giovedì 4 settembre 2008

1932: la prima vittoria della Coppa dell'Europa Centrale.


I primi successi in competizioni internazionali a livello ufficiale, fu il Bologna a garantirli al calcio italiano. Fu proprio a quei tempi che il Bologna divenne per tutti "lo squadrone che tremare il mondo fa", motto che risaliva agli anni Venti ma che assurse a fama nazionale con le vittorie dei rosso-blu in campo europeo. La Coppa dell'Europa Centrale dei primi anni Trenta, era una prestigiosa competizione alla quale partecipavano le prime due classificate dei campionati d'Italia, Austria, Cecoslovacchia e Ungheria. Il Bologna era all'epoca tra le più forti formazioni del vecchio continente e, per chi veniva a giocare nel nuovo stadio "Littoriale", inaugurato nel 1927, non era facile spuntarla. Raffaele Sansone, la grande mezzala uruguagia degli anni '30, ricordava così quelle sfide in Europa."Erano scontri violenti ed esaltanti, ormai il Bologna era diventato famosissimo anche all'estero e piovevano offerte per andare a giocare ovunque. Gli insegnamenti di tecnici stranieri come Lelovich, Nagy e Kovacs furono molto importanti per darci quella mentalità e quel gioco che ci consentivano di fare grandi figure anche all'estero". La Coppa Europa fu istituita il 17 luglio 1927, a Venezia, dal leggendario allenatore del "Wunderteam" Hugo Meisl (denominazione ufficiale: La Coupe de l'Europe Centrale), ma nelle prime due edizioni le squadre italiane non parteciparono, a causa della formula del campionato, che trascinava l'attività fino a luglio. Le prime nazioni partecipanti furono Austria, Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia, quest'ultima sostituita dall'Italia dal 1929. Fino al 1933 il format rimase pressoché invariato: si qualificavano le prime due squadre dei rispettivi campionati. Dall'ottava edizione della coppa, nel 1934, visto il grande successo della manifestazione, il comitato che aveva sede a Klagenfurt decise di raddoppiare le presenze: qualificazione alla Coppa Europa per le prime quattro squadre di ogni campionato - tranne l'Austria, che riservava un posto alla vincitrice della coppa nazionale -. Dal campionato 1935-36, anche l'Italia riservò un posto alla vincente della rinata Coppa Italia. Dall'edizione del 1936 si unì alle altre nazioni anche la Svizzera, anche se tutte le squadre elvetiche per accedere alla coppa dovevano passare un turno di qualificazione. Nel 1937 morì improvvisamente, per attacco cardiaco a soli cinquantasei anni, il grande Hugo Meisl, il genio boemo nato e cresciuto nel 1881 a Maleschau (oggi Malechov, nella Repubblica Ceca, all'epoca facente parte dell'Impero austro-ungarico), ma viennese di adozione e formazione, colui che aveva creato la Coppa dell'Europa Centrale (e la Coppa Internazionale per squadre nazionali) sul modello della Challenge-Cup - torneo di calcio dell'Impero austro-ungarico, disputato dal 1897 al 1911 - e creduto per primo in un grande torneo europeo per club. Uomo di grande cultura, ex contabile bancario, poliglotta - parlava alla perfezione cinque lingue: tedesco, italiano, inglese, spagnolo e francese -, calciatore di buon livello nelle file del Vienna Cricket and Football Club, arbitro di livello internazionale, fondatore e segretario generale della Österreichischer Fußball-Bund (l'ÖFB, la federcalcio austriaca), nonché direttore tecnico delle nazionali d'Austria. Nonostante questa grande perdita, si andò avanti e nell'edizione del 1937 le nazioni partecipanti furono ben sette: rientrò la Jugoslavia e fece il suo debutto la Romania. L'Italia poteva schierare, come le altre nazioni veterane della coppa, tre squadre, la Svizzera due, mentre la matricola Romania solo una squadra. Furono gli ultimi fuochi della più antica competizione internazionale a livello di club: dall'edizione del 1938, con l'annessione dell'Austria alla Germania e il ritiro della Svizzera, il torneo si ridimensionò. La coppa continuò a giocarsi fino al 1940 (senza le squadre italiane), ultima edizione senza una squadra vincitrice per cause belliche - la finale tra Ferencváros e Rapid Bucarest non si disputò, causa gravissima crisi diplomatica tra i due paesi, che si contendevano la Transilvania -. Il periodo classico della Coppa dell'Europa Centrale, creata dalla mente geniale di Hugo Meisl, l'antesignana della Coppa dei Campioni d'Europa voluta da Gabriel Hanot, terminò il suo glorioso cammino con l'avvento della seconda guerra mondiale.

