lunedì 13 luglio 2009

Giuliano Fiorini, il "cinno" rossoblù


ll ronzio di quel "College 50" mi torna ancora all’orecchio nel ricordare il primo provino per il Bologna. Io inseguivo il mio sogno mentre la polvere della strada di Casteldebole (allora non ancora asfaltata) mi avvolgeva. Il mio primo Bologna lo ricordo così. Tanta emozione e quel groppo in gola di chi si avvicina a qualcosa di meraviglioso. Bologna, il Bologna, per un bimbetto di quattordici anni che fino ad allora aveva giocato nella Fratelli Rosselli di Modena, era il massimo. E Bologna per me oggi resta, nonostante abbia varcato i quarant’anni, il massimo. Bologna compie novant'anni. Troppo facile ricordare che non li dimostra. No Bologna è una continua storia d’amore, di passione. Il Bologna novant’anni li dimostra tutti. Ci sono state pagine di gioia indescrivibile come quel ‘64 o giorni tristissimi come quella di domenica di Ascoli dove si cadde nel baratro della B per la prima volta.Venni espulso ingiustamente ed ancora oggi il rammarico resta per quell’anno dove tutto poteva accadere, ma non certo la retrocessione. Ma Bologna torna d’improvviso ad essere un ricordo dolce come il debutto in A. Mancano poco più di dieci minuti alla fine e il risultato e ancorato sullo 0-0 quando entro per la prima volta sul terreno del Dall’Ara contro la Fiorentina. Ho diciassette anni e le gambe iniziano a girare da sole, neanche mi rendo conto che Bulgarelli mi incoraggia. Nemmeno so perchè smarco tre uomini prima di mettere un pallone nel mezzo che Savoldi schiaccia per l’1-0 finale. Solo in serata mi rendo conto che ho debuttato scrivendo l’assist vittoria. E da lì Bologna mi inizia a volere bene. Sono il "cinno" esultante che spesso correva dietro al pallone ed altrettante volte correva dietro ad altri tipi di emozione. Ma Bologna capisce anche questo. Bologna oggi ha novant’anni e quel rosso e quel blu, forse un po’ sbiaditi, continuano ad emozionare. Ogni volta che vedo quel campo, un flash: io ho fatto parte di questa squadra. Vi pare poco? Grazie ed auguri mio amore.

Giuliano Fiorini.

Articolo tratto dal libro: "1909, novant'anni di emozioni".

Giuliano Fiorini nacque il 21 gennaio 1958 a Modena. Dopo avere giocato nella Fratelli Rosselli di Modena, giovanissimo si trasferì a Bologna dove crebbe nel settore giovanile rossoblù. Esordì in serie A il 9 febbraio 1975 in Bologna - Fiorentina 1-0. Al Bologna nel 1974-75, 1977-78, e dal 1980 al 1983, per un totale di 74 presenze e 16 reti tra campionato e coppe. Diverse presenze anche nella Nazionale juniores del 1972, allenata da Azeglio Vicini.

Il Bologna, allenato da Gigi Radice, partito con un handicap di -5 punti di penalizzazione per il calcioscommesse dell'anno precedente, disputò un ottimo campionato, riuscendo presto ad annullare la penalità e risalendo la china fino al 7° posto finale. Era un Bologna che giocava benissimo, a tratti in modo spettacolare: Beppe Dossena in cabina di regia, Franco Colomba a pennellare calcio sulla sinistra, Eneas-Fiorini o Garritano in attacco. Una squadra che si faceva davvero rispettare. Senza la penalizzazione in classifica quel Bologna si sarebbe qualificato al 5° posto finale, a 2 punti di distanza dall'Inter e dalla qualificazione diretta in Coppa Uefa. Giuliano Fiorini fu l'alfiere e il capocannoniere di quel Bologna, con 7 reti finali e tante giocate sublimi rimaste nella memoria e nei cuori dei tifosi rossoblù.

Tratto dal libro "1909-1999, Bologna 90 anni di storia

Giuliano Fiorini, genio e sregolatezza. Il baby che non seppe gestire il suo talento

Di Gian Paolo Marchetti.

