Stefano Chiodi, centravanti fisicamente molto prestante ma di movimento, agile, dotato di un buon dribbling e soprattutto di un tiro al fulmicotone, crebbe nelle giovanili rossoblù dopo essere stato prelevato giovanissimo dal Castelmaggiore. Il Bologna riuscì a soffiarlo in extremis al Torino (che ne aveva praticamente definito l'ingaggio) grazie al padre di Stefano che non volle sentire ragioni, dirottando così il figlio al Bologna, la sua squadra del cuore. Fu una scelta che si rivelò azzeccatissima: il giovane Stefano infatti bruciò le tappe nel settore giovanile, dove crebbe assieme ad altri talenti come Eraldo Pecci, Franco Colomba e Oriano Grop, compagni con i quali disputò una finalissima al Torneo di Viareggio contro la Fiorentina del giovane Giancarlo Antognoni (il Bologna venne sconfitto di misura per 1-0 – rete di Rosi per i viola – in una gara sfortunatissima chiusa dopo tempi supplementari). Si accorsero di lui anche quelli della Nazionale under 21, dove Stefano collezionò 3 presenze con 2 reti. Chiodi, terminata l'esperienza nelle giovanili, assaggiò per la prima volta l'impatto con il calcio "vero": venne infatti prestato per un anno al Teramo, in serie C, dove mise in mostra tutto il suo talento realizzando 8 reti in 29 presenze. L'anno seguente tornò al Bologna, dove agli attaccanti spettava un compito veramente ingrato: fare dimenticare il grande Beppe Savoldi, nel frattempo passato al Napoli. Chiodi non ci mise molto a fare capire di che pasta era fatto: alla 3^ giornata di campionato esordì in serie A davanti al Milan di Albertosi, e lo fece col botto: suo infatti il gol del pareggio rossoblù dopo il vantaggio rossonero di Vincenzi. Un gran gol, come erano spesso i gol di Chiodi, pochi, ma molto belli. Terminò quella sua prima stagione nel Bologna in serie A (1975-76) con un bottino di 8 reti in 22 presenze, non male per un esordiente. Le due successive stagioni di Chiodi nel Bologna si chiusero entrambe con 5 gol realizzati, più 1 in Coppa Italia.
Il trasferimento al Milan
Furono campionati contraddistinti da poche realizzazioni, ma quasi tutte di pregevole fattura, su tutte la fantastica rete realizzata all'Inter di Altobelli nel campionato 1977-78, in uno stadio Comunale gremito all'inverosimile (il Bologna vinse quella partita 2-1, rimontando lo svantaggio nerazzurro di Muraro con due "Eurogol" di Chiodi e Gil De Ponti). L'anno successivo, Chiodi - fortemente voluto da Gianni Rivera - passò al Milan, con il quale vinse lo scudetto della stella confermandosi grande cecchino su calcio di rigore. Dopo una breve parentesi alla Lazio, tornò al Bologna nel 1981-82, annata infausta. Fu infatti il campionato che decretò la prima storica retrocessione in serie B del Bologna. Chiodi, purtroppo, non poté contribuire ad aiutare la squadra con i suoi gol: si infortunò gravemente alla testa contro la Fiorentina al Comunale (in uno scontro aereo con Ciccio Graziani), finendo in coma per una notte. Al risveglio non ricordava più nulla, anche se ci pensò un fastidio all'orecchio a ricordargli quello che gli era capitato. Per lui un solo gol in campionato, nella vittoriosa trasferta di Avellino, con il "Partenio" espugnato per per 0-1 grazie a una sua prodezza. La sua bella avventura in rossoblù finì al termine di quel campionato; poi altre squadre, un precoce declino e il ritiro definitivo dal mondo del calcio, nel 1988. Terminata la carriera di calciatore, la porta di Casteldebole si aprì un'altra volta: per 3 anni Chiodi allenò le giovanili del Bologna con discreto successo. Grazie Stefano, eroe dei pomeriggi in rossoblù.
