra in borghese a Parigi, prima di vincere il Trofeo dell’Esposizione nel 1937, e da ragazzino nelle giovanili del Bologna. C’è insomma in pezzo di storia del Bologna, magari già conosciuto ma che racconta pure la parabola discendente di Fiorini come giocatore, che aveva contratto una malattia venerea e a malincuore gli allenatori dovettero fare a meno di lui, imbottito di antibiotici, ombra del terzino d’assalto di qualche anno prima.
IL PIU' GIOVANE NAZIONALE D'ITALIA
FIORINI torna a San Giorgio di Piano e gli amici narrano le sue prodezze
di GIORGIO TUGNOLI
Giocatore polivalente
Incominciò come centro-sostegno; ma subito si ebbe la sensazione delle sue migliori capacità come terzino. Tuttavia ciò conferma — come tutti sanno ed hanno constatato nella Coppa d'Europa di due anni or sono — che Fiorini sappia giocare in qualsiasi posto; sia in difesa che all'attacco. Due stagioni fa terminò la sua prima carriera sportiva nel Bologna come campione d'Europa, ed é con soddisfazione che ora egli porta il distintivo-ricordo all'occhiello. Seguì una stagione nella quale disputò numerose partite di serie A. Intanto, non a torto, quest'anno a Bologna si dice che questo è il campionato di Fiorini. Come si spiega il suo rapido successo? Per chi lo conosce non e un segreto: Fiorini è dotato di unostraordinario senso di adattamento, di un carattere fermo: egli e sicuro sempre ed ovunque delle sue possibilità. Questo è il segreto del suo successo. Breve intervista Ieri. Fiorini passeggiava pel Corso di S.Giorgio. M'avvicino ad un amico intimo che gli è a lato e chiedo: — E' tornato? Alludevo a Fiorini. Mi risponde, indicandolo: — Pare. Ma poi intavolo discorso con l'amico, che è cortese e sa molte cose: — E della partita di Novara, cosa dite? Ci metto in mezzo anche l'amico, il quale, come se vi avesse preso parte anche lui, risponde con tono autoritario: Purtroppo — esclama l'amico — ci siamo un po' tutti trovati come elementi di una orchestra che non hanno mai suonato insieme, quindi siamo stati un po' stonati. Poi infine il risultato ha premiato meritatamente la nostra superiorità. Per conto suo, Fiorini e molto lieto di avere disputata questa prima partita, che spera ardentemente non sarà l'ultima ed è grato, anzi, per la fiducia che in lui hanno riposto le gerarchie Federali. Su gli avversari, l'amico dl Fiorini dà il seguente giudizio: — Fin dai primi momenti ho compreso che i nostri potevano vincere; con questo non voglio diminuirne il valore anche perché mi è stato detto che i nostri avversari non sono nuovi ai successi internazionali. Tuttavia posso dire con sicurezza, che indubbiamente esiste una nostra superiorità di stile e di tecnica nei loro, confronti Gli Svizzeri giocano troppo elementarmente e mancano di astuzia. Dal loro gioco caotico e poco chiaro siamo stati travolti pure noi e la partita non è riuscita come nell'aspettativa. Ma alla fine Milano ha saputo trovare l'attimo e lo spiraglio giusto. Ma scusi - m'è venuto improvvisamente di chiedergli - queste cose lei come le sa? E' rimasto male l'amico Fiorini. Come le sapeva? O non era forse amico di Fiorini? E allora ho chiesto: — E quale reparto avversario è sembrato il migliore? — Mi è piaciuta la difesa: essa è dotata di un gioco robusto: ma mi creda, che se essa è apparsa efficace nel primo tempo specialmente, forse non è tutto merito suo. E domando ancora: — E lei, che è amico di Fiorini, dica un po': cosa ne pensa delle critiche che sono state mosse all'« esperimento »? L'amico dice cose gravi: lo credo che su questo « esperimento » si debba insistere; non per motivi personali che riguardano la mia amicizia con Fiorini, ma perché io sono convinto che soprattutto cause indipendenti dalla volontà dei giocatori, hanno ridotto per questa volta la nostra vittoria; ma siamo sempre disposti a dimostrare ai critici, che non a torto si ha fiducia in noi. E chi vincerà? L'amico adoperava il « noi » maiestatico, come comprendete bene. Ecco Fiorini avvicinarsi a noi, ora, ed ecco l'amico avvicinarglisi e chiedergli: — Non ti sembra? Fiorini rimane sorpreso e risponde: — Che vinceremo domenica? Lo spero. Lascio Fiorini e gli amici, e li ritrovo a sera nel caffè mentre parlano e discutono. Naturalmente discutono di calcio.
Dino Fiorini giocò nel Bologna dal campionato 1932-33 fino al 1942-43, con 186 presenze e 5 gol tra campionato e coppe; 3 presenze in Nazionale B. Con il Bologna vinse gli scudetti del 1935-36, 1936-37, 1938-39, 1940-41; 1 Coppa Europa nel 1934 e 1 Torneo dell'Esposizione di Parigi nel 1937.
Ho letto l'articolo su Dino, ti ringrazio molto perché un giocatore come quello meritava di essere ricordato. Io sono suo nipote e di storie su di lui da mia nonna ( sua madre) me ne ha raccontate tante, cose che Stabellini ha messo nel suo libro.
RispondiEliminamirkot.6904 agosto 2011 17:05
RispondiEliminaGrazie Walter, sei molto gentile. ;)
Il Grande Dino meritava di essere ricordato.
Ciao, Mirko.