Di solito, quando gli si accenna l'argomento, Bruno Pesaola ha un sussulto. Pensa a un sogno mai realizzato, un qualcosa su cui lui, vecchio scommettitore, avrebbe giocato anche la casa. L'argomento è Giuliano Fiorini, un atleta salito molto presto alla ribalta del calcio italiano, ma poi incapace di reggere gli alti livelli. Una carriera costellata da piccoli incidenti. Un piccolo genio del pallone purtroppo inespresso. Verrà il giorno in cui Fiorini metterà giudizio — disse una volta Pesaola — spero non sia troppo tardi; intanto sta bruciando anni preziosi della sua carriera". In effetti Giuliano Fiorini e stato un talento inespresso del calcio italiano. Pesaola lo ebbe giovanissimo nel Bologna, lo seguiva giorno per giorno ed infine lo lanciò in serie A. "Non si puo sbagliare — sottolineò più volte — quello arriverà molto in alto". Ancora oggi potreste vedere nel volto del Petisso una smorfia di delusione. Ci credevano proprio tutti. Un ottimo tiro, due piedi sensibili, un dribbling secco, opportunismo, estro che gli faceva inventare qualcosa di imprevedibile. E poi fiuto del gol. Ma lui, Giuliano Fiorini, non sapeva gestirsi: giovanissimo, spensierato, forse non comprese appieno le qualità di cui era in possesso. Un tipo aperto dal carattere gioviale, fin troppo estroverso. Portato ad esibirsi talvolta in modo eccentrico per motivi che si possono ricercare soltanto nei segreti meandri del suo inconscio. Un aneddoto passato alla storia: il Bologna mandò Fiorini in prestito al Rimini per farlo maturare. Fiorini una volta fu vittima di un incidente, apparentemente calcistico: distorsione della caviglia. In realtà si seppe che il guaio capitò mentre lui passeggiava calzando alti zatteroni sul molo di Rimini. Genio e sregolatezza in poche parole. Trovò molti amici ma nessuno seppe dirgli, a brutto muso, che così si sarebbe rovinato la carriera, iniziata di certo nel migliore dei modi: assist a Savoldi in Bologna - Fiorentina al debutto, il 9 febbraio1975.

E poi qualche spendido sprazzo, match winner in qualche partita, certi gol da cineteca. Fiorini aveva destato ammirazione e interesse. lnfatti l'allora presidente del Bologna, Luciano Conti, ricevette una telefonata da Giampiero Boniperti presidente della Juventus, di cui era amico da tempo anche per motivi extra calcistici. L'argomento era Fiorini. La Juventus avrebbe voluto in tutti i modi acquistare il giocatore. ll presidente Conti, sentito il parere di Pesaola e di altri tecnici che conoscevano il giocatore, rifiutò più volte l'offerta. Osservatori della Juve avevano inviato relazioni estremamente interessanti sul conto del giocatore. Poi si apprese del carattere un pochino strambo del ragazzo, e forse anche questo gli precluse una carriera d'alto livello. Fiorini ha giocato in parecchie squadre, ha vinto il titolo di capocannoniere in serie C con il Piacenza, ha giocato con Beccalossi e Altobelli nel Brescia, è diventato anche un beniamino nella Lazio. Ma resta il rammarico di non averlo visto entrare da stella di prima grandezza nel firmamento calcistico. Nel Bologna complessivamente 74 presenze e 16 reti tra campionato e coppe, migliore campionato il 1980-81 (27, 7 gol). Nel calcio è poi rimasto da dirigente, ma con esperienze non abbastanza gratificanti.

Il "Fiore"... Rossoblù.

Intervista all'ex giocatore rossoblù Giuliano Fiorini

Di E.F., tratto da "Forza Bologna" del 1994-95, rivista ufficiale del B.F.C.

