giovedì 1 gennaio 2009

Dino Fiorini



Dino Fiorini il ribelle, il guascone, il bello del Grande Bologna anni Trenta che faceva tremare il mondo. Dino Fiorini era nato a San Giorgio di Piano il 15 luglio 1915, e si era affermato giovanissimo nelle formazioni riserve del Bologna. Esordì in serie A come terzino al posto di Gasperi (infortunato), a fianco di Eraldo Monzeglio – da cui 2 anni più tardi avrebbe ereditato il posto da titolare –, l'11 giugno del 1933: Pro Patria - Bologna 3-3. Fiorini era un grandissimo atleta e un calciatore moderno, un giocatore che avrebbe potuto dire la sua anche nel calcio super atletico di oggi. Era bello, piacente, amante della bella vita, le ammiratrici non mancavano. Le case di bellezza dell'epoca se lo contendevano per sponsorizzare i loro prodotti (venne scelto per pubblicizzare la brillantina della ditta di prodotti cosmetici Bourjois), ed era difficile coniugare tutto questo ad una sana vita da atleta. Vittorio Pozzo lo apprezzava come giocatore, ma non lo convocò mai in Nazionale perché conosceva la sua fama da scapestrato, di amante della vita notturna, delle donne e dei giochi di carte. Una reputazione che Fiorini non si scrollò di dosso nemmeno dopo il matrimonio e tre figli. Ma nonostante tutto, Dino Fiorini diede tantissimo al Bologna. Le sue enormi qualità di giocatore erano indiscutibili e riuscì a vincere in rosso-blu ben 4 scudetti, una Coppa dell'Europa Centrale, e il Torneo dell'Esposizione di Parigi del 1937. Per lui ben 187 presenze e 6 gol in totale con la maglia del Bologna. Fiorini era un fascista convinto e lo rimase, fino all'ultimo. Non rinnegò mai il suo credo politico e morì da repubblichino il 16 settembre 1944, dalle parti di Monterenzio, con il grado di tenente della Guardia Nazionale Repubblicana. Un grande campione.

Articolo di Renato Lemmi Gigli tratto dal libro: "Bologna 90 anni di storia".

"Impetuoso, esuberante, atletico. Erano questi gli aggettivi che venivano usati per Dino Fiorini. Un bellissimo atleta, forte e gagliardo. Un terzino che, per completezza fisico-tecnica, è stato forse (e anche senza il forse) il numero uno fra tutti i pariruolo bolognesi. Anche se il periodo del suo massimo fulgore durò solo un triennio o poco più. Sentite come e con quanto acume scriveva di lui Arpàd Weisz, il grande allenatore che condusse il Bologna agli scudetti del '36 e '37: "Fiorini è la sintesi vivente del giovanotto ventenne. Naviga con scrupoli di coscienza tra Scilla e Cariddi, delle quali la prima rappresenta il Dovere e la seconda il Piacere. Ma Fiorini per sette, otto mesi della stagione è sempre in gran forma. Durante questo periodo non si passa e ne sanno qualche cosa i suoi avversari. Copre i 100 metri in 11 secondi, salta in alto e in lungo come uno specialista e quando spicca il volo per prendere un pallone alto pare di vedere una scultura, talmente meraviglioso e perfetto è il suo stile. Fiorini sta per formarsi una famiglia; quando l'avrà, i sette - otto mesi di gran forma diventeranno dieci. " Diremmo un identikit perfetto. Tutto Fiorini con pregi e difetti, che poi gli derivavano dall'innata spavalderia e dallo spirito di avventura con cui interpretava la vita. Contrariamente a quanto prevedeva Weisz, neppure il matrimonio ed i tre figli che ne nacquero portarono ordine nella sua esistenza. Rimase il "conte spazzola", il Fiorini prima maniera, così soprannominato non si sa bene se per via dei capelli tagliati corti all'Umberto (ma ben presto li ebbe lunghi e impomatati per la réclame della Bourjois) o per la decisione con cui spazzolava l'area. Come Gasperi, con cui fece inizialmente coppia, era un poderoso colpitore, l'uomo di difesa dall'entrata risolutiva. Allora per il terzino il rimando secco e pulito rappresentava la figura di gioco principale. Ma Fiorini, anticipando i tempi, era uno che sapeva anche costruire, appoggiare su un compagno e proiettarsi in avanti. Un fluidificante ante litteram, insomma. Un talento naturale che avrebbe potuto giocare ovunque, anche all'attacco.