Il trasferimento al Milan
Furono campionati contraddistinti da poche realizzazioni, ma quasi tutte di pregevole fattura, su tutte la fantastica rete realizzata all'Inter di Altobelli nel campionato 1977-78, in uno stadio Comunale gremito all'inverosimile (il Bologna vinse quella partita 2-1, rimontando lo svantaggio nerazzurro di Muraro con due "Eurogol" di Chiodi e Gil De Ponti). L'anno successivo, Chiodi - fortemente voluto da Gianni Rivera - passò al Milan, con il quale vinse lo scudetto della stella confermandosi grande cecchino su calcio di rigore. Dopo una breve parentesi alla Lazio, tornò al Bologna nel 1981-82, annata infausta. Fu infatti il campionato che decretò la prima storica retrocessione in serie B del Bologna. Chiodi, purtroppo, non poté contribuire ad aiutare la squadra con i suoi gol: si infortunò gravemente alla testa contro la Fiorentina al Comunale (in uno scontro aereo con Ciccio Graziani), finendo in coma per una notte. Al risveglio non ricordava più nulla, anche se ci pensò un fastidio all'orecchio a ricordargli quello che gli era capitato. Per lui un solo gol in campionato, nella vittoriosa trasferta di Avellino, con il "Partenio" espugnato per per 0-1 grazie a una sua prodezza. La sua bella avventura in rossoblù finì al termine di quel campionato; poi altre squadre, un precoce declino e il ritiro definitivo dal mondo del calcio, nel 1988. Terminata la carriera di calciatore, la porta di Casteldebole si aprì un'altra volta: per 3 anni Chiodi allenò le giovanili del Bologna con discreto successo. Grazie Stefano, eroe dei pomeriggi in rossoblù.
Chiodi, un destino da stella.
Di Rosanna Schirer
Anche se il calcio mi ha insegnato tanto, la vita vera inizia nel momento in cui smetti di giocare. Finchè sei dentro al mondo del pallone, e non puoi restarci se ti manca l'entusiasmo, le cose sono fin troppo facili". Stefano Chiodi, il calciatore bolognese che prima di lasciare l'agonismo aveva gia avviato un'altra attività di successo, è rimasto un tipo concreto e di poche parole. Appena si lascia andare, racconta: "Da ragazzo giocavo in una squadretta di periferia. Al campo ci andavo in bici, distava da casa 10 km. In piu gli zii mi portavano allo stadio a tifare per i miei idoli, mezzeali del Bologna quali il tedesco Helmut Haller e Giacomo Bulgarelli. Facevo pure atletica leggera ma a 15 anni ero gia in promozione e cosi scelsi di dedicarmi al calcio. Tre anni dopo debuttai addirittura in A con i rossoblu: pareggiammo 1-1, in casa, contro il Milan. Feci anche gol: in carriera ne ho fatti pochini ma tutti stupendi. Quella volta partii da meta campo, scartai 4 o 5 avversari e tirai in porta con tutta la forza che avevo. L' altra rete la segnò Vincenzi. Strano destino: qualche anno piu tardi lui si trasferi al Bologna, io al Milan". Nel '78 Stefano passa in rossonero: fa 7 gol e vince lo scudetto della stella, guidato da Niels Liedholm. Nel cuore custodisce pero il ricordo di un altro grande allenatore: Nereo Rocco, morto qualche mese prima della conquista del tricolore. Pieno di nostalgia, rammenta: "A Milano abitavo in un residence. Accanto alla mia stanza c'era quella del Paron che, dopo cena, passava a darmi qualche consiglio.
Il ritorno al Bologna
Una notte davano in tv un incontro di boxe con Muhammad Alì, credo. Quella sera Rocco passò da me e con la sua proverbiale calma disse: 'So che seguirai il match: vengo anch'io. Però fammi un favore, compera una bottiglia di vino' . Non ricordo che marca mi indicò: so che costava 80 mila lire e, per non fare brutta figura, ne acquistai due. A fine match si porto via la bottiglia rimasta...". La grintosa punta, che conta 3 presenze e 2 reti in nazionale Under 21 e 2 match e 2 gol nella Militare, quando passò alla Lazio subì una squalifica di 6 mesi per illecito (scommesse). Tornò poi al Bologna (con uno stop altrettanto lungo per un infortunio riportato in uno scontro con Graziani), quindi di nuovo alla Lazio, poi Prato, Campania e Rimini, per finire a Lugo di Romagna. Stefano, che nel frattempo aveva acquistato un albergo, ha lasciato a 30 anni: per 3 ha allenato i giovani del Bologna, poi ha fatto l'osservatore. Ora vive a Budrio; oltre all'albergo, ha un ristorante e un bar con ricevitoria Totocalcio, gestiti con la moglie Fausta. Ha il patentino di allenatore, ammira Beppe Signori e confida: "Quando ho smesso avevo paura di non farcela e mi sono staccato dal calcio per un anno. Ho sistemato i miei cimeli in due bauli che non ho piu toccato. Forse ora e giunto il momento di aprirli". E di tornare nel mondo del pallone...
Ciao Chiodi, Bologna ti piange.