Il Bologna europeo

Nel 1929, nel 1930 e nel 1931 Juventus, Genoa, Ambrosiana Inter e Roma ebbero ben poca fortuna. Il Bologna, che avrebbe potuto prendervi parte, dovette rinunciare nel 1929, l'anno del suo secondo scudetto (come il Torino secondo classificato), per quelle tre finali che avevano impegnato le due squadre fino a luglio, e per la tournée che rosso-blu e granata dovettero sostenere durante l'estate in Sud America. Ecco dunque il Bologna al suo esordio in Coppa Europa. Come primo avversario da incontrare, in doppia partita di andata e ritorno, al Bologna tocca per i quarti di finale la squadra campione di Cecoslovacchia, ossia lo Sparta Praga, forte del celeberrimo trio d'attacco composto da Silný, Braine e Nejedly. Questi ultimi erano un terzetto sensazionale, uno dei migliori in Europa. Raymond Braine, belga, proveniva dal Beerschot di Anversa, dove giocava come non professionista. Era un giocatore eccezionale, un mancino terribile, con un tocco di palla e un senso del gol senza pari. Poi Oldrich "Olda" Nejedly, il futuro capocannoniere ai mondiali del 1934: un giocatore completo, tecnico e grande realizzatore. Nell'afoso pomeriggio bolognese, i rosso-blu si schierarono così:

BOLOGNA: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Martelli, Baldi, Montesanto; Maini, Sansone, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni.
SPARTA: Ledvina; Burger, Perner; Kostalek, Madelon, Srbek; Podrazil, Silný, Braine, Nejedly, Sokolar.

Il primo tempo dell'incontro scatenò l'entusiasmo sulle gradinate: Reguzzoni al 3', Maini con due colpi di testa al 10' e al 20', e infine Schiavio al 42', mandarono il Bologna al riposo in vantaggio per 4 a 0. E nella ripresa, mentre il famoso Braine si fece espellere per proteste nei confronti dell'arbitro Miesz, Baldi trasformò a metà tempo un calcio di punizione. 5 a 0 alla fine, un vantaggio col quale affrontare tranquillamente l'incontro di ritorno. E infatti, il 28 giugno a Praga, il Bologna, che dovette rinunciare all'infortunato Schiavio e a Baldi, che ha fissato proprio in quel periodo il suo matrimonio (sostituiti con Ottani e Donati), venne battuto in una partita non troppo convincente per 3 a 0. Il Bologna si schierò così:

BOLOGNA: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Donati, Montesanto, Martelli; Maini, Sansone, Ottani, Fedullo, Reguzzoni.
SPARTA: Nemec; Burger, Ctyroky; Kostalek, Kád'a, Srbek; Podrazil, Pelcner, Braine, Nejedly, Favera.

A Praga, una mezzora iniziale di evidente superiorità bolognese non diede frutti; poi un rigore concesso con una certa larghezza dall'arbitro Braun al 33' e un'autorete al 35' di Donati (che aveva sostituito Baldi), diede allo Sparta la spinta verso il successo. Nella ripresa un terzo gol dello Sparta, ma poi i rosso-blu difesero il loro vantaggio, mentre Reguzzoni e Maini non ebbero fortuna nei loro ostinati contropiede. Anche l'altra squadra italiana, la Juventus (opposta al Ferencváros), passò il turno, vincendo a Torino per 4 a 0 e pareggiando a Budapest per 3 a 3. In semifinale il Bologna si trovò opposto al First Vienna, la squadra più antica della capitale e di tutta l'Austria. I giallo-blu del "Vienna", come viene familiarmente chiamato in patria, erano in quel momento i detentori della Coppa dell'Europa Centrale e allineavano tra le proprie file autentici mostri sacri del calcio austriaco e del "Wunderteam", la fortissima nazionale d'Austria. I difensori Blum e Rainer, due colonne del'Austria di Hugo Meisl; il classico e tecnico centromediano Hofmann, anche lui pilastro della Nazionale; il forte e instancabile mediano laterale sinistro Schmaus, tenace francobollatore e prezioso rifornitore; i giovani, veloci, ottimi dribblatori Brosenbauer e Schönwetter, rispettivamente ala destra ed ala sinistra; l'asso dell'attacco, il finissimo e fortissimo centravanti Fritz Gschweidl; per finire con Adelbrecht e Tögel, due mezze ali di grande caratura tecnica. Il First Vienna era sicuramente la più forte squadra austriaca del momento e una delle migliori in Europa. Nel Bologna tornavano in squadra Schiavio e Baldi; ma nessuno dei due era nelle migliori condizioni atletiche. Al Littoriale, il 10 luglio del 1932, il Bologna schierò:

BOLOGNA: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Montesanto, Baldi, Martelli; Maini, Sansone, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni.
FIRST VIENNA: Horezchowsky; Rainer, Blum; Kaller, Hofmann, Schmaus; Brosenbauer, Adelbrecht, Gschweidl, Tögel, Schönwetter.