Giuliano Fiorini nasce a Modena nel 1958 ed inizia a dare i primi calci nella squadra del suo quartiere, la polisportiva Fratelli Rosselli, per poi passare al Bologna a soli 13 anni. Il primo anno continua a risiedere con la famiglia a Modena ma la pesantezza degli spostamenti quotidiani lo convincono a trasferirsi a Bologna ove viene alloggiato, assieme a tutti i ragazzi del settore giovanile, nel convento dei frati San Luigi a Tizzano Eremo nelle colline sopra a Casalecchio; in quegli anni segue la trafila di tutte le squadre del settore giovanile di quel periodo passando dai giovanissimi agli allievi per poi approdare alla squadra primavera ancora giovanissimo; a 16 anni era infatti capitano della squadra e per il suo carattere esuberante subì anche due mesi di squalifica che gli fecero ritardare l’esordio in prima squadra che avvenne il 9 febbraio 1975 contro la Fiorentina; in quel campionato collezionò 4 presenze con un gol all’attivo. Un debutto in prima squadra a soli 17 anni... In effetti entrai giovanissimo nel giro della prima squadra perchè l'allenatore Pesaola ed il suo vice Cesarino Cervellati apprezzarono le mie qualità per il contributo che potevo dare ad una squadra che aveva al suo interno giocatori già affermati come Bulgarelli, Bellugi, Pecci, Roversi e Savoldi. Era una squadra molto forte che l'anno prima aveva vinto la coppa Italia e in quel campionato lottava per la qualificazione in coppa UEFA. In quel primo periodo coprivo un ruolo di mezzala a tutto campo e solo qualche anno dopo, per la mia propensione di andare in gol, assunsi una posizione più avanzata. Ma poi iniziasti una serie di trasferimenti in altre squadre, sempre con la formula del prestito, per maturare nuove esperienze...Vista la mia giovane età il Bologna pensò di farmi provare nuove esperienze per cui fui trasferito nel novembre del 1975 a Rimini in serie C e l'anno successivo a Brescia in serie B. Nel campionato 1977-78 tornai in serie A a Bologna con allenatore Cervellati poi sostituito da Bruno Pesaola dopo un avvio assai deludente; il campionato riservò una altalena di risultati e la squadra si salvò all'ultima giornata andando a vincere a Roma con la Lazio per 1 a 0; in quella situazione le mie presenze furono ridotte ma l'esperienza fu importante. tornai ad essere ceduto in prestito nel 1978-79 al Foggia e l'anno successivo al Piacenza.

Ma tutti quei cambiamenti di squadra e città non ti creavano problemi? Proprio nel 1979, ancora molto giovane, decisi di costruirmi una mia famiglia e mi sposai con Annalisa, una bolognese purosangue, che mi aiutò molto a trovare il giusto equilibrio in un mondo particolare come quello del calcio. Successivamente la famiglia si è accresciuta con la nascita di Francesca, di Federico e di Fabiana; ad ogni spostamento riempivamo le valige, le caricavamo sulla macchina e via per una nuova avventura tutti insieme, compresi i miei genitori; che essendo figlio unico cercavo di tenerli il più vicino possibile. nel 1991 ho perso il papà e solo allora ho compreso fino in fondo quanto ho fatto bene a tenermeli vicini. il campionato 1980-81 fu tutto speciale: ritornavo a giocare a Bologna e la squadra partiva penalizzata di 5 punti in classifica per una decisione della CAF conseguente allo scandalo del calcio-scommesse. Allenatore della squadra era Gigi Radice che veniva da un periodo nero ma che seppe creare una grande coesione fra i giocatori e fece nascere uno spirito di gruppo fortissimo. Per me si trattò di una staffetta con l'altra punta Garritano ma alla fine il mio senso del gol prevalse e risultai il capocannoniere della squadra con 7 reti in 27 presenze. La squadra malgrado i 5 punti di penalizzazione e le previsioni che ci davano per retrocessi, si classificò al 7° posto; senza quell'handicap sarebbe stato il 5° posto. Radice aveva saputo mettere in campo una squadra assai valida che applicava il pressing e che sapeva rilanciare il gioco con grande armonia e velocità; in quella squadra era un piacere giocare e penso sia stato altrettanto bello per chi veniva allo stadio. Ma, purtroppo, nel campionato successivo avvenne la cocente delusione della retrocessione in serie B del Bologna che fino a quel momento non aveva mai conosciuto quella onta (e tale titolo lo potevano vantare solo la Juventus e l'Inter). L'allenatore era Tarcisio Burnich al quale successe nel corso del campionato Franco Liguori affiancato da Edmondo Fabbri; l'ambiente era ancora scosso dalle vicende lel calcio-scommesse tanto che il presidente Fabbretti era squalificato per un anno per omessa denuncia. Alla vigilia di quel campionato furono fatte cessioni importanti che lasciarono il segno nella squadra tra cui vorrei ricordare quella di Beppe Dossena al Torino e di Bachlechner all'Inter; in quell'anno esordì in squadra e segnò ben 9 reti il giovanissimo Roberto Mancini ed io cercai di dare il mio contributo con 4 reti ma fu tutto vano e retrocedemmo in B assieme al Como e al Milan. A quel punto si concluse la tua esperienza col Bologna? Infatti nel novembre del 1983 fui ceduto definitivamente al Genoa che disputava il campionato di serie A. In quale società ti piacerebbe lavorare se non fossi a La Spezia? Per un ex rossoblù che vive a Bologna... è facile da intuire.

Era il mio Pelè bianco

Talento e stravaganza

Di Gianfranco Civolani

Era il mio personalissimo Pelè bianco. Giocatore di inarrivabile talento, grande atleta spesso tradito dalle mattane di un uomo troppo estroverso e fuori dalle righe per fare una carriera memorabile. Modenese ma già bolognese da ragazzino, era stato svezzato dalle grandi glorie Perani e Fogli e tanto gli veniva perdonato (un giorno disse ad un arbitro: "Ma lei quanti soldi ha preso per farci perdere?", beccandosi poi una lunga squalifica), perchè aveva doti veramente fuori dal comune. Trequartista o seconda punta, un piede (il destro) vellutato e possente, un'andatura apparentemente molle, ma con accelerazioni improvvise e vincenti. Al debutto in rossoblù il 17enne Fiorini servì l'assist per un gol importante di Beppe Savoldi contro la Fiorentina e più oltre fece un gol fantastico al Cesena, seminando avversari come birilli. Dopo di che glorie e baldorie un po' ovunque, a Brescia (Fiorini-Altobelli-Beccalossi: che trio!) e a Piacenza (21 gol). E a Rimini dove si produsse una brutta distorsione soltanto perchè camminava in riva al mare su zoccoloni con 12 centimetri di tacco. Tornò a bologna a più riprese, andò benino, benone e meno bene. Ma nell'anno del grande Bologna di Gigi Radice (stagione '80-81) fu il capocannoniere e i gol furono 7, perchè Fiorini (detto Fiore) giocava solo il secondo tempo.

Cioè, entrava quando il centravanti Garritano aveva dato tanto, troppo. E Fiorini, insieme con il brasiliano Eneas, faceva il funambolo e, soprattutto, fregava in tromba chi si opponeva a questo stravagante cesellatore. Non una grande carriera -- dicevo -- ma corposa, soprattutto a Bologna, alla Lazio e al Genoa. una carriera fatta di 120 gol, realizzati un po' ovunque e sempre facendo trionfare l'immaginazione al potere. Nel dopo-calcio di Fiorini c'era stato ancora di tutto. Un po' allenatore (all'Aquila), un po' diesse (a La Spezia e alla Reggiana), è stato poi capace di mettere in piedi una sala-scommesse. Giuliano Fiorini era un tipo di brillante e vivida intelligenza. Mai un discorso banale, mai una frase di circostanza, mai il rifiuto di un contatto umano che per lui era la gioia dell'esistenza. Da un paio di mesi non lo incontravo più e soltanto adesso ho capito. Ricordo di un pomeriggio a Genova e di un dopo partita del Genoa. Ero in sala stampa, scrivevo il mio servizio e lui entrò chiedendo che voto gli avessi dato: "Un 6 di stima", gli risposi. "Ma quale stima? Ho fatto 10 km di campo. Ma quale 6 di stima?". E va bene, gli diedi 6,5, purché si levasse dai piedi e mi lasciasse lavorare. Ciao Fiore, tu eri il calcio.

Da un articolo mai pubblicato del "Giorno", allego questa intervista fatta a Giuliano Fiorini nel 1980-81, gentilmente concessami dall'amico Claudio, che ringrazio.

D) Allora, Giuliano, comincia a girare tutto per il verso giusto, o no ?

F) Mah, sai bene come vanno le cose nel calcio: oggi sei su perchè ti gira bene, domani e dopodomani non centri più la porta e sei un brocco. Va da sè che io se gioco con continuità rendo al meglio e grazie anche al modulo di Radice riesco a esprimermi come voglio.

D) Non vorrai mica dire che il Giuliano Fiorini di qualche anno fa è maturato, è diventato vero uomo ?

F) Non cominciamo a tirare fuori quella vecchia storia del Fiorini che si spinella, beve e va con le puttane perchè si sa come è nata...

D) Cioè, spiega

F) C’è poco da dire, quando stai sui coglioni al mister e qualcuno in squadra ti rema contro, è molto probabile che saltino fuori storielle per metterti diciamo... in cattiva luce... cioè nella merda fino al collo.

D) Ma dicevano che Pesaola stravedeva per te

F) Sì, davvero? Peccato che io non me ne sono mai accorto. Ma sai, un ragazzo di neanche diciotto anni che si trova a giocare in serie A, con due soldi in tasca, vuoi che il venerdì sera non vada a passare qualche ora con gli amici? Poi io non ho mai nascosto a nessuno che mi piacciono le ragazze. E’ una colpa, devo vergognarmene? Nello spogliatoio si sentono dire le peggiori porcate, ma se le dice Beppe (Dossena, ndr) o quel matto di Danilo (Pileggi, ndr) va bene, come apro bocca io viene giù il cielo!

D) E questo ti ha fregato. E’ vero che ti volevano alla Juve?

F) Palla colossale. Secondo me se l’era inventata Conti per creare interesse intorno al mio nome, visto che era molto bravo a valorizzare i giovani e poi venderli agli squadroni. E voi giornalisti lo avete sempre spalleggiato. Io dalla Juve non ho mai ricevuto offerte.

D) Cos’è per te il gol ? Sincero, però...

F) Non saprei con esattezza, quando butto la palla in rete mi prende una cosa lì sullo stomaco... la testa mi gira... e per qualche secondo non capisco più niente. Ti dirò di più, quest’anno quando ho segnato alla Fiorentina sullo slancio sono finito sotto la curva e ho urtato un fotografo, gli ho calpestato due volte la borsa senza che me ne accorgessi... poveraccio. Gli ho fatto un danno da settecento mila lire. A fine partita è venuto ad aspettarmi all’uscita, tutti pensavano che volesse menarmi, invece mi ha chiesto di firmargli un pallone per il figlio. Poi ti voglio dire una cosa: quando segni e senti la curva che ti osanna, ti abbraccia e grida il tuo nome, ecco, quello è il momento più magico, sono pochi secondi ma vorresti che non finissero mai. E vengono giù lacrimoni di gioia, come dopo il mio gol contro il Lanerossi quest’anno... ero troppo felice.

D) E per l’anno prossimo, cosa ti aspetti?

F) Se resta Radice e se si riesce a dare un tocco di cattiveria in più alla squadra si può puntare anche all’Europa. Resta il rammarico di una penalizzazione pesantissima che però è servita a compattare l’ambiente. Sembra però che il mister sia attratto da sirene milanesi... lui non ne parla con noi, dice che bisogna vedere i programmi della società, che deve ancora decidere, ma i giornali riportano tutti la stessa notizia.

D) Giuliano, prima di lasciarti, dimmi, ti sei sentito mai veramente a disagio nel Bologna?

F) Veramente sì, l’anno del mio esordio, un giorno sul pullman che ci portava allo stadio si è sentita una puzza tremenda. Tutti ci siamo guardati intorno e Landini che era sul sedile dietro al mio ad un tratto esclama: “Fiorini, l’esordiente se l’è fatta sotto ?!” Risate generali, bella battuta, ma sono convinto che qualcuno ha pensato davvero che...

Fiorini, un personaggio d'altri tempi.

Di Giuliano Musi.

Estate 1972, Locarno, fase finale degli europei Juniores. Giuliano è uno dei pilastri della Nazionale guidata da AzeglioVicini. Un gruppo fortissimo con gente del calibro di Virdis e Cabrini. Nel salone dell'hotel di Locarno, in cui Mussolini aveva firmato un accordo storico per l'Europa, mentre Cabrini si esibisce al pianoforte, Fiorini s'improvvisa re del calcetto tra camerieri e porcellane e incanta attempati miliardari. Evora. La nazionale juniores se la vede col Portogallo di Chalana, definito l'Eusebio del futuro. Ma alla fine l'Italia straccia il Portogallo e tutti gli occhi sono per Fiorini che la fa da padrone segnando anche un gol fantastico.

Gol di Savoldi esalta il festival dei giovani 

(Dal nostro corrispondente) 

Bologna, 9 febbraio.

Beppe Savoldi ha siglato iI derby dell'Appennino, vero festival dei giovani. Erano sette i giocatori in campo dai 21 anni In giù, compreso Giuliano Fiorini, nato a Modena diciassette anni fa, lanciato nel secondo tempo da Pesaola. E' stato proprio lui, il più giovane esordiente della stagione, entrato al 55' a sostituire Landini, che ha offerto a Savoldi il pallone d'oro, al 73'. Maselli ha servilo sulla fascia destra Fiorini, che ha saltato il terzino Lelj, pescando con assoluta precisione il cannoniere rossoblu: questi ha girato al volo, anticipando Superchi. Pecci, com'è ormai abitudine, ha diretto magistralmente la manovra rossoblu senza patir troppo la marcatura di Guerini (anche per il costante appoggio di Ghetti, che ripiegava sul mediano quando questi si spingeva all'attacco). Antognoni ha cercato di fare altrettanto in campo viola, ma con profitto assai più scarso: il regista fiorentino, infatti, non ha potuto avvalersi anche della efficace collaborazione di Merlo, in precarie condizioni. E per di più ha trovato in Paris un controllore implacabile. Il Bologna ha messo a frutto un attacco più incisivo; o, più semplicemente, un Savoldi in più, pur guardato a vista da un ottimo Galdiolo. Alla Fiorentina sono mancate le punte: Saltutti e Casarsa, praticamente annullati da Roversi (impeccabile in tutti gli interventi) e da Bellugi, il quale dopo qualche minuto di affanno non ha più perduto un colpo. Ma tutta la difesa petroniana, registrata da un Bulgarelli sempre più sicuro e autoritario nel ruolo di libero, è stata ammirevole. La pericolosità dei viola non è aumentata nemmeno quando Desolati ha sostituito, negli ultimi venti minuti, Saltutti. Il bolognese Ghetti, che si era già scontrato con Merlo per conquistare un pallone alto, nel finale si è ancora violentemente inzuccato con Guerini, pur senza abbandonare II terreno di gioco. Ma negli spogliatoi egli ha accusato capogiri e senso di nausea, per cui è stato condotto In autoambulanza in ospedale. Ha un trauma cranico. e. m.

Bologna, 9 febbraio 1975.

Bologna - Fiorentina 1-0

Marcatori: 73' Savoldi.

Bologna: Adani; Cresci, Roversi, Bulgarelli, Bellugi, Ghetti, Maselli, Pecci, Savoldi, Paris, Landini (55' Fiorini).

Fiorentina: Superchi; Galdiolo, Lelj, Beatrice, Brizi, Guerini, Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Saltutti (69' Desolati).

3 commenti:

  1. me lo ricordo ... buon giocatore ...

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  2. grande giuliano ci hai salvato dalla serie c LA LAZIO ti onorera sempre...battiamo le mani ai veri laziali !!!

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  3. Un grande amico una persona stupenda un cuore grande grande......lo ricordero' per sempre.Ciao Giuliano

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