Se ne va a 52 anni un mito rossoblù.
di Gianfranco Civolani
Subito gol al debutto, contro il Milan e nella porta di Ricky Albertosi. Quanti giocatori hanno cominciato così? Pochi o pochissimi, ma a Stefano Chiodi è accaduto. E 8 gol alla prima stagione in serie A e a 19 anni non ancora compiuti, quasi come i nove di un altro illustre esordiente - Roberto Mancini - qualche anno dopo. Stefano Chiodi era un bolognese arioso di provincia, nato a Bentivoglio. Figlio di un uomo che aveva un bel nome plebeo (Dinamo era appunto il nome del papà) Stefano era uno dei tanti bolognesi di paese (Dino Fiorini di San Giorgio di Piano, Cervellati di Baricella, Ghetti di Argelato) che si portavano dietro un sogno, quello di indossare una maglia prestigiosa e - come dire - inossidabile nel tempo. E Bruno Pesaola non ci mise molto a capire che il pupone Stefano andava messo dentro e affidato alla buona grazia e alla preziosa collaborazione di un centravanti brasiliano ( Sergio Clerici detto il Gringo) che sapeva creare gli spazi giusti per chi con la maglia numero undici gli giocava così vicino. Era il primo Bologna senza Savoldi, appunto ceduto al Napoli dal presidente Conti in cambio di un gran pacco di soldi con l’aggiunta di due giocatori ritenuti un po’ frusti come l’ala destra Rosario Rampanti e il centravanti Clerici, un brasiliano paulista detto anche il Sordo (ci sentiva da un orecchio solo) che sulla piazza di Bologna qualche anno prima era stato un mezzo disastro. Ma Luciano Conti si era cautelato prelevando dal Brescia un presunto bomber (tale Bertuzzo) che avrebbe dovuto spaccare il mondo. Ma già alla terza partita (ottobre del ‘75) il giovane Chiodi si fece sentire e praticamente portò via il posto al malcapitato Bertuzzo, un solo miserrimo gol in quindici partite con ovvia e rapida cessione.
Un cuore generoso
Stefano Chiodi aveva forza e faccia di bronzo. Fu subito precettato dai tecnici azzurri, giocò tre partite nella nazionale giovanile poi si perse un po’ per strada anche perchè afflitto dai soliti infortuni che coltivano gli attaccanti che ci davano dentro senza paura. Ma più tardi il presidente Conti - che già aveva ceduto ai migliori offerenti Savoldi e Pecci - non seppe resistere alla sirena del Milan e là Stefano Chiodi conquistò lo scudetto della Stella mettendo a segno 7 gol (tutti su rigore, ma sempre 7) a maggior gloria di quel gioiello di squadra targato Liedholm e Rivera. Poi due anni dopo Stefano cominciò un po’ a declinare e a farsi qualche giro. La Lazio, di nuovo il Bologna per una rapida comparsata e - a meno di trent’anni - l’oblio a Napoli (ma in C, al Campania) e al Pinerolo giusto per acchiappare gli ultimi quattrini. Stefano Chiodi - 33 gol in serie A - era un tipo solare che sapeva sempre buttarla sulla battuta pronta. E già da giovane gli piaceva buttarsi negli affari. Rilevò a Milano un ristorante insieme a quel bel tipo di Albertosi e poi con la moglie Fausta diventò a Budrio proprietario di alberghi e ristoranti. E avrebbe voluto fare l’allenatore (e lo fece, per un attimo nelle giovanili del Bologna), ma il lavoro lo assorbiva troppo e Stefano si era completamente dedicato agli aperitivi che sul mezzogiorno sfornava per gli amici di provincia. Stefano Chiodi era un cuore generoso. Aveva lanciato il Memorial Fiorini in onore di un caro amico così prematuramente scomparso. Ma l’ultima volta - a Pianoro - al Memorial Chiodi non arrivò mai. C’erano tutti gli altri, ma lui no. Stefano stava male, prima un po’ male e poi molto male e adesso Stefano amico mio e di tutti i giornalisti miei coetanei - se n’è andato a cinquantadue anni. Mi diceva sempre: « Ma come siamo messi con ‘ sto Bologna? » Caro Stefano, eravamo messi meglio quando c’eri tu.
È morto Chiodi, debuttò in rossoblù.
Pochi, ma belli, i gol di Stefano Chiodi. «Agivo da unica punta, mi muovevo orizzontalmente per fare spazio agli altri. Il pubblico mi voleva bene lo stesso», diceva di sé. Stefano Chiodi, ex centravanti del Bologna negli anni Settanta, poi del Milan e della Lazio, è morto questa mattina al Maggiore. Avrebbe compiuto 53 anni il 26 dicembre prossimo, ma era malato da lungo tempo. Quando lasciò per la prima volta Bologna per approdare al Milan aveva 22 anni. Ma alla fine, dopo una carriera in giro per l’Italia, aveva deciso di tornare sotto le Due Torri per aprire un’osteria e altre attività nel borgo di Budrio. Nel suo «Ristorante del Teatro», c’è ancora la foto del tiro al volo col quale inchiodò un immobile Ivano Bordon. Era il 29 gennaio 1978. «Il mio gol più bello: io segnavo d'istinto e quindi mi venivano bene», disse una volta. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili rossoblù, dopo un prestito al Teramo, debuttò in serie A con il Bologna nel 1975, segnando un gol al Milan, la stessa squadra che un anno dopo l'ha acquistato a peso d’oro e che lui ha trascinato alla conquista dello scudetto, quello della stella, il numero 10. Poi giocò ancora diversi anni, prima di nuovo a Bologna e poi con Lazio e Prato. Forte fisicamente, veloce e dotato di buon dribbling e tiro ebbe uno dei momenti miglior giocando sotto la guida del «Petisso» Pesaola, al fianco del brasiliano Sergio Clerici. Per lui 87 partite in serie A e 19 gol col Bologna.
IL LUTTO DEI CLUB - Per ricordarlo la società rossoblù ha lasciato un messaggio sul suo sito ufficiale: «Tutto il Bologna F.C. 1909, presidente, dirigenti, tecnici, giocatori e dipendenti, si stringe alla famiglia nel ricordo di Stefano».
Colomba: «Era generoso e ironico». Budrio era diventato il suo rifugio.
BOLOGNA - Personaggio unico, ironico, si faceva voler bene. Era diretto, non amava i giri di parole. Chiodi amava parlare con la gente e confrontarsi con tutti senza mai un briciolo di presunzione. Per questo era particolarmente noto e amato a Budrio, il suo rifugio. Ha combattuto sino all'ultimo istante con quel piglio che era assai noto a chi lo conosceva bene. Al suo fianco è rimasta, costantemente, la moglie Fausta. Sposato e padre di due figli, Tommaso e Irene, Stefano era diventato un apprezzato ristoratore a Budrio, dove ha gestito per anni un importante albergo ristorante, e nella frazione di Prunaro dove ha aperto con successo una pizzeria dove ha lavorato sino a quando la malattia glielo ha permesso assieme alla moglie, ai figli, ai nipoti. Franco Colomba: « Abbiamo condiviso bei momenti insieme. Era un ragazzo generoso, sensibile e sempre con il sorriso sulle labbra ». La sua morte non ha colto di sorpresa. Da anni infatti il centravanti, dal calcio impressionante, combatteva contro la malattia. I funerali si terranno domani mattina alle 10.30 presso la chiesa di San Lorenzo a Budrio. Ci sarà un intera comunità che ha apprezzato Stefano Chiodi, l'amico di tutti.
di Leonardo Arrighi
10 giugno, 2014
Stefano Chiodi è stato un grande calciatore: attaccante simbolo del Bologna e uomo decisivo nella conquista del decimo scudetto da parte del Milan. I risultati sportivi ottenuti sono indiscutibili, ma ciò che fa di Stefano un autentico campione sono le qualità che sfuggono agli almanacchi. Tra queste spiccano: la forza di saper controbattere agli sgambetti della cattiva sorte, sempre pronto a far leva su un inossidabile ottimismo; il senso di responsabilità provato nei confronti delle persone, in particolare i ragazzi, che vedevano in lui un modello da seguire; la capacità di difendere la purezza della propria passione attraverso la rinuncia a qualsiasi tipo di compromesso; la generosità e l’altruismo in campo e nella vita quotidiana. Tali attributi si possono istantaneamente cogliere osservando i gol di Stefano, ogni volta traspare l’intenzione di offrire agli spettatori qualcosa di speciale e la gioia espressa dopo la marcatura è un inno immortale alla condivisione di un momento felice ed ispirato.
I primi calci al pallone
Stefano Chiodi nasce a Bentivoglio il 26 dicembre 1956. La famiglia, composta anche da un fratello ed una sorella, vive a Funo. Sin da bambino, Stefano mostra una notevole predisposizione per lo sport: le prime partitelle con gli amici e le gare di atletica coinvolgono il futuro campione d’Italia, che alla domenica comincia a frequentare lo stadio di Bologna. Gli zii, grandi tifosi dei rossoblu, accompagnano il nipote e lo contagiano con la loro passione. Chiodi resta colpito da Helmut Haller e Giacomo Bulgarelli, che diventano immediatamente i suoi miti. Le emozioni vissute sugli spalti del Renato Dall’Ara vengono tradotte in progressi sul terreno di gioco da parte del ragazzino di Funo, che fa già parte di una piccola squadra di Corticella. I chilometri percorsi, in sella ad una bicicletta, per raggiungere il campo, il confronto con la fatica prodotta dagli allenamenti sono degli stimoli per Stefano, che forgia in questi anni il suo spirito tenace e disposto al miglioramento. La volontà di progredire come calciatore è da subito fondamentale per il giovane Chiodi, molto maturo per la propria età. Prima di compiere quindici anni, il ragazzo esordisce in promozione nel Castelmaggiore e dopo una stagione si ritrova conteso tra Torino e Bologna. I granata sono in anticipo sugli emiliani, ma il padre – inizialmente titubante a proposito del futuro sportivo del figlio – decide di non firmare il documento di autorizzazione per andare a Torino, preferendo i rossoblu. Chiodi entra a far parte delle giovanili del Bologna dove conosce altri coetanei promettenti: Paris, Pecci, Colomba e Ferrara. Con la squadra primavera, il giovane di Funo partecipa al Torneo di Viareggio, in cui si distingue, centrando una inattesa finale persa di misura contro la Fiorentina di Antognoni.
L’esordio in Serie A
Nel 1974 il Bologna promuove Stefano nella formazione maggiore, decidendo però di mandarlo per un anno in serie C1 al Teramo: Chiodi comprende l’importanza di quei mesi e sa che sarà sorvegliato dalla dirigenza rossoblu. Il risultato è esaltante: l’esordiente realizza otto reti in ventinove partite e trascina il Teramo fino al secondo posto. L’entusiasmo dei tifosi è incontenibile e la memoria di quell’annata appare ancora viva nella città umbra, che a distanza di parecchi anni lo ha premiato per aver messo a segno il gol più bello della storia dello Stadio Comunale. Rinvigorito dalle conferme ottenute, Stefano diventa il centravanti titolare del Bologna. L’esordio in serie A, avvenuto il 19 ottobre 1975, è folgorante: Bologna-Milan, giocata in un fresco pomeriggio d’autunno, vede gli emiliani in svantaggio di una segnatura e prossimi alla sconfitta. Ad un quarto d’ora dalla fine però si scatena il giovane attaccante che, dopo un’azione travolgente in cui riesce a dribblare cinque avversari, tira un bolide imprendibile per Albertosi. Il pareggio conclusivo è accolto con grande gioia dalla curva rossoblu, che incorona Chiodi come suo nuovo beniamino. Nella trasferta di Napoli il diciannovenne stupisce tutti con una doppietta meravigliosa e al termine del campionato 1975-1976 i gol saranno otto. Nelle due stagioni successive, sempre con la maglia del Bologna, l’attaccante segna dieci marcature in campionato ed una in Coppa Italia. Il diploma come perito professionale ed il servizio militare distolgono Stefano dagli impegni agonistici, ma il calciatore – convocato nella nazionale under-21 nel 1977 e capace di collezionare tre presenze e due reti – riesce a confermarsi ad alti livelli, suscitando l’interesse del Milan che decide di acquistarlo per l’enorme cifra di un miliardo di lire più la vendita di Francesco Vincenzi.
La vittoria dello scudetto
L’arrivo a Milano, fortemente caldeggiato da Gianni Rivera, è un sogno che si avvera. Chiodi, poco incline a parlare di calcio al di fuori del rettangolo verde, fatica a contenere l’emozione. Niels Liedholm, leggendario allenatore del Milan, lo inserisce nella formazione titolare, assegnandogli un ruolo molto importante. Stefano sarà il centravanti di riferimento, che dovrà svolgere anche compiti imprescindibili per l’impostazione tattica voluta da Liedholm. L’allenatore svedese fa affidamento sullo spirito di sacrificio del nuovo arrivato, che sa farsi carico di un lavoro, spesso oscuro, decisivo per il successo di squadra: l’apertura di spazi per i compagni, a prezzo di duri colpi ricevuti, è una delle priorità per il bolognese, che mostra un altruismo impareggiabile. L’attaccante rossonero usufruisce di una serie di consigli speciali ricevuti da Nereo Rocco (suo vicino di casa a Milano), ben disposto verso quel ragazzo così simpatico e pieno di talento. La stagione 1978-1979 è trionfale: il Milan conquista il decimo scudetto (quello della stella) e Chiodi si impone come un vero protagonista per i sette gol realizzati, per la freddezza sui calci di rigore e soprattutto per aver interpretato benissimo il suo ruolo. Il primo anno nel capoluogo lombardo è impreziosito da cinque presenze e due reti in Coppa Uefa e da due realizzazioni in Coppa Italia. La seconda stagione al Milan non risulta altrettanto fortunata per i rossoneri, che a fine campionato sono investiti dal ciclone del calcioscommesse e retrocessi in serie B. Stefano, autore di undici gol nel 1979-1980, viene ingiustamente squalificato per sei mesi e dopo poche settimane riceve la notizia della cessione alla Lazio, anch’essa spedita in serie B.
Un periodo sfortunato
Il calciatore bolognese fatica a celare la tristezza per gli eventi che hanno colpito il calcio. Chiodi non è rammaricato soltanto per il suo infondato coinvolgimento, ma perché vede lo sport che ama irrimediabilmente privato della propria credibilità. Il pensiero che i tifosi non possano più fidarsi del loro sport preferito è insopportabile per un giocatore responsabile e consapevole come lui. Dopo la stagione passata alla Lazio, nel 1981 arriva il desiderato ritorno al Bologna. Purtroppo il rientro in rossoblu è segnato da un grave infortunio patito in uno scontro di gioco durante una partita di campionato contro la Fiorentina: la conseguenza di un contrasto aereo con Ciccio Graziani è un forte colpo alla testa, che causa un giorno di coma a Stefano. La collisione si traduce in una serie di mesi di riposo forzato e riabilitazione per recuperare la completa funzionalità di una parte del corpo. Chiodi – cha abbandona la serie A con un bottino di trentatré gol – non si perde d’animo e con ottimismo e tenacia riesce a tornare in campo con la maglia della Lazio nella stagione 1982-1983. I problemi fisici dovuti all’infortunio dell’anno precedente non smettono di farsi sentire e, al termine del campionato, Chiodi lascia la squadra biancoceleste. Per due anni e mezzo il calciatore emiliano milita in serie C1 nel Prato, nel Campania e nel Rimini, poi nel 1986 passa al campionato interregionale prima al Pinerolo e poi al Baracca Lugo fino al 1988.
La vita oltre il calcio
Conclusa la carriera agonistica, Stefano sceglie di continuare a vivere a Budrio dove si è trasferito dopo il matrimonio, avvenuto nel 1981, con Fausta Lambertini. Il budriese d’adozione è impegnato per tre anni come allenatore del settore giovanile del Bologna. Il rapporto con il calcio non viene mai meno, anche se l’attaccante preferisce frequentare i campi di periferia, in cui a volte indossa maglietta, pantaloncini e scarpe per riavvicinarsi alla sua grande passione. Chiodi, padre di Tommaso ed Irene, avvia alcune attività a Budrio e Prunaro: un hotel, un ristorante, una pizzeria ed un bar. I nuovi impegni lavorativi sono affrontati con la sua caratteristica positività e in breve tempo riesce a creare dei luoghi di aggregazione insostituibili. La sensibilità dell’ex attaccante si manifesta nell’organizzazione del Memorial Giuliano Fiorini, compagno di Chiodi nei primi anni trascorsi al Bologna e prematuramente deceduto nel 2005. Il trasporto emotivo con cui il campione d’Italia del 1978-1979 si impegna nella difesa della memoria dell’amico è una ulteriore riprova del valore di Stefano che, al termine di una lunga malattia, muore il 4 novembre 2009. Dal 2010 a Funo viene organizzato un Memorial in suo onore. A noi il compito di ricordarlo anche a Budrio dove il suo nome non potrà mai essere dimenticato.
Ringrazio Tommaso Chiodi, Fausta Lambertini, Fernando Pazzaglia ed Ezio Venturoli.
Stefano Chiodi, un talento.
Di Vanni Zagnoli
Chiodi era un talento, il Torino l’aveva acquistato non ancora maggiorenne, il padre però lo convinse a firmare per il Bologna, di cui era tifoso. A 18 anni andò in prestito al Teramo, in serie C, segnò 8 gol. Nel 1975 debuttò in A con i rossoblù, gol al Milan. Forte fisicamente, veloce e dotato di buon dribbling e tiro notevole, diede il meglio in avvio. In rossoblù, con l’allenatore Bruno Pesaola, il Petisso, accanto a Sergio Clerici: dopo il ritiro di Josè Altafini, nel ‘77-‘78, il brasiliano restò l'unico straniero della serie A, dopo la chiusura delle frontiere, dal ’64 all’80. Del suo Bologna il 13 febbraio è scomparso Giacomo Bulgarelli, per la stessa malattia, nel 2005 un tumore al pancreas portò via Giuliano Fiorini, classe ’58. I tre erano amici, si ritrovavano spesso il lunedì sera, a cena e poi per giocare a carte, in un ristorante bolognese, la Brenta.“Aveva doti calcistiche e fisiche non comuni – sottolinea l’amico Farioli -, per essere un campione gli mancava solo la testa: non era così professionista fuori dal campo. Calciava di destro e sinistro, indifferentemente, con il suo 37 di piede. Debuttò in under 21, senza arrivare mai in nazionale. Lascia la moglie Fausta, 44 anni, con la quale gestiva una pizzeria a Prunaro, frazione di Budrio, nel Bolognese. E’ lì che la famiglia Chiodi si è realizzata in attività commerciali, nell’ultimo quarto di secolo, dopo il ritiro di Stefano dal calcio. Ha condotto l’hotel Sport, il bar Centrale, poi il ristorante albergo Del Teatro, sempre a Budrio. Il figlio Tommaso, 24 anni, si è appena laureato, la figlia Irene, 20, studia all’università. Farioli è stato per 30 anni titolare del Sultano, notissimo parrucchiere e poi centro benessere e palestra di Bologna. Chiodi era di Funo, l’amico di Castelmaggiore, dove l’attaccante fece le giovanili, fu lo stesso Farioli a introdurlo nella vita della Dotta.
“Il suo gol più bello al Dall’Ara, contro l’Inter, non aveva ancora 20 anni. Stop di petto a centro area, fece girare la palla sopra la testa dell’avversario, si girò e la mise nel sette: alla Domenica Sportiva venne premiato come gol del mese”. Chiodi era soprattutto un burlone.“In compagnia aveva la battuta facile, raccontava barzellette, scherzava, si ritrovava a giocare a briscola anche con Bellugi, Bob Vieri (il padre di Cristian, ndr), Maselli e il portiere Zinetti”. Era rimasto in contatto con Giovanni Mei, l’ex stopper, ora osservatore per Franco Colomba, allenatore del Bologna, con Oriano Grop, Eraldo Pecci e Gil De Ponti. Stefano Chiodi nacque il 26 dicembre 1956 a Bentivoglio (Bo). Giocò nel Bologna dalla stagione 1975-76 al 1977-78, e ancora nel campionato 1981-82. Cresciuto nelle giovanili rossoblù, vanta 95 presenze e 21 reti in totale tra campionato e coppe.
Stagione
|
Squadra
|
Campionato
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Coppe
naz.
|
Coppe
euro.
|
Altre
coppe
|
Totale
|
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Com |
Pres |
Reti |
Com |
Pres |
Reti |
Com |
Pres |
Reti |
Com |
Pres |
Reti |
Pres
|
Reti
|
|||
1975-1976
|
Bologna
|
A
|
22
|
8
|
CI
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
22
|
8
|
|
1976-1977
|
Bologna
|
A
|
25
|
5
|
CI
|
1
|
1
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
26
|
6
|
|
1977-1978
|
Bologna
|
A
|
25
|
5
|
CI
|
4
|
0
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
29
|
5
|
|
1981-1982
|
Bologna
|
A
|
15
|
1
|
CI
|
3
|
1
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
18
|
2
|
|
|
87
|
19
|
|
8
|
2
|
|
-
|
-
|
|
-
|
-
|
95
|
21
|
|||
Legenda:
A
– Serie A
CI
– Coppa Italia
|
Stefano
Chiodi (Bentivoglio [BO], 26 dicembre 1956 – Bologna, 4
novembre 2009). 95 presenze nel Bologna tra Serie A e Coppa
Italia, e 21 reti, dall'esordio, 19 ottobre 1971, all'ultima
partita in rosso-blu, 18 aprile 1982. Ottimo attaccante, crebbe
nel settore giovanile del Bologna, che l'aveva prelevato
giovanissimo dal Castelmaggiore. Per lui 3 presenze nella
Nazionale Under 21 e 2 reti.
|
STEFANO CHIODI IN NAZIONALE – UNDER 21
____________________________________________________________________
Como, Stadio Giuseppe Sinigaglia, 9 febbraio 1977
ITALIA U21 - LUSSEMBURGO U21 4-0 (1-0)
ITALIA U21: Giovanni Galli (AC Fiorentina); Nazzareno Canuti (FC Internazionale Milano), Antonio Cabrini (Juventus FC); Loris Boni (AS Roma), Lionello Manfredonia (SS Lazio), Roberto Galbiati (Pescara Calcio); Paolo Rossi (SS Lanerossi Vicenza), Agostino Di Bartolomei (AS Roma), Salvatore Garritano (AC Torino) (dal 46' Bruno Giordano [SS Lazio]), Francesco Guidolin (AC Hellas Verona) (dal 71' Roberto Tavola [Atalanta BC), Stefano Chiodi (Bologna FC). A disp.: (12 Claudio Tarocco (Genoa 1893), 13 Mauro Ferroni (UC Sampdoria), 14 Franco Ogliari [Genoa 1893]). All. Azeglio Vicini
LUSSEMBURGO U21: Scholtes; Dax, Simon; Woalter, Raths, Bossi H; Scheltler, Dresch, Noel, Koster, Nauman. A disp.: (12 Kirsch, 13 Bossi J., 14 Clemens, 15 Chilling, 16 Thillens). All. –
Arbitro: Tauss (Jugoslavia).
Reti: al 14' Chiodi, al 72' Di Bartolomei, all'82' Di Bartolomei (rig.), all'89' Manfredonia.
Angoli: 9-1 per l'Italia
Note: in tribuna il direttore tecnico della squadra nazionale Bernardini, numerosi allenatori e direttori sportivi di serie "A" e "B".
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Modena, Stadio Alberto Braglia, 24 febbraio 1977
ITALIA U21 - FINLANDIA U21 1-0 (0-0)
ITALIA U21: Giovanni Galli (AC Fiorentina); Nazzareno Canuti (FC Internazionale Milano), Antonio Cabrini (Juventus FC); Loris Boni (AS Roma), Lionello Manfredonia (SS Lazio), Roberto Galbiati (Pescara Calcio); Paolo Rossi (SS Lanerossi Vicenza), Agostino Di Bartolomei (AS Roma), Salvatore Garritano (AC Torino) (dal 20' s.t. Pietro Fanna [Atalanta BC]), Andrea Agostinelli (SS Lazio), Pietro Paolo Virdis (Cagliari Calcio) (dal 1' s.t. Stefano Chiodi [Bologna FC]. All. Azeglio Vicini
FINLANDIA U21: Isooaho; Pullainen, Hekkinen; Vaittinen, Laarsko, Koskine, Laskinen, Haaskivi, Satmi, Naukarinnen (dal 16' s.t. Ismail), Eskelinen. All. –
Arbitro: Ferdinando Reggiani di Bologna
Reti: Rossi al 37' s.t.
Angoli: 15-5 per l'Italia
Spettatori: circa 15 mila per un incasso di lire 20 milioni 14.000
Note: cielo coperto, terreno in buone condizioni. Presenti in tribuna il commissario tecnico Bearzot, il vice presidente della Lega Cestari e numerosi allenatori ed ossevatori.
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Firenze, Stadio Comunale, 22 febbraio 1978
ITALIA U21 - FINLANDIA U21 1-0 (0-0)
ITALIA U21: Giovanni Galli (AC Fiorentina); Nazzareno Canuti (FC Internazionale Milano), Antonio Cabrini (Juventus FC); Patrizio Sala (AC Torino), Lionello Manfredonia (SS Lazio), Roberto Galbiati (Pescara Calcio) (46' Moreno Ferrario [SS Calcio Napoli]; Salvatore Bagni (AC Perugia) (46' Pietro Fanna [Juventus FC]), Andrea Agostinelli (SS Lazio), Bruno Giordano (SS Lazio) (46' Paolo Rossi [SS Lanerossi Vicenza]), Roberto Tavola (Atalanta BC), Stefano Chiodi (Bologna FC). All. Azeglio Vicini
FINLANDIA U21: Lindholm; Lahtinen, Helin; Salonen, Rissanen, Myotanen, Tomi Jalo, Ulmonen, Siolund (64' Timo Jalo), Houtsonen, Linjamaki (82' Kaartinen). All. –
Arbitro: Giulio Ciacci di Firenze
Reti: Chiodi al 35' s.t.
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lo ricordo bene, Stefano ... potenzialmente era fortissimo, un attaccante completo ... ma fallì la sua grande occasione al Milan ... nonostante lo scudetto vinto, si segnalò per i clamorosi goal mancati ... poi, fu coinvolto nel "Calcio scommesse" e la sua carriera, praticamente, finì lì ...
RispondiEliminaSì potenzialmente era fortissimo. A Bologna si ricordano ancora certi suoi gol da antologia. Segnava poco, ma erano quasi tutti gol spettacolari. Ti ringrazio per il commento Stefano. Ciao.
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