Il primo tempo fu di un'estrema tensione agonistica: la squadra viennese apparve subito fortissima e impegnò a fondo la retroguardia bolognese. Quando fu il turno del Bologna di attaccare, allora Sansone siglò una prima rete per i rosso-blu. Nella ripresa, infine, poco prima della fine del primo tempo, Maini segnò un secondo gol di un'importanza fondamentale per l'incontro di ritorno. Il 17 luglio 1932, si giocò a Vienna nel mitico stadio "Hohe Warte", il secondo per capienza di tutta l'Austria e, prima della costruzione del Prater nel 1931, sede principale delle partite della nazionale austriaca. Il Bologna scese in campo con il seguente undici:

BOLOGNA: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Montesanto, Baldi, Martelli; Maini, Sansone, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni.
FIRST VIENNA: Horezchowsky; Rainer, Blum; Kaller, Hoffmann, Schmaus; Brosenbauer, Adelbrecht, Gschweidl, Tögel, Schönwetter.

Bologna - First Vienna 2-0, 10 luglio 1932, Stadio Littoriale. "Schiavio ha tirato !", titola il celebre "Il Calcio Illustrato". Da destra a sinistra: Blum, Sansone, Maini, Schiavio, Rainer. L'inizio del match fu nettamente contrario ai rosso-blu: l'arbitro svizzero Mercet punì severamente un fallo di Monzeglio con un calcio di rigore, che tuttavia Hofmann sbagliò calciando clamorosamente alto. Ma poco dopo (al 15' di gioco), con una punizione dal limite eseguita sollecitamente mentre i nostri curavano la barriera, l'ala Schönwetter riuscì a infilare la rete con violenza. Poteva essere l'inizio del tracollo; fu invece l'occasione perchè il Bologna dimostrasse la sua straordinaria saldezza morale. Sul terreno scivoloso, lo squadrone bolognese imbastì una consistente partita di centrocampo, disegnando - specie nel primo tempo - applaudite geometrie offensive. E quando nella ripresa il First Vienna cercò di forzare ancora, la muraglia bolognese apparve insuperabile. Il 2 a 1 complessivo, dunque, diede al Bologna l'ingresso alla finale e i ragazzi in maglia rosso-blu poterono esultare sul terreno dell'Hohe Warte. Anche l'ostacolo First Vienna era stato superato. A questo punto la Coppa Europa 1932 aveva già designato il suo vincitore nel Bologna. Infatti, l'altra semifinale fra Juventus e Slavia Praga, portò a clamorosi incidenti che culminarono nell'esclusione di entrambe le squadre dalla disputa della finale, con assegnazione della vittoria nella Coppa al Bologna (deliberazioni di Klagenfurt e di Budapest). Il primo incontro fra le due squadre si svolse a Praga, e nella vittoria dello Slavia per 4 a 0 fu determinante il comportamento dell'arbitro Braun (lo stesso che il Bologna trovò nella capitale cecoslovacca, pochi giorni prima) e quello della folla praghese, assiepata ai margini del campo, senza recinzioni o barriere protettive e che, col suo comportamento intimidatorio, ridusse cetamente le possibilità della Juventus. Fu una partita tremenda, con l'estroso e funambolico Renato Cesarini che perse letteralmente la testa: prima si azzuffò con il pubblico brandendo una bandierina del corner, poi l'arbitro, che aspettò addirittura negli spogliatoi. Nel frattempo, invasione di campo della folla praghese con tanto di tafferugli fra giocatori e pubblico.

Ecco il racconto dell'epoca dell'arbitro Braun, tratto dal "Littoriale" dell' 8-6-1932.