Guascone con Meazza

E difatti nel '34 e paraggi furono diverse le volte in cui si schierò da ala o mezzala, segnando alcuni gol. Un giocatore così avrebbe pochi rivali anche oggi. Aveva momenti veramente irresistibili. Una volta a Livorno, nel '38 -- ultima giornata, il Bologna si giocava le residue, scarsissime speranze di conservare lo scudetto che da due anni faceva bella mostra sulle sue maglie -- gli capitò di realizzare una disgraziata autorete. Diventò una furia scatenata, si buttò in avanti con tutta la sua irruenza e in pochi minuti riuscì ad infilare la rete labronica. Il suo conto personale almeno era saldato. Questo era Fiorini, classe e sregolatezza potremmo dire. Capace di cose squisite, come della più scoperta scelleratezza, tipo prendere a calci nel sedere un antagonista sotto gli occhi dell'arbitro. Certe sue guasconate poi sono rimaste memorabili. Una volta, prima di un Bologna - Ambrosiana Inter, si presentò a Meazza col pallone in mano: "Lei è il signor Meazza? Piacere, Fiorini. Vede questo pallone? Lo guardi bene perché dopo non lo vede più..." Meazza, che era un sornione (occhio languido) gli sorrise dandogli una pacca sulle spalle, poi sul campo gliela fece pagare quella sbruffonata. Monzeglio e Gasperi poi erano tipi ancor meno comprensivi e fu con... un ceffone a testa che reagirono all'inaudito affronto di questo ragazzo terribile (ancora riserva) che li aveva così apostrofati: "Mettetevi d'accordo perché uno dei due presto mi lascia il posto!" Erano ancora tempi in cui i titolari esigevano il lei e il massimo rispetto. Dino Fiorini, classe 1915, era di San Giorgio di Piano, cresciuto nel Bologna facendo tutta la trafila ragazzi - allievi - riserve. Il suo debutto in campionato avvenne l'11 giugno 1933 (non aveva ancora 18 anni) a Busto Arsizio, 3-3 contro la Pro Patria, terzino sinistro a fianco di quel Monzeglio di cui di lì a due anni avrebbe preso il posto. Quando poi Eraldo si trasferì alla Roma, Fiorini era già una sicurezza, dopo essersi ben distinto (anche come attaccante) in Coppa Europa e nel successivo campionato. Il primo anno da titolare (1935-36) fu subito scudetto, con relativa chiamata in Nazionale B per Italia - Svizzera 2-0 a Novara, prima delle sue tre presenze tra i cadetti azzurri. Il secondo anno (1936 - 37) ci fu il bis tricolore con l'appendice trionfale di Parigi. Il terzo anno il Bologna fu solo quinto (un incidente di percorso) con un Fiorini ancora grande fintanto che un... infortunio di letto rischiò seriamente di compromettergli la carriera. Ritornò in gran forma soltanto nel 1940-41 (quarto scudetto) in coppia con Ricci più he con Pagotto, giocando ancora per due stagioni piene, le ultime. La guerra intanto stava travolgendo ogni cosa. A differenza dei colleghi, che cercavano un po' tutti di imboscarsi dove meglio si poteva, Fiorini (come Monzeglio) non tradì la sua fede, battendosi come tenente della GNR fino al crollo finale. Preso e messo davanti al plotone d'esecuzione, ebbe ancora la forza di tentare di fuggire; e questo dice che razza di vitalità avesse addoso quel ragazzo".

Da un articolo di Scàmpolo, tratto dal "Il Littoriale" del 15 novembre 1935.

"Un grande terzino. Fiorini. So che l'anno scorso, durante la riunione del Consiglio direttivo di una delle più attrezzate società italiane, un consigliere propose l'ingaggio di Fiorini. Il Presidente che sedeva a capotavola, arrotondò gli occhi dalla meraviglia, e con tono caricaturale chiese: – Fiorini? – accompagnò la domanda con un sorriso leggero, come avesse voluto prendere in giro il consigliere. E ripeté: – Fiorini? Poi aggiunse – Mai sentito nominare! A noi – e alzò il tono della voce perchè tutti intendessero la dichiarazione solenne – a noi, occorrono grandi giocatori e non mezze figure. Guardò il consigliere come per concludere: "Il suo uomo, quel tale Fiorini, è una mezza figura". Dopo qualche mese Fiorini entrava come titolare nella squadra del Bologna e si potevano leggere nei resoconti parole d'entusiasmo. A Napoli:"Fiorini è tra i migliori terzini italiani". A Torino:" Quel ragazzo che gioca come terzino destro si rivelò di classe elevata: si chiama Fiorini". A Milano, domenica scorsa: "Su avversari e compagni, per precisione e senso di piazzamento, per rinvii accurati, confermò la sua classe Fiorini, terzino del Bologna". Ieri l'altro ecco la conferma ufficiale di questa ascesa: Fiorini è convocato per l'allenamento della Nazionale. Il signor presidente di quella società di cui parlavamo dovrebbe ora ripetere per favore: "Fiorini? Mai sentito nominare!" . Ma scommetto invece che sarà in grado di urlare: "Fiorini? Lo dicevo io!". E si darà arie di averlo scoperto. Dino Fiorini è nato a San Giorgio di Piano il 15 luglio 1915. È il più giovane terzino della massima divisione. Cominciò a giocare verso i quattordici anni, e sempre come terzino: passò poi nel Bologna tra la squadra allievi. Per lui non vale la storia degli incompresi divenuti assi, nossignori: giudicato sempre ottimo, non tornò mai indietro perchè aveva deluso, ma superò le prove con molta disinvoltura perchè effettuate con molta classe. È di quei ragazzi che compiono bravure come fossero nulla; che non si danno arie, che giocano, si divertono, s'appassionano, e che mai sono d'umore triste, neanche quando la squadra perde, perchè sono sicuri di rifarsi subito. Fa piacere vederli giocare: è uno slancio sincero di giovinezza, il loro. Non hanno ripicche, non si intestardiscono, non fanno sgambetti, cattiverie, ma giocano con sincerità, lietamente. Fiorini giocò nelle riserve, poi debuttò in prima squadra l'ultimo anno che la Pro Patria era in Divisione Nazionale: due stagioni fa. Affermandosi e rivelando bravura. Non giocò soltanto da terzino, ma anche come attaccante e come mediano. Ci fu chi lo pronosticò grande centro avanti. Una volta, quando era a San Giorgio di Piano e giocò contro il Bentivoglio, prese il posto del portiere: parò un calcio di rigore. Quest'anno, divenuto titolare, è tra i migliori terzini italiani. Fisicamente a posto, ha intelligenza vivacissima. Ha scatto, prontezza e visione chiara del gioco. Altruista, rivela carattere eccellente: gioca per la squadra, ecco tutto. È del calcio italiano, una grande speranza. Quando il Bologna gioca al Littoriale, da S. Giorgio arriva grossa carovana: sono i paesani che incitano il loro idolo. – Fiorini? – si dice ora – Bolognese puro sangue. Ma quelli di S. Giorgio correggono cortesemente. Propr 'd Bulåggna nà; l'è 'd San Zorz!".

Fiorini, il giallo del terzino scomparso

Campione del Bologna degli Anni 30, fu ucciso dai partigiani e mai ritrovato: ora un libro riapre il caso

di Luca Sancini

Dino Fiorini, milite scelto della Guardia Nazionale Repubblicana fu ucciso in uno scontro con i partigiani nel settembre del 1944 a Monterenzio. Il suo corpo non fu mai ritrivato, non c’è una tomba dove le figlie Paola e Franca lo possano piangere. Un episodio come tanti, seppur tragico. In quei dì di piombo e furore era dolore quotidiano. Se non fosse perchè Dino Fiorini era il terzino del Bologna che tremare il mondo fa, aveva vinto quattro scudetti solo pochi anni prima, era il pupillo di Arpad Weisz che in quel terzino dalla tecnica e dalla forza eccezionale, vedeva un interprete tipo del suo calcio moderno.

IL LIBRO - E soprattutto se non fosse perchè oggi c’è un libro di Piero Stabellini — Chi ha ucciso il terzino del Bologna? con prefazione di Matteo Marani, direttore del Guerin Sportivo — che mette in dubbio quella versione arrivata fino ai nostri giorni. Chi uccise allora veramente il terzino del Bologna? A rimettere tutto in discussione, tranne che Fiorini fosse di fede fascista e girasse con l’uniforme della Gnr per le strade di Bologna, sono alcuni documenti scritti e alcune testimonianze orali, raccolte da Stabellini in più di due anni di lavoro. Ad esempio una inquietante denuncia fatta dalla moglie di Fiorini, Italia Degli Esposti, ai carabinieri di San Giorgio di Piano nell’aprile del 1949 (riportata integralmente nel libro). La donna sostenne che il marito aveva tentato di prendere contatto con il movimento partigiano (per passare in quelle fila? per ottenere informazioni?) ma che l’aggangio era finito con un tragico equivoco e Fiorini ucciso da partigiani non avvertiti e ignari del segreto appuntamento. Una tesi ardita, perchè Fiorini, secondo i documenti dell’Istituto storico della Rsi di Bologna fu tra i 200 fondatori del Partito fascista repubblicano, girava in uniforme e pare che a Bologna le rivoltelle dei gappisti avessero già tentato di raggiungerlo.

L'IPOTESI

Immaginare un passaggio coi partigiani è difficile ma, dice Stabellini nel libro, c’è un puntello a questo scenario: sul sedile posteriore della moto Guzzi sulla quale viaggiava Fiorini, la sera prima di essere ucciso, fu visto Angelo Ferrari anche lui di San Giorgio, che ora è ricordato nelle lapidi dei partigiani come caduto della Resistenza. Cosa ci facevano un ufficiale della Gnr e un partigiano insieme? Era Ferrari il contatto per far passare Fiorini con la Resistenza? Il terzino, Ferrari e la moto, non sono mai state ritrovate. Va detto che all’epoca dopo la denuncia della moglie, furono fatte indagini che non portarono a nulla. Il distretto militare di Bologna (il documento è riportato sul libro) nel luglio 1946, dichiara la «morte presunta» di Fiorini. Come sia andata, probabilmente resterà un mistero ma il libro di Stabellini, ha un merito: scrive Marani «con questo lavoro lungo e difficile il silenzio finalmente scompare. Si cancella la damnatio memorie e si riapre l’interesse. Sarebbe bello che vi partecipasse chi in questi anni ha taciuto». Nel libro grazie alle figlie di Fiorini, si possono vedere le foto del matrimonio, Dino con i compagni di squadra in borghese a Parigi, prima di vincere il Trofeo dell’Esposizione nel 1937, e da ragazzino nelle giovanili del Bologna. C’è insomma in pezzo di storia del Bologna, magari già conosciuto ma che racconta pure la parabola discendente di Fiorini come giocatore, che aveva contratto una malattia venerea e a malincuore gli allenatori dovettero fare a meno di lui, imbottito di antibiotici, ombra del terzino d’assalto di qualche anno prima.

IL PIU' GIOVANE NAZIONALE D'ITALIA 

FIORINI torna a San Giorgio di Piano e gli amici  narrano le sue prodezze

di  GIORGIO TUGNOLI 

S. GIORGIO, 9. Dino Fiorini passeggiava ieri pel corso di S. Giorgio insieme con i suoi amici, e narrava... — Fiorini? — Non conoscete Fiorini? Il terzino del Bologna, sicuro; il più giovane giocatore nazionale: la grande « rivelazione » dell'annata. Ebbene: egli era a S. Giorgio a Piano perché è di San Giorgio, e perché a San Giorgio ha i genitori. ha gli amici, ha... Cosa ha? c'è una punta di curiosità nella domanda. Si risponde, però: - ... ha molti ammiratori e anche ammiratrici. Era a S. Giorgio. Rapida carriera. E' tornato fra i cari amici, che tanto lo stimano ed hanno sempre avuto tanta fiducia in lui, e che lo hanno festeggiato per questo suo primo ingresso fra gli « eletti » del calcio italiano. Dino Fiorini, proveniente da una delle tante squadre di liberi che abbondano nella nostra regione, ha salito la scala dei valori nazionali con rapidità eccezionale. I nostri lettori della carriera di Fiorini, ne sanno già qualche cosa per avere letto una sua biografia or non è molto. Nato il 15 luglio venti anni or sono, entrato da tre anni nelle file del Bologna, si può dire che non ha conosciuto ostacoli. S'impose subito, senza parlare e senza far gesti da « asso » incompreso. Salì poco dopo nelle squadre riserve, ove portò il contributo del suo slancio e della sua giovanile esuberanza: « Quando giocava Fiorini nella seconda squadra del Bologna si vinceva sempre » — così ricordano ancora i suoi ex compagni di gioco.

Giocatore polivalente

Incominciò come centro-sostegno; ma subito si ebbe la sensazione delle sue migliori capacità come terzino. Tuttavia ciò conferma — come tutti sanno ed hanno constatato nella Coppa d'Europa di due anni or sono — che Fiorini sappia giocare in qualsiasi posto; sia in difesa che all'attacco. Due stagioni fa terminò la sua prima carriera sportiva nel Bologna come campione d'Europa, ed é con soddisfazione che ora egli porta il distintivo-ricordo all'occhiello. Seguì una stagione nella quale disputò numerose partite di serie A. Intanto, non a torto, quest'anno a Bologna si dice che questo è il campionato di Fiorini. Come si spiega il suo rapido successo? Per chi lo conosce non e un segreto: Fiorini è dotato di unostraordinario senso di adattamento, di un carattere fermo: egli e sicuro sempre ed ovunque delle sue possibilità. Questo è il segreto del suo successo. Breve intervista Ieri. Fiorini passeggiava pel Corso di S.Giorgio. M'avvicino ad un amico intimo che gli è a lato e chiedo: — E' tornato? Alludevo a Fiorini. Mi risponde, indicandolo: — Pare. Ma poi intavolo discorso con l'amico, che è cortese e sa molte cose: — E della partita di Novara, cosa dite? Ci metto in mezzo anche l'amico, il quale, come se vi avesse preso parte anche lui, risponde con tono autoritario: Purtroppo — esclama l'amico — ci siamo un po' tutti trovati come elementi di una orchestra che non hanno mai suonato insieme, quindi siamo stati un po' stonati. Poi infine il risultato ha premiato meritatamente la nostra superiorità. Per conto suo, Fiorini e molto lieto di avere disputata questa prima partita, che spera ardentemente non sarà l'ultima ed è grato, anzi, per la fiducia che in lui hanno riposto le gerarchie Federali. Su gli avversari, l'amico dl Fiorini dà il seguente giudizio: — Fin dai primi momenti ho compreso che i nostri potevano vincere; con questo non voglio diminuirne il valore anche perché mi è stato detto che i nostri avversari non sono nuovi ai successi internazionali. Tuttavia posso dire con sicurezza, che indubbiamente esiste una nostra superiorità di stile e di tecnica nei loro, confronti Gli Svizzeri giocano troppo elementarmente e mancano di astuzia. Dal loro gioco caotico e poco chiaro siamo stati travolti pure noi e la partita non è riuscita come nell'aspettativa. Ma alla fine Milano ha saputo trovare l'attimo e lo spiraglio giusto. Ma scusi - m'è venuto improvvisamente di chiedergli - queste cose lei come le sa? E' rimasto male l'amico Fiorini. Come le sapeva? O non era forse amico di Fiorini? E allora ho chiesto: — E quale reparto avversario è sembrato il migliore? — Mi è piaciuta la difesa: essa è dotata di un gioco robusto: ma mi creda, che se essa è apparsa efficace nel primo tempo specialmente, forse non è tutto merito suo. E domando ancora: — E lei, che è amico di Fiorini, dica un po': cosa ne pensa delle critiche che sono state mosse all'« esperimento »? L'amico dice cose gravi: lo credo che su questo « esperimento » si debba insistere; non per motivi personali che riguardano la mia amicizia con Fiorini, ma perché io sono convinto che soprattutto cause indipendenti dalla volontà dei giocatori, hanno ridotto per questa volta la nostra vittoria; ma siamo sempre disposti a dimostrare ai critici, che non a torto si ha fiducia in noi. E chi vincerà? L'amico adoperava il « noi » maiestatico, come comprendete bene. Ecco Fiorini avvicinarsi a noi, ora, ed ecco l'amico avvicinarglisi e chiedergli: — Non ti sembra? Fiorini rimane sorpreso e risponde: — Che vinceremo domenica? Lo spero. Lascio Fiorini e gli amici, e li ritrovo a sera nel caffè mentre parlano e discutono. Naturalmente discutono di calcio.

Dino Fiorini giocò nel Bologna dal campionato 1932-33 fino al 1942-43, con 186 presenze e 5 gol tra campionato e coppe; 3 presenze in Nazionale B. Con il Bologna vinse gli scudetti del 1935-36, 1936-37, 1938-39, 1940-41; 1 Coppa Europa nel 1934 e 1 Torneo dell'Esposizione di Parigi nel 1937.

2 commenti:

  1. Ho letto l'articolo su Dino, ti ringrazio molto perché un giocatore come quello meritava di essere ricordato. Io sono suo nipote e di storie su di lui da mia nonna ( sua madre) me ne ha raccontate tante, cose che Stabellini ha messo nel suo libro.

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  2. mirkot.6904 agosto 2011 17:05
    Grazie Walter, sei molto gentile. ;)

    Il Grande Dino meritava di essere ricordato.

    Ciao, Mirko.

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