 "Non so che cosa debba fare. A Praga dovetti infliggere tre calci di rigore contro gli italiani, ma credetemi che tutti e tre erano giusti e che non potevo fare altrimenti. Comprendo che gli italiani avessero delle prevenzioni contro di me ed è anzi per questo che mi ero proposto di evitare per quanto possibile qualsiasi azione draconiana nel match di ieri. Ma come fare a non violare la lettera dei regolamenti quando ho dovuto constatare con i miei occhi come Rosetta dinanzi alla propria porta respingeva con le mani il pallone? I difensori italiani protestarono contro la mia decisione quando all'improvviso mi si fece incontro Cesarini. Prima ancora che mi potessi rendere conto del pericolo mi trovai steso a terra, e prima ancora che potessi espellere Cesarini scoppiarono sul campo i tafferugli. Il peggio avvenne però dopo il match. Cesarini venne espulso prima della fine dell'incontro e la cabina degli italiani si trovava in tutt'altro posto che la mia cabina...Ciò nonostante, dopo la partita, eccolo ad attendermi e solo l'intervento della polizia mi salvò dalle sue violenze". Cosicchè nella partita di ritorno, quando la Juventus all'inizio della ripresa conduce per 2 a 0 e Planicka, il grande portiere ceco, è rimasto a terra lamentando un incidente (si parla di un sasso lanciato in campo), lo Slavia abbandona il terreno di gioco. Si sfiorò l'incidente diplomatico tra i due paesi per la partita, con interventi al veleno dei giornali di Praga contro l'Italia e il regime fascista. Volarono insulti da una parte e dall'altra, rivangando addirittura episodi risalenti alla prima guerra mondiale.

 Ecco cosa scriveva il "Polodni List" il 13 luglio 1932.

 "La stampa italiana che - come è noto - scrive sempre come piace al regime fascista, ha svolto contro i cecoslovacchi una campagna così volgare paragonabile solo a quelle osate contro di noi durante la guerra mondiale con espressioni offensive verso la Nazione cecoslovacca i cui figli erano chiamati pidocchi e porci. E' necessario domandare che cosa hanno fatto il Governo e le autorità italiane durante questa campagna e venire alla conclusione che chi tace approva rendendosi in tal modo corresponsabile".

 Questo scriveva invece il giornale ceco "Vecerni Pravo Lidu", sempre il 13 luglio 1932.

 "Dopo gli avvenimenti di Praga e di Torino gli sportivi cecoslovacchi non possono che rivoltare le spalle all'educazione sportiva di Mussolini. Gli avvenimenti torinesi non sono una semplice dimostrazione di fanatismo sportivo, ma sono il frutto dell'educazione fascista e il prodotto di una megalomania cui manca ogni base morale. Il Fascismo è terrore, violenza, arbitrio crudele che procede calpestando i morti. La bassezza dei giornalisti italiani è la causa principale delle manifestazioni del pubblico il quale ha dimostrato la infamia e la criminalità dei gregari del Fascismo. E' inevitabile pensare quali sarebbero le sorti dell'umanità se i fascisti giungessero al Governo in una sfera più larga di quella limitata all'Italia. Ma la realtà dimostra la loro vigliaccheria.

 Parole pesantissime ( anche se in un certo senso profetiche di quello che sarebbe accaduto alcuni anni dopo, con lo scoppio della seconda guerra mondiale) a cui il "Littoriale del 13 luglio del 1932 rispondeva così.

 "L'indegna speculazione politica che la stampa boema ha scatenato non merita che disprezzo. Ma chi ha accolto una squadra ospite, a fatti, come è stata accolta la Juventus a Praga, non ci si potevano aspettare certo parole gentili. E i signori cecoslovacchi, per l'improntitudine e la spudoratezza delle proprie affermazioni, saranno serviti a dovere... Voi signori giornalisti di Praga, avete cattiva memoria. Durante la guerra i soldati boemi giunsero in Italia, o perché erano stati fatti prigionieri dalle nostre truppe, o perché avevano disertato. Prigionieri e disertori erano i vostri. E l'Italia, generosamente, ridette loro la dignità di soldati, dopo averli rivestiti e sfamati. I giornali di Praga scrivono: "Bisognerà non dimenticare e non perdonare?". E se lo scrivessimo anche noi? L'andamento irregolare di questa doppia ed infuocata semifinale, induce il Comitato internazionale presieduto da Hugo Meisl, l'ideatore della Coppa Europa, ad escludere e squalificare entrambe le squadre dalla competizione e ad aggiudicare la vittoria al Bologna, che il suo posto in finale se lo è conquistato più che regolarmente. Questa vittoria in Coppa Europa, servì dunque a concludere brillantemente per i colori rosso-blu una stagione che si iniziò con la mirabile serie delle diciannove partite utili consecutive in campionato